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Autore: VaniaMajor    21/12/2010    2 recensioni
La guerra contro il Signore dell'Est incombe, Sesshomaru e Inuyasha devono trovare un sistema per escludere gli esseri umani dalla battaglia imminente. Miroku ha una buona idea, ma per realizzarla bisognerà che Anna coinvolga alcune persone provenienti dal tempo di Kagome...Ranma e compagnia! Ecco a voi il seguito di 'Cuore di Demone'!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga di 'Cuore di Demone''
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Author's note: Siamo all'ultimo capitolo! Non lasciateci perchè a seguire ci sarà l'epilogo. Leggeteli entrambi tutti d'un fiato, ci vediamo dopo la parola fine!!

Soichiro si scagliò contro Sesshomaru, il quale fece compiere alla spada un arco che costrinse la tigre a parare con i propri artigli. Il contraccolpo fece tremare le braccia di Sesshomaru, che storse la bocca in una smorfia. Quel corpo quasi umano era davvero debole! Scattò all’indietro, disimpegnandosi, mentre Soichiro gli ruggiva in faccia.
«Quella spada non è male.- disse, leccando la piccola ferita che la pressione del colpo gli aveva inferto sulla zampa- Non buona quanto quella di tuo fratello, ma non male.»
«Basta con le chiacchiere.» disse Sesshomaru, socchiudendo appena gli occhi e saltando contro il suo avversario. Evitò due zampate, gli saltò sul dorso e affondò la spada nella sua schiena. Ruggendo, Soichiro si rotolò per terra e Sesshomaru fu costretto a estrarre la spada e saltare via. Imprecò. Se fosse stato nel pieno delle sue forze, con un colpo del genere avrebbe tagliato a metà la spina dorsale di quel dannato; invece, gli aveva fatto un taglietto da nulla.
«Sei debole, Sesshomaru!» disse Soichiro, avventandosi sull’inu-yokai.
Sesshomaru si trovò a combattere la battaglia più difficile della sua vita. Il corpo non gli rispondeva come avrebbe voluto. Saltando, non raggiungeva le solite altezze; correndo, era meno scattante. La violenza dei suoi colpi, benché superiore a quella di un mero umano, non era paragonabile a quella che esercitava di solito. Si stava limitando a scansare i colpi del suo avversario, piuttosto che respingerli e attaccarlo a sua volta. Strinse le labbra per la frustrazione. Una volta in più, fu lieto di essere nato demone e non umano. Ora, però, la condizione in cui si era messo volontariamente rischiava di fargli passare davvero un brutto quarto d’ora.
«Ma guardati, Sesshomaru.- disse Soichiro, disgustato, mentre sferrava un’altra zampata- Sei patetico! Mi fa quasi ribrezzo ucciderti, non c’è gusto.»
«Non ti lamentare.- disse Sesshomaru- Non mi pare ti abbia mai disgustato schiacciare gli esseri più deboli o utilizzare vili mezzucci.»
«Se proprio ci tieni, sarò lieto di farti fuori.- ringhiò il moko-yokai- Te ne devo una, Sesshomaru. Sulla tua vita c’è un’ipoteca che dura da più di un secolo!»
«Io non sono mio padre!» sbottò Sesshomaru.
«Ma morirai come lui!» ruggì Soichiro, scagliandosi contro Sesshomaru. L’inu-yokai, dimentico dei propri limiti, si preparò a tagliare in due la bocca di quel dannato insolente. Impreparato al peso e alla potenza della tigre, venne invece scagliato all’indietro e andò ad impattare violentemente con la schiena contro un albero.
«Uh…» gemette Sesshomaru, cercando di farsi strada tra le confuse sensazioni che il suo corpo indebolito gli lanciava, prima che una lancia di dolore gli trafiggesse il petto, poco sopra il cuore. Davanti a lui, a poca distanza, il muso della tigre era distorto in un sorriso crudele. Un artiglio del moko-yokai era conficcato nel suo petto e lo inchiodava all’albero. Il contraccolpo gli fece perdere la presa sulla spada, che ricadde contro il tronco. Sesshomaru avvertì un odio indescrivibile montare dentro di lui, mentre il sangue fluiva dalla ferita. Soichiro era stato in grado di ferirlo…di nuovo?! E lui era stato tanto stupido da offrirgliene la possibilità su un piatto d’argento!
“Vorresti dire che ti penti di aver tentato di salvare Anna con la tua energia?” chiese una vocetta nella sua testa.
“No.- si rispose- Ma per avere osato toccarmi un’altra volta, io lo ucciderò.”
«Allora, hai qualcosa da dirmi, Sesshomaru?» chiese Soichiro, beffardo. Rise e il suo alito caldo investì il viso di Sesshomaru, che fece una smorfia. Il moko-yokai roteò l’artiglio nella ferita. «Avevo sentito dire che questo braccio ti era stato tagliato, ma vedo che hai saputo rimediare.- disse Soichiro, fingendo di riflettere- Sono proprio curioso di vedere come appari con un braccio solo.»
Soichiro spinse in alto l’artiglio, tagliando altra carne. Sesshomaru strinse le labbra, impallidendo, per evitare di lanciare un grido. Il dolore era tremendo. Raramente nella sua vita aveva sperimentato un dolore simile.
“E’ questo che provano gli umani?” si chiese. Quel maledetto corpo si stava indebolendo velocemente, a causa della perdita di sangue. In caso contrario, avrebbe strappato a Soichiro quella dannata zampa e gliela avrebbe fatta ingoiare. Soichiro rise.
«E’ un piacere torturarti, mio caro amico.- disse, spingendo ancora di qualche centimetro l’artiglio- Fu a causa tua se non potei avere il piacere di sferrare l’ultimo colpo al tuo paparino. Quel dannato era ancora abbastanza forte da sopraffarmi, vista la ferita che mi avevi inferto.»
Quando Soichiro aveva combattuto contro Sesshomaru, all’epoca, era sì riuscito a ridurlo in fin di vita, ma aveva a sua volta riportato ferite gravissime, che lo avevano costretto a seguire la morte di Inuken da un posto sicuro. Al ricordo, Sesshomaru fece un sorriso cinico. Soichiro ringhiò e rigirò l’artiglio nella ferita, facendolo impallidire ancora di più.
«Ridi, ridi pure, piccolo bastardo.- sibilò- Ma ora ho io la situazione in pugno. La tua vita è mia. Devo solo decidere se torturarti o ammazzarti subito.» Sfoderò le zanne in un sorriso contorto. «Coraggio, pregami, Sesshomaru.- tubò- Pregami di darti una morte rapida. Lo farò, se me lo chiederai con le parole giuste.»
Sesshomaru fece un sorriso freddo, nonostante l’aspetto sconvolto, e non rispose. Soichiro alzò l’altra zampa e la passò lentamente sul torace di Sesshomaru. Tre scie di dolore riempirono il mondo di Sesshomaru, che perse il fiato. Le ferite si aprirono, sotto l’haori squarciato, sanguinando copiosamente. Sesshomaru strinse i denti. Le ferite erano profonde, ma non mortali. Quel bastardo aveva intenzione di farlo morire dissanguato.
«Allora? Chiedimelo!- ruggì Soichiro, perdendo la pazienza- Io sono più potente di te, stupido inu-yokai. Invoca la mia pietà!»
«Io…» iniziò a dire Sesshomaru. Tossì e uno spruzzo di sangue gli uscì dalla bocca. Scosse la testa. «Io sono Sesshomaru, figlio di Inuken, Signore…- tossì ancora, ma la sua voce non cedette- delle Terre dell’Ovest, e non ho bisogno della pietà di nessuno!»
Il muso di Soichiro si sfigurò per l’ira.
«E allora muori!» ruggì, pronto a staccargli la testa con una zampata.
«Sesshomaru!»
Al suono della voce di Inuyasha, Soichiro si voltò, sorpreso. Sesshomaru, con un gelido brillio negli occhi, afferrò con la mano destra l’elsa di Tokijin e sferrò un colpo alla zampa che lo inchiodava all’albero. Forse fu la disperazione, ma stavolta il colpo fu così potente da recidere quasi completamente la zampa dal corpo. Soichiro si staccò da lui, ruggendo di dolore, mentre Inuyasha alzava Tessaiga per colpirlo. Sesshomaru cadde in ginocchio, mentre la vista gli si offuscava. Inuyasha lasciò perdere Soichiro e si avvicinò a lui.
«Sesshomaru!- ansimò- Come ti ha conciato?!» Guardò il fratello. L’erba attorno a lui era rossa di sangue e così le radici dell’albero a cui era stato inchiodato. «Hai inzuppato le radici del Goshinboku col tuo sangue.- disse, allungando una mano per portargli soccorso- Quanto ne hai…»
Sesshomaru scacciò la mano del fratello con un gesto secco, facendo leva su Tokijin per alzarsi in piedi.
«Non seccarmi.- disse, gelido nonostante il dolore- Ho un moko-yokai da uccidere.»
«Ma non puoi farcela, in queste condizioni!» sbottò Inuyasha.
«Stai zitto!» gli ingiunse Sesshomaru, con ira. Sui piedi malfermi, si avviò verso la tigre, che lo fissò con occhi rossi d’ira e di dolore. Inuyasha, imprecando, gettò a terra la stola finta, che lo intralciava nei movimenti e si lanciò a sua volta verso la tigre, deciso ad aiutare il fratello. Soichiro aprì la bocca e sparò una palla di fuoco contro i due fratelli. Entrambi alzarono le spade paterne e si fecero scudo con esse, neutralizzando il fuoco.
«Crepa, bastardo!» ringhiò Inuyasha, utilizzando il Kaze no Kizu. Sesshomaru barcollò appena per lo spostamento d’aria, mentre Soichiro cercava di neutralizzare il colpo con il suo fuoco. Purtroppo per lui, non fu sufficiente. Il colpo di Inuyasha lo raggiunse, ferendolo gravemente in molti punti. La tigre, ruggendo, cadde a terra di schiena, contorcendosi. In un istante, svanì, lasciando il posto a un uomo dai capelli biondi ricoperto del proprio sangue. Inuyasha si fece avanti per finirlo, ma Sesshomaru lo fermò, prendendolo saldamente per una manica.
«No.- disse- Lui è mio.»
Inuyasha, vedendo qualcosa di terribile bruciare negli occhi del fratello, si fece da parte. In fondo, Sesshomaru desiderava quella vendetta da molto tempo. Lui aveva già dato il suo contributo. Sesshomaru si diresse verso Soichiro, che si contorceva a terra, mugolando di dolore e rabbia. Sesshomaru sentiva che le forze lo stavano abbandonando, ma aveva ancora tempo di ammazzare con le sue mani il moko-yokai. Oh sì…aveva una promessa da mantenere. La sua mano lasciò la presa sulla spada, che cadde a terra. Sesshomaru si fermò vicino a Soichiro. Questo aprì gli occhi e se lo vide di fronte. Il suo volto era una maschera d’odio orribile.
«Tu…voi…bastardi, figli di…» biascicò il moko-yokai, tenendosi le ferite terribili. Sesshomaru si inginocchiò accanto a Soichiro.
«Figli di Inuken.- mormorò Sesshomaru, con voce gelida- Figli di Inuken, Soichiro. Non dimenticarlo mai.»
Soichiro impallidì e allungò l’unico arto sano per tentare di strangolare Sesshomaru. Lui alzò una mano sul petto del suo nemico…il demone che aveva ucciso sua madre, suo padre e, forse, la donna che amava. La calò con rapidità, utilizzando tutta la forza che gli era rimasta. Soichiro gridò quando la mano gli affondò nel petto. Sesshomaru, col sudore che gli imperlava la fronte per lo sforzo, strappò il cuore pulsante di Soichiro e lo tenne davanti al viso dell’ancora cosciente demone.
«Non dimenticarlo mai.» ribadì di nuovo, prima di stringere il pugno e ridurre il cuore dell’odiato nemico a una poltiglia. Soichiro gridò…e quella fu l’ultima cosa che fece. Inuyasha, sconvolto per quella vista orrenda, rimase immobile, ancora incredulo che Soichiro fosse morto. Sesshomaru si voltò verso di lui, il volto pallido, e sembrò mormorare qualcosa.
«Ses…» iniziò Inuyasha, facendo per andargli incontro. Sesshomaru chiuse gli occhi e cadde sull’erba. «Sesshomaru!» gridò Inuyasha, spaventato, correndo dal fratello. Lo prese tra le braccia. Sesshomaru aveva il volto cereo e sudato. I capelli lunghi gli si erano appiccicati alle ferite, da cui ancora sgorgava sangue. Inuyasha non aveva mai visto suo fratello conciato a quel modo.
«Sesshomaru…non morire.- mormorò, cercando di farlo riprendere- Non ci provare neanche! Hai appena abbattuto Soichiro, giusto? Sei o non sei il solito Sesshomaru?!»
«Stai zitto, dannato.» ringhiò Sesshomaru, senza aprire gli occhi. Inuyasha non poté trattenere un tremante sospiro di sollievo.
«Allora sei vivo.» disse.
«Credi davvero che muoia così facilmente?- disse Sesshomaru, con una smorfia, tentando di alzarsi- Non mi toccare e fatti i fatti tuoi.» Cercò di alzarsi in piedi e subito ricadde. Inuyasha fu lesto a prenderlo in braccio.
«Feh! Non sei nella posizione di dirmi una cosa simile.- lo riprese Inuyasha, burbero- Ora stai zitto. Quelle ferite sono da bendare.»
«Fammi raccogliere Tokijin. Devo andare…devo vedere se…» mormorò Sesshomaru, che ormai non aveva più forze nemmeno per protestare.
«Vedrai che Kagome ce la farà.- disse Inuyasha, comprendendo- Ma non servirà a molto, se tu mi muori lungo la strada.»
Sesshomaru non rispose. Inuyasha gli permise di raccogliere la spada, poi lo portò via da quel luogo. Sesshomaru chiuse gli occhi, spossato. Sentì che il fratello lo portava giù dalla collina.
“Salvato da Inuyasha. E quasi ammazzato all’albero a cui lui stesso è rimasto inchiodato per cinquant’anni. E’ il colmo.” non poté fare a meno di pensare. Il volto di Anna gli balenò nella mente. Si rese conto di essere sul punto di perdere conoscenza. Si morse con forza un labbro e il dolore lo riportò alla realtà. “Ce la farò. Devo sapere che Anna sta bene. Devo vederla…ancora una volta.”
Stringendo i denti mentre sentiva le grida preoccupate degli umani che l’avevano accompagnato, Sesshomaru si preparò a resistere. Lo aspettavano tre giorni di volo, prima di raggiungere il castello.

***

Inuyasha osservava con aria cupa il fratello, che era disteso sul fondo del carro volante.
Sesshomaru era ancora in forma umana. Le poche energie che gli erano rimaste si stavano dissipando velocemente a causa delle ferite, che non gli permettevano di riaccumularne abbastanza per tornare alla sua forma originale, cosa che avrebbe innescato l’auto-guarigione in tutto il suo corpo. Benché non fossero a rischio d’infezione, le ferite erano profonde e il demone aveva perso moltissimo sangue. Il braccio sinistro era ancora attaccato al resto del corpo per miracolo. L’intera parte superiore del corpo di Sesshomaru era coperta di bende macchiate di sangue. Il suo volto era cereo e ombre gli erano comparse sotto gli occhi. Erano tre giorni che Sesshomaru vagava nella semi incoscienza e Inuyasha cominciava a essere davvero preoccupato. Non aveva mai visto Sesshomaru in quello stato. Un normale essere umano sarebbe morto dopo pochi minuti. Sesshomaru doveva aver dato ad Anna tutta l’energia di cui aveva potuto fare a meno, per essere ridotto in quel modo.
Sospirando, Inuyasha prese una pezza di stoffa e la avvicinò alla fronte di Sesshomaru, intenzionato ad asciugargli la fronte imperlata di sudore. Sesshomaru allontanò la sua mano con uno schiaffo improvviso, aprendo appena gli occhi blu e fulminandolo con un’occhiata, prima di tornare immobile, ansimando.
«Bah, fai come ti pare.» brontolò Inuyasha, gettando la pezza in un angolo con fare rabbioso. Erano tre giorni che viaggiavano. Presto avrebbero raggiunto il castello e tutti avrebbero potuto ricevere le cure adeguate. Inuyasha si alzò in piedi e scambiò un’occhiata con gli altri occupanti dei carri volanti. Ranma aveva un braccio legato sommariamente al collo. Akane era coperta di tagli che si stavano rimarginando. Konatsu non poteva ancora camminare ed era parso chiaro che la sua guarigione sarebbe stata una cosa lunga. I lividi sul volto di Sango stavano scomparendo.
«Come sta?» chiese Sango, alludendo a Sesshomaru.
Inuyasha scosse la testa.
«Male. Ma è testardo e non si lascia curare.- disse fra i denti- Speriamo di arrivare presto.»
«Kirara e Kagome saranno già arrivate.» disse Sango. Si incupì in volto. «Inuyasha, credi che…»
«Lo sapremo presto.» la interruppe Inuyasha, lanciando un’occhiata veloce a Sesshomaru. Non voleva pensare a cosa sarebbe successo se Kagome non fosse riuscita a salvare Anna. Volarono ancora per qualche ora, poi, finalmente, Ranma avvistò il castello.
«Ragazzi, ci siamo.» disse. Scambiò un’occhiata con Akane. Avevano atteso e allo stesso tempo temuto quel momento fin da quando erano partiti da Edo. E se Kagome non ce l’avesse fatta? Se Anna fosse morta davvero? Non potevano pensarci. Vedere Sesshomaru ridursi in quelle condizioni per lei aveva mitigato non poco la brutta opinione che Ranma si era fatto del demone. Akane gli strinse la mano.
«Speriamo che sia andato tutto bene.» mormorò. Ranma annuì. Non potevano che sperare. I carri si abbassarono di quota, avvicinandosi alla prima muraglia. Inuyasha si tese. Non vedeva nessuno sulle mura: perché?
«Inuyasha, è normale che non ci siano guardie?» chiese Ryoga, dando voce ai suoi pensieri.
«Certo che no.- disse, scrutando le mura- Che diavolo significa?»
Una mano afferrò il bordo del carro, facendo sobbalzare Inuyasha. Sesshomaru, con una smorfia sul viso, si issò in piedi.
«E’ successo qualcosa.- disse, mormorando- Non lascerebbero mai il loro posto per futili motivi.» Scambiò un’occhiata con Inuyasha. «Sbrighiamoci.» disse.
Inuyasha aumentò la velocità quanto più possibile e gli altri fecero lo stesso. Non videro guardie né alla seconda, né alla terza cerchia di mura. Quando atterrarono nel terzo giardino, Sesshomaru fu il primo a scendere, barcollando.
«Sesshomaru…» cercò di aiutarlo Inuyasha.
«Non mi toccare!» gli ingiunse Sesshomaru, dirigendosi verso l’entrata del castello. Gli altri lo seguirono, presi da un brutto presentimento.
Sesshomaru aprì la porta appoggiandovisi contro. Barcollò e quasi cadde. Inuyasha e Ranma lo afferrarono per i gomiti, aiutandolo a restare in piedi, ma lui li scacciò. Perché non c’era nessuno? Dov’erano finiti tutti quanti? Sentiva delle voci schiamazzare nella sala del trono, ma non capiva se di gioia o di cordoglio.
“Non può essere morta.- pensò, avanzando come in un brutto incubo- Non può…non può!”
«Anna!- gridò, dirigendosi verso le loro stanze- Anna, rispondimi! Jaken! Tutti quanti, maledizione, dove siete?!»
«Sesshomaru!»
Miroku si stagliò sulla soglia degli appartamenti dell’inu-yokai.
«Miroku! Oh, kami-sama!» gemette Sango, andandogli incontro. Il monaco era notevolmente dimagrito ed era molto pallido.
«Sango!- disse il monaco, abbracciandola- Grazie a Buddha sei salva! Ma chi ti ha fatto questi lividi?»
Sango fece per parlare, ma Sesshomaru la scostò bruscamente e afferrò il monaco per il colletto.
«Anna…dov’è?!» chiese, fissando Miroku quasi avesse voluto strappargli le informazioni dal cervello.
«Lei è…» iniziò a rispondere Miroku.
«Sesshomaru! Oh santo cielo!»
Al suono di quella voce, tutti guardarono oltre alle spalle di Miroku. Sesshomaru lasciò il monaco così bruscamente da farlo barcollare. Sulla soglia, stava Anna. La yokai si appoggiava a Kagome e il suo viso era scavato come dopo una lunga malattia, ma era sana. Viva.
«Sesshomaru…- disse, con voce tremante, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime- Kagome mi ha raccontato, ma non credevo…sei pieno di ferite! Ma cos’è successo?!»
Si scostò da Kagome, avvicinandosi con passo malfermo a Sesshomaru. Gli toccò il viso.
«Sei viva?» mormorò Sesshomaru.
«Sì. Sì…- disse lei, piangendo- Grazie a te.»
Sesshomaru la strinse a sè con tale sollievo e affetto che tutti si commossero.
«E’ finito tutto bene.- disse Kagome, andando ad abbracciarsi a Inuyasha- Per fortuna.»
«Sei viva…» disse ancora Sesshomaru, accarezzando il viso di Anna. Con questo, dolore e debolezza ebbero infine la meglio su di lui e cadde a terra, privo di sensi.

   
 
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