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Autore: Jerry93    23/12/2010    12 recensioni
Lunga è la via per la redenzione. Sofferenza, dubbi, odio. Gioia, certezze, amore. Hermione e Draco. You and Me.
"Lo Slytherin alzò un sopracciglio. Lei arrossì.
-Posso baciarti?-
Il sorriso che si aprì sulla sua bocca fu il più bello che Hermione avesse mai visto.
Gioioso, gentile, grato.
-Accomodati- le rispose, come ad invitarla ad entrare in una casa in cui, da tempo, aveva lasciato le sue valige.
Soddisfatto, solare, semplice.
Lei si alzò sulle punta dei piedi, così da poter essere alla sua altezza.
Dolce, desideroso, destabilizzato.
Cercò, improvvisamente spaesata, il contatto con le sue mani. Lui gliele fece trovare subito.
Le loro dita si intrecciarono in un nodo indissolubile.
Afrodisiaco, ansioso, attratto.
Hermione si sporse, instabile sul suo appoggio improvvisato.
Posò la sua bocca su quella di lui.
Indeciso, impressionato, innamorato."

[Chapter 12, Abstinence and Satisfy]
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Becoming Us'
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Chapter twelve, Abstinence and Satisfy

Finalmente la sua reclusione sembrava volgere al termine. A poco meno di ventiquattro ore, nel tardo pomeriggio dell’indomani, Madama Chips l’avrebbe reso nuovamente un uomo libero. E Draco Malfoy sapeva perfettamente che la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata accendersi una sigaretta, la cui astinenza lo stava facendo letteralmente impazzire. Purtroppo l’infermiera era stata categorica: niente fumo, alcol o sostante stupefacenti per i degenti.

Quella donna è proprio un’ ignorante aveva concluso il ragazzo non appena era venuto a conoscenza di quelle norme eccessivamente restrittive.

Così, mentre cercava di sopravvivere al desiderio di respirare nuovamente l’odore del tabacco bruciato,  si era visto costretto a cercare di riempire nel miglior modo possibile le infinite ore del suo ricovero.

Fortunatamente Daphne e Blaise erano venuti a trovarlo con una certa frequenza, passando ore intere a raccontargli i nuovi pettegolezzi di Hogwarts.

Ciò che più gli fece piacere però, furono le visite quotidiane di Hermione. Ogni giorno infatti, la ragazza, poco dopo cena, arrivava in infermeria tenendo tra le braccia un quaderno azzurro con tutti gli appunti delle lezioni della giornata.

Fantastica.

Stava proprio studiando le sue ordinate annotazioni sull’ultima lezione della McGranitt, quando la ragazza entrò nell’infermeria.

-Disturbo?- gli aveva domandato sorridente.

Lui aveva alzato lo sguardo dal blocco degli appunti. Evidentemente devo aver perso la concezione del tempo si disse, mentre i loro sguardi si incrociavano.

Eppure tutto ciò era estremamente strano. Madama Chips non aveva ancora servito la cena, se quel purè di patate quasi liquido e quel brodino di verdure insapore potessero essere definiti “cena”.

Poi, la guardò meglio.

Indossava un abito blu scuro lungo poco oltre le ginocchia e senza spalline.

La ragazza mosse un passo sicuro sui tacchi a spillo delle sue decolleté laccate per raggiungerlo.

Il suo viso gentile era coperto da un trucco leggermente più marcato di quello usuale e i suoi capelli ribelli era stati domati in un ordinata e semplice acconciatura.

Per poco, Draco Malfoy non rischiò di raggiungere il Redentore. Bellissima.

Eppure, il rapido cervello dello Slytherin giunse a conseguenze che avrebbe preferito evitare.

-Ciao Draco - le disse lei con la sua solita gentilezza. Sta cercando di prepararmi alla notizia pensò Draco.

-Ciao Hermione. Dove stai andando?- le chiese senza darle il tempo di pensare ad una qualsiasi scusa.

Lei alzò un sopracciglio sentendo il tono eccessivamente curioso di quella domanda.

-Ad una cena del Lumaclub – gli rispose lei tranquilla, mentre si sedeva su una delle sponde del letto.

-Vai a prenderti una giacca. Il cardigan bianco può andare bene-

Hermione lo guardò sconvolta.

-Hai ragione, prenditi anche la sciarpa che ti ho regalato- continuò lui annuendo.

- Ginny e Lavanda hanno impiegato quasi l’intero pomeriggio per cercare di domare questi- disse la ragazza, indicando con un gesto teatrale i suoi ricci perfettamente raccolti – Io andrò a quella cena così come sono, che tu lo voglia o no, signor Malfoy!-

Questo scostò le coperte e saltò giù dal letto.

-Cosa stai facendo?- gli chiese Hermione raggiungendolo e cercando di riportarlo a letto.

-Ovvio, vengo con te e mi assicuro che nessuno ti metta le mani addosso!- esclamò lui, come a sottolineare l’ovvietà della sua affermazione.

La Gryffindor incrociò le braccia al petto e stette in silenzio.

Quel gesto imperioso obbligò un Draco affranto a ritornare nel suo giaciglio con lo sguardo basso.

-Smettila di fare il bambino-

Lui le rivolse un occhiata poco gentile.

-Con chi ci vai?- le chiese non appena lei sembrò abbassare la guardia.

-Sola-

-Chiedi a Potter di accompagnarti- le ordinò lui.

- Harry ci viene con Ginny – gli spiegò lei, cercando di sembrare tranquilla sebbene stesse cominciando a perdere le staffe.

-Chiedi a Weasley, allora- insistette lui.

- Ron ha deciso di passare la serata in compagnia di Lavanda nella sua stanza da Prefetto-

Sul volto di Malfoy comparve una faccia schifata.

-Oh, per Salazar! Che scena riprovevole!-

La Granger sembrò richiamare tutti i santi del paradiso magico affinché le dessero la forza di non prenderlo a sberle.

Conclusa la sua preghiera, sospirò pesantemente.

-Non ti preoccupare, nessuno mi importunerà. Ci sarà Marcus con me-

Lo Slytherin sembrò essere sul punto di aggiungersi alla schiera dei fantasmi di Hogwarts.

Evidentemente Hermione aveva esagerato.

-Non costringermi a legarti, amore- cominciò Draco, le mani in procinto di stritolare il povero lenzuolo già molto stropicciato del suo letto – Siediti qui – le disse indicandole una porzione del letto pericolosamente vicina al suo corpo – e fai la brava-

Il sopraciglio di Hermione, come dotato di vita propria, salì di nuovo verso l’alto.

-Smettila di fare l’idiota, Draco –

-Promettimi che non permetterai a nessun essere umano di genere maschile, San Potter escluso, di toccarti per più di due decimi di secondo-

Lei sbuffò.

-Ok-

-No, Hermione, devi dire: “ Giuro solennemente che non permetterò ad alcun uomo, vecchio o bambino che sia, di toccarmi per più di due decimi di secondo”- disse lui, scuotendo la testa piano e con un’espressione seria e risoluta sul suo viso.

-Non farò mai una tale pagliacciata, Malfoy – rispose lei, altrettanto determinata.

Alla fine lo Slytherin dovette arrendersi.

 

-Beh io vado, allora- disse Hermione mentre si alzava.

Draco riuscì ad afferrarle una mano poco prima che la lontananza tra i loro corpi diventasse eccessiva.

-Aspetta- le disse.

Hermione si voltò, invitandolo a parlare.

- Blaise mi ha detto che gli devo una sigaretta per, come le ha definite lui, le “consumazioni della mia signora”. È vero?- le chiese.

Lei abbassò lo sguardo imbarazzata. Dannato Zabini!

-Scusa, Draco. Provvederò a pagare i miei debiti personalmente il prima possibile- gli rispose Hermione, cercando di evitare il suo sguardo.

-Non ti preoccupare, l’ho già fatto io per te-

-Scusami, non ero proprio completamente in me- insistette lei, nel tentativo di trovare una scusante alle sue azioni.

La stretta della mano di lui si fece più salda.

-Ti chiedo solo una cosa, Hermione. La prossima volta, nel caso in cui ti venisse nuovamente voglia di fumare, vieni da me-

Vieni da me.

 

Aveva aspettato che il rumore dei tacchi della ragazza fosse lontano, poi aveva afferrato la sua bacchetta e formulato rapidamente l’incanto.

Il suo lupo argenteo, dopo essere uscito dalla punta della sottile stecca di Biancospino e dopo essere saltato sul suo letto con fare ruffiano, aveva atteso ordini. Il ragazzo, immergendo la mano nel suo pelo luminescente, vi aveva lanciato un incantesimo vocale.

“Daphne, fa in modo che Hermione stia lontana da Belby. Avverti anche Blaise”

 

***

 

Per amicizia si può fare molto, ma la richiesta di Draco, questa volta, era decisamente esagerata. Blaise, poi, aveva preso la cosa decisamente in modo negativo.

-Dovremmo fare le balie della Sanguesporco per tutta la sera?- aveva detto, con quella che sembrava molto una costatazione e ben poco una richiesta.

- Blaise, sai bene che lo avrebbe fatto Draco, se non fosse recluso in infermeria- rispose Daphne mentre, dopo aver rifatto il nodo della cravatta del ragazzo, cercava di sistemare, aiutandosi con una spazzola, il suo ciuffo disastrato.

-Perdi tempo, amore- constatò lui pacato, tirando la ragazza un po’ più vicina – Quell’idiota mi dovrà ben più di una sigaretta, comunque -.

La Greengrass, dopo cinque minuti di intenso armeggiare, lanciò l’oggetto di plastica con cui aveva cercato di pettinare i capelli del ragazzo contro il muro. Sospirò affranta preda di una disperazione oramai maturata nel tempo, la quale però, durò per pochi istanti.

-Te l’avevo detto- disse Zabini, portandosi la mano destra davanti alla bocca per coprire uno sbadiglio.

La ragazza, che intanto aveva preso a sistemare il colletto della giacca del fidanzato, lo zittì con un bacio.

-Restiamo qui- le sussurrò lui, allontanando per un breve istante le loro labbra.

Lei sorrise.

-Per poi ritrovarmi tra venti minuti sola con te, profondamente addormentato? No, grazie- scherzò lei – Muoviti - lo esortò la ragazza, specchiandosi rapidamente per controllare la sua acconciatura.

 

Il professor Lumacorno aveva fatto un ottimo lavoro con il suo ufficio, ampliando la stanza con un eccellente incantesimo di Estensione Irriconoscibile e aggiungendo tavoli imbanditi e comodi divani di un terribile color melanzana.

Non appena l’uomo panciuto li vide entrare tenendosi a braccetto, corse loro incontro.

- Blaise!- esclamò gongolante, perfettamente a suo agio in quella stanza dove la quasi totalità dei presenti si era imposta un falso sorriso di cortesia – Sono molto felice che tu sia venuto, anche perché la tua accompagnatrice allieta indubbiamente l’atmosfera!- continuò quello, indicando la Greengrass e il suo tubino bianco avorio.

La ragazza, trovando finalmente un’utilità alle stupide lezioni impartitele da un insegnate privato per volere dei suoi genitori Purosangue, finse di non offendersi per la totale non curanza con cui l’uomo la trattò e si limitò ad annuire ogni tre o quattro parole del suo fidanzato.

Poi, dopo quasi dieci minuti di interrogatorio, il borioso professore di Pozioni li lasciò liberi.

Si guardarono in giro in cerca del loro obbiettivo.

La loro ricerca fu breve: Hermione Granger era seduta ad uno dei piccoli tavoli rotondi sparsi casualmente per tutta la stanza e chiacchierava con la Weasley e lo Sfregiato.

La Rossa doveva aver detto qualcosa di divertente, visto che Potter, paonazzo in viso, faceva fatica a respirare e la Mezzosangue, piegata sulle ginocchia, si teneva una mano sullo stomaco.

Fu proprio in quell’istante che Belby, vestito con un elegante completo nero, le si avvicinò e, porgendole la mano destra in un modo eccessivamente elegante, la invitò a ballare.

Lei scosse piano la testa e deviò l’invito, probabilmente, pensò Daphne, affermando di non saper ballare. Il Ravenclaw non si arrese e, chiedendo con un’occhiata aiuto ai due Gryffindor che accompagnavano la saputella, provò ad insistere.

Questa volta però, la Weasley cominciò a muovere le braccia in modo scoordinato, in quella che sarebbe potuta sembrare un’esortazione.

Volente o nolente, Hermione Granger accettò.

-Sgualdrina- disse Blaise, rompendo il filo dei pensieri di Daphne.

Il ragazzo, dopo aver reso pubblico il proprio pensiero, si allontanò dalla Greengrass, indicando con un cenno della testa il tavolo dove venivano servite le sostanze alcoliche, contrabbandate da qualche loro compagno di Casa.

 

***

 

-Non pensavo fossi così recalcitrante- le sussurrò Marcus mentre, posandole una mano sul fianco, obbligava la ragazza ad appoggiarsi contro il suo petto.

Hermione, rossa in viso come lo era stata poche volte nel corso della sua vita, scusò il suo comportamento dicendo di avere una totale incapacità nel ballo.

Lui, stringendola più a sé, le disse di lasciarsi guidare e di seguire i suoi movimenti.

-E così il tuo fidanzato ti ha messo delle guardie del corpo al seguito- constatò il Ravenclaw, prima di lanciarsi in un semplice volteggio, che ad Hermione sembrò un numero di ballo acrobatico.

Afferrandosi alla sua spalla nel disperato tentativo di non ritrovarsi spiaccicata contro il pavimento come una povera balena spiaggiata, cercò di formulare una risposta all’affermazione di lui che fosse breve e concisa.

-Evidentemente si- cominciò lei – E comunque lui non è il mio fidanzato!-

Quest’ultima frase, purtroppo eccessivamente lunga, fu la causa di un doloroso giramento di testa quando Marcus si prodigò in un casqué.

Forse, agli occhi di un osservatore esterno, la Granger sarebbe potuta sembrare una leggiadra ballerina. La ragazza invece, si ripromise di non salire più su quelle vomitevoli montagne russe.

Sul viso di Belby intanto, si era dipinto uno strano sorriso.

-Perfetto, perché non ho proprio intenzione di essere la causa della rottura di un fidanzamento- disse lui sicuro di sé.

-Stai per caso cercando di dirmi qualcosa, Marcus?- gli domandò Hermione, la quale ebbe la percezione di sentire una voce stridula dire la parola “baldracca”. Voltandosi verso la direzione da cui aveva percepito quel suono, vide solo una chioma di biondissimi capelli volteggianti e un elegante abito color avorio che si allontanavano a passo marziale.

Marcus ridacchiò.

- Non conoscevo questo lato così egocentrico di Hermione Granger … - cominciò lui, quasi riflettendo ad alta voce – Comunque, si. Cercavo di dirti che sei bellissima-

La ragazza mormorò piano un ringraziamento, rafforzando la presa delle sue mani sulla schiena di lui, troppo presa dal timore di inciampare nei propri piedi per ascoltare cosa lui avesse da dirle.

 

***

 

-Sono veramente una bella coppia quei due, non trovi?- chiese Harry alla fidanzata.

Questa bevve un lungo sorso della sua Acquaviola e rispose annuendo piano.

-Secondo te ha finalmente liquidato Malfoy?- insistette il ragazzo.

-Non so. Credevo ci fosse qualcosa tra quei due- disse vaga Ginny.

-Probabilmente, Hermione ha finalmente capito che ci sono partiti decisamente migliori di quell’idiota platinato- ipotizzò serio Potter.

La Weasley restò in silenzio. Qualcosa, nella sua testolina nascosta da lisci capelli color carota, non le tornava.

 

***

 

La serata di Hermione si concluse presto. Dopo un paio di balli tra le braccia di Marcus infatti, la testa aveva preso a vorticare. Così, scusandosi e dicendo d’essere stanca, si era staccata dal ragazzo, il quale, però, sembrava tutt’altro che deciso ad allontanarsi.

L’aveva stretta nuovamente tra le braccia e aveva avvicinato le labbra alla sua guancia.

-Non ti lascerò così facilmente a Malfoy – le disse dopo aver appoggiato la sua bocca alla pelle di lei e prendendole una mano.

-Ti accompagno al tuo dormitorio-

Mentre quelle parole uscivano dalla bocca del Ravenclaw, questo aveva preso a trascinarla per tutta l’ufficio di Lumacorno e, una volta giunto sulla porta, si era congedato dal professore con un gesto educato della mano.

Era rimasto in silenzio per tutto il tragitto, rischiando, nel suo poco gentile trascinare, di far inciampare la ragazza.

Infine, davanti ad un’indignata Signora Grassa, Belby le si era avvicinato e, spingendola dolcemente, l’aveva bloccata tra il suo corpo caldo e la gelida parete secolare che dava sulla Sala Grande dei Gryffindor.

-Devi solo dirmelo e io mi fermerò- sussurrò piano lui sulle sue labbra.

 

Era stato un bacio lungo. Era stato un bacio coraggioso. Era stato un bacio voglioso. Era stato un bacio gentile. Era stato un bacio bugiardo, come il ragazzo che glielo aveva dato.

Lui aveva liberato le labbra di Hermione dalle proprie solo dopo aver appagato tutto il suo desiderio, lasciandola livida dall’imbarazzo e leggermente affannata.

-Buonanotte, Hermione­ – le aveva detto, accarezzandole i capelli spettinati in cui aveva infilato le mani, preda della passione. Lei non gli aveva risposto.

Lo aveva seguito con lo sguardo fino a quando non lo vide svoltare l’angolo del corridoio. Si era lasciata scivolare, fino a ritrovarsi seduta sulle pietre del pavimento. Aveva ascoltato i suoi passi fino a quando questo le era stato possibile. Si era guardata le mani tremanti, per poi nasconderle subito al suo sguardo.

- Draco vuole parlarti-  

La voce sgradevole della Greengrass la ridestò.

Lei si alzò. Ad ogni passo che fece percepì sulla sua anima la gravosità di ciò che aveva compiuto.

Ad ogni passo il suo orgoglio crebbe.

 

Draco camminava avanti e indietro, percorrendo, con passi irosi e rapidi, un breve tragitto attorno al suo giaciglio. Blaise lo guardò in silenzio, grattandosi ogni tanto la testa e rendendo ancora più disordinati i suoi capelli spettinati.

Poche volte aveva potuto vedere il suo compagno di Casa in quello stato e mai, prima di quel momento, aveva potuto distinguere la tensione dei suoi muscoli tesi. Non c’era espressione sul volto di Draco, animato dalla mandibola contratta.

L’arrivo delle due ragazze fece interrompere a Draco la sua marcia. La guardò a lungo, ma lei resse il suo sguardo, troppo fiera per rendersi conto che, se almeno lo avesse abbassato, lo avrebbe fatto soffrire di meno.

-Uscite- ordinò Malfoy ai due Slytherin, che obbedirono senza aprire bocca.

Aspettò che fossero soli.

Poi, tese la sottile tendina che circondava il suo letto e rese Imperturbabile il piccolo anfratto così creatosi.

-Vorrei che tu fossi al mio posto- cominciò il ragazzo, mentre si sedeva sul letto e cominciava a fissare le sue mani incrociate – Vorrei che tu provassi ciò che sto provando io. Vorrei farti soffrire-

-Fallo-

La risposta gelida e fiera della ragazza lo sbalordì.

-Ti stai divertendo?- gli chiese furioso, alzandosi all’improvviso e afferrandola per le spalle.

-Forse- disse la ragazza – Se non hai nulla da dirmi, andrei a dormire-

Il ragazzo non riuscì a controllare il suo corpo. Si ritrovò con la mano ad un nulla dal volto di Hermione, senza sapere come questa era arrivata lì. Se non si fosse fermato all’ultimo istante, l’avrebbe colpita.

Non un muscolo si mosse sul viso di lei.

Avrebbe accettato il suo colpo.

Non si sarebbe opposta.

Un colpevole che accetta la condanna, ma qual’era la sua colpa?

-Dimmi la verità- la implorò, sfiorandole con una carezza la guancia che stava per percuotere.

La Granger sembrò riflettere. Sapeva di dovere molto a quel ragazzo.

- Ho incontrato Belby la notte dell’attacco di Voldemort, stava andando in infermeria per chiedere a Madama Chips qualcosa per il mal di stomaco- gli disse la Granger.

Lui la guardò senza capire.

-Il giorno dopo, ha cominciato a diventare onnipresente. Mi aspetta fuori dalla porta della classe, mi accompagna in biblioteca, andiamo a pranzo e a cena assieme. E parliamo, parliamo tanto –

L’espressione sul volto di Malfoy non prometteva nulla buono. Se la ragazza stava per rinfacciarle in cosa quel finocchio di Belby gli era superiore, l’avrebbe presa a sberle veramente.

-La materia in cui lui va meglio è la mia favorita. Il mio libro preferito è anche il suo. Ascolta persino musica Babbana, la stessa che piace a me-

Il giudizio di Malfoy venne momentaneamente mandato in cortocircuito dalle parole della ragazza. Evidentemente, quella ragazzina non era a conoscenza del suo grande orgoglio.

- Marcus è il ragazzo perfetto. Casualità, mi è cascato tra le braccia-

Quando il suono di quei vocaboli raggiunse il cervello dello Slytherin questo sembrò ridestarsi dopo un lungo sonno.

-Questi sono gli scherzi del Destino- constatò la ragazza alzando una delle sue mani, ancora tremanti – Ho trovato il mio spirito affine ora, proprio mentre le mie certezze stanno andando a rotoli. Ora che il numero delle mie disgrazie può fare concorrenza con quelle di Mirtilla Malcontenta- continuò, dicendo ad alta voce cose che da tempo pensava ma che mai, prima di quel momento, aveva avuto il coraggio di pronunciare - Ci deve essere qualcuno lassù con un cuore veramente grande- scherzò lei.

Hermione si ritrovò stretta tra le braccia del ragazzo in quello che sembrava un abbraccio alquanto soffocante.

-Dio mio, grazie- sospirò lui, immergendosi nei suoi ricci e respirando il suo profumo – Pensavo che ti fossi realmente infatuata di quel damerino con un manico di scopa infilato nel sedere-

Hermione cercò di scostarlo leggermente per poterlo guardare negli occhi. Lui mugugnò qualcosa e rafforzò la sua presa sul suo corpo.

-Scusami Draco –

Lui alzò le spalle.

-La prossima volta avvertimi prima- le disse con una punta di rancore nella voce.

Hermione acconsentì.

-Quindi mi assolvi da tutti i miei peccati?- gli domandò lei scherzando.

-Per te questo e altro- rispose lui pacato.

-Anche se ti dicessi che l’ho baciato?-

Draco l’afferrò per le spalle e le diede uno scossone.

-Tu cosa?!?- chiese assumendo una preoccupante tinta bordeaux.

Hermione gli ripeté la sua colpa.

-Tu hai baciato lui prima di me?!?- insistette Draco quasi urlando. Fortunatamente avevano reso la zona Imperturbabile.

-Hai detto che mi avresti assolto da tutte le mie colpe!- rispose lei.

-E infatti non ce l’ho con te, ma con quel vigliacco di un Ravenclaw che ha osato toccare le tue labbra, sebbene fosse noto a tutta popolazione di Hogwarts che mi appartengono!- esclamò furioso Draco.

- A dire il vero, mi ha chiesto il permesso di farlo-

Lo sbraitante Malfoy ammutolì.

-Scusa?- le chiese convinto di aver capito male.

-Cosa dovevo fare?-

Lui alzò un sopracciglio.

-Per esempio dirgli che hai contratto una strana forma di lebbra incurabile ed altamente contagiosa o, se proprio non volervi dirgli una bugia, potevi dirgli che sei una promessa sposa, la mia promessa sposa!- esclamò lo Slytherin sconvolto dall’ovvietà di quella domanda.

-Tu non sei Draco Malfoy - concluse la ragazza squadrandolo e stupendosi dei suoi frequenti cambi d’umore.

-Scusa, sono in astinenza da una settimana. Sto diventando come quella pazza di mia zia!- urlò portandosi la mano nei capelli.

-Abbiamo reso questa zona Imperturbabile, ti basterà far Evanescere il mozzicone- gli consigliò la Gryffindor.

- Hermione sei un genio!- disse quello mentre correva verso il comodino dove si trovava il suo intonso pacchetto di sigarette.

 

Quella notte, mentre tra una parola e l’altra Draco svuotava la sua personale riserva di tabacco, il Principe delle Serpi e la Regina dei Grifoni progettarono il loro piano.

Obbiettivo finale: truffare il truffatore.

 

***

 

Quella giornata si prospettava essere una delle peggiori della sua bieca esistenza. Sicuramente, pensò Draco Malfoy mentre continuava a camminare, quel giorno poteva essere piazzato immediatamente dopo quello in cui era stato marchiato come una qualsiasi bestia da soma e dopo la serata passata a tingere le piastrelle del bagno della Malcontenta di un acceso rosso scarlatto. Ma del resto, con il passare degli anni, aveva cominciato ad abituarsi a quella strana sensazione che, per motivi noti solo all’Illustrissimo Merlino, lo faceva sentire come un parafulmini per disgrazie. A tutto ciò poi, andava aggiunta la “cotta” che si era preso per Hermione, l’unica ragazza in tutta Hogwarts che non gliela avrebbe mai servita su un piatto d’argento, implorandolo di prenderla, e ringraziandolo dopo averle fatto provare quel magnifico senso di unicità che solo lui poteva dare. Ovviamente, lo Slytherin stava parlando dell’anima dell’orgogliosa Gryffindor, la quale, nell’ultimo periodo, stava dimostrando doti d’attrice melodrammatica da far invidia al Principe delle Serpi stesso. E il caro Belby, illuso caprone ignorante, ci stava cascando con tutte le scarpe.

In tutti questi aspetti negativi però, era riuscito a trovarne uno positivo: può un Ravenclaw alquanto promettente essere più fesso di un troll di montagna?

Domanda retorica.

Proprio in quel momento, raggiunse il campo da Quidditch della scuola. Gryffindor contro Hufflepuff, partita fantasticamente inguardabile.

Chi avrebbe vinto, la squadra dello Sfregiato Sfortunatamente Sopravvissuto o quella della Casa di Hogwarts che sembrava scegliere i propri membri in base alla loro cialtroneria?

Dilemma.

Forse avrebbe avuto una risposta al suo dilemma, se fosse riuscito a rimanere sveglio fino alla fine della partita.

Si guardò in giro in cerca di Hermione e del suo pidocchioso accompagnatore, i quali, ovviamente, sembravano aver deciso di prendere la cosa con calma estrema.

Draco rimpianse la mancanza di Blaise e Daphne. I due compagni di Casa infatti, non appena aveva proposto loro di andare a vedere la “partita” tra Gryffindor e Hufflepuff, avevano cominciato a costruire fantasiose scusanti tra loro contraddittorie. Alla fine Zabini, con poche parole come era solito fare, aveva posto fine alla discussione. “Sabato mattina dobbiamo scopare” . Inutile fu fargli notare che la frequenza con cui i due condividevano il letto era più alta di quella di qualsiasi roditore.

Il biondo si sistemò una spilla verde appuntata al colletto della giacca. Sull’oggetto tondeggiante scorrevano alcune frasi, delle quali la meno offensiva si concludeva con una richiesta di delucidazioni su chi, nella coppia Potter/Weasley, avesse ricevuto da Madre Natura gli attributi maschili.

Mentre sulla spilla la proposizione “Potter trovati un uomo” si muoveva pacata, Hermione e Belby comparvero all’orizzonte. I due ragazzi camminavano vicini sorridendo e chiacchierando in modo amichevole. Sembravano quasi sinceri. Quasi.

Sul volto del povero Ravenclaw vi erano ancora i segni della sua vendetta e dei tre giorni trascorsi da Madama Chips.

Certo, farlo svegliare una mattina senza i suoi due amichetti al loro posto, forse, era stato uno scherzo leggermente eccessivo, ma lui del resto si era macchiato con il reato più grave: toccare la sua Hermione. Sicuramente questo sarebbe stato un monito per i prossimi folli che avrebbero deciso di osare tanto.

L’aspetto più divertente di tutto ciò fu che, quando Hermione venne a sapere che aveva usato solo un incantesimo Dissimulante, la ragazza gli aveva detto che avrebbe preferito farglieli sparire definitivamente.

Quella Gryffindor, a volte, era diabolica. Molto spesso, a dire il vero, nell’ultimo periodo.

Fatto sta che questa aveva accettato la richiesta di Draco, acconsentendo a farsi accompagnare in infermeria tutti i giorni e a giurare solennemente di rispettare alcune semplici regole sul comportamento da tenere con il Ravenclaw. In cambio, la ragazza aveva voluto solo il suo silenzio sul duplice volto di Belby.

Aveva cercato di convincerla a raccontare la sua ipotesi a qualcuno. Ma il Preside, a parere della ragazza, era troppo impegnato per poter sprecare tempo con le sue idee e la McGranitt non avrebbe capito. Allora le aveva consigliato di parlarne con Drew, ma lei gli aveva risposto che non erano più in buoni rapporti.

La cosa gli sembrò strana ma purtroppo, ne ebbe la certezza quando poté percepire in prima persona la freddezza di entrambi durante il corso pomeridiano tenuto dal nuovo professore.

Draco concentrò completamente la sua attenzione sulla Gryffindor, pur sapendo che sul volto di Belby vi era un falso sorriso di circostanza a cui sarebbe stato suo dovere ricambiare. Il Ravenclaw, evidentemente, si offese e tirò a sé Hermione, allacciando un braccio attorno ai suoi fianchi e stampandosi in viso un ghigno soddisfatto.

Avrebbe voluto che la ragazza gli tirasse una sberla, ma sapeva benissimo che, se lo avesse fatto, la sua copertura sarebbe andata a farsi benedire dalla strega Morgana. Constatò piacevolmente che la ragazza, forse a causa della sua presenza, non rispose in alcun modo a quel gesto. Decise di accontentarsi, ripromettendosi di rendere le norme da lui stabilite per il loro patto più restrittive il prima possibile.

-Andiamo?- domandò Hermione, interrompendo il lungo scambio di occhiate truci dei due.

Malfoy aveva annuito vago.

Belby se ne era uscito con un “Certo, amore” che fece tendere tutti i muscoli dello Slytherin. Questa, per quel che lo riguardava, era una prova certa della falsità del ragazzo.

Bene, allora adesso posso ucciderlo dedusse Draco.

-Volete sedervi nelle tribune delle vostre Case?- chiese ancora la Gryffindor, quasi come se avesse il desiderio di liberarsi il prima possibile di quei due.

Ovviamente, Marcus disse che preferiva seguirla.

-Rinnegare la propria Casa per una ragazza- commentò Malfoy, mentre cominciava ad avviarsi verso le scale che lo avrebbero condotto agli spalti semivuoti verdi ed argentei degli Slytherin – Stupido, vile e banale-  commentò acido, abbassando la voce, sebbene sapesse di essere perfettamente udibile.

Belby gli rispose. La sua frase fu volgare e se ne pentì non appena Hermione cominciò a guardarlo sconvolta. E bugiarda, come lui.

Meglio di lui.

 

***

 

La partita fu più noiosa del solito. Oltre all’inutilità di quel rincorrere alcune palle a cavallo di insicuri trabiccoli di legno, quella partita ebbe anche la fortuna di essere completamente scialba. Già dopo i primi minuti infatti, con quasi sessanta punti di vantaggio, l’esito di quella partita era certo. Evidentemente, le ore supplementari di allenamento fortemente volute dal nuovo capitano Harry, ristabilitosi completamente, avevano sortito il loro effetto. Persino Ron, l’eterno insicuro, parava la Pluffa con una strana certezza nei gesti, molto vicina alla strafottenza. Ogni presa del Weasley poi, era accompagnata da una rumorosa ovazione da parte di Lavanda e di alcune ragazze da lei convinte ad alzarsi, fischiare e urlare il nome del suo fidanzato. Lo aveva chiesto anche a lei, leggermente rossa in viso per l’imbarazzo. Aveva acconsentito. Se Lavanda aveva avuto il coraggio di chiedere a lei di fare il tifo per il suo ex fidanzato pur di farlo felice, chi era lei per tirarsi indietro, evitando di fare una pessima figura imitando una scimmia urlatrice?

La cosa che più la impressionò di quella partita però, fu la grande affinità di Harry e Ginny. Pur giocando in due ruoli totalmente diversi, i loro occhi non smettevano mai di cercarsi, pronti ad intervenire nel caso in cui l’altro fosse stato in difficoltà. Potter, nel suo tipico atteggiamento da cavaliere della Tavola Rotonda, si era quasi preso un bolide in pieno petto, così da evitare che questo colpisse la sua gracile fidanzata. La quale, non appena vide il suo gesto, cominciò ad urlare che non aveva bisogno di una baby sitter. La Weasley gli ricambiò il favore alla prima occasione.

Hermione, osservandoli, ne ebbe la certezza.

Il loro era amore. Un amore semplice e sincero.

Li invidiò.

Voleva anche lei qualcuno con cui condividere quel sentimento, qualcuno che la capisse, qualcuno da amare.

Voleva smettere di essere sola.

-Come mai Malfoy non gioca più a Quidditch?- le chiese all’improvviso Belby.

Non capì immediatamente quella domanda, poi ricordò.

Non aveva visto la prima partita del campionato di Quidditch, quell’anno. Sapeva solo che i Ravenclaw avevano sconfitto gli Slytherin.

Tu non sai cosa ha passato e a cosa ha rinunciato per te le aveva detto Daphne Greengrass. Si era chiesta spesso a cosa si riferisse la ragazza.

-Scusa, devo andare- gli aveva risposto, alzandosi e dileguandosi rapidamente.

 

Aveva freddo. Stava ripercorrendo rapidamente la strada per il Castello. Harry, Ron e Ginny si sarebbero arrabbiati quando, a partita conclusa, lei non sarebbe andata a complimentarsi con loro.

Aumentò il passò.

Percepì una presa salda attorno al polso destro. Quell’idiota di Belby l’aveva già raggiunta. Si fermò e si voltò.

-Senti, Marcus … - cominciò.

Le parole seguenti le morirono in gola.

-Hai le mani gelide, Hermione – constatò un Draco Malfoy, leggermente preoccupato e appena affannato.

-Ho freddo. Sto tornando al castello- gli rispose lei, creando delle vanescenti nuvole di vapore ad ogni parola.

Lui si slacciò il giubbotto e, afferratele le mani, gliele condusse fino alla stoffa calda dei suoi vestiti. La ragazza percepì la consistenza tonica del suo corpo.

La strinse a sé.

-Cosa stai facendo?- gli domandò Hermione.

Lui alzò il sopracciglio destro.

-Mi pare ovvio, ti scaldo-

Le gote della Gryffindor si tinsero di un rosso acceso.

-Potrebbero vederci- disse lei, meno desiderosa di staccarsi da lui di quanto desse a vedere.

La presa di Draco si fece più sicura, mentre immergeva il viso nei suoi ricci profumati.

- Draco – lo chiamò.

Luì si spostò. Le loro labbra a pochi centimetri di distanza.

La baciò. In modo rude e passionale, liberando tutti i freni che si era imposto e smettendo, finalmente, di trattenersi. Lui la voleva, glielo aveva detto in tutti i modi che conosceva.

Lei lo aveva volutamente ignorato e ora doveva subire le conseguenze della sua scelta.

Immerse la mano destra nei suoi capelli, afferrandoglieli con forza e continuando a stringerla a sé.

Avvertì le mani di Hermione, che lui stesso aveva riparato sul suo corpo, allontanarsi e allungarsi sui fianchi della ragazza. Inerme e fragile tra le sue braccia.

Non si stava opponendo al suo gesto, ma non lo stava neppure condividendo con lui.

Di nuovo, solo lui cercava lei.

L’allontanò, conscio e colpevole.

-Scusami- aveva mormorato, con lo sguardo basso, mentre faceva aumentare con passi rapidi e ampi la distanza tra i loro corpi.

Si voltò.

Solo.

 

***

 

Draco se ne era andato. Forse spaventato, forse arrabbiato. 

Aveva interrotto quel loro contatto rapido e fugace, lasciandola lì sola.

Si portò una mano alla bocca, toccandosi le labbra ancora calde del bacio dello Slytherin.

Era sicura. In quei secondi troppo brevi in cui i loro corpi si erano accarezzati, aveva potuto sentirlo di nuovo. Ne era così certa perché le sue orecchie ne erano rimaste quasi assordate. Eppure, dopo tutto quel tempo, risentire il battito del suo cuore, agitato da qualcosa di diverso dalla paura, le era sembrato bellissimo.

Quel bacio le era sembrato bellissimo.

Lui era bellissimo.

Cominciò a correre.

Poco le importava dei capelli spettinati che si agitavano nel vento e del suo aspetto disordinato.

Corse, sentendo i suoi muscoli tendersi per accontentare le richieste sempre maggiori del suo cervello, in quel momento focalizzato solo su un unico pensiero. Raggiungerlo.

Lo vide sparire dietro il legno massiccio della porta d’ingresso della scuola. Aumentò ancora il passo, rischiando di non riuscire a fermarsi sull’uscio, che spalancò trafelata.

Lo vide salire lo scalone dell’atrio. Lo chiamò, piegandosi un attimo per riprendere fiato. Quando si rialzò i loro sguardi si incrociarono.

Nei suoi occhi grigi poté vedere un breve bagliore. In silenzio, le stava chiedendo le motivazioni del suo comportamento.

Hermione salì rapida le scale a due pioli alla volta.

Finalmente poteva raggiungerlo. Voleva raggiungerlo.

Doveva raggiungerlo.

Fu ad un passò da lui.

Inciampò sull’ultimo scalino.

Le braccia forti di lui la sorressero.

La ragazza sussurrò piano un ringraziamento.

-Devi dirmi qualcosa?- le chiese Draco.

-In realtà devo chiederti qualcosa- gli rispose Hermione.

Lo Slytherin alzò un sopracciglio.

Lei arrossì.

-Posso baciarti?-

 

Il sorriso che si aprì sulla sua bocca fu il più bello che Hermione avesse mai visto.

Gioioso, gentile, grato.

-Accomodati- le rispose, come ad invitarla ad entrare in una casa in cui, da tempo, aveva lasciato le sue valige.

Soddisfatto, solare, semplice.

Lei si alzò sulle punta dei piedi, così da poter essere alla sua altezza.

Dolce, desideroso, destabilizzato.

Cercò, improvvisamente spaesata, il contatto con le sue mani. Lui gliele fece trovare subito.

Le loro dita si intrecciarono in un nodo indissolubile.

Afrodisiaco, ansioso, attratto.

Hermione si sporse, instabile sul suo appoggio improvvisato.

Posò la sua bocca sulla sua.

Indeciso, impressionato, innamorato.

Draco non attese oltre e rispose a quel contatto, afferrando nella salda presa delle sue labbra quelle di lei.

Mordicchiò piano il suo labbro inferiore, domandando con quel gesto il permesso di avere il pieno accesso alla sua bocca. Quella di lei si dischiuse leggermente.

Il calore che gli avvolse e la necessità di quel bacio troppo atteso li lasciò senza fiato.

Draco le concesse un attimo di pausa, che usò per piegarle la testa in modo che quel contatto fosse più comodo per entrambi.

La mano di Hermione si perse nei capelli ispidi e biondi della nuca di lui.

Inosservati, nascosti in un anfratto della scuola di Hogwarts, quella lunga danza continuò a lungo.

Note dell’Autore

Comincio subito questo spazio facendo un ringraziamento.

Grazie a Lady Annette, per il suo ineccepibile lavoro da correttrice di bozze, di questo capitolo e della quasi totalità di quelli precedenti, e per la sua comprensione.

 

Per quanto riguarda il capitolo, beh non è il mio preferito. Ho deciso di cambiare completamente la trama della mia storia (nella prima versione di You and Me, non si sarebbe scoperto così presto di Marcus). L’ho fatto per un motivo semplicissimo: mi sono reso finalmente conto (forse) che quella che sto scrivendo è una Dramione e che le mie lettrici vogliono questo. Vi starete chiedendo cosa me l’ha fatto capire. Vi rispondo che sono una serie di fattori, tra i quali alcuni (come il calo del numero di recensioni e la perdita di alcune persone che avevano messo la mia storia tra le ricordate) più visibili di altri.

Il fatto che Belby fosse un “malvagio Mangiamorte”, comunque, era già stabilito e, infatti, avevo piazzato due giganteschi suggerimenti per le lettrici più attente. Nella mia testa di sadico, però, c’era il forte desiderio di farvi adorare il suo personaggio, per poi distruggerlo con un colpo solo.

Alla fine, ho cambiato idea.

Risultato? Un Hermione prostituta e un Draco estremamente comprensivo.

Ho deciso di utilizzare la funzione “rispondi”, quindi niente pagine infinite con le risposte ad personam, questa volta (le risposte arriveranno il prima possibile, lo prometto).

 

Non era questo il capitolo “natalizio” che volevo “regalarvi”, ma, per problemi personali, ho deciso di prendermi una pausa. Quindi, Buon Natale a tutti!

Spero a presto,

 

Jerry

 

P.S.: grazie di cuore a tutte le persone che hanno messo la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate e a chi ha recensito.

 


   
 
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