PARTE
TERZA
Draco teneva una lettera in mano, lo sguardo era fisso all’interno del camino scoppiettante, mentre stava seduto su una poltrona.
Le sue iridi argentee passarono dalle fiamme alla pergamena, mentre tratteneva a stento un’imprecazione tra i denti.
Non vorrei mai che la
tua famiglia venisse a sapere di questo piccolo
“incidente”, spero che tu
capisca la mia preoccupazione.
Con termini velati e, apparentemente, cordiali lo stavano minacciando. Chi poi lo stesse facendo doveva ancora capirlo, visto che il mittente si era volutamente dimenticato di firmare la lettera.
Maledì se stesso e la sua stupidità per essersi fatto incastrare, per aver dimenticato quali fosse i suoi doveri, per aver sognato un futuro diverso; ma, mentre lo faceva, si era già alzato e stava compilando una risposta, che il gufo arrivato quella mattina avrebbe riportato al mittente misterioso.
Non poteva rischiare che i suoi genitori lo venissero a sapere.
*
Vagava da parecchio tempo per le strade di Londra, quando si accorse di essersi persa.
Alla fine era uscita. Non è che avesse deciso consensualmente di disobbedire all’ordine del medico o di Emily, semplicemente la curiosità era stata più forte.
Così si era ritrovata in strada a guardarsi intorno, alla ricerca di non sapeva bene cosa che le facesse scattare un qualcosa nella testa.
Che la facesse ricordare.
A quanto aveva detto Emily, le sue memorie prima o poi sarebbero tornate, doveva solo stimolarle.
Ma si era persa.
Stava imprecando a mezza voce, quando un’insegna dall’altro lato della strada attirò il suo sguardo. Non seppe spiegarsi il perché, ma appena lesse il nome del locale, il suo cuore perse un battito e fu trascinata ad entrare.
Appena ebbe superato l’uscio un sorriso le nacque spontaneo sulle labbra, mentre si osservava intorno.
Quel bar le era familiare. Era il primo posto che incontrava che stimolava in lei un senso di consuetudine; senza pensarci due volte si sedette a un tavolo.
*
Pansy entrò di corsa nella stanza, guardandosi attorno alla ricerca della compagna. Daphne se ne stava seduta sul divano, leggendo un libro, mentre un sorriso divertito le si era disegnato sulle labbra.
«Daphne…» mormorò la ragazza con il caschetto, senza avvicinarsi. «L’ho persa…»
A quelle parole, la giovane bionda alzò di scattò lo sguardo sull’amica.
«Sei una cretina.» affermò, nel tono di voce si poteva cogliere una punta di irritazione.
Pansy accusò l’insulto, abbassando il capo, mortificata.
«Cosa facciamo?» chiese, dopo qualche minuto di silenzio.
Daphne la guardò con disprezzo, prima di replicare, acida.
«Sei te che mi hai chiesto di aiutarti in questa impresa, quindi io non farò proprio niente.» dichiarò, l’espressione che rimaneva impassibile e distaccata. «Se fossi in te, andrei a cercarla, comunque.»
Appena ebbe pronunciato quelle parole, tornò con le iridi sul libro che teneva in mano, da cui spuntava un angolo di pergamena.
La compagna aspettò qualche secondo, prima di voltarsi ed uscire dalla stanza.
*
Sophia era entrata nel locale, aveva preso qualcosa da bere e poi era uscita. Pensava che stando all’interno di quel posto a lei familiare si sarebbe ricordata qualcosa, ma nulla le era arrivato alla memoria; c’era solo stata, onnipresente, quella sensazione di quotidianità che l’aveva colpita.
Per la strada aveva iniziato a sentirsi un po’ preoccupata: non sapeva dove andare, né dove fosse. Forse Emily non aveva tutti i torti quando le aveva consigliato di non uscire di casa.
Camminava senza una meta, guardandosi intorno freneticamente; ma il suo senso dell’orientamento, se mai ne avesse avuto uno, l’aveva completamente abbandonata.
Dopo quelle che sembrarono ore, scorse una chioma bruna, disordinata. Non seppe nemmeno perché , ma si mise a correre verso quel ragazzo, fermandolo appena l’ebbe raggiunto con la mano.
Quando però il giovane si voltò, una profonda delusione la colse. Si sarebbe aspettata di vedere degli occhi verde smeraldo e non marroni, come quelli che la guardavano.
«Le serve qualcosa signorina?» le chiese, osservandola con aria sorpresa.
«No, mi scusi.» replicò, liberandolo immediatamente dalla sua presa e ricominciando a camminare nella direzione opposta.
Aveva quasi afferrato un nome; quando aveva visto i capelli di quel ragazzo, le si era formata nella testa un immagine, ma non era riuscita a fermarla. Era fuggita via, come tutto il resto.
Di chi erano gli occhi
verde smeraldo che avrebbe voluto incontrare?