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Autore: Alice Joy    22/12/2010    2 recensioni
Era stata un'intuizione improvvisa, arrivata in assoluto silenzio. Si trattava soltanto di un dettaglio, qualcosa che lei si sentiva in dovere di cambiare.
Aspettava quel momento ed era pronta ad affrontarlo, malgrado desiderasse con tutta se stessa che non arrivasse mai.
C'era qualcosa di cui Alice non aveva voluto parlarmi; il significato di una scelta ch'io avevo afferrato troppo tardi.
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessun libro/film
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3.

RUN

(qualcosa di grande)



Corro verso di lei e nel frattempo mi sento morire. Il vento mi accarezza fresco le lacrime. Vorrei fare qualcosa ma ho paura che sia tutto inutile. La rincorro, e solo nel momento in cui riesco ad affiancarla lei decide di girare la testa verso di me.

Aspetta!” le dico, perché in realtà non so bene cosa dirle. Capisco dal suo sguardo di avere a disposizione solo pochi istanti prima che giri un'altra volta la testa e se ne vada per sempre.

Mi avvicino e le sollevo il capo per costringerla a guardarmi mentre le parlo.

Perché ci hai provato? Perché mi hai detto quelle cose? Mi hai fatto fare la figura dell'idiota cazzo!...Immaginavo che tu fossi diverso, invece sei solo uno stronzo! Ed io che sto mettendo tutto in gioco per te! Stronzo, stronzo di merda!”

Inizia ad urlarmi contro insulti che sinceramente non capisco. È arrabbiata e delusa, lo sento dal tono della sua voce.

Fanculo! Vaffanculo, cazzo!” mi urla.

Alice, basta! Non voglio più starti a sentire!”, improvvisamente urlo anch'io. “Non hai il diritto di dirmi queste cose. E poi lei è parte del mio passato”.

IERI E' PASSATO, PER TE?” urla fuori di se. Rimango basito, mi chiedo che cosa mai lei ne sappia.

Le scendono le lacrime ed io non so più che cosa fare, sento il cuore andare in mille pezzi.

Alice, non ti riconosco più, non so che cosa ti sia successo!”.

Lei mi guarda, questa volta calma. Intorno a noi il silenzio diviene quasi irreale.

Che ti è preso?”, l'aggredisco, “ È da 'sta mattina che ti comporti in modo strano! Adesso urli, perfino. Se non volevi potevi anche fare a meno di venire! Chi te l'ha imposto, eh? Hai scelto tu, no?”

Sì, ho scelto io” sussurra, e nel dirlo gli occhi le si inondano nuovamente di lacrime.

Cristo, Alice! Sei tu che te ne sei andata! Hai finto che non ci fosse niente e te ne sei andata! Sei scappata! Sei scappata, e con te anche la mia vita...”. Alice mi guarda muovendo qualche passo indietro pian piano. Non riesco a fermarla, percepisco riaffiorare tutta l'amarezza dei mesi passati.

...E mi hai ucciso. Mi hai schiacciato il cuore in un secondo!”. Le giro le spalle e faccio per tornare indietro. Alice mi afferra, io la strattono per liberarmene ma lei non molla.

Mi giro e ci guardiamo fissi negli occhi. Quegl'occhi così intensi e profondi che non riescono a trattenere le lacrime.

La sua pelle è percorsa dai brividi, non smette di tremare e di chiamarmi per nome, sottovoce “Jasper...Jasper...Jasper...”. Istintivamente l'abbraccio, chiudo gli occhi e respiro profondamente.

Alice, calmati! Calmati”, le faccio appoggiare la testa sulla mia spalla e lei si aggrappa su di me.

Ti ho ritrovato...” sussurra con un filo di voce. Abbozzo un mezzo sorriso e faccio cenno di sì con la testa.

E ti perderò di nuovo” continua.

Perché? Che dici?, sono qui!”. Alice chiude gli occhi e scuote la testa. “Perché è così. Lo so. Ho paura di perderti e poi non ritrovarti”. Abbassa lo sguardo sistemandosi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, io le appoggio una mano sulla guancia. “E si può sapere perché?”

Non lo so, mi capita sempre così, quando desidero qualcosa...”.

L'osservo attentamente. So che c'è dell'altro e che è solo una bugia. Un semplice pretesto per chiudere un discorso cominciato male ma, Alice sembra già parecchio turbata ed io non voglio sforzarla.

Anche tu mi piaci, comunque. E sarebbe bellissimo se...” ma non riesco a terminare la frase perché lei mi bacia. Mi bacia prendendomi il volto tra le mani. Un bacio leggero, quasi impercettibile, la tensione che si scioglie.


You've been the only thing that's right

in all I've done


Hai idea di come mi sia sentito scoprendo che te n'eri andata?”

Mi dispiace”, risponde, le guance che si tingono di rosso. “Pensavo fosse la cosa migliore, pensavo volessi stare con...”

L'unica cosa che volevo veramente te la sei portata via tu!” la interrompo bruscamente, le lacrime mi annebbiano la vista.

Jasper, io...”

No! Adesso mi lasci finire!”, la zittisco asciugandomi gli occhi con entrambe le mani. “Mi hai portato via l'unica cosa che avessi mai voluto in tutta la mia vita!”

Cosa stai dicendo? Non mi sembra di averti mai preso niente!”

TE NE SEI ANDATA VIA! Sei tu tutto ciò che voglio! Ciò che mi rende felice. Dannazione, sei l'unica cosa a cui non posso rinunciare! Non posso Alice, non posso”.

Un'espressione di piacere le illumina il volto mentre un sorriso sfiora le sue labbra calde e piene. “Perché Jasper?, perché non me l'hai mai detto?”

Perché avrei sconvolto quell'equilibrio. Avevo paura di farti del male con le mie parole, temevo che tu non mi avresti capito” le rispondo rammaricato. Tento di aggiungere nuove parole ma, all'improvviso, lei blocca questo mio spasmodico bisogno di giustificarmi.

Basta! Non dire altro. Lascia solo che ti abbracci!” mi dice ed io non posso fare altro che accontentarla.

Sei te che voglio...” le ripeto ancora ed ancora, sento tutto il mio desiderio trapelare dal suono della mia voce.

Ssht...Jasper non andare oltre. Ti prego. Almeno non oggi. Sai che dovrò ripartire...”

Ti prego, non farlo” le dico, già consapevole di quanto sia difficile dover rivivere quel momento.

Alice chiude un attimo gli occhi, sento che trema.

Non posso Jasper, vorrei ma non posso. Ho deciso di andare...” dice con la voce rotta dal pianto.


And I can barely look at you

but every single time I do

I know we'll make it anywhere


Il suo atteggiamento mi spaventa; per tutto il resto della giornata non fa che starsene per le sue, anche mentre passeggiamo, entriamo ed usciamo dai negozi. Sembra confusa ed ha l'aria stanca.

Alice continua a tremare, è tesa e scostante; mi tiene la mano così stretta da farmi quasi male.

Verso la fine della giornata le chiedo quel che ci aspetterà dopo.

"Non ci sarà un dopo" risponde lei. Eppure lei esiste, è qui davanti a me. Non posso credere che tutto sia così difficile.

"Ascolta, Alice" le dico "non voglio andarmene senza sapere che cosa è che ti turba". Alza gli occhi profondi puntandoli dritti su di me. "Non c'è niente che mi turba", dice ma io non le credo affatto.

Fidati di me, Alice. Ti prego fidati di me...

La sera torno a casa, mi trascino fino alla mia stanza, al secondo piano. Ho bisogno di riflettere. Solitudine e silenzio, pochi attimi di distensione, momenti a disposizione solo che per noi stessi.

La mia vita in questo momento scorre lenta, questo posto m'impedisce di vivere; gente che è abituata a trascorrere i propri giorni in maniera programmata, in totale NOIA.

In questi ultimi mesi è come se il mio tempo fosse vuoto, inutile.

Non sono per nulla soddisfatto di ciò che sono costretto a subire; da un lato Maria: una rottura di coglioni, la causa di un passato pieno di troppi errori.

Dall'altro Alice, la mia Alice. Vorrei riuscire a capirla meglio, vorrei incidere nella sua vita, vorrei che lei contribuisse alla mia.

Mi passo le mani tra i capelli e sbuffo. È come se un vuoto mi corrodesse nel profondo; non posso fare ciò che voglio, neanche adesso che Alice è di nuovo qui, non posso essere quello che voglio.


To think I might not see those eyes
Makes it so hard not to cry
And as we say our long goodbye
I nearly do


Accendo lo stereo e la musica riempie la mia stanza. Riesco addirittura a sentirla sulla mia pelle.

La musica è l'unica cosa che conta, l'unica che mi rilassa sul serio. Prendo la chitarra ed è come se toccassi il cielo con un dito. Metto la radio ad alto volume e cerco di eseguire quegli accordi.

Sfortunatamente dopo un po' mamma entra e mi guarda. Spegne lo stereo e si siede sul mio letto in modo tale che riesco a vedere il suo viso solo di profilo. Sufficiente per riuscire a scorgere lo sfoggio di una maschera alquanto elaborata.

Frustrazione;

rabbia;

indignazione;

due secondi e già non ne posso più.

Dovresti smetterla con quella roba” dice, la voce neutra. “E anche Rosalie...”

Quale roba? Quale roba del cazzo?” ribatto acido.

Jasper, ti prego! Non vedi come sei ridotto?”

Possibile che tu non capisca nulla?”. Sospira, assumendo un'espressione quasi bonaria. “Dio Jasper, tu non hai davvero idea di quali siano le cose importanti!”.

La sua frase rimane sospesa nell'aria mentre espiro con forza dalle labbra semichiuse. Per fortuna che Rosalie è da Emmett o sarebbe scoppiato il finimondo.

"Bene" ho detto anche se avrei voluto urlare a pieni polmoni. "Esco" devo andare a camminare sennò scoppio. Mi sento uno stupido e lei non mi capisce.

Prendo il cellulare e faccio scorrere i tasti fino a raggiungere il suo numero. Ho bisogno di parlare con lei, di sentire ancora la sua voce.

"Pronto, Jasper?" risponde dopo qualche squillo.

Silenzio.

"Jasper, cosa c'è?" la sua voce è strana, come impastata.

Silenzio, poi "posso venire lì?"

"Vuoi venire da mia zia?"

"Voglio venire da te"

"Ok" dice, io chiudo la chiamata e traggo un sospiro di sollievo.

Raggiungo la casa dei Cullen in breve tempo, la vedo appostata sul terrazzo della sua camera, mi fa cenno di non suonare. Mi apre il cancello con l'automatico ed io mi arrampico su per il muro del giardino fino a raggiungere la sua finestra.

"Scusami, so che è tardi ma non sapevo dove andare..."

Alice è agitata, cammina su e giù per la stanza a testa bassa. Poi si siede sul letto regalandomi un debole sorriso.

"Ti dispiace se ne accendo una?" le chiedo, sono nervoso.

"No fa pure. Basta che apri la finestra".

Ed è ancora silenzio. Silenzio e buio. Poi mi accorgo di un minuscolo punto luminoso, pulsante proprio davanti a me; la luce proveniente dalla sua lampada sul comodino. Mi viene da pensare ad Alice. E' difficile nel buio assoluto metterla a fuoco, determinare la distanza e la posizione esatta tra di noi.

Alice si appoggia al davanzale, guarda fuori e non dice nulla. "Vuoi parlare?" mi chiede all'improvviso voltandosi verso di me ed incrociando il mio sguardo.

Distolgo gli occhi dai suoi e prendo un lungo tiro dalla mia sigaretta. Trattengo il fumo dentro di me e poi lo butto fuori in un colpo solo. Non dico nulla e me ne sto zitto.

"Tua madre..." sospira lei con una semplicità allarmante.

Alle volte credo che tra me è Alice ci sia qualcosa di assolutamente profondo. E allora mi chiedo, "Perchè non ci lasciamo andare?", perchè questo disagio interiore che non ha motivo?.

Tutto scorre e mi passa accanto, scivola via. Non rimane più niente.

A me che cosa resta? Ipotesi che scorrono nella mia testa eppure me ne sto zitto non trovando il coraggio di parlare.

Alice si lascia cadere sul letto, l'aria pungente della notte scivola dentro la stanza. Mi guarda negli occhi e finalmente trovo il coraggio di ammetterlo; "Non mi capirà mai". Punto. Fine delle spiegazioni.

"Hai litigato?"

"Non più del solito" sorrido. La vedo rannicchiarsi sul letto e non so bene se continuare a rimanere o se andarmene e lasciarla in pace.

"E tu che cosa hai fatto?"

"Sono venuto qui"

Stare vicino ad Alice è l'unico posto dove vorrei stare, lontano da quel mondo che mi si sta stringendo addosso.

Mi fa cenno con la mano di avvicinarmi al letto, chiudo la finestra e per qualche strano motivo le do ascolto.

Mi sdraio di fianco a lei, la sento stringermi una mano intorno al braccio. Il suo respiro mi solletica il collo.

"E adesso?" chiedo paralizzato, forse più a me stesso che a lei.

Mi accarezza la guancia con le labbra, dolcemente.

"Adesso dormi..."


* * * * * * *


* Run (Snow Patrol)


Ho risposto alle recensioni utilizzando il nuovo programma! Come sempre volevo ringraziare tutte le persone che hanno deciso di seguire questa storia.

Grazie davvero a tutti!

Un bacione,

Joy.

   
 
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