Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: budinss    22/12/2010    1 recensioni
Quando avete finito di leggere Breaking Dawn non avete avuto la sesazione che mancasse qualcosa, un punto importante? Che fine fa il branco di La Push? Charlie continua a frequentare la figlia? I sentimenti di Edward e Bella mutano in qualche modo? Renee viene mai a sapere della nuova natura della figlia? E, ancora più importante, Jake e Nessie, continuano a vedersi?
In attesa che la Meyer continui a scrivere e decida di fare un altro libro ( e sono sicura che lo farà ), ho deciso di provare a prendere il suo posto e continuare questa meravigliosa storia. Spero di riuscire a rendere almeno un po' di quello che riesce a rendere lei e che vi piacerà.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rieccomi!

Stava andando tutto alla perfezione. Lunedì avrei duvuto cominciare la scuola nel mio ruolo di alunna del terzo anno, assieme a tutti gli altri, ovviamente. Non potevo nascondere quel filo di ansia che sentivo, soprattutto data dal fatto che non dovessi far leggere a nessuno i miei pensieri, ma ci provavo. Ogni giorno, come al solito, la zia Alice mi assillava dandomi indicazioni di tutti i tipi, utili o meno. Il mio nuovo guardaroba era già completo, pronto per l'uso. Tutti gli abiti, la maggior parte dei queli erano stati disegnati dalle zie, erano dispsti ordinatamente in un armadio grande quanto la mia stanza, inquetante solo da vedere. Insomma, dovevo ammettere che fossero davvero brave a disegnare e a fare tutti quegli abbinamente a me quasi incomprensibili, ma di certo non erano cose da me. Non avevo intenzione di mettermi quella gonna fino al ginocchio color turchese e quella cannottiera rosa pelle che mi scopriva le spalla. Non mi trovavo a mio agio vestita in quel modo, avrei trovato il modo di dire alla mamma di comprarmi qualche paio di jeans e qualche maglietta a maniche corte in cotone, semplici. Nulla in confronto a quelle cose complicate che mi aveva preparato la zia che non riuscivo a definire vestiti.
Il nonno Carlisle, come mi sarei aspettata, mi dava le istruzioni pù utili.
< Ricordati di non rimanere mai immobile, almeno per il primo periodo, quando sarete di certo al centro degli sguardi di tutti. Una caratteristica degli umani è proprio l'immobilità >, mi disse un pomeriggio, quando era a casa. Ero entrata nel suo studio per guardare quel quadro grande quanto mezza parete, messo vicino alla porta, che rappresentava il nonno quando ancora di trovava in Italia e viveva assieme ai Volturi. Non mi ero aspettata di trovarlo nel suo ufficio, passava la maggior parte del suo tempo in ospedale; la sera, tardi, quando tornava, di solito dirmivo già.
Mi ero girata, avevo sospeso la mia ennesima analisi di quel dipinto che mi affascinava sempre, e avevo preso una sedia. Il nonno mi aveva sorriso, e in quei suoi occhi d'oro e caldi avevo rivisto la stessa pazienza e saggezza che ritrovavo spesso in quelli di papà.
< Lo so che l'idea non ti tenta più di tanto, ma devi essere cosciente che per i primi tempi sarete tutti al centro del'attenzione. Per quanto questa scuola sia grande, a differenza di quella di Forks, un arrivo così numeroso non passerà mai inosservato, e a questo bisogna aggiungere anche l'effetto che la nostra specie fa sugli umani >, aggiunse, sorridendo.
I pensieri del nonno non li avevo mai compresi del tutto. Avevo chiesto una volta a papà a cosa pensasse tutte le volte che le sue labbra si curvavano in un sorriso, quando si accigliava, quando fissava un punto inesistgente. Papà mi aveva dato una risposta molto vaga: I pensieri di Carlisle si riflettono sempre in quello che dice, mi aveva detto. Da quel momento avevo prestato molta più attenzione ai suoi gesti, ma ancora rimaneva un grosso punto di domanda.
Feci una smorfia e mi avvicinai a lui. Gli posai la mano sul viso, sulla pelle incredibilmente fredda, ma non si ritrasse al contrasto con la mia mano calda. Gli mostrai un'immagine dei vestiti, solo al loro pensiero mi sentivo imbarazzata. Lui rise.
< Capisco come tu ti senta. C'è stato un periodo in cui Alice faceva anche a me da stilista. Poi si è stufata a causa delle poche sfumature che gli abiti di un dottore, sempre coperti dal camice bianco, possono dare e ha lasciato perdere. Devi capire che tu sei l'unica della quale può ancora approfittare >, disse ridendo tra sè. < Esme e Rosalie non hanno bisogno di lei e tua madre, con mia grande sorpresa, è riuscita a dirle di no. Sei rimasta solo tu. Non so in che modo riusciebbe ad arrivare a sera se non ci fossi tu.. è affezionatissima a te, e non riesce a capire quanto tu ti senta a disagio. E poi, quando si ha a disposizione l'eternità, anche quando la si prende con calma, rimane sempre del tempo che non si sa come impiegare. Tu le riempi la maggior parte del suo tempo, credo che sia grazie a te che Alice e Jasper non sono ancora partiti in uno dei loro soliti viaggi..>. Rimasi stupita delle sue osservazioni. Non l'avevo mai vista da questa prospettiva. Comunciai a chiedermi se anche io, quando avrei esarito tutto ciò che mi era possibile fare, sarei diventata così.
Non avevo ancora tolto la mano dalla guangia del nonno, e lui vide a cosa stavo pensando.
< Non credo >, rispose ai miei pensieri con un sorriso. < Non ti preoccupare, non rischi. Però ti chiedo solo questo sacrificio: cerca di non negare a tua zia questo piacere >. Gli sorrisi, dicendogli che non avevo intenzione di farlo. Per quanto fosse snervante in certi momenti, ne valeva la pena. Sapevo che la zia mi voleva bene ed ero consapevola di quanto facesse per noi; per questo qualche ora di supplizio alla settimana non mi sembrava esagerata.
Mi passò per la testa tutto il tempo perso davanti allo specchio. Quel momenti contavano molto tra le mie ore di sonno. Il nonno rise ancora.
< Ma ti stavo dicendo >, riprese il discorso, < Non devi mai rimanete troppo immobile. Ormai dovresti esserci abituata grazie a Charlie, però ti ricordo che sarai circondata da umani, da sangue umano. Nutro piena fiducia in te, non dubitare di questo, ma nonostante questo non posso non farti presente questo fatto; devi prestare attenzione, Nessie. Oltre tutto, avrei anche una richiesta da farti. Lo so che non ti piace più di tanto, e credimi che non te lo chiederei se non mi sentissi di farlo, però potresti cercare di mangiare qualcosa di quello che danno in mensa? Aiuterebbe molto; lo sai che gli altri non mangiano mai >.
Feci una leggera smorfia pensando all'odore di certi cibi umani e immaginai il divario fra le crepe di papà e il passato che cucinavano le cuoche.
Il nonno rise di nuovo. < Non è tutto così pessimo, non fare del filo d'erba un fascio- certe cuoche sono davvero brave.
Per ora ho finito, se mi dovesse venire qualcos'altro in mente non esiterò a dirtelo, anche se penso che ormai tutti ti abbiano fatto questo discorso >.
Gli sorrisi e osservai ancora i suoi occhi. Ne restavo sempre stupita. Nonostante non dimostrava più di 25 anni, anche quelli li raggiungeva a stento, il suo viso era molto più anziano, più saggio. Le sfumature che trovavo nei suoi occhi erano diverse da quelle che vedevo negli occhi dello zio Emmett o della zia Alice, o di qualunque altro nella casa; lo sguardo di papà era lontanamente simile, ma non riusciva ad eguagliare l'estrema pazienza e benevolenza che rispecchiavano gli occhi del nonno. Riuscivano sempre a sorprendermi, nonostante li incontrassi spesso. Il nonno ricambiò il mio sorriso, leggendo i miei pensieri. Diventai rossa per un momento e tolsi la mano dal suo viso.
Mi alzai dalla sedia e tornai ad osservare il quadro, curiosa di sapere se anche lì i suoi occhi risultassero allo stesso modo.
< Ancora lì? Ti ha proprio affascinata >, commentò il nonno, alzando gli occhi dal foglio sulla scrivania.
< Non lo so perchè, ma ha un qualcosa di insolito.. >.
< Sì, c'è qualcosa di misterioso, soprattutto >, concordò con me.
Il quadro rappresentava i tre capi dei Volturi, Aro, Caius e Marcus, assieme al nonno Carlisle, nel periodo in cui viveva assieme a loro. Avevano passato circa qualche decennio a cercare di convincere l'uno di convincere l'altro a fare la propria scelta, lui e Aro. Nonostante quei vampiri si cibassero di sangua umano, come la maggior parte dei vampiri, il nonno non aveva mai considerato la loro concezione di vita inferiore, semplicemente non se ne trovava d'accordo. Avevo sempre ammirato il nonno in questo.
< Nonno? >, lo chiamai.
< Sì, Nessie? >, mi rispose lui, alzando la testa dall grande domo che sava studiando.
< Ti voglio bene >, gli dissi.
Non era da me, certo, espormi in questo modo, ma la chiacchierata con lui mi aveva rassicurata più che mai. Per quanto ero coscente che conoscesse i miei sentimenti nei suoi confronti, mi sentii semplicemente di dirglielo. Volevo essere sicura che lo sapesse.
< Anche io, angelo >, mi rispose con il più dolce fra i sorrisi. Ricambiai, felice di averglielo detto, e tornai al quadro.
Dopo una ventina di minuti mi arresi senza capire cosa ci trovassi di così affascinante, e scesi giù. Chiusi piano la porta per non dare fastidio allo nonno e mi lasciai alle spalle lo studio. Anche la mamma stava uscendo dalla stanza, così scendemmo insieme. Tutti erano seduti sul divano, apparentemente guardavano la tv. Appena sentì i nostri passi papà si alzò e ci venne in contro.
< Cosa volete fare? è domenica pomeriggio, volete andare da qualche parte? >, ci chiese.
< Io niente, amore, per me è lo stesso >, disse la mamma. Si girarono entrambi nella mia direzione, aspettando che io dicessi qualcosa. Io non sapevo proprio cosa rispondere. Non mi andava di andare in posti troppo affolloti e il tempo era troppo soleggiato perchè mamma e papà potessero uscire alla luce del sole.
< Non lo so.. il tempo non è favorevole >, mugugnai perchè mi era appena venuta l'idea di andare in spiaggia.
< Troppo rischioso >, disse papà, unendosi ai miei pensieri.
Pian piano mi stava nascendo un'idea e non riuscii a capire dove sarei arrivata finchè non ebbi l'illuminazione.
< Andiamo a Forks! >, esclamai. Tutti si girarono a guardarmi incuriositi. Tutti tranne mamma e papà. Nonostante ancora non le avessi parlato, ero quasi sicura che la mamma sapesse tutto.
Mi fissarono con degli sguardi che lasciavano sottointendere qualcosa e, appena capii cosa fosse quel qualcosa, arrossii.
< è da tanto che non vediamo il nonno. E poi è sempre lui a venire.. >, dissi cercando di scagiornarmi, anche se nessuno se la bevve. Papà guardava la mamma e capii dal modo in cui i suoi occhi si perdevano che lei aveva tolto lo scudo e gli lasciava leggere i suoi pensieri in quel momento. Poi mi guardarono entrambi, indecisi.
< Certo! Andiamo subito! >, squillò la zia Alice, probabilmente dopo aver visto il fine di quella visita. Papà fece una smorfia dopo aver visto anche lui ciò che aveva visto la zia.
Nonostante non fossi veggente, intuivo chiaramente come sarebbe andata a finire la serata: avrei trovato il modo di andare a La Push. Jake mi mancava troppo, non lo vedevo da settimane. Da troppo.
< Se ci tenete così tanto.. >, mormorò papà, evidentemente scontento all'idea di quel viaggio. Mise subito da parte, però, la scontentezza e mi sorrise apertamente, quel sorriso sghembo che mi rassicurava sempre.
< è passato tanto tempo da quando non lo vediamo, chissà se è rimasto lo stesso. Sono davvero curioso di vedere come se la passa. >, commentò guardandomi. < Charlie, ovvimente >, aggiunse con un ghigno.
Per quanto quel comportamente fosse odioso, mi unii a lui in una riasta, mentre mamma faceva finta di non capirci. Era davvero un disastro a fingere!
< Allora è deciso. Voglio venire anche io. Jazz, vieni con noi? >. Lo zio Jasper fece una smorfia. < Per favore >, lo pregò la zia, divertita. Fece segno di sì con la testa, cedendo allo sguardo da folletto della zia. Avvisammo anche anche il nonno, il quale decise di non unirsi a noi. Andammo subito via, contenta di essermi risparmiata la seduta della zia, per evitare di tornare tardi.
Mentre uscivamo, sentii lo zio Jasper sussurrarmi < Calmati, cerca di tranquillizzarti >.
Ero davvero ansiosa. Non sapevo cosa dire alla mamma, quanto lei sapesse. E non parlarle non mi sembrava opportuno. Fui travolta da un'onda di sicurezza e di pacatezza che non veniva da me, ma da quello che in quel momento aveva preso le parti del mio agelo custode. Per quanto non fosse così evidente agli altri, tranne che a papà, lo zio Jasper mi aiutava sempre a sopprimere l'ansia. Il suo affetto nei miei conforti era tutto tranne che evidente, celato da un'apparente indifferenza che sapevo fosse voluta.
Gli diedi un leggero bacio sulla guancia, cercando di non farmi vedere, sapendo che non si sentisse a suo agio con gli sguardi puntati addosso. Erano ormai passati anni e il suo controllo era migliorato, ma nonostante ciò era spesso al centro di attenzioni e preoccupazioni.
Gli misi la mano sulla guancia e gli sussurrai grazie.
Ci dividemmo in due auto e io, come prevedibile che fosse, andai assieme a mamma e a papà- non solo per lasciare un po' di dintimità alla zia Alice e allo zio Jasper, ma anche perchè a mamma e a papà non piaceva che gli stessi lontana.
< Come mai tutta questa nostalgia? Di Forks, intendo > sogghignò papà mentre guidava la sua Volvo. Dire che adoravo quell'auto era dire poco. C'era quancosa, come del quadro del nonno, che mi affascinava.
< Perchè mi è mancata tantissimo. Forks, intendo > gli risposi, decidendo di stare al gioco. La mamma cercava di fingere di non sapere di cosa stessimo parlando, tentando di celare il sorriso che le stava nascendo. Mi sentii sollevata sapendo che ormai aveva capito e che non era nè preoccupapa e nè arrabbiata. Lo aveva saputo sin dall'inizio, dissi tra me e me, riconoscendo le sue improvvise decisioni di uscire, assieme alla zia Alice per negozi per giunta, ogni volta che dovevo vedere Jake. Come avevo fatto a non accorgermene?
< Sono curiosa di vederla. Chissà se è cambiata >, disse papà più a se stesso che a noi.
< Papà, cosa ha visto la zia, prima, quando eravamo a casa? >, gli chiesi, incuriosita senza un motivo preciso.
< Ahh.. >, disse lui cercando di trattenere una risata. Io e mamma lo guardammo, io più curiosa di prima. Capii che anche la mamma se lo era chiesto. < A quanto pare Charlie ha visite.. >, commentò lasciando in sospeso il discorso.
< E, chi sarebbero queste visite? >, gli chiesi, speranzosa che non fosse Jake. Volevo andare io a La Push, mi mancavano la spiaggia, l'intimità della casetta di Billy e quel verde onnipresente.
< I Newton >, sputò papà. Nonostante il divertimento nella sua voce, capivo che la cosa non gli andava a genio, e mi ricordai di Mike Newton. Non lo avevo mai visto prima, la mia curiosità cresceva sempre.
La mamma alzò gli occhi a cielo, ridendo, mentre papà lasciava cadere il discorso.
Arrivammo dal nonno verso le due. La mamma bussò e ci venne ad aprire lui, con la sorpresa dipinta sul viso.

Grazie mille a tutti per avermi aspettata xD Come al solito vi invito ad andare a vedere anche l'altra mia ff, e quella nuova che sto per pubblicare : D

FrAnCy_CuLlEn> Fraaancy, grazie mille, ancora. Spero tante che questo ti piaccia

 aniasolary: grazie miiille davvero, anche a te
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: budinss