Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Apple90    22/12/2010    7 recensioni
"Avada Kedavra!"
Un fiotto di luce verde scaturì dalla bacchetta di Draco, con una simile potenza da generare un immenso bagliore accecante. Il sottile ramoscello di legno che stringeva fra le dita iniziò a vibrare finché l’incantesimo non ebbe terminato il suo effetto.
Poco distante, il corpo minuto di Lisan Rowles ricadde a terra inerme come una bambola di pezza.
Hermione era salva.
"Scappa"
Fu l’unica cosa che Draco riuscì a pensare prima di accorgersi che era finita.
La cerchia di mantelli neri che lo circondava si fece più stretta, le bacchette sguainate e gli occhi iniettati di sangue.
Le sue labbra si mossero senza emettere alcun suono. Il cuore gli parve aver cessato di battere. Socchiuse gli occhi in attesa che la sua vita giungesse al termine.
Hermione era salva. Non sarebbe morto in vano.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The Outsider_ Prologo Ecco il primo capitolo della storia. Ringrazio Dalastor per i preziosi consigli e Argentlam e Stizy per il "supporto morale". Impossibile non nominare Top Gun Forever, per tutte le ore spese a sopportarmi. Aspetto con ansia le vostre recensioni.


Capitolo 1

Willgrave Lane

 

Se c’era una cosa che Lisan sapeva fare alla perfezione, oltre trascorrere intere nottate insonni davanti al televisore a ingozzarsi di cioccolato, quello era rubare: per quel motivo si trovava lì, in quell’afoso ristorante che si affacciava su Piazza del Campo, senza una meta ben precisa né un motivo che la spingesse del tutto ad agire. Era come bloccata, paralizzata dagli eventi che erano accaduti troppo velocemente.

Due giorni prima si trovava a Los Angeles, rintanata nelle cantine di in ufficio di assicurazioni automobilistiche nel quale era stata costretta a nascondersi.

Ed ora, a distanza di appena quarantotto ore, le sue All Star logore stavamo calpestando  il pavimento ben lucidato di uno dei locali più eleganti di Siena.

Tutt’intorno a lei c’erano soffitti affrescati, camerieri in uniforme dall’aspetto rigido e ben curato e carrelli ricolmi di secchielli di ghiaccio, bottiglie di Chianti e piatti da portata decorati.

Molti clienti l’avevano osservata come si osservava un moscerino particolarmente fastidioso. Come biasimarli?

Lisan non si cambiava da due giorni; aveva addosso una giacca di due taglie superiori alla propria, i suoi capelli castani erano umidi e stopposi e le ricadevano disordinatamente sul viso. Non l’avrebbe sorpresa il fatto che qualche cameriere, di lì a poco, si sarebbe avvicinato per invitarla ad andarsene.

Ma non sarebbe successo. Non quel giorno.

 

*°*°*°*°

 

I fari della Giulietta illuminavano la scia di asfalto che correva dritta attraverso i vasti campi di vigneti, immersi in un sottile strato di nebbia mattutina.

L’alba stava facendo capolino alle spalle delle colline toscane, dei campi di girasoli in fiore e dei pochi casali in pietra sparsi sulle alture, tingendo in cielo di una delicata sfumatura rosata. I suoi raggi iniziavano a lambire le terre del Chianti; esse splendevano di un immenso fascino antico che nessuno, in quel tratto di strada deserta, avrebbe mai potuto scorgere.

Harry adorava l’aria frizzantina che si respirava al sorgere del sole e il dolce profumo di erba appena tagliata. Il vento che sibilava attraverso il finestrino gli scompigliò i capelli corvini, riportandogli alla mente le giornate di Hogwarts trascorse a studiare Storia della Magia nel parco della scuola insieme a Ron ed Hermione.

E spostò d’istinto lo sguardo sulla plancia dei comandi, dove una foto fissata con lo scotch capeggiava al di sopra del computer di bordo. I volti dei suoi due amici, sorridenti nelle loro nuove uniformi del Ministero della Magia, gli restituirono lo sguardo. Erano abbracciati nell’atrio principale del Ministero durante il primo Anniversario della Caduta del Signore Oscuro, periodo di grandi festeggiamenti nel mondo dei maghi.

Harry sospirò.

Erano trascorsi nove mesi dal giorno in cui era stata scattata quella fotografia. Quel piccolo pezzo di carta aveva attraversato tre continenti, due oceani, almeno quaranta città differenti ed un discreto quantitativo di chilometri.

Harry tornò a concentrarsi sulla guida.

Le quindici torri medievali di San Giminiano svettarono nel panorama in fondo alla valle, illuminate dai fiochi raggi dell’alba.

Durante il periodo medievale più fiorente di San Giminiano le torri erano più di settanta: ogni famiglia nobile ne possedeva una come dimostrazione del proprio prestigio, arrivando a litigarsi per chi edificasse la torre più alta.

La pensione nella quale Harry soggiornava si trovava in prossimità della Torre Rognosa, la più alta rimasta in piedi.

Dopo aver varcato le vecchie mura perimetrali del borgo, parcheggiò l’auto e proseguì a piedi con la sola compagnia di qualche gatto randagio e del frastuono fastidioso provocato dalle pulitrici che percorrevano le strade.

La pensione si chiamava “La Quinta Torre”, era gestita da una coppia di cinquantenni ospitali e discreti. Le camere erano una decina, l’ambiente silenzioso e riservato: il luogo babbano ideale dove trascorrere un paio di giorni.

Harry comparve nel piccolo ingresso in pietra della pensione quando l’orologio appeso alla parete della repection segnava le cinque e venti del mattino. Il campanello che sormontava la porta accompagnò il suo ingresso con un tintinnio rumoroso.

Pochi istanti dopo, una figura minuta avvolta in una spessa vestaglia color topo sbucò dalla porta dietro il bancone. << Signor Evans.>> lo salutò la titolare della pensione che, nonostante gli occhi gonfi di sonno, riuscì a rivolgergli un sorriso cordiale.

<< Mi dispiace molto di averla svegliata.>> si scusò Harry.  

<< Non si preoccupi.>> La donnina si alzò in punta di piedi per raggiungere il quadro di legno della reception sul quale erano appesi diversi mazzi di chiavi. Parlava un inglese discreto, la sua voce rassomigliava ad uno squittio acuto. << Dirò alla ragazza delle pulizie di non disturbarla, questa mattina. Avrà intenzione di riposare.>>

Harry la ringraziò tacitamente con un sorriso mentre riceveva le chiavi della propria stanza. << Buona giornata.>> mormorò in italiano, per poi sparire su per la rampa di scale. La stanza numero 117, l’unica delle dieci disponibili ad essere occupata, si trovava al secondo piano dell’edificio ed era poco più grande del suo vecchio sottoscala di Privet Drive. L’arredamento era semplice e ben curato, gli unici elementi di mobilio erano il letto ad una piazza e mezza sistemato in un angolo, affiancato da un minuscolo comodino e da un armadio. Le due finestre che si affacciavano sulla strada principale erano alte e schermite da lunghi tendoni color porpora.

Nonostante fosse completamente solo, si accertò che nessuno lo stesse osservando; poi estrasse la bacchetta da una tasca interna del giubbotto e la posò sul comodino.

Il sole era quasi sorto. Un forte raggio di luce penetrava attraverso lo spiraglio della finestra, illuminando un triangolo del parquet ai suoi piedi.

Aveva bisogno di qualche ora di sonno, di una doccia e di qualcosa di più sostanzioso del sandwich trangugiato di fretta la notte precedente.

Harry si rese conto di essere esausto. Si sfilò i vestiti mentre avanzava stancamente verso il letto, abbandonando i jeans e il maglioncino sullo schienale di una sedia.

Rimasto in boxer, si lasciò cadere all’indietro sul materasso. Una sensazione di torpore lo invase dalla cervicale fino alla punta dei piedi.

L’ultima cosa che vide, prima di sprofondare in un sonno profondo, furono i volti sorridenti di Ron ed Hermione che gli sorridevano alle spalle dell’atrio principale del Ministero della Magia.

 

*°*°*°*

 

Due figure comparvero dal nulla nell’oscurità di un vicolo, avvolte in lunghi mantelli neri che lambivano le loro caviglie.

Da qualche parte, in lontananza, il rumore di una sirena. Tombini scoperchiati e ratti solitari facevano da sfondo ad un quartiere di periferia decadente, illuminato solo dal fioco bagliore dei pochi lampioni posti ai lati del marciapiede.

<< Fa freddo.>> mormorò la prima figura con voce roca, stringendosi nelle spalle tremanti.

<< Ti scalderai camminando, Marcus.>> disse di rimando Hermione Granger.

Marcus Flint emise un suono a metà tra uno sbuffo ed una risata. << Perché ci siamo smaterializzati così lontano?>>

<< Trovo bizzarro che il sottosegretario più giovane del Wizengamot non abbia mai letto Storie di Hogwarts.>> Hermione non riuscì a trattenere un sorriso ironico. << A meno che il signor Gildeus Flint, che curiosamente coordina l’Ufficio Assunzioni del Ministero, non abbia ritenuto superfluo spiegare al figlio un concetto fondamentale della Smaterializzazione.>> Il sorriso si fece ancora più ampio quando Marcus Flint, tremante nel suo mantello ricamato in oro, la osservò con gli occhi attoniti di uno studente impreparato all’interrogazione.

<< In presenza di incantesimi protettivi posti ai confini di un territorio, non è possibile smaterializzarvisi al suo interno.>>

Lo sguardo dubbioso di Flint non cessò con la sua spiegazione.

<< Come ad Hogwarts.>> soggiunse Hermione. << Perciò dovremmo proseguire a piedi. Tieni il passo. Abbiamo poco tempo.>>

S’incamminarono l’uno di fianco all’altra lungo il sentiero che conduceva su un’altura lontana dal centro abitato. Si lasciarono l’umida periferia alle spalle, percorrendo per quasi un’ora una strada provinciale che sfociava nell’aperta campagna.

Nessuno dei due parlò.

Marcus Flint le arrancava alle spalle con il suo passo goffo e dinoccolato.

Si vociferava che suo padre avesse stretto importanti amicizie con i Mangiamorte ai tempi della Seconda Guerra, ma era stato prosciolto dal Wizengamot ancor prima dell’inizio del processo. La pace non era bastata a sollevare il marciume dal Ministero.

Imboccarono un sentiero che si snodava dalla strada principale addentrandosi nella fitta vegetazione di un bosco. Gli alberi nel cuore della notte avevano un aspetto spettrale, si piegavano ricurvi con le loro forme minacciose sui malcapitati passanti.

Flint accelerò il passo e, in pochi istanti, le stava camminando accanto.

<< Siamo arrivati.>> disse Hermione, dieci minuti più tardi.

In una radura persa nella boscaglia si nascondeva un piccolo edificio in pietra dal tetto alto e spiovente. Un mulino di legno sulla facciata principale roteava lentamente, attingendo l’acqua gorgogliante dal fiumiciattolo che attraversava la radura, proseguendo a zigzag fino ad addentrarsi fra gli alberi.

Attraversarono un ponte di corda e giunsero in prossimità del portoncino d’ingresso.

Hermione diede un’occhiata fugace a Marcus, alle sue spalle. Poi bussò tre volte.

<< Parola d’ordine.>> disse una vocetta stridula dall’altra parte dell’uscio.

<< Polpette di Drago.>>

Lentamente, la porta cigolò sui cardini e si aprì.

In equilibrio precario su una grossa pila di volumi polverosi, nel tentativo di osservare il loro arrivo dallo spioncino, c’era un piccolo e gracile elfo domestico.

Non appena ebbero varcato l’uscio, la creaturina balzò giù dalla scaletta improvvisata e sprofondò in un immenso inchino. Il suo naso adunco sfiorò il pavimento.

<< Benvenuti a Willgrave Lane, signori.>> I suoi occhi a palla rotearono su Hermione e, per qualche breve istante, la scrutarono con meraviglia. << Signorina Granger, il Capo degli Auror del Ministero della Magia!>> squittì. E si chinò ancora, prostrandosi quasi ai suoi piedi. << E’ un onore conoscerla!>>

Un sorriso gentile si aprì sul viso di Hermione, che mantenne con fatica il portamento  professionale.

Prima di diventare Auror aveva lavorato un anno nell’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, occupandosi in prima linea della salvaguardia dei diritti degli Elfi Domestici.

<< Il piacere è mio.>> rispose all’elfo. << Come ti chiami?>>

<< Dobby, signorina!>> squittì, facendola trasalire. << Mio padre era il migliore amico di Harry Potter. E’ morto per salvarlo.>> Il piccolo Dobby si sistemò il lurido straccio che indossava come vestito. I suoi enormi occhi divennero lucidi. << Dobby è onorato di averne ereditato il nome. Anche lei era presente quando il padre di Dobby è morto, signorina! Lei ha aiutato Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro!>>

Marcus Flint inarcò acidamente un sopracciglio. << Questa storia è molto commovente, sul serio. Ma abbiamo del lavoro da sbrigare.>>

Hermione si morse un labbro. Ebbe la tentazione di colpire Flint con un incantesimo Cresciverruche. Ma in fondo quell’idiota aveva ragione: avevano poco tempo a disposizione prima di rientrare al Ministero.

<< Accompagnaci dal tuo padrone, Dobby.>> si limitò a mormorare.

Avrebbe voluto prolungare la conversazione con il piccolo Dobby, invece fu costretta a seguire l’elfo domestico attraverso uno stretto corridoio. Sbucarono in un soggiorno ampio dalla forma quadrata. La pareti in pietra erano decorate con arazzi e quadri antichi. Un fuoco scoppiettante ardeva nel grande camino di pietra, attorno al quale erano sistemati un divano e due grosse poltrone in pelle nera.

Una delle poltrone era occupata. Hermione poté distinguere una chioma di capelli biondi ben pettinati che faceva capolino dallo schienale.

<< Siete in ritardo.>> disse Draco Malfoy.

Quando si alzò e percorse i pochi passi che lo separavano dai due, Hermione parve essersi dimenticata di quando fosse alto.

Indossava dei pantaloni eleganti in tweed, un maglioncino color prugna sotto il quale faceva capolino il colletto ordinato di una camicia.

Rispetto a Marcus, più robusto e goffo nei movimenti, Draco appariva come una figura distinta, dal portamento aristocratico e austero tanto simile a quello di Lucius Malfoy.

Gli occhi di ghiaccio di Draco la scrutarono per qualche lungo istante, e fu come se fosse percorsa da una scossa elettrica. Poi, lentamente, il ragazzo le porse la mano. << Granger.>> mormorò. << Dopo la Caduta del Signore Oscuro, non ho avuto mai più l’onore di incontrarti, comandante.>>

 << Comandante ad interim.>> precisò Hermione. La sua voce le risultò piò acuta del solito. Se la schiarì nervosamente. << Sostituisco il Capo degli Auror in carica durante la sua assenza.>>

Draco annuì distrattamente. Si spostò verso Marcus Flint e lo salutò con un abbraccio che le risultò quasi fraterno.

Flint, prima di staccarsi, gli diede alcune pacche amichevoli sulla schiena.

<< Accomodatevi.>> Draco indicò loro il divano vicino al camino con un ampio gesto del braccio.

Hermione prese posto nell’angolo più lontano, sedendo composta con la schiena rigida come un manico di scopa.

Marcus, invece, che sembrava trovarsi perfettamente a proprio agio in quell’ambiente, vi si lasciò cadere comodamente.

<< Mi dispiace avervi disturbato nel cuore della notte, ma ci sono alcune importanti questioni di cui vorrei parlare con il Ministero.>> disse Draco, che sedette sulla sua poltrona. << Tra due settimane inizierà l’anno scolastico. Non c’è molto tempo.>>

<< Molto tempo per cosa?>> domandò Hermione.

Draco non si preoccupò di guardarla. Tenne gli occhi fissi sull’amico, come se lei fosse un semplice e garbato componente dell’arredamento.

<< Tre anni fa il Wizengamot nel Grande Processo contro i Mangiamorte ha condannato ad Azkaban centoventidue persone, tra le quali figuravano molti miei parenti.>> Draco fece una piccola pausa, osservando le fiamme ardenti del camino. << Dopo la caduta del Signore Oscuro, prima di diventare docente di Pozioni a Hogwarts, mi sono costituito volontariamente ed ho testimoniato contro i Mangiamorte. Ho nominato almeno una cinquantina di sostenitori di Voldemort. Mio padre, mio zio Ezius, i miei cugini di secondo grado corrotti che lavoravano al Ministero. E molti altri.>>

Marcus annuì in silenzio, ricordando in prima persona quei momenti.

<< Secondo il protocollo standard di protezione del Ministero, in quanto Testimone Protetto, ti è stata assegnata un’opportuna protezione fin dai tempi del processo.>> disse Hermione. << Non è stata sufficiente, forse?>>

Draco scosse il capo. << Non sto parlando della mia protezione, ma di quella di mia madre.>> Si passò nervosamente una mano nei capelli. << Temo che le possa accadere qualcosa.>>

<< Anche Narcissa Malfoy è stata assegnata al Programma di Protezione Testimoni del Ministero.>> fece eco Hermione.

<< Lo so, maledizione. E solo che…>>

<< Hai ricevuto delle minacce?>>

Hermione lo osservò attentamente e non ebbe bisogno di una sua risposta per capire di avere ragione. Le pupille di Draco si dilatarono e, per un attimo, parve abbandonare il muro austero dietro il quale si stava nascondendo. Aveva paura. Glielo lesse in ogni più piccola espressione del volto.

Draco annuì impercettibilmente.

<< Minacce?>> Flint sobbalzò sul divano.

<< Ti conviene informarci, in questo caso. Ogni particolare potrebbe essere importante.>> convenne Hermione. << Non sei tu a tenere le redini del gioco, e noi non siamo qui per divertirci. Rappresentiamo il Ministero.>>

Draco prese a torturarsi le mani, piegandosi in avanti sulle ginocchia come un cane rabbioso. I suoi occhi s’illuminarono d’ira, e non bastò il bagliore del camino ad affievolire la rabbia che emanavano.

La sua lotta interiore era palpabile. Se Draco Malfoy aveva deciso di mettere da parte l’orgoglio per lasciarsi aiutare da una mezzosangue divenuta capo degli Auror, probabilmente la situazione era ben più grave del previsto.

<< E va bene.>> sospirò infine Draco. << Vi racconterò tutto.>>

 

*°*°*°*°



 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Apple90