Chapter
III
Crazy nights in Oxford.
«
Ti prego…», si lamentò Gilbert attirando l’attenzione del ragazzo al banco, «
Per favore, un’altro Long Island».
«
Gil, ne hai già bevuti tre!», gli rispose il ragazzo biondo che aveva di
fianco, « questo è l’ultimo»,
alzò la mano verso il cameriere, quello si avvicinò e prese l’ordine.
«
Arthur…», sbottò Gilbert con voce roca, « stasera quella belga me la faccio,
vedrai!»
L’inglese
gli batté una mano sulla spalla, Gilbert non aveva capito se era una pacca
amichevole per spronarlo o un: “mettitela via amico, tanto non te la da’!”, non
gliene importava granché comunque.
«
Vedrai, vedrai», continuava ad auto convincersi il berlinese, « Appena entra da
quella dannata porta, le salterò addosso!».
Arthur
Kirkland nascose un sorriso, «l’unico che ti salterà addosso, se lo farai
davvero, sarà il gigante olandese, e scommetto che sarà molto passionale con
te».
«
Tu ed il tuo umorismo del cazzo», sbuffò Gilbert, bevve un sorso del Long
Island e sospirò, Santo Cielo se non era fantastico, ogni sorso gli faceva
venire i brividi!
«
Oh, sono appena arrivati i Gemelli!», Arthur indicò la ragazza, automaticamente
Gilbert puntò gli occhioni verso di lei e un basso ringhio uscì dalle sue
labbra.
«
Li odio, ed odio pure Eliza!».
«
Suvvia amico mio, non essere così brusco!»
Gilbert
girò la testa dall’altra parte e sbuffò, quella sera non c’era molta gente, ok,
ad essere precisi, i ragazzi radunati in quel locale erano molti, ma non
superavano la soglia di quelli del venerdì sera, che conciati a festa a
schiacciarsi gli uni con gli altri a mo’ di sardine per riuscire ad entrare in
quel bar. Non fosse mai che poi i suddetti avessero sete! Una parola: bordello.
«
Dici che mi sono vestito troppo da damerino?», chiese il tedesco indicando
all’inglese il completo che aveva indosso. Quella sera aveva deciso, per una
volta, di ascoltare i consigli di Francis ed indossare qualcosa di elegante.
Non che non avesse vestiti che avrebbero soddisfatto persino i gusti difficili
del francese con la puzza sotto il naso. Era semplicemente che non si sentiva
sé stesso con quelle trappole addosso.
«
Stai bene, oh le tue ammiratrici sono qui», Arthur indicò un gruppetto di
ragazze con vocine stridule che urlavano: “Lui è Gilbert del F3*!”. Il tedesco
sbuffò, ecco le oche preferite di Francis. Che pazienza aveva quell’uomo per
sopportarle..
«
Fantastico..» sbottò sottovoce.
«
Che entusiasmo, Gil, ti prego parla più piano che mi metti davvero in
imbarazzo, cavernicolo tedesco!», rise Arthur, « Barman, un altro scotch!».
Gilbert
bevve un altro sorso del suo Long Island, era ancora scosso da ciò che era
accaduto quel pomeriggio, come poteva trattarlo in quel modo? Come poteva
meritarsi quelle parole e quella freddezza?
« Levami le mani di dosso»,
Elizaveta si scostò da Gilbert di scatto e raccolse il libro, cadutole durante
la sfortunata caduta tra le braccia del tedesco idiota. Gilbert la guardò
confuso. Non che si aspettasse baci appassionati o dichiarazioni d’amore, non
ancora, ma sperava almeno in un grazie!
« Ti prego di scusarmi se ti ho
evitato di schiantarti contro il tavolo», miglior difesa? L’attacco.
« Potevo benissimo cavarmela da
sola..».
« Sì con un trauma cranico,un’emorragia…», disse sarcastico il tedesco, la ragazza lo
fulminò con lo sguardo.
« Non essere ridicolo!»
«… e magari un’amnesia così che tu
possa dimenticare quel frocetto italiano», continuò Gilbert imperterrito,
pensando ad alta voce.
« Ma come ti permetti?!», gracchiò
Elizaveta, rossa in faccia, « non mettere Feliciano in questa storia».
« Che c’è? Paura che il Maccherone
venga a sapere di noi?», insinuò Gilbert
avvicinando il vico a quello di lei.
« Sapere cosa? Non c’è nulla da
sapere e non c’è nessun Noi», fece una paura, doveva auto convincersi della verità nelle sue
parole: « non c’è mai stato».
Gilbert barcollò, la ragazza aveva
appena azzerato la sua sicurezza di sé.
Aveva rimosso tutti i loro ricordi
insieme? Aveva cancellato tutto ciò che c’era stato e che tuttora c’era tra
loro?
« Sai che ti dico?», il ragazzo usò
una freddezza che lui stesso non pensava di possedere, « va all’Inferno, sei la
creatura più infida e miserabile che io abbia mai incontrato», detto questo si
girò e se ne andò. Ne aveva davvero abbastanza, non era il solo responsabile
della non riuscita della loro storia, senza dubbi era il maggior responsabile
ma non il solo.
Non sapeva se la ragazza avesse
pianto, dopo.
Sapeva solo di averla lasciata
immobile con lo sguardo puntato verso il vuoto e mille pensieri.
Aveva ragione lei, pensò ripensando
a ciò che lei gli aveva detto anni addietro.
Vivevano in mondi diversi.
Lui nobile e ricco ereditiere di un
impero economico tedesco.
Lei una semplice figlia di
professori.
Non potevano stare insieme.
E non avrebbero mai dovuto
incontrarsi.
«
Ci vedo doppio o quella è la belga?», prima che Arthur riuscisse a fermarlo, il
tedesco si alzò e si diresse a passo di carro armato verso la bionda. Era un
miracolo che quella sera l’omone non fosse nei dintorni, perché probabilmente
non sarebbe riuscito a tornare a casa intero se l’avesse baciata davanti a
quello là!
Comunque,
stavo dicendo: passo di carro armato verso la preda. Senza dire nulla, le si
piazzò davanti e la baciò.
Immediatamente
un silenzio tombale avvolse il locale, sembrava che persino il dj avesse
fermato il disco, non credendo ai suoi occhi.
Le
ragazze del locale non sapevano se ridere o piangere, tanto erano sconvolte.
Molti
dei ragazzi del locale si erano quasi strozzati bevendo, ed i restanti avevano
la bocca spalancata a mo’ di caverna.
Gilbert
era troppo ubriaco per capire il motivo, quelle scenette accadevano di
continuo, circa due o tre volte alla settimana, ma fu lusingato di ricevere
tanta attenzione.
Arthur,
povera anima, balbettava parole senza senso.
Antonio
spuntato da chissà dove era caduto a terra in preda alle risate, non accennava
a smettere.
Romano
poco lontano, seduto ad un tavolo con i suoi amici, era deliziosamente
sorpreso, non credeva che i crucchi fossero di quella sponda, aveva sentito che
fossero piuttosto puritani.
Francis
era passato da una colorazione rosea abbronzata a un blu livido, cercando di
capacitarsi di ciò che stava accadendo.
E
Gilbert..
Gilbert
stava baciando Francis.
***
«
Dimmi che non è accaduto, Antonio», quella cantilena andava avanti da ormai
mezz’ora, « dimmi che non è accaduto».
«
Vuoi che non ti dica che Gilbert non ti è saltato addosso, ti ha baciato
appassionatamente davanti ad almeno cento persone e poi è svenuto tra le tue
braccia?», lo canzonò Antonio e riavviò le coperte di Gilbert.
«
La mia vita è finita», disse semplicemente il francese, in preda alla
depressione più nera.
«
Grazie a questo coso ubriaco», indicò Gilbert tremando, « ora sono davvero un frocio francese!».
« Avanti, vedi che si
dimenticheranno presto!», come no, pensò Antonio, aveva visto chiaramente
Lovino, dannata l’anima sua, fare delle foto e uno dei suoi fare un video,
probabilmente tutta quella roba era già su YouTube, o lo sarebbe stata presto.
« No non è vero! Sarò per sempre
lo zimbello di tutti!», prese un fazzoletto e si asciugò elegantemente il naso,
« Tutto il mondo saprà ciò che è successo stanotte, essere famoso è così
fastidioso certe volte!».
« Lascia perdere sul serio, è
stato molto più ridicolo vederti scappare con la tua faccia livida e Gilbert
trascinato per un orecchio mentre diceva: “Oh sì, piccola, mi piace
violento!”», Francis rabbrividì, ma quello spagnolo da chi l’aveva preso il
tatto? Dal mafioso italiano? O dallo svizzero dal grilletto facile?
« Come puoi ricordarmi queste
cose?», strillò con voce spezzata, « dovresti essere mio amico!».
Antonio rise ed in risposta
aggiunse: « dovevi vedere le facce delle ragazze, davvero, amico, erano tra
l’eccitato e lo scandalizzato».
« Le ragazze?», argomento
preferito di Francis: « le ragazze cosa?»
« Erano con la bava alla bocca!».
Ed ecco Francis di nuovo nel
mondo dei suoi fantastici pensieri, con tante pollastrelle che lo circondavano
e lo osannavano per chissà quali motivi. La maggior parte erano bionde, il
Creatore gliene era testimone, le bionde lui le adorava, anche perché
s’intonavano alla perfezione con il suo aspetto fisico. Due biondi, un ragazzo
ed una ragazza, sarebbero stati senz’altro al centro della scena! Specialmente
a Parigi, dove i biondi erano scarsi e i bruni li schiacciavano di numero.
Gilbert aprì gli occhi, sbadigliò
e fissò il soffitto sopra di sé.
Le voci dei due amici gli
arrivavano appannate e fastidiose, aveva la testa che a momenti gli scoppiava.
Quanto aveva bevuto? E perché i
due bastardi si ostinavano a parlare ad alta voce? non erano mica in una
fabbrica! Si mise a sedere sul letto, si addossò sui cuscini e attese che i due
lo notassero.
« Oh, ma tu guarda!», esclamò la
voce calda di Antonio, « il nostro bell’addormentato si è svegliato
finalmente!».
« Questa non la passi liscia,
Gilbert», miniacciò Francis.
Gilbert lo fissò con l’aria più
innocente del mondo.
« Che è successo?».
« Non ricordi?».
Gilbert si passò una mano tra i
capelli, « no».
« Mi hai quasi violentato ieri»,
il tedesco sbiancò. Si rammentava la scena di un bacio appassionato, ma credeva
di averla sognata, ma comunque non era possibile, perché lui aveva baciato una ragazza!
« Non essere ridicolo, mi sono
fatto la belga!».
« Non era Frédérique**, era Francis», puntualizzò sarcasticamente Antonio.
« Co-cosa?», Gilbert era scandalizzato, in vita sua non aveva
mai nemmeno sfiorato negli suoi incubi peggiori l’idea di baciare un ragazzo.
«
Fantastico, ora quest’idiota mi scambia per una ragazza!», sbottò Francis
ferito, « Io sono più uomo di quanto tu sarai mai, belloccio!».
Antonio
fece un ghigno sarcastico, convinto del contrario.
« Oh
Santo Cielo», Gilbert era di un bianco innaturale, se normalmente era pallido, ora era semplicemente di un
colore cadaverico, cosa che spaventò non poco Antonio.
«
Riprenditi, Gil!», disse preoccupato lo spagnolo e toccò la fronte del tedesco
per assicurarsi che non scottasse.
« E’
successo fuori dal River vero?», chiese la voce tremante di Gilbert.
« Oh
no, eravamo perfettamente dentro, tedesco del cavolo!», disse Francis con una
vena di sarcasmo.
Gilbert
si adagiò meglio sui cuscini, se fosse stato in piedi, le ginocchia gli
avrebbero ceduto senz’altro.
«
Davanti a tutti?».
« C’era
anche il mafioso stasera, ci ha fatto un sacco di foto», l’informò il francese.
«
Merda, ora sarà già tutto su twitter! E su facebook, e su YouTube! La mia vita
è finita!».
La
scena ad Antonio ricordava un vago deja-vu. Quei due erano più simili di guanto
pensassero.
« La
prossima volta impari a bere meno», disse Francis e si alzò dal ciglio del
letto, dove era seduto fino a poco prima. Andò verso la porta, « Vuoi un caffè
Antonio?».
« Sì,
grazie Francis, arrivo subito!», gli rispose Antonio e si girò verso Gilbert.
Il tedesco gli rivolse uno sguardo pietoso.
« Tony,
trova il cubano, ho bisogno di roba forte!», disse Gilbert.
« Ma si
può sapere perché hai bevuto tanto?», chiese curioso Antonio, « non ti serve
tutto questo per correre dietro ad una gonna!».
« Per
rincorrere una ragazza no, ma per dimenticare un’altra sì».
« Si
tratta di nuovo di Elizaveta?».
« Come
sempre amico mio, come sempre», ripeté Gilbert, più a sé stesso che ad Antonio.
« Non era in quel locale, vero?».
« Non l’ho vista, ma c’erano i Gemelli del Malaugurio se t’interessa»,
l’informò Antonio.
Gilbert fece una smorfia.
« Che vadano entrambi
all’Inferno», disse gentilmente Gilbert, «va’ ora che voglio riposarmi un po’»,
detto questo, si girò verso la parte opposta e cercò di dormire. Domani sarebbe
stata una giornata lunga.
***
Lovino era seduto su un
divanetto, annoiato, come al solito, sempre la stessa gente, niente di nuovo,
solamente una moltitudine di inglesi insignificanti e grigi. Seriamente, si
chiedeva come aveva fatto quel popolo a procreare nel corso della sua storia. A
suo avviso gli inglesi erano il popolo più freddo e distante che gli fosse mai
capitato sotto tiro, e conoscendo alcuni danesi, freddi pure loro, ne sapeva
qualcosa. Quei britannici evitavano il contatto fisico come la peste. Lui era
italiano, e gli italiani erano molto amichevoli e caldi la maggior parte del
tempo.
« Fréd?», la ragazza al suo
fianco si era appisolata, lui la scosse per farla tornare vigile. La bionda gli
rivolse un caldo sorriso e gli si strusciò contro con sguardo malizioso. Lui le
posò un bacio sulle labbra, percependo lo sguardo di ghiaccio del cugino di lei
posato su di lui.
« Keith***, sei sempre molto
socievole ed amichevole al tempo stesso», sorrise sarcasticamente Lovino. La
ragazza rivolse uno sguardo di sufficienza all’olandese, che in tutta risposta
si girò di spalle ai due.
« Mi accetterà mai come tuo
principe azzurro su una bellissima Ferrari bianca?», chiese Lovino teatrale
alla ragazza.
« Ignoralo quel cretino,» rispose
semplicemente Frédérique. Lovino rise di gusto e la ragazza si unì alla sua
risata.
Feliciano se ne stava in disparte
a sorseggiare un vino rosso che aveva fatto importare dall’Italia apposta per
sé. Elizaveta gli aveva mandato un messaggio per dire che non poteva venire e scusandosi.
Quindi era rimasto solo quella sera, lui e la compagnia di suo fratello. Non
che lo intrattenessero molto, Lovino e la belga si spalmavano l’uno contro
l’altra e l’olandese se ne stava zitto a fumarsi qualcosa, a giudicare dalla
faccia era pure potente. Prima o poi si sarebbe fatto offrire qualcosa.
« Feliciano, cosa c’è?», Lovino
si era accorto dello sguardo perso nel vuoto del gemello.
« Niente».
« Feliciano…», ripeté Lovino,
concentrandosi su di lui.
Feliciano sospirò e si decise a
sputare fuori la verità:
« Eliza non è venuta».
« Non è la prima volta, se non
sbaglio, giusto? Quella studia pure mentre dorme, lo starà facendo anche ora»,
lo consolò Lovino.
« Non è questo il punto».
« E cosa c’è, allora?», chiese
Lovino preoccupato.
« Vash ha detto di averla vista
con Beilschmidt oggi», Feliciano abbassò gli
occhi, « a suo dire non è successo nulla, ma sono comunque in pena», confessò
Feliciano con voce debole.
« Parli del loro passato? E’
questo che ti preoccupa, Piccolo mio?», Lovino si ostinava a chiamarlo “Piccolo
Mio”, anche se erano nati solo ad un’ora di distanza l’uno dall’altro. Era
sempre stato molto protettivo nei confronti del suo gemello, specialmente dopo
che avevano perso i genitori a causa di un gruppo di malviventi a Roma. Dopo
l’episodio, insieme al nonno Cesare, si erano trasferiti a Venezia, dove
avevano vissuto la maggior parte della loro vita.
« Lei continua a dire che lui non
significa nulla, ma io li vedo quegli sguardi, la tristezza dei suoi occhi,
quando anche solo per sbaglio si posano su quel dannato albino del cazzo», si
alterò tanto da spezzare il bicchiere
con il vino tra le dita. Le schegge di vetro gli ferirono le dita.
Frédérique prese un fazzoletto di
lino e gli pulì la mano dal sangue. La rattristava la vista di quel ragazzo,
tanto simile al suo Lovino, con quello sguardo malinconico. Gli accarezzò le
guancie ed il ragazzo sorrise. Era davvero adorabile quando sorrideva.
« Fréd smettila che sono geloso»,
disse Lovino afferrandola per la vita e portandosela sulle gambe. La belga rise
e baciò l’italiano con passione.
« Tieni», disse semplicemente
Keith porgendoli la sua pipa, aveva appena finito di fumare, e l’aveva riempita
di nuovo. Solo l’odore, ancora prima che fosse accesa inebriò Feliciano, che
non si fece ripetere due volte l’offerta.
Fumò di gusto, ed il buonumore
tornò a disegnarsi sui suoi lineamenti abbronzati.
« Feliciano, guarda là», gli
disse la voce scioccata di Lovino.
Il tedesco, causa della tristezza
di Feliciano era balzato in piedi, ed era corso verso il francese e gli era
letteralmente saltato addosso.
« E’ un attacco sessuale, vero?»,
chiese Feliciano incredulo, tutto avrebbe creduto tranne che quell’albino in
particolare nutrisse interesse verso l’altra sponda.
« Io lo sapevo che quel francese
era frocio», sottolineò Frédérique storcendo le labbra, in un ghigno
canzonatorio.
« Non ci credo, dov’è il mio
Iphone?», Lovino prese a cercare disperatamente il suo telefonino, non poteva
lasciarsi scappare una scena del genere, l’avrebbe messa su internet la sera
stessa.
Anche Keith filmò la tenera scena
d’amore tra i due ragazzi. Anche se dal colore bluastro della faccia del biondo
francese, non sembrava che apprezzasse le attenzioni del suo amico tedesco.
Durò qualche minuto, ma sarebbe
diventata leggenda per decenni.
Ora il tedesco si era accasciato
tra le braccia del francese, che lo sostenne, con uno sguardo da animale
inferocito verso il compagno di bevute.
« Lo sta trascinando fuori per un
orecchio?», la belga spalancò gli occhi, sorpresa che l’orecchio del tedesco
avesse una tale forza di opposizione alla gravità, qualsiasi altro si sarebbe
già staccato.
Lo spagnolo invece le aveva
rivolto uno sguardo sorridente, quando l’aveva individuata tra gli spettatori
della piccola scenetta improvvisata. Quel ragazzo la lasciava interdetta,
sembra troppo solare per essere vero. Forse ci avrebbe fatto amicizia, un
giorno o l’altro, dopotutto aveva sempre desiderato visitare Madrid e Granada.
Author’s Corner
Chiedo umilmente perdono per il
ritardo nell’aggiornare! >_< sono stata parecchio occupata negli ultimi
tempi, quindi.. scusate… XD
Ringrazio delle vostre dolci recinsioni! J
*F3= Gilbert, Francis, Antono. Ho visto un drama coreano
chiamato boys over flowers di recente e quindi ho deciso di chimare il Bad Friends Trio così.
** Frédérique=
il nome che ho dato a Belgio.
***= Keith=
il nome di Olanda.