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Autore: AvevoSolo14Anni    21/12/2010    1 recensioni
[SOSPESA PER MANCANZA DI ISPIRAZIONE!]
L’amore fraterno non è qualcosa di facile da spiegare. È un legame unico, indistruttibile, che comprende tante cose, non tutte positive. Per un fratello sei pronto a rischiare tutto, a batterti furiosamente. Lo difenderai sempre e comunque: non c’è scelta. E sai che lui farà sempre lo stesso per te, ci sarà in ogni momento della tua vita. Non importa se a volte litigate, farete sempre pace. E vi potete dire che vi odiate, vi potete dare fastidio in ogni secondo, ma la verità è che se qualcuno vi dividesse, vi sentireste persi. Questo è, riassumendo molto, l’amore fraterno.
E se i fratelli in discussione sono ben cinque, di cui una sola ragazza, chissà quante cose potranno succedere…
Questa storia parla di tanti tipi di amori diversi; ma poi quando si ama, si ama e basta.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5
 


Haze era sdraiata nel suo letto, a pancia in su, e fissava il soffitto ormai da ore.
Erano tornati a casa tardi quella notte, intorno alle due. I genitori erano ancora svegli – con grande irritazione della ragazza, anche se sapeva che c’era da aspettarselo. Avevano ballato, parlato, si erano divertiti molto. Conseguenza: era stanchissima. Sì, proprio molto stanca.
Allora perché non era riuscita a chiudere occhio?
Il suo cervello non voleva darsi pace, continuava a girare e rigirare intorno a quello che era successo, senza darle tregua. Ogni volta che lei quasi cadeva nell’incoscienza, gli tornava in mente quella sensazione.
Quella sensazione così bella, così piacevole. Così orribile, così sbagliata.
Dato che era sveglia e sapeva bene che ormai non sarebbe riuscita a dormire, tanto valeva esaminare la situazione.
Prese in esame gli abbracci di Kevin, le sensazioni che le suscitavano: profondo affetto, protezione, sicurezza, dolcezza, pace. Tutte cose giuste, normali. Andava bene.
Poi passò agli abbracci di Nick: ancora profondo affetto, ancora protezione, ancora sicurezza, ancora dolcezza e ancora pace. Insomma, era tutto regolare.
E poi… quello che aveva sentito quando Joe l’aveva abbracciata quella notte: dolcezza, protezione e sicurezza, senza dubbio. Ma anche qualcos’altro… attrazione?
Haze inorridì, disgustata da quel pensiero. Era attratta da lui? Da suo fratello?
Non poteva essere. Era sbagliato, terribile, una cosa malsana.
Eppure, ne era certa, era così.
Pensò a Joe, e cercò di imporselo come lo aveva sempre visto: il suo pazzo fratellone, quello che si cacciava in guai assurdi, che però riusciva sempre a risolvere in qualche modo.
Vagò con la mente nei ricordi, vecchi e recenti, pensando a lui in generale. Solo dopo un po’ si rese conto di quanto ai suoi occhi fosse bello. E non bello come lo è un fratello per una sorella, bello come lo è un uomo per una donna.
Haze si tirò a sedere di scattò, confusa e impaurita.
Che diavolo stava succedendo?
 
Nei giorni seguenti, si cercò di comportare normalmente.
Ogni volta che però Joe le dava il bacio del buongiorno o scambiava con lei altre effusioni, non riusciva ad evitarsi di arrossire.
E tutte le sere piangeva, non per quanto lo volesse, ma per quanto fosse disgustata da se stessa.
Di notte, non riusciva più a dormire. Anche nei sogni, Joseph la perseguitava.
Una sera, dodici giorni dopo lo sciagurato ballo, Nick entrò nella camera della ragazza sorprendendola in lacrime.
“Haze! Che succede?” urlò, preoccupato, sedendosi sul letto accanto a lei.
La sorella rimase in silenzio, tormentata.
Desiderava parlarne con qualcuno, per riuscire a capire cosa doveva fare. Forse doveva essere curata.
Però se ne vergognava troppo.
“Haze, dimmelo” ordinò severo Nick.
Lei scosse la testa, in lacrime.
Il fratello cambiò atteggiamento, facendosi più dolce. Le accarezzò un braccio. “Sorellina, lo sai che ti voglio solo aiutare. Qualunque cosa sia, troveremo una soluzione, insieme” sussurrò teneramente.
Haze commise l’errore di guardarlo negli occhi, e si arrese. Si arrese perché sapeva che avrebbe insistito ancora e ancora, si arrese perché non sapeva più dove sbattere la testa, ma soprattutto si arrese perché voleva che Nicholas la aiutasse.
“È una cosa semplicemente orribile” mormorò singhiozzando.
“Spiegami” la incoraggiò. La sua preoccupazione aumentava, si vedeva dal modo in cui increspava la fronte.
“Mi piace un ragazzo.”
Incredibilmente, Nick scoppiò a ridere. E in effetti era legittimo, dato che ancora ignorava la terribile verità.
“E ti sembra così brutto?!” esclamò, ancora ridacchiando.
“Io non ho finito” disse Haze, incolore.
Lui si schiarì la voce e di botto tornò serio e attento. “Dimmi tutto.”
“Mi piace un ragazzo, un ragazzo che non dovrebbe mai piacermi. È così sbagliato che mi fa venire la nausea” disse Haze con voce strozzata, piangendo più forte.
A quel punto Nick intuì che forse era davvero grave la situazione.
“Chi?” domandò.
Bisognava aspettarsi quella domanda, era la sola cosa che potesse chiedere a quel punto.
Eppure Haze si sentì soffocare e respinse un conato.
“Joe” riuscì a dire, dopo qualche minuto.
 
Ogni giorno che passava Haze era sempre più convinta che Nick non l’avrebbe mai delusa. Qual’era l’aggettivo che meglio lo descriveva? Leale? Intelligente? Sensibile? Non lo sapeva, aveva troppi pregi quel ragazzo.
Eppure, sebbene giusto come sempre, il consiglio che le aveva dato quella volta non le era piaciuto per niente.
“Mmm”aveva detto dopo un paio di minuti di immobilità. “Capisco.”
Haze era rimasta sorpresa: non l’aveva minimamente giudicata o criticata! Ed era una cosa così brutta…
E poi erano arrivate le parole inevitabili. “Sorellina, penso che forse tu dovresti prendere le distanze” aveva mormorato, sempre con la sua impossibile dolcezza. “Solo finché non sarà andato tutto a posto” si era affrettato a dire, vedendo Haze piangere ancora più forte. Poi l’aveva abbracciata stretta ed erano stati accoccolati nel letto per ore, mentre Haze pian piano finiva tutte le lacrime.
Avrebbe dovuto rinunciare a suo fratello. Lo sapeva, come sapeva che era la cosa giusta, ma non riusciva ad accettarlo. Non c’era un modo per…? Ma per fare cosa? Non capiva più il senso di nulla.
Nick, dal canto suo, era rimasto basito dalla notizia. Tutto si aspettava meno che una cosa simile, di certo. Ma non poteva di certo abbandonare la sorella, specialmente in un momento simile. Aveva cercato di superare lo shock, mettendolo da parte per un secondo momento. Doveva riuscire per prima cosa a consolare Haze.
Da quel giorno Haze cercò di evitare Joe in tutti i modi possibili. Negli ultimi giorni di scuola era sgattaiolata via di casa ancora prima del solito per non farsi salutare con il solito bacio. Tornata a casa evitava gli abbracci con qualsiasi scusa. Aveva anche dovuto rinunciare a vedere i film con i fratelli, perché Joe automaticamente le si sarebbe sdraiato addosso.
Nick, per consolarla, glieli faceva poi vedere ogni volta sul computer, in camera della ragazza. Anche se lui li aveva già visti, era sempre ben disposto a farle quel piacere.
Joe iniziò a capire che c’era qualcosa di strano dopo sei giorni. Si insospettì ed indagò sulla faccenda, senza ricavarne nulla.
Diciassette giorni dopo perse definitivamente la pazienza, rinunciando ai modi gentili e tirando fuori la grinta. “Si può sapere che ti prende?!” aveva urlato contro Haze, quando lei si era subito divincolata dall’ennesimo tentativo di abbracciarla.
“Niente” aveva biascicato Haze.
“Non puoi mentirmi” le aveva detto Joe, prendendola per un polso.
“Mi lasci?!” gli aveva urlato lei contro.
“No! Prima dimmi cosa diavolo sta succedendo” ordinò.
Haze lo guardò irritata, non sapendo come uscire da quella situazione. Gli stava stringendo il polso tanto da farle male. Il viso di lui era rosso dalla rabbia, ma restava bellissimo.
Haze strattonò con una forza inaspettata, e Joe la mollò. La ragazza fece qualche passo per allontanarsi e poi si voltò verso il fratello per urlargli contro un altro po’.
Ma Joe non era più furioso, in pochi istanti tutti i suoi lineamenti si erano trasformati. Gli occhi verde-marrone da freddi erano tornati profondi come sempre, le labbra tirate si erano piegate in una smorfia e la fronte aggrottata di era lisciata. La rabbia aveva lasciato posto ad una profonda tristezza.
Haze lo conosceva bene, sapeva che stava per mettersi a piangere. Infatti, il ragazzo si allontanò a grandi passi, per isolarsi. Nessuno lo doveva vedere così fragile, lui era un duro.
La sorella rimase sbalordita e poi anche lei fu scosse da una profonda disperazione.
Proprio in quel momento Nick scese le scale per vedere cosa fosse successo – aveva sentito le grida dei due fratelli – e Haze gli si gettò addosso il lacrime. Gli raccontò quello che era successo.
“Stai tranquilla, va tutto bene. Adesso vai un po’ in camera, io arrivo tra poco. Prima parlo un po’ con lui, okay?” mormorò Nick dolcemente.
Haze annuì e salì le scale di case correndo, due gradini per volta.
Dal piano di sotto, il fratello sentì una porta sbattere. Cercò Joe e lo trovò in giardino, seduto sul bordo della piscina che guardava l’acqua azzurra.
Quando sentì dei passi, Joe si asciugò svelto qualche goccia d’acqua salata che gli erano scese sulle guance lisce.
Nick gli si sedette affianco. “Tutto bene?” domandò, anche se conosceva già la risposta.
“No!” esclamò Joe, mentre un po’ di rabbia tornava. “Non va bene per niente. Haze ha qualcosa che non va – ne sono certo – e non mi vuole dire cosa.”
“Non badarci” cercò di convincerlo il fratellino, ma sapeva quanto lui fosse testardo.
Joe sgranò gli occhi, poi li strinse in uno sguardo d’accusa. “Tu sai” disse. Non era una domanda, era un’affermazione.
“Joe, vedrai che si sistemerà tutto” mormorò Nick, con le spalle al muro.
“Dimmelo!” ordinò l’altro.
“Non posso, mi dispiace.”
“Nick, ho bisogno di saperlo! Devo aiutarla!” urlò ancora Joe, disperato.
“Non posso sul serio, Joe! Non dipende da me!” ribatté Nicholas.
Joe, inaspettatamente, rinunciò. Le sue spalle si afflosciarono e nel suo volto ricomparve un dolore, un dolore straziante. “A te l’ha detto, a me no” constatò.
Solo perché il problema riguarda te, pensò l’altro. Ma non poteva dirlo. “È solo un brutto periodo, passerà” disse. Era quello che sperava.
“Mi sta evitando, Nick. Evitando, capisci? Non posso più nemmeno sfiorarla. E non so perché” sussurrò Joe, e in quel momento non poté resistere. Un’altra lacrima traboccò dai suoi occhi spenti.
Nick guardò il fratello maggiore, spiazzato dalla sua vulnerabilità. Una cosa era certa: non aveva mai visto Joe così triste e indifeso. Adesso aveva ben due fratelli da aiutare. “Lo so, Joe. Ce la può fare, ma devi collaborare.”
“Mi manca tanto” disse Joe, così piano che le parole si mescolarono con il suo respiro.
 
“Haze, posso entrare?”
La ragazza non si sforzò nemmeno di muoversi, era troppo a pezzi. “Sì” biascicò.
Kevin entrò nella stanza buia, accendendo la luce. Trovò la sorella sul letto, con la faccia immersa nel cuscino morbido e spesso, in preda ai singhiozzi.
Lui sapeva esattamente di cosa aveva bisogno: conforto. Ed era il migliore, perché non voleva nulla in cambio. Non avrebbe fatto domande per sapere cosa avesse come avrebbe fatto chiunque altro, perché sapeva che se glielo avesse voluto dire lo avrebbe fatto da sé.
Si sedette sul letto mentre Haze si tirava sui gomiti. Il fratello aprì le braccia in un’irresistibile proposta, e la ragazza fu felice di trovare quel caldo rifugio.
Un abbraccio era quello di cui aveva bisogno. No, anzi: Kevin era quello di cui aveva bisogno. La strinse forte a sé e la cullò lentamente, e allo stesso modo le lacrime e i singhiozzi si fecero più radi in Haze.
Anche quando la sorellina smise di piangere, lui continuò a tenerla tra le sue braccia. Era stanca, e lui lo sapeva bene. Perciò si sdraiò sul letto, portandola con sé e senza disfare nemmeno un attimo l’abbraccio. La ragazza si sdraiò sul suo petto, mentre lui continuava a cullarla e ad accarezzarle leggero la schiena.
Così, dopo circa un’ora, Haze si addormentò.
Per la prima volta dal ballo i suoi sogni furono tranquilli: caldi, accoglienti, dolci e rassicuranti, proprio come l’abbraccio del suo fratellone.



Spazio dell'autrice:
Salve a tutti e scusate se c'ho messo così tanto tempo! Ho davvero troppe idee in testa, e la scuola mi ha impegnata parecchio. Ma finalmente sono riuscita a prendere voti decenti! Evviva!
Sì, lo so, questo non vi interessa xD Comunque (spero la troviate una buona notizia) penso che nelle vacanze natalizie [che iniziano dopodomaniiii *___*] scriverò più del solito! :)
Che dire a proposito di questo capitolo? Mi sembra tutto abbastanza chiaro... Sta succedendo un bel disastro in casa Jonas u.u
Che ne dite? Piaciuto? Fatto schifo? Se vi supplico in ginocchio me li lasciate almeno due o tre commentini?? :'(
Come sempre grazie a chi legge, a chi ha messo la storia tra le seguite (più gente di quanta pensassi *__*) o ricordate o preferite!
Grazie tantissime a ElyCecy: sei sempre gentilissima a recensire :) Non ti ringrazierò mai abbastanza! Allora confermi che siamo telepatiche, vero? xD Grazie mille per i complimenti <3
A presto e baci, Juls.
P.S. In caso non aggiornassi la storia prima del 25: BUON NATALE E BUONE FESTE A TUTTI!!! :D

  
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