Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: kikkisan    22/12/2010    15 recensioni
"E’ una calda mattina d’estate.
Salgo sulla nostra collina preferita, dove da piccoli amavamo giocare a rincorrerci..." inizia cosi, questa che per me è la prima storia a capitoli, una storia iniziata più di un lustro fa, una storia che deve fare ancora un po’ di strada per arrivare alla fine, che forse zoppicherà qua e la, ma che spero possa trasmettere a Voi che la leggerete quello che ha trasmesso a me nello scriverla.
Dopo il prologo iniziale, cosa successe il giorno dell’accusa di tradimento? E se il messaggere di sua maestà arrivasse un attimo dopo...
Leggetela e se vi va ditemi che ne pensate nel bene e nel male.
E come sempre Carpe Diem.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi di nuovo tra voi. In questi ultimi mesi sono stata lontana da EPF per motivi che non hanno nulla a che vedere con le fanfic.
E’ stato un periodo duro, pesante e doloroso che ha provato le mie tempra e il mio fisico, la mia mente e il mio cuore.
Un momento dove la vita mi ha messo di fronte difficoltà che sono sembrate muri insormontabili.
Ma ora.
Sembra passato, speriamo. 
E. 
Voglio, devo farlo ringraziare Voi amiche, quelle che non vedo, quelle che non mi sono fisicamente vicine,  ma che in ogni istante di questi mesi sono state con me.
Con una mail, una telefonata o con un semplice augurio.
Non faccio nomi ragazze. 
Voi sapete.
GRAZIE , perché con persone come Voi accanto non esistono muri insormontabili.
GRAZIE, perché con Amiche cosi non esistono tunnel senza luce.
GRAZIE con tutto il cuore. 
Buona lettura.

 


Apro gli occhi.
Il mare della Normandia.
Pace.
Il mare della Normandia.
Calma.
Il mare della Normandia.
Tranquillità.
Respiro a pieni polmoni.
Ora ricordo.
Ora so.
Dove sono.
Ora ricordo.
Perché sono qui.
E.
Non è un sogno.
Non è la realtà.
Io ... 
Io sono morta.
E’ questo il paradiso?
E’ questo il dopo?
E’ cosi che si vive ?
Mi guardo intorno.
Ascolto.
Respiro 
E non penso.
C’è pace.
Per la prima volta.
Nel mio cuore.
C’è calma.
Per la prima volta.
Sulla mia anima.
C’è.
Ma, non lui.
Lo aspetterò qui?
Aspetterò il suo cuore.
Cercherò la sua anima.
Ma.
Se non giungesse mai?
No.
Se la mia insensibilità lo avesse allontanato per sempre?
No.
Se non volesse stare più con me?
Vivere l’eternità senza Andrè.
Ti prego, no.
Un dolore violento s’impadronisce delle mie viscere.
Colpisce la mia anima annegandola nella sua stessa linfa.
Pugnala il mio cuore succhiandone l’energia.
E’ come se tutta la pace che sento si dissolvesse dentro il ventre della terra.
E’ come se tutta la mia vita finisse in questo momento.
E’ come morire.
Di nuovo.
Scuoto la testa.
Caccio via questo pensiero con la mano.
E osservo.
Sulla sabbia.
Ci sono scritti i nostri nomi.
Il mare prova, e riprova, ma non riesce a cancellarli.
Oscar e Andrè.
Uno accanto all’altro.
Com’è sempre stato per tutta la vita.
Come volevo fosse il nostro futuro.
Come non sarà più.
Mai più, ormai.
Mi sento soffocare.
Le lacrime scivolano lungo il viso, congelandolo.
L’aria entra nella mia gola, fredda e gelida come il ghiaccio.
Aria che sa di morte.
Respiro.
Respiro ancora.
E mi riscopro da sola.
Disperatamente.
Inconsolabilmente.
Miseramente.
Sola.
Con me c’è solo lui.
Solo il mio mare.
Calmo.
Quasi pacifico
I piedi seguono le scie delle onde.
Giocano con quello che porta.
E anche lui è solo.
Proprio come me.
Lui mi può capire.
Solo lui.
Sento un brivido percorrermi la schiena.
Lo sento salire come una lama.
Mentre il fantasma della solitudine domina la mia ombra.
Mentre il sole continua a confondersi con il mare.
Mentre la notte cala nel mio cuore.
Chiudo gli occhi.
Perdonami Andrè.
Per aver lasciato che le ombre oscurassero il nostro amore.
Per aver permesso alle tenebre di inebriarmi con le loro false promesse.
Inizia a far buio intorno a me.
Andrè.
Non puoi più aiutarmi.
Non puoi più salvarmi.
Non più, ormai.
E’ finita.
Ma.
Sento.
Percepisco.
Qualcuno.
Si avvicina a me.
Forse.
Il suo respiro.
Il suo profumo.
“Oscar…”
No.
Non è possibile.
Mi volto.
E.
PADRE!
Non è possibile.
Perché voi?
Perché qui?
Vi vedo avanzare con passo lento e ordinato.
Vi fermate, mettendovi al mio fianco.
Vi guardo.
Mi guardate.
I vostri capelli sono sciolti, solcano le larghe spalle.
Il vostro sguardo è serafico, pieno di qualcosa che non riesco a scorgere.
Le vostre mani chiuse dietro la schiena.
Portate la camicia lavanda(1), quella che mettete nelle giornate di riposo.
Credo di non avermi mai visto cosi sereno.
Mai.
Ma.
Leggo una velata tristezza nei vostri occhi.
Padre.
Le vostre lacrime mi congelano il respiro.
Padre.
Il vostro sorriso malinconico mi offusca la vista.
Padre.
Mi prendete la mano.
Non lo avete mai fatto.
Padre.
La stringete forte.
Cosi forte da farmi male.
Come se questo fosse l’ultimo tocco.
E voi sapete che lo sarà.
Mi parlate.
Mi chiedete perdono.
M’implorate un’assoluzione che vi ho già concesso.
E.
Mi pregate di vivere.
Non capisco.
M’implorate di continuare a lottare.
Ma.
Per cosa padre?
Io non sono più viva.
Ho perso la mia guerra contro la morte.
Non sono riuscita a strappare le sue vesta.
E lei mi ha soffocato col suo freddo abbraccio.
Non mi è stata concessa un’altra possibilità.
Ho lasciato voi.
Ho lasciato mia madre.
Ho lasciato l’uomo che amo.
Padre.
Io, non posso più tornare a vivere.
I nostri occhi non incroceranno più le stesse albe.
Padre.
Le nostre spade non scintilleranno più nella stessa aria.
Padre.
I nostri piedi non correranno più nella stessa acqua.
E questo sarà l’ultimo tramonto che vivremo insieme.
Ora, vi prego andate.
Io invece.
Aspetterò.
Che lui mi raggiunga.
Pregherò.
Di incrociare di nuovo i suoi occhi.
Implorerò.
L’eternità con lui.
Supplicherò.
Dio.
Stringete, ancora più forte la mano.
E.
Mi ordinate di tacere.
Vi ascolto padre.
Vi ho sempre ascoltato.
Parole di dolore.
Affluiscono alle mie orecchie.
Parole di amarezza.
Penetrano nella mia testa.
Sento il rimorso per una scelta sbagliata.
Ascolto il rimpianto per una libertà mai concessa.
Bruciando  il vostro orgoglio nella vanità di un titolo nobiliare.
Annegando  la vostra dignità nel sangue di una figlia.
Poi.
I nostri occhi s’incontrano di nuovo.
E.
 “Ma ora sei libera Oscar… libera…” 
Parole che arrivano allo stomaco.
Pugnalandolo.
Trafiggendolo.
Chiudo gli occhi per permettere alla rabbia di retrocedere.
Stringo i pugni per respingere la frustrazione che prepotente m’imprigiona la mente.
Le mie labbra si piegano in un sorriso.
Amaro.
Libera.
Torno a guardarvi.
Cos’è la libertà padre?
Che significato ha per me questa parola?
Ho sempre saputo cosa fare solo perché c’era qualcuno che mi diceva come farlo.
Io, non sono mai stata libera.
Sono sempre stata costretta a fare ciò che il mio rango imponeva e non quello che desideravo.
Io, non sono mai stata libera.
Ho sempre fatto ciò che voi mi dicevate perché pensavo che fosse la cosa giusta da fare.
Io, non sono mai stata libera.
Mai.
E ora mi dite di scegliere?
Di decidere della mia vita?
Non lo so fare.
Non ne sono capace.
Mi dite di scegliere la mia strada.
Ma.
Qual è la mia strada?
Io non lo so.
Non l’ho mai saputo.
Solo un uomo conosceva il mio cuore.
Solo un uomo sapeva rendermi libera.
Ma ora è lontano.
Ora, è troppo tardi.
Vi prego padre.
Lasciatemi in pace.
Lasciatemi vivere la mia morte.
Lasciatemi assaporare questa di libertà.
Lasciatemi.
Vi guardo di nuovo.

Sorridete.
Mi sorprendete.
Mi stupisco di tanta tranquillità.
Di tanta leggerezza nel cuore.
Ma.
Non è a me che sorridete.
Non sono i miei occhi che cercate.
Il vostro sguardo vede lontano. 
Sospirate.
Come se aveste capito qualcosa che a me è ancora oscuro.
Come se voleste farmelo comprendere, ma non sapete come.
Mi guardate di nuovo.
Stringete le vostre mani intorno alle mie braccia.
Stringete.
Ancora di più.
Un lungo respiro.
“E’ ora Oscar… “
Padre?
E poi.
Sento un vento caldo abbracciarmi intensamente.
Sento il rumore dell’acqua sotto gli zoccoli di un cavallo.
Sento profumo di casa.
Sento.
Mi volto.
Lentamente.
Cesar.
Corre verso di me.
Scorgo una figura sopra di lui.
Si avvicina.
Sempre di più.
E.
Finalmente lo vedo.
Il mio corpo sussulta.
Il mio cuore esplode.
Andrè.
Ti fermi davanti a noi, in acqua.
Andrè.
Il mio Andrè.
Non è ferito il mio Andrè.
Vede dal suo occhio il mio Andrè.
Il mio Andrè.
I vostri sguardi s’incontrano.
Un cenno di assenso da parte di mio padre.
Un cenno di assenso da parte tua.
Tornate a guardarmi.
Dritto negli occhi.
Padre.
“Si,
Sei libera Oscar, 
libera.
Lo sei sempre stata.
Lo sarai sempre.
Nella testa.
Ma,
soprattutto nel cuore.
Vivi Oscar,
vivi come il tuo cuore ti dice.
Costruisci il tuo destino.
Costruisci la tua vita.
E ama figlia mia.
Ama.”
Un ultimo abbraccio.
Forte.
Come deve essere quello di un padre.
E.
Sento le vostre lacrime graffiarmi la pelle. 
Sento il vostro dolore esplodere nel mio cuore.
Sento la vostra sofferenza incatenare la mia anima.
Padre.
Io vi somiglio più di quanto voi crediate.
Mi avete insegnato a vivere con onore.
Mi avete insegnato cos’è il coraggio.
Mi avete insegnato cos’è la lealtà.
Avete rischiato il vostro onore educandomi come un uomo.
E quello che sono lo devo solo a voi.
Io, sono come voi.
Voi, mio padre.
Le vostre labbra sfiorano la mia fronte.
Posate la mia mano in quella di Andrè.
E.
Percepisco calore.
Assaporo energia.
Godo della sua forza.
In un attimo sono dietro di te.
Sono in sella al mio cavallo.
“Andate figli miei. Ora!”
Allungo di nuovo la mia mano verso di voi.
Mentre voi allungate la vostra verso di me.
Le mani si cercano.
Si toccano.
Si stringono.
Si lasciano.
“Padre … io…”
“Addio Oscar … Addio figlia mia.”
Padre.
No.
Padre.
La mia mano scivola dolcemente via dalla vostra.
No.
Le dita si sfiorano delicatamente, scemando nell’ultimo contatto.
L’ultimo tocco.
L’ultimo.
Tendo le dita.
Di più.
Padre.
Vi allontanate.
Padre.
Sorridete.
PADRE!
Ma.
E’ ora.
Il mare s’increspa.
Gli zoccoli di Cesar scalpitano.
Le redini vengono lasciate sciolte.
E’ ora di andare.
E’ ora di lasciarvi.
Per sempre.
Ti cingo la vita con le braccia.
E stringo.
Forte.
Più forte.
Fino a sentire ogni tua singola costola unirsi alle mie.
Fino a sentire il tuo corpo fondersi col mio.
Fino a diventare una cosa sola.
La tua mano è sulla mia.
Sento calore.
Sento bruciare il mio corpo.
Sento la vita.
Mi volto per l’ultima volta.
Vi vedo padre.
Vedo il vostro sorriso perdonare la mia scelta.
Vedo i vostri occhi rivivere nei miei.
E infine la vedo.
La vostra anima finalmente libera.
E.
Pian piano sparite.
Tra le onde del mare della Normandia.
E capisco
Ora capisco.
Le vostre parole.
I vostri sguardi.
Le vostre lacrime.
E comprendo.
Che.
Prima di morire avete voluto regalarmi un miracolo.
La mia vita.
E scopro.
Che.
Non sono io la nuova anima di questo Paradiso.
Ma voi.
"Addio padre…" 
Ora è tutto chiaro.
Non ci sono più nubi all’orizzonte, né ombre nel mio cuore.(2)
L’oscurità si è dissolta e non ho più paura.
Di vivere.
Con te.
Respiro.
Aria.
Ma ora non sa più di morte.
Ora assaporo la vita.
Una nuova vita.
Vai Andrè, corri.
Riportami a casa.
Chiudo gli occhi. 

***
Apro gli occhi.
Profumo di casa.
Profumo di te.
 “Andrè…”



 
Appunti di viaggio 
(1)  io la mia promessa l'ho mantenuta, ora tocca a te. Un abbraccio.
(2) presa dalla mia "Tormenti"

Ringraziamenti:
 Grazie di cuore a  Lady in Blue, Macchia Argentata, Kira91, Tetide, Livia, Ninfea Blu, Baby80, Pry, Patrizialasorella, Crissi, Remy, HopelessGirl, Safelia22, LadyOscar13, Leila345, Lavanda76 eArte, per le bellissime recensioni a “La colpa di un padre” e grazie a tutte coloro che leggono solamente.
Penso di dovervi ringraziare soprattutto per il sostegno e per la passione che avete nel leggere questa che io stesso reputo una storia di non facile lettura, sia per lo stile particolare che per quello che racchiude in sé.
Non pensavo proprio che potesse emozionarvi cosi tanto.
Ma.
Un grazie con tutto il cuore va a Livia che non ha fatto altro che spronarmi a non mollare e spingermi a continuare scrivere.
E’ grazie a lei che ho tramutato il mio dolore in parole, in versi, grazie a lei ho trasformato le mie lacrime in inchiostro e questo capitolo ne è il risultato. 
Un altro grazie un pò particolare va ad Arte: ho accolto la tua preghiera, tu sei stata la mia goccia, quella ha fatto traboccare il vaso, che mi ha dato il ‘la’ che poi è diventata questa semplice e modesta melodia.
Ora, ti prego, tu accogli la mia.
Lavanda76 tu sai, nessun grazie sarà mai abbastanza. Non devo dirti altro.
Penso di avervi detto tutto.
Mi congedo ringraziandovi ancora e augurando a voi  e alle vostre famiglie  un sereno Natale.
E come sempre Carpe Diem.
   
 
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