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Autore: FunnyPink    23/12/2010    9 recensioni
La mia storia, mi dispiace ma non ho saputo trattenerla mi è venuta e ho dovuto scriverla, le parole sono uscite con vita propria.
Edward e Bella sono destinati a incontrarsi, lei non ha avuto una vita facile, vive per strada, neanche lui ha conosciuto subito la felicità, ma l'ha trovata grazie e a Esme e Carlisle, ma quando entrerà nella sua vita Bella...
Sono umani, sono giovani, cosa hanno da perdere, tutto e niente!
Dal -Capitolo 10-:
-Dopo qualche secondo la sua voce mi arrivò agli orecchi
"aiutami, ti prego, Edward, aiutami"
Crollò, le sue gambe cedettero, e sentii, il suo peso scivolare giù, le feci forza sul suo corpo tenendola, in un attimo mi ero chinato, e le avevo passato un braccio dietro i ginocchi, la sua testa stava appoggiata di lato al mio braccio, senza forze, ma sveglia, sentivo il respiro e lievi gemiti
"Edward, ti prego"
"ci sono io, non ti preoccupare ci sono, io, ti aiuto io"-
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Salve Ragazzi!Siamo alle porte del Natale ormai,feste e cenoni, regali e pensierini! Scommetto che buona parte di voi ha perso già la testa!

Questo è il nuovo capitolo spero possa esservi gradito, sapevo cosa scrivere, già era programmato, ma avevo paura e non sapevo se vi sarebbe piaciuto come mi sarei espressa, quindi o la va o la spacca, no? ci vediamo in basso!

 

 

 

Pov Bella

 

 

 

Quando quella mattina mi svegliai, mi sentii rilassata e di buon umore, come non succedeva da un po'. Avevo dormito profondamente e niente aveva disturbato il mio sonno.

Aprendo gli occhi notai colui al quale sicuramente dovevo questo stato di grazia mattutina. Edward dormiva ancora a pancia in su, mezzo scoperto e il cuscino tutto storto, quando dormiva si agitava talmente tanto che spostava ogni cosa insieme a lui, spostava pure me, per fortuna che di solito avevo il sonno facile.

Stiracchiandomi mi alzai lentamente,cercando di non svegliare il bell'addormentato, controllai l'ora e notai che erano le nove passate, così dopo una rinfrescata mi diressi al piano inferiore dove trovai invece Esme  che sbirciava nei pensili della cucina.

Buongiorno Esme” lei si volse immediatamente e per la prima volta mi salutò con un caloroso sorriso

ciao Isabella, ti sei appena svegliata?”

si, stamani ho fatto più tardi”

hai fatto bene, io sono così abituata ormai ad alzarmi presto, Edward dorme ancora?”mi chiese

si, l'ho lasciato che dormiva ancora”annuii e basta in risposta.

Mi preparai la colazione con caffè, latte e il solito cornetto.

Gli altri stanno ancora tutti dormendo?”

No Alice è uscita presto, l'hanno chiamata per un problema a lavoro ma dice che tornava presto era solo un cavillo, una firma credo in un documento, dovrebbe essere qui a momenti, mentre gli uomini e Rosalie sono tutti su in palestra, li stavo per raggiungere, vieni anche tu?” mi propose, notai allora i suoi leggins grigi e la canottiera bianca, molto sportiva e moderna come abbigliamento.

Annuii incuriosita e dopo aver ripulito le stoviglie, pochi minuti dopo Esme, salii fino all'ultimo piano.

Diciamo che le cose con Esme erano quasi stabili, c'era ancora un po' di imbarazzo, forse dovevamo solo conoscerci.

Già quando mi avvicinai sentii la musica provenire dalla stanza.

Aprendola trovai tutti i Cullen indaffarati in esercizi e in movimento.

Ehi Bella buongiorno!” mi salutarono un po' tutti con entusiasmo, continuando con i loro allenamento. Jasper scese dal suo strumento sospirando stanco e sudato e mi venne incontro.

Che fai sulla porta entra e unisciti a noi se ti va, altrimenti puoi sederti sui tappeti vicino a mamma e Rose”

Detti un'occhiata a Carlisle che stava correndo su un tappeto agilmente, mi sorrise gentile al mio sguardo e ricambiai, Emmett stava sollevando pesi sulla panca e agitò le mani in segno di saluto. Rosalie e Esme stavano invece facendo dello stretching, entrambe portavano delle scarpette che sembravano da ballerina e avevano il piede posato sulla sbarra e il corpo flesso sopra la gamba, io credo mi sarei rotta a stare così tanto piegata. Rimasi ancora a guardarle mentre cambiavano gamba ed esercizio, mentre i ragazzi continuavano con i loro strumenti la musica cambiava, e loro cantavano, persino Carlisle, nonostante la corsa canticchiava.

Ero distratta dal lucernario quanto mi sentii toccare sui fianchi, feci quasi un salto, e mi volsi di scatto, in tempo per vedere Edward sghignazzare, gli diedi un buffetto sulla spalla in segno di rimprovero visto che mi aveva spaventato.

Eccolo il dormiglione, sembri ancora nel mondo dei sogni”

sono solo rilassato, ma sono ben sveglio...Jasper serve a te lo step o posso utilizzarlo”

no ho già fatto, prendilo pure”

grazie, faccio un po' di allungamento prima” poi si abbassò di lato “tu che fai, rimani qui o ti allunghi?”ironizzò

non saprei da dove cominciare, ho paura che al primo movimento mi spezzerei in tanti pezzettini” Edward rise del mio umorismo, ma mi abbracciò più forte e mi diede un bacio sulla testa

vieni” mi guidò sul tappeto di gomma più avanti, vicino alla stereo.

Mi fece fare un po' di movimenti per sciogliere il mio corpo, lui non sembrava averne bisogno, arrivò subito a toccarsi i piedi, alzare le gambe e piegarle con angolature strane. Non è che fossi così legnosa, il fatto di essere magrolina mi rendeva agile anche se non molto sciolta, il problema è che non capivo mai alla prima che fare negli esercizi e mi ritrovai spesso quasi legata con braccia e gambe, suscitando ilarità nei miei compagni attività.

Edward era così impegnato a farmi fare gli esercizi, che ci prese gusto forse a vedermi annodare, e pensai anche che li stesse inventando per mettermi in difficoltà, fortunatamente mi ero svegliata bene e con un buon spirito di autoironia, e ogni volta che perdevo l'equilibrio o mi confondevo ridevo anche io insieme agli altri. Anche Rosalie si unì a me e Edward, mentre Esme continuò con esercizi e movimenti che avrei detto fossero di danza classica.

ci sei?”

mi disse Edward all'ennesimo stravagante movimento da eseguire. Però in quel momento non so perché la mia attenzione fu attirata da un particolare, anzi da una parte fisica del corpo di Edward, eh si perché in quel momento gli stavo fissando il fondo schiena che, a causa esercizio particolare, si poteva notare molto bene. E era anche un bel vedere, insomma sono donna e gli occhi son fatti per guardare.

Bella sei con me?”mi chiese ancora attirando la mia attenzione

si scusami, mi ero distratta”

da cosa?” magari pensava stessi facendo dei brutti pensieri, ma che dovevo fare oggi ero così di buon umore che non resistetti, mi sentii un po' imbarazzata comunque, e sicuro un po' le guance si tinsero, però glielo confessai

da te, sai che hai un bel fondoschiena?” mancò poco che perdesse l'equilibrio cadendo, e dopo avermi lanciato un'occhiata molto stupita con le sopracciglia che gli arrivavano in cima alla fronte, scoppiò a ridere, così come tutti nella stanza che mi avevano sentito, anche io mi unii a loro. Quando riacquistò un minimo di controllo però mi ringraziò,

grazie piccola, anche tu hai davvero un bel culetto” continuava a ridere

E' vero Edward ha un bel fondoschiena”rincarò la dose Rosalie

hei!” protestò subito Emmett

Il fondoschiena migliore però è quello di mio marito”mi stupì Esme entrando anche lei nel nostro particolare discorso. Carlisle che in quel momento fermò la sua corsa e le sorrise

ti ringrazio tesoro”

no ha ragione, papà ha davvero un bel fondoschiena”

Cos'è qui? Vado via qualche ora e si parla di culi?” chiese entusiasta Alice appena apparsa sulla porta. Andò subito a salutare Jasper baciandolo con entusiasmo, e subito dopo salutò il padre.

stavamo discutendo su chi ha il fondoschiena migliore”le disse Rosalie, coinvolgendola subito, Alice finse subito di pensarci intensamente

papà voltati un attimo!” disse, il padre esclamò un

sono troppo vecchio per queste cose”ma si volse mettendosi in mostra come voleva la figlia, che si rivolse poi ad Edward, il quale più entusiasta si alzò voltandosi, e facendo finta di muovere il bacino.

mmmh è difficile decidere, sono entrambi molto belli” sembrava essere un critico d'arte davanti a un quadro “per me a pari merito”disse alla fine ridendo

ok, Alice vota Edward e papà, mamma ha votato subito per papà, anche io mi sono decisa per papà, e Bella?”mi chiese Rosalie nel suo interessante riepilogo

io mi sono già espressa” le dissi, e Edward mi fece l'occhiolino.

Direi che per tre a due vince papà, oooooh” partì anche l'applauso e Carlisle si inchinò pure.

non crederete di sfuggire al nostro giudizio vero? Forza belle donnette in piedi e di spalle”esclamò Emmett, le ragazze si stavano già sistemando e fui incitata a raggiungerle, adesso la cosa stava diventando imbarazzante.

Io adoro il fondoschiena di mia moglie, è decisamente il più bello” Carlisle, raggiunse la moglie baciandole la guancia e circondandola in vita.

qui si fa dura” disse Jasper

Io mi sono già espresso voto per il culetto di Bella” disse Edward ancora seduto a terra

E' vero non è male, mmmm si direi che vince Bella anche per me”

condivido i miei colleghi, vince Bella per tre a uno”mi sentii di nuovo imbarazzata e gli altri se ne accorsero ridendo

Hai iniziato tu tesoro questo gioco” mi rimproverò Edward ridendo

Avanti Bella dicci come fai?” scherzò Rosalie, mentre uscivamo dalla stanza, sentii anche Emmett fare la stessa domanda al padre, mentre gli altri ragazzi ridevano.

Andammo a rinfrescarci con una doccia e dopo aver messo abiti freschi(gonna e canottiera), oggi era davvero una giornata molto calda, aiutai le ragazze che mi insegnarono a preparare la pasta fredda. Non avevo mai sentito dire che la pasta fredda fosse buona, credevo fosse pasta normale ghiacciata, ma mi spiegarono che non era pasta appallottolata come pensavo prima. Ne facemmo una gran bella ciotola intuendo che i ragazzi dopo l'esercizio avessero fame. Come sempre Alice stava a guardare canticchiando insieme alla radio, che come sempre ultimamente veniva accesa in occasione della preparazione dei pasti.

 

Si parlò di vari aneddoti simpatici legati allo sport, e mi parlarono anche degli anni di danza di Alice e Esme, e pure quelli di Rose che però aveva smesso dopo solo due anni. Ma soprattutto mi raccontarono di quando si erano segnati tutti insieme alla scuola di ballo coinvolgendo anche i genitori, era strano pensare al bel dottor Cullen, atleta e padre modello, ancheggiare in una pista da ballo, per poi passare nei lunghi corridoi di un ospedale, mi sembravano due immagini incompatibili. Forse dovevo rivedere la mia idea sui dottori dopo aver conosciuto Carlisle e Edward. E non solo quella dei dottori, la mia conoscenza dei Cullen aveva scombussolato ogni cosa nella mia vita.

Questo mi riportava al discorso che dovevo affrontare. Era stato tutto troppo ilare per i miei standard fino ad adesso, non avrei mai voluto rovinare il buon umore che per una volta attanagliava il mio spirito, la mattinata era stata così piacevole. Ma avevo promesso di raccontare, mi ero ripromessa che loro dovevano sapere.

Al pensiero che di lì a poco avrei dovuto raccontare ancora quello che era successo a una platea, il sorriso che ancora avevo si stava spegnendo.

Avevamo finito da tempo di mangiare, e i ragazzi stavano scherzando ancora su quella volta che Emmett era caduto in palestra distruggendo non so come una finestra. Non sapevo come annunciare la cosa, come attirare l'attenzione di tutti, non potevo certo dire -ehi scusate ma adesso dovrei intrattenervi con la storia della mia triste vita-.

Mi volsi di lato sapendo che prima di ogni cosa avevo bisogno della mia ancora. Intercettai la sua mano posata sul tavolo mentre lui stava ancora ridendo animatamente dell'episodio. Quando la strinsi, si volse subito a guardarla, per poi alzare lo sguardo verso il mio volto.

Notò la mia espressione incupita forse, e anche su di lui si spensero le risate, ne rimase solo un accenno di sorriso, lieve ma incoraggiante, di appoggio, e continuò a fissarmi, aspettando i miei tempi.

okok ragazzi, non so perché vi state guardando così, ma sembrate due che desiderano molto pomiciare in questo momento quindi se dovete fare qualcosa cambiate stanza ok?” disse Emmett, spezzando anche la mia ansia, e strappandomi un sorriso. Abbassai lo sguardo, passando una mano tra i capelli.

Io ecco, io avrei...vorrei dirvi una cosa, raccontarvi una cosa, credo che Carlisle e Esme abbiano il diritto di sapere la storia, non è che mi senta a mio agio è difficile quindi io vorrei che aveste un po' di pazienza”

alzai lo sguardo, per osservare le altre persone al tavolo. L'allegria si stava spegnendo in ogni volto, in modo quasi automatico.

Fu Edward il primo a reagire, si alzò in piedi portandomi con se e decise per tutti.

Credo che staremo meglio tutti in salotto, siamo più comodi e ci sarà più facile parlare” vidi annuire Carlisle, che ben presto con la moglie si alzò e si avviò per il salotto

Eh, noi ecco...noi vi aspettiamo qua” disse un alquanto imbarazzato Emmett. La mia reazione alla presenza di Emmett era letteralmente cambiata, la mia paura se n'era andata così come era venuta, e se anche non ero così in stretti rapporti come potevo esserlo con gli altri, stava diventando una figura importa, era parte di quella famiglia bellissima che erano i Cullen, quindi era importante. Mi avvicinai a lui e gli posai piano una mano sulla guancia, si stupì certamente più di me del gesto,

per favore Emmett, vorrei ci foste tutti”

si ma io, se io ti metto a disagio non voglio farti star ancora più male”

no non più, mi piace la tua presenza per favore venite tutti” mi rivolsi a sua moglie “Rosalie” lei mi sorrise annuendo e portò con sè Emmett verso il salotto, Jasper li stava per seguire, ma notai Alice che invece si era alzata da tavola portando via qualche piatto, non stava venendo. E Alice con qualsiasi attrezzo da cucina si sa diventa pericolosa

Alice?” chiese Edward che ancora legato a me era la mia ombra

voi intanto andate, io comincio a sparecchiare, vi raggiungo subito”guardai un attimo in volto Edward per poi voltarmi ancora verso Alice chiamandola

Alice!”

arrivo tra poco”

ma Alice...”

ti prego Bella, io non sono come voi io ho paura di queste cose, ho paura di sentire la verità, io non sono in grado di gestire il dolore degli altri, mi spaventa, sono impotente e mi spaventa” sbuffò come una bambina “non so fare i gesti giusti come Edward, non so usare le parole come Jasper, ne provare a ironizzarci come Emmett, non ho la delicatezza di Rosalie, non ci riesco io Bella!”

ma io non voglio niente da te Alice, non devi fare niente, ne dire niente, sono io che devo parlare, e sono terrorizzata, credo che le gambe entro poco mi si scioglieranno come gelatina, credo che la voce si spegnerà, credo che diventerò pazza entro poco, ma vi devo la verità e non sai quanto mi fa paura, mi fa male e...e... ho bisogno di te”

ma io non-”

no Alice ho bisogno di te, della tua presenza in quella stanza, come ho bisogno di questa mano” e agito la presa che mi lega ad Edward, che stringe con forza ma senza farmi male “ho bisogno di chi mi vuole bene per favore, forse dopo mi sentirò meglio, potresti farlo per me se mi vuoi bene” mi guardò quasi con le lacrime agli occhi

certo che ti voglio bene Bella, te ne voglio tantissimo”

allora per favore” dissi e basta e mi avviai verso il salotto, con la mia ancora con me, passai accanto a Jasper sulla porta che dopo uno sguardo alla fidanzata si affiancò ad Edward per venire in salotto.

Carlisle e Esme erano seduti sul divano vicini e poggiati allo schienale comodamente, Emmett e Rose erano al loro fianco, ma Rosalie era quasi arrampicata sul marito. Noi ci sedemmo sul divano a fianco, lo stesso di quando avevamo guardato il filmato con le foto di Edward, soltanto che stavolta eravamo molto più vicini. Jasper si accomodò dall'altro mio lato ma più distante, ma qualche secondo dopo quando entrò nella stanza una titubante Alice sedendosi sul terzo divano, la raggiunse subito abbracciandola, non so se per darle conforto o evitare che scappasse.

Mi tolsi allora le ciabatte, e tirai su i piedi sul divano, incurante se qualcuno poteva avere a che ridire su questo gesto, automaticamente anche Edward fece lo stesso e posizionatosi nell'angolo mi trascinò addosso a lui.

 

Beh ecco la mia storia è un po' lunga perciò spero non abbiate impegni”cercai di sdrammatizzare un attimo, ma poi mi ripresi.

sono Isabella Swan, non so se questo è il mio vero cognome, non so se è stato inventato so solo che mi madre mi lasciò all'orfanotrofio che non avevo un anno. Non so chi sia lei, se il cognome fosse suo del marito, o dell'uomo che è mio padre, per quanto mi riguarda non ho né un padre né una madre. Come Elisabeth non è la madre di Edward quella non è assolutamente la mia.” sentii la presenza alle mie spalle stringermi una spalla.

ho diciotto anni compiuti da qualche settimana, sono cresciuta nell'orfanotrofio di New York, a dieci anni sono stata affidata a una famiglia, ma la mia sfortuna, che mi perseguitava già allora, ha fatto sì che mi beccassi una delle peggiori famiglie e un ubriacone di tutore, ero intimidita, ero spaventata e disperata ma lui mi picchiava e mi spinse anche giù dalle scale, al che ho detto basta e dolorante sono scappata nella cuccia del cane dei vicini dopo aver chiamato la polizia, fortunatamente non è durato più di una settimana, anche se per guarire ci ho messo un po'.” sospiro a piccoli passi, avevo iniziato la storia prendendola larga ma solo così potevo non vergognarmi di me stessa.

tornai in orfanotrofio, mi sono diplomata poco dopo i sedici anni e quando ne avevo circa sedici e mezzo un giorno mi hanno caricato sul furgone e mi hanno fatto scendere in una zona periferica di New York. Mi hanno quasi dovuto trascinare fuori, avevo capito cosa stava succedendo e ovviamente non avevo nessuna intenzione di lasciare che accadesse senza lottare. Ma in ogni caso è successo e mi hanno lasciata in balia della strada, di chi la abita, delle intemperie e della fame. Due giorni dopo mentre stavo cercando il coraggio per prendere... o se volete rubare una bottiglietta di acqua ammezzata e lasciata su un tavolino del bar, incontrai due ragazzi, o meglio ancora fingendosi clienti rubarono loro la bottiglietta, ero già nella disperazione prima che la ragazza me la porgesse. Mi chiesero se avevo casa e se vivessi nella strada come facevano loro, ci misi qualche giorno a fidarmi, ma che potevo fare se non volevo morire di fame e di paura in un buco di un muro. Il branco così si chiamavano era composto da 7 persone, non sono una di quelle bande di teppisti della strada, sono ragazzi simili, sia fisicamente perché hanno tratti nativi, sia perché odiano l'alcol e la droga e non si immischiano nelle lotte di territorio ne nelle sfide. Ci siamo sempre tenuti alla larga da tutti e siamo sempre stati attenti a non fare sgarri, vagavamo per i territori di tutti ma ci muovevamo senza invadere per troppo tempo i territori.

Non abbiamo e non hanno mai rapinato nessun locale ne nessuno, non puntavamo i soldi, non volevamo i soldi solo cibo e oggetti di necessità, e mai più di quello che serviva una t-shirt, un paio di scarpe, una giacca per l'inverno e assorbenti, non avete idea di quanto sia terribile per noi donne sulla strada in quei giorni” mi stavo sciogliendo un po' troppo a raccontare certe cose, e mi sentii subito in imbarazzo, così feci una pausa più lunga, ma nessuno osò fiatare, tutti stavano ancora in silenzio.

Così è andata finché non ho trovato il piccolo Sam, ho deciso che dovevo fare qualcosa, lasciando che gli altri scappassero io mi sono esposta e ho chiamato l'ambulanza, quel giorno ho conosciuto Edward e il suo stupido collega che aveva paura a prendere in braccio un neonato. Così sono salita sull'ambulanza e sono andata con loro e una volta all'ospedale abbiamo lasciato Sam in mani migliori ad un'infermiera. Edward aveva poi notato il mio ginocchio maciullato, ero caduta qualche giorno prima e l'asfalto lo aveva ridotto un po' male, quindi mi voleva medicare, solo che quando mi portò in una stanza per ripulire la ferita io ebbi paura di lui, venivo dalla strada non dovevo fidarmi di nessuno, ero impaurita e mi ritrassi. Forse si spaventò più lui della mia reazione improvvisa e immotivata in quel momento”riuscii a piegare le labbra leggermente in su, la storia stava volgendo verso il suo punto cruciale, sentii il mento di Edward poggiarsi sulla mia spalla.

Per calmarmi mi fece la sua carta d'identità, mi disse nome, cognome, indirizzo, mi disse anche di avere quattro fratelli adottivi che stavano insieme; forse per come lo disse, o perché lo disse proprio a me per farmi sentire a mio agio, fatto sta che mi fidai di lui in quel momento, mi feci curare e mi diede anche i soldi per l'autobus visto che aveva notato ero uscita senza soldi. Dopo avermi offerto della cioccolata, tornò a lavoro. Io cercai di andare a prendere l'autobus per tornare a Main Street dove mi trovavo prima ma non conoscevo le linee, la strada era tanta e avevo paura a salire su un autobus, sotto la pensilina mi ritrovai ad aspettare un bus e non sapevo neanche dove dovevo guardare per capire dove andasse, passò varia gente, e dei ragazzi ubriachi che mi notarono ma per fortuna tornarono subito al loro giro, io ero spaventata non sapevo dove fossi, ero da sola, e anche se fossi tornata nella strada di quella mattina il branco avrebbe già cambiato zona. Feci l'unica cosa che mi venne in mente, tornai dentro l'ospedale. Una volta dentro l'ospedale persi tempo in sala d'attesa, c'era tanta gente e potevo confondermi bene, salii anche fino a neonatologia, ci misi un po' per trovarla, ma ci riuscii a vedere dal vetro che Sam, almeno lui, stava bene dentro un'incubatrice. Trovai Rosalie che usciva dalla stanza e scambiammo due parole, ma non seppi chi fosse fino a quando non rividi Edward che venne a prenderla per portarla dalla sorella che gli avrebbe staccato la testa se fossero stati in ritardo” riuscii a sorridere, e lo fecero anche gli altri. Mentre i signori Cullen erano imperscrutabili, e aspettavano quella svolta della storia che solo loro ignoravano ancora.

Sospirai pesantemente, la presa di Edward che aveva afferrato la mano era adesso più ferrea, voleva dire coraggio, sono con te, non arrenderti.

Tornai dopo in sala di attesa, trovai un libro e lessi, non mi resi conto che la sala si era svuotata. Ad un certo punto un inserviente mi disse che la sala chiudeva ai visitatori, e restava aperta solo ai malati e alle ambulanze in arrivo e quindi sarei dovuta uscire. Mi prese il panico non credevo neanche che chiudessero, o forse lo speravo e basta, chiesi aiuto, gli chiesi di poter rimane la, ma non poteva tenermi, mi indicò allora la strada che porta al deposito ambulanze, che era sempre aperto e quindi più sicuro. Riluttante uscii fuori, mentre il signore chiudeva la porta dietro di me” ripresi fiato per parlare, ma non riuscivo a prendere aria avevo un blocco all'altezza della gola, cercai di chiudere gli occhi e inspirare lentamente.

Io, non riuscii ad arrivare alla strada...alla strada che mi aveva detto il signore, non-”la foce fu rotta dal primo singhiozzo “ho ricordato qualcosa solo ieri io avevo il...il vuoto” tirai su istintivamente le gambe, cercando di farmi piccola piccola accostata al corpo di Edward che mi teneva sempre più stretta.

Delle persone, degli uomini, dei ragazzi non ricordo uscirono dal locale vicino alla porta, qualcuno mi aveva chiamato io cercai di camminare alla svelta, ma furono più veloci e qualcuno mi prese un braccio” In quel momento la mia voce da stridula era diventata quasi inesistente.

Dirlo così in una stanza piena di ascoltatori mi sembrò ancora più vero, più vivo il ricordo, come se quella stretta sul braccio fosse stata così forte da trascinarmi ancora via. Dovetti cercare ancora un appiglio per non cadere, così mi volsi schiacciando il volto sul petto di Edward, sembrava fatto a posta, mai luogo mi sembrò più sicuro, mi allacciai a lui con tutte le mie forze, e lui mi tenne così che non potessi cadere. Sentivo che mi stava sussurrando qualcosa all'orecchio ma inizialmente non sentii nulla, solo un fruscio come una radio che non prende bene il segnale, poi cercai di concentrarmi, rimasi immobile, ma volevo riuscire a capire cosa dicesse, era importante, lui era la realtà lui mi faceva bene. Mi si a fuoco le sue parole sussurrate dopo qualche secondo e sentii una specie di litania, poche parole ripetute:

sei al sicuro Bella, ci sono io nessuno ti farà del male, è solo un ricordo non è la realtà Bella. Sei al sicuro Bella, ci sono io nessuno ti farà del male...”

Concentrai la mia mente su quelle parole, scordandomi inizialmente che avevo la voce e che serviva per parlare, che lo stavo facendo fino a poco fa e avrei dovuto come minimo concludere.

Quando riuscii a riprendere fiato abbastanza per dire due parole ancora, il suono era stridulo e soffocato dal petto di Edward, ma non feci niente per spostarmi.

Mi, mi sve-gliai in un vicolo li...ero ferita...ero confusa, avevo male, male..le gambe, la testa, ero piena di sangue i pantaloni...ero quasi nuda. Ma viva e il dolore era forte, non so come trovai l'ospedale, era lì, tutti erano lì e mi guardavano, e avevano spavento, pietà, io, io avevo paura di loro, mi avrebbero fatto del male. L'unica, l'unica persona che volevo era...era Ed-ward. Ma lui non c'era, era pieno di facce, mi volevano far male erano vicini. Io volevo solo Edward, lui aveva... io mi fidavo, mi ricordavo e mi fidavo, lo chiamavo, urlavo ma non sentiva, quando davanti a me lo vidi, era un miraggio e mi ha salvata io...”un gemito mi uscì.

Sobbalzai quando una voce profonda e un po' roca cominciò a parlare così vicino a me, sentii il suo corpo vibrare a ogni lettera tanto ero ancora stretta a lui. Così allentai la presa, e mentre lui parlava alzai il volto, per fissarlo, lui non piangeva, però mi fissò di rimando, e aveva una faccia serena in contrasto con tutto ciò che di brutto stavo dicendo e che forse stava dicendo anche lui, ma che inizialmente non capii.

quello che mi trovai davanti non era Isabella, era un mucchietto di stracci rotti, tenuti su con una mano, e coperti di sangue e lividi. Quando mi vide mi cadde sulle braccia, non so come fosse riuscita ad arrivare fin là, Rosalie che era all'ingresso mi aveva appena chiamato, quando aveva sentito urlare il mio nome dalla ragazza, io ero corso ma non ero preparato a ciò che avevo visto. Non voleva che nessuno l'avvicinasse così io e Rosalie la portammo in una sala, e l'addormentammo con dei sedativi, doveva avere così tanto dolore. Con gli altri dottori facemmo le visite di controllo, e accertammo quello che avevamo già capito appena l'avevamo vista Bella era...”

in quel momento si trattenne non disse quella parola, ma mi fissava, voleva che riempissi io quel vuoto nel discorso, come Jasper che me lo aveva fatto pronunciare con la forza quel giorno, incurante se mi avessero sentito ancora una volta o no sussurrai

violentata”.

Edward riprese, come pensavo.

ci mise parecchie ore per riprendersi, ma lei si era affidata a me e io non volevo deluderla e rimasi con lei molto tempo, passai quasi tutta la settimana in quella stanza dormendo nel lettino accanto al suo, lavorai poco, ma mi stava bene così. Avevo deciso che volevo aiutarla, non mi importava se mi urlava dietro che era una barbona e che ero stupido, avevo già deciso che sarebbe venuta qui, l'ospedale l'avrebbe dimessa prima ancora che guarisse e non aveva un luogo in cui stare. Misi da subito i ragazzi al corrente all'incirca della situazione e che l'avrei portata a casa nostra. Jasper la riconobbe come la sua vecchia amica, conobbe anche Alice e una volta a casa anche Emmett”.

Si fermò e mi sorrise quasi raggiante cose se avessimo fatto chissà quale impresa, come se avessimo vinto un premio. Mi trovai a pensare che quel sorriso fosse il premio per ciò che avevo fatto, che avevo raccontato anche se momentaneamente dimenticai cosa avevo raccontato. La mente mi giocava brutti scherzi. Sapevo solo che dovevo tanto a lui, lo abbracciai ancora e mi sciolsi, cominciando a distendere nuovamente le membra, che solo ora ritrovai rigide e intirizzite, non sapevo neanche quanto tempo fosse passato.

Prima ancora di voltarmi mi sembrò di percepire l'odore salato delle lacrime e non solo le mie. Così che quando mi voltai veramente ero preparata alla visione dei loro occhi rossi e lucidi. Poco importa che fossero piccoli o dei giganti, poco più che ventenni o avanti con l'età. Condividevano dolore, e quella che sperai non fosse pietà. Strinsi la mascella per trattenermi dal dire qualcosa. Edward mi aveva lasciato, così decisi in un secondo che volevo cambiare aria, e mi alzai per fuggire.

Non tenni conto del mio equilibrio precario, e delle gambe intirizzite, appena cercai di fare un passo barcollai subito rischiando di cadere sul tavolino. Quando due braccia mi avvolsero, sostenendomi ma anche stringendomi, gli fui grata. Ma fui di colpo irrigidita dal pensiero che non fossero quelle di Edward che stava dietro di me, si era proteso ma non era stato lui ad afferrarmi.

Era stato Carlisle.

Tremai ancora una volta, nessuno a parte suo figlio mi aveva mai abbracciato così stretta, neanche Jasper o le ragazze. L'abbraccio per quanto forte non stringeva, era dolce e mi ritrovai a pensare fosse affettuoso il movimento della mano dietro le spalle. Aveva il volto a lato della mia testa e i miei capelli erano tutti sparsi sul suo volto e sul mio.

Isabella mi dispiace, avrei dovuto insistere quel giorno, avrei dovuto tornare a cercare quella bambina graziosa vestita di blu, perché cinque figli e non sei, i soldi non ci mancavano, lo spazio neanche. Perdonami Isabella”.

Stupita, esterrefatta, meravigliata, attonita, e quale altro aggettivo potessi trovare, per quelle parole non bastò. La sua voce dolce mi aveva colpito insieme al suo abbraccio. Non riuscii a rispondere, e infondo non avevo nulla da dire. Quando di staccò dopo avermi cullata ancora, notai una lacrima cadere da uno dei suoi occhi chiari, la asciugò subito e borbottò ancora come avevo imparato faceva spesso

sto diventando vecchio”.

Altre braccia mi attirarono e stavolta riconobbi il calore di Edward, che mi avvicinò a lui.

andiamo a prendere un po' d'aria in giardino che dici?” annuii grata, e non fummo gli unici ad uscire.

Il pomeriggio era già inoltrato, malgrado le giornate fossero lunghe ormai. Rosalie e Emmett così come Carlisle ed Esme ci rimasero vicini quando uscimmo a fare due passi fuori. Jasper e Alice invece si allontanarono subito, la piccola di casa era ancora scossa da forti singhiozzi, aveva detto di non riuscire a gestire il dolore soprattutto se degli altri, ma l'avevo voluta accanto a me, mi sentii un po' in colpa perché adesso soffriva, ma avevo bisogno anche della mia amica, la presenza sua come degli altri mi intimidiva ma mi dava anche conforto, e mi assicuravano che tutto fosse vero, perché ancora qualche volta mi svegliavo con la paura che fosse solo un bellissimo sogno quello stessi vivendo, perché la realtà era cruda così avevo imparato, allora perché adesso in quel momento con il sole sul volto mi sentivo bene?

 

 

 

 

 

Gingle Bells...

Non tirate niente, neanche la neve se ne avete ancora!!

E' un po' un mix, avevo paura venisse troppo triste e zuccheroso, così ho inserito quello sketch iniziale, spero abbiate gradito, la gara dei fondoschiena! La seconda parte potrebbe essere un po un riassunto della storia dall'inizio ad oggi. Bella doveva parlare a tutti di cosa fosse successo. Lo so manca la reazione di Esme pazientate, mentre quella di Carlisle direi che è fantastica, ripeto adoro il personaggio!!

Per i dubbi chiedete sempre.

Non mi resta altro che augurarvi Buon NATALE, Buone FESTE, spero che riceviate ottimi regali da babbo natale, e che lo passiate bene e con i vostri affetti, non abbuffiamoci altrimenti nei pantaloni non entriamo più!

Un abbraccio FunnyPink

 

   
 
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