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Autore: emmahp7    24/12/2010    12 recensioni
L'aurora è il luogo dove il cuore di Ron incontra quello di Hermione, dove le incertezze sul futuro si sciolgono al sole caldo del nuovo giorno...
Storia prima classificata al contest "We are original Drunks" indetto da TittiGranger sul forum di EFP
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Aurora

 

Dedicata a TittiGranger.

Ti avevo detto che ti avrei dedicato la prossima cosa decente che avrei scritto. Dato che hai reputato “Aurora” sufficientemente decente da farle vincere un contest, è tutta tua, mia cara! Buon Natale.

 

 

 

Aurora

 

 

 

Take me now, we can spin the sun around

And the stars will all come out

Then we’ll turn and come back down

Turn and come back down

 

Foo Fighters – Aurora –

 

 

 

 

 

Fuori dalla finestra la notte volgeva al termine, la linea dell’orizzonte cominciava a schiarirsi lentamente, le stelle si spegnevano una ad una con l’arrivo dei primo, incerto, chiarore mattutino.

La pace espandeva il suo dominio sulla Tana e tutti i suoi occupanti. Le sue forti braccia cingevano la vicina campagna in un abbraccio ritemprante. Tutto era immobile, congelato in attesa del nuovo giorno.

D’un tratto, quasi fossero le note distorte di uno strumento stonato durante una sinfonia, i singhiozzi di George si diffusero improvvisi nella quiete e fenderono il silenzio come lame affilate che lacerano un sottile foglio di carta.

Ron si riscosse dal suo leggero dormire, richiamato dall’oblio momentaneo del sonno dai lamenti soffocati del fratello che  si propagavano tra le ombre della stanza.

Ormai aveva preso l’abitudine di scattare al minimo rumore.

Erano mesi che non si abbandonava ad un sonno profondo.

Durante il periodo che aveva trascorso con Harry ed Hermione alla ricerca degli Horcrux aveva imparato ad addormentarsi con i sensi che rimanevano all’erta, pronti a captare un qualsiasi spostamento dietro la tenda, sempre sulla difensiva. Anche dopo l’ultima battaglia ad Hogwarts, dormire, gli era risultato comunque difficile. Sconvolto dagli orrori della guerra e con l’animo logorato dalle perdite causate da essa, il suo essere intero rifiutava di affidarsi alle cure di un intenso sonno ristoratore.

Spalancò gli occhi, tutti i muscoli del suo corpo si tesero all’istante per liberarsi dal torpore. Nella semi-oscurità della camera cercò istintivamente con lo sguardo la sagoma di George scossa dal pianto. Si mosse, a disagio, tra le lenzuola.

« George? »

I lamenti cessarono immediatamente.

« Io… va tutto bene… ho solo… solo avuto un incubo… » balbettò George con la voce ancora incrinata.

Ron poteva immaginare che tipo di brutto sogno avesse turbato il fratello. Lui stesso, ogni volta che chiudeva gli occhi, rivedeva il corpo di Fred, sbalzato in aria dall’esplosione di una parte del castello, cadere senza vita ai suoi piedi.

Si tolse la coperta leggera di dosso e si sedette sul bordo del letto.

Sospirò.

« Scusa se ti ho svegliato… » disse ancora George.

« Non preoccuparti, non dormivo. » mentì lui, « Vado a prendermi un bicchiere d’acqua, tu cerca di riposare. »

George non replicò, si limitò a tirare su col naso.

Ron si alzò in piedi, raccolse i vestiti che aveva lasciato su una sedia la sera, prima di coricarsi. Attraversò la stanza il più silenziosamente possibile, uscì e si chiuse la porta alle spalle.

Dietro l’uscio appena serrato udì il pianto disperato di George ricominciare.

Esitò, la maniglia della porta ancora stretta tra le dita, incerto se tornare sui suoi passi.

Avrebbe voluto rientrare a consolarlo, renderlo consapevole che non doveva affrontare il dolore da solo, che anche lui soffriva, che avrebbero potuto farsi forza a vicenda.

Ma sapeva con sicurezza che George l’avrebbe respinto.

George non voleva essere aiutato, o consolato, o compatito.

George avrebbe voluto andare via con Fred.

Ogni giorno Ron lo sorprendeva a consumarsi nella disperazione.

Sebbene avessero tentato in ogni modo di alleviare le sue sofferenze, l’unica cosa che erano riusciti ad ottenere, era stata convincerlo a rimanere alla Tana finché non se la fosse sentita di tornare nell’appartamento che aveva condiviso col gemello. In quel periodo alloggiavano in casa Weasley anche Percy, che voleva ricominciare a frequentare la famiglia dopo la lunga assenza, Harry ed Hermione, che desideravano restare vicini agli amici in un momento tanto difficile. George aveva accettato l’idea di trattenersi spinto anche dalla loro presenza. Ron gli aveva offerto un letto nella propria stanza, persuaso che la sua compagnia gli sarebbe stata di conforto.

Ma per George era ancora troppo presto per guardare avanti.

Ron accarezzò il legno della porta, frustrato, impotente.  Dall’altra parte i singhiozzi proseguivano senza sosta.

S’infilò jeans e felpa nel corridoio, sopra la maglietta ed i pantaloncini che usava per pigiama, e scese le scale, verso la cucina.

Gli scricchiolii sinistri dei gradini tarlati, provocati dal peso dei suoi passi, ricordavano i gemiti sconsolati che aveva appena ascoltato nella sua camera.

Sembrava che l’intera casa piangesse la morte di Fred quella mattina.

Ron arrivò in cucina. Si passò una mano sul viso, stropicciandosi la fronte e gli occhi e si sentì incredibilmente stanco ed invecchiato, come se si fosse appena svegliato nel corpo di un ottantenne.

Prese un bicchiere dalla mensola sopra il lavandino e lo riempì d’acqua. Bevve. Il liquido trasparente scivolò nella gola, fresco, rinvigorendolo. Gli parve, quasi, che quell’acqua fosse in grado di restituirgli la lucidità che la notte gli aveva negato.

Puntò lo sguardo oltre il vetro della piccola finestra che aveva di fronte: le colline e gli alberi intorno alla Tana si stagliavano nel cielo color lavanda che andava pian piano diventando più chiaro.

La sua attenzione fu attirata da una piccola figura estranea al paesaggio, distesa ai piedi della quercia situata subito oltre il recinto che delimitava il giardino.

Strizzò gli occhi per mettere meglio a fuoco l’immagine.

Nonostante la distanza, riconobbe i tratti del suo profilo e i riccioli crespi costretti in una lunga treccia che le discendeva su una spalla.

Ron si chiese se non fosse vittima di un’allucinazione, un evidente segno della carenza di ore di sonno, o se, ancora una volta, lei non si fosse intrufolata,  dispettosa, in uno dei suoi sogni.

Si catapultò fuori di casa con l’intenzione di raggiungerla, di verificare che non si trovasse in balìa di un miraggio.

Benché mancassero pochi giorni ad agosto, l’aria mattutina era piacevolmente fredda, una lieve brezza gli pizzicò la pelle del collo facendolo rabbrividire.

Si avvicinò all’albero a grandi passi, senza fare rumore.

Lei era seduta a terra, la schiena poggiata al tronco nodoso. Le gambe erano celate sotto una vecchia coperta rovinata e teneva in grembo un libro. Non diede segno di essersi accorta dell’arrivo di Ron.

Con le braccia incrociate sul petto, la osservò mentre lei si concentrava sulle pagine stampate, indeciso se disturbarla o meno.

Alla fine l’esigenza di parlarle ebbe la meglio.

« Come mai non mi meraviglio di trovarti a quest’ora con un libro? » disse ad alta voce.

Hermione sollevò il viso verso il suo e, quando incontrò i suoi occhi, sorrise.

« E come mai io, invece, sono stupita di vederti in piedi a quest’ora? » lo canzonò lei.

Ron fece spallucce.

« E’ complicato dormire con George che piange nel letto accanto. »

Hermione s’incupì, mortificata.

« Oh! Mi dispiace. Io… io non… »

« Non dispiacerti. » intervenne Ron, « La situazione è difficile per tutti. » Lasciò vagare lo sguardo sulla casa, indugiando sulla finestra che dava sulla propria stanza, dove era certo che il fratello seguitava a sfogare il suo dolore. « Per George un po’ di più… »

Si rivolse di nuovo a lei prima che la tristezza s’impadronisse ancora di lui.

« Qual è la tua scusa? »

Hermione aggrottò la fronte, interrogativa.

Ron segnalò il libro con un cenno della testa.

« Il motivo per cui ti trovo sveglia all’alba con un libro in mano? »

Lei arrossì, sembrava si sentisse in colpa.

« Ecco… volevo solo ripassare. Manca poco ormai, e… »

« Poco? » la interruppe Ron, inarcando le sopracciglia dallo stupore, « Hermione, manca più di un mese al tuo ritorno ad Hogwarts! »

« Lo so. Ma, vedi, non abbiamo studiato molto nell’ultimo anno… volevo essere sicura di ricordare ogni cosa. »

« Hermione? »

« Sì? »

« E’ l’alba. » sentenziò Ron alzando gli occhi al cielo.

« E’ l’aurora, Ron. » contestò lei debolmente.

« Che? »

« L’aurora. » ripeté Hermione, « L’ora che viene dopo l’alba, che precede il sorgere del sole. » spiegò indicando il punto in cui il cielo sfumava ormai dall’arancio all’oro.

« Oh! Questo sì che cambia le cose! » replicò Ron con aria canzonatoria.

Lei ridacchiò e chiuse il libro. Lo guardò di nuovo negli occhi, intensamente.

« Mi piace l’aurora. E’ il principio del giorno. L’inizio di tutto. »

Ron si arrese. Dedusse che, probabilmente, anche lei faticava a dormire.

Le si sedette accanto, sfiorandole il braccio con il proprio, addossando la testa alla corteccia della quercia.

« Non avrai problemi. Sarai la migliore, come sempre. »

Hermione abbandonò libro e coperta sull’erba e si rannicchiò al suo fianco posandogli il mento sulla spalla, il naso ad un centimetro dalla sua guancia. Se Ron avesse girato il volto in quel momento avrebbe incontrato le sue labbra. Quel pensiero gli provocò l’incalzare del battito cardiaco.

« Beh, qualcuno dovrà pur studiare, altrimenti da chi copierai i tuoi compiti? » sussurrò lei.

Ron si rese conto che era arrivato il tempo d’informarla sulla propria decisione. Si sforzò di mantenere la calma, ma il cuore prese a martellargli nelle orecchie come un tamburo.

Tenne lo sguardo inchiodato davanti a sé, evitando di rivolgersi a lei direttamente.

« Io non tornerò ad Hogwarts, Hermione. »

Era la prima volta che formulava ad alta voce il pensiero che si agitava nella sua mente già da qualche settimana. Le parole avevano uno strano gusto in bocca, sapevano di malinconia e rimpianto.

Lei si distaccò.

Ron deglutì. Si sentì gelare nel punto dove, un attimo prima, lei gli aveva sfiorato la pelle.

Hermione strinse le gambe al petto e puntò la vista a terra. Non si mostrò stupita dalla rivelazione, solo addolorata.

Ron si concesse di osservarla un attimo.

« Lo sapevi già? » le chiese.

« Lo immaginavo. » rispose lei, « Solo che sentirtelo dire… » non finì la frase, sospirò e nascose il volto tra le ginocchia.

Ron avrebbe voluto stringerla a sé e non lasciarla andare mai più, ma Hermione dava l’impressione di essere lontana chilometri da lui e aveva paura che, se avesse allungato una mano per toccarla, quella distanza si sarebbe accentuata ulteriormente.

Il viso di lei riemerse, i suoi occhi castani avevano perso la vitalità di poco prima. Qualcosa affondò nel petto di Ron e gli tolse il respiro. Si odiò per essere la causa della tristezza che traspariva dalla sua espressione.

« Che farai? » gli domandò lei.

« Voglio diventare Auror. Entrerò in Accademia. Con Harry. »

Hermione annuì.

« Dovrai impegnarti, e molto anche. »

« Non mi spaventa. » affermò Ron, « Sento di dovermi battere affinché nessun altro debba subire ciò che abbiamo sopportato noi.» cercò nuovamente la finestra della sua stanza con lo sguardo, e l’immagine del fratello in lacrime balenò nella sua mente, « Quello che stiamo patendo ancora. E aiuterò George col negozio appena avrò tempo. Lavorare gli farà bene. » concluse e si voltò ancora verso di lei.

Hermione si riavvicinò, protese una mano per scostargli un ciuffo di capelli dalla fronte.

« E’ incredibile quanto sei cresciuto… » considerò con dolcezza.

Era vero: di nuovo si sentì un vecchio piegato dal peso delle responsabilità.

Lei lasciò scivolare la mano sulla sua guancia.

« Nah! Sono sempre il solito buffone! » scherzò Ron per allentare la tensione creatasi.

Hermione distese gli angoli della bocca in quello che voleva essere un sorriso, ma senza gioia.

« Per fortuna. »

E prima che la mano di lei si allontanasse dal suo viso, lui depositò un piccolo bacio sul palmo.

Hermione sospirò, appariva incredibilmente infelice.

La morsa che costringeva il petto di Ron intensificò la pressione sul suo cuore.

« Ero sicuro che mi avresti capito… » mormorò.

Lei scosse la testa.

« Certo che ho capito, Ron, e sono così fiera di te… è solo che… » boccheggiò, era come se non trovasse le parole adatte, « Non importa, lascia perdere. »

Si mosse per alzarsi, ma lui la bloccò.

« Credi che non lo sappia? Credi che non ci abbia pensato? » reagì lui e rafforzò la presa sulle braccia di lei per tenerla ferma.

« A cosa? » domandò Hermione divincolandosi. Ron, nell’impeto di spiegarsi, stava utilizzando troppa forza. La scosse con veemenza.

« A te. A noi. Credi che non mi si spezzerà il cuore quando ti guarderò andare via su quel treno? » sbraitò.

Hermione trattenne il respiro, poi lo avvertì con calma: « Ron, mi stai facendo male. »

L’aggressività si esaurì in fretta e lui si sgonfiò come un palloncino bucato. Smise di trattenerla. Si scostò da lei imbarazzato e si prese la testa tra le mani.

« Scusami, non so che mi è preso. »

Lei gli sfiorò la nuca con le dita.

« Non scusarti, è difficile per tutti. » ribadì riprendendo la stessa frase da lui usata poco prima.

« Non voglio separami da te. » dichiarò Ron scompigliandosi i capelli.

Hermione rimase zitta, in attesa.

Lui continuò a torturarsi la chioma.

« Non posso pensare di non vederti ogni giorno. Quando t’immagino distante mi manca l’aria. »

Alzò la testa e la fissò, convinto che lei avrebbe detto qualcosa.

Hermione invece restò muta. Gli restituiva lo sguardo e aspettava ancora.

Ron intuì che aspettava che lui continuasse a parlare, allora riprese, ma spostò la vista sui fili d’erba che crescevano tra le radici della quercia.

« Lo sai quanto sei importante per me. Sai che mi mancherai ogni istante. Sai che odierò le ore e i minuti che passerò lontano da te. Lo sai, Hermione, non hai bisogno che te lo dica… »

Hermione gli afferrò il mento delicatamente e lo fece girare per guardarlo negli occhi.

« Sì, invece. » e poggiò le labbra sulle sue.

Ron si lasciò accarezzare dalla sua bocca, soggiogato dal profumo della sua pelle.

Quando rispose al bacio, il mondo intorno a loro si dissolse.

Ogni timore, ogni paura, ogni incertezza sul futuro venne spazzata via dal sapore delle labbra di Hermione, dal tocco delle sue mani. Ron la abbracciò, si aggrappò alla sua schiena, la spinse contro di sé finché non avvertì il battito impazzito del cuore di lei che galoppava accanto al suo.

La baciò come un disperato, come se fossero di nuovo in mezzo alla battaglia e quella fosse l’ultima occasione di provarle i suoi sentimenti. Lei lo stringeva con lo stesso ardore, appassionata, lambiva la sua bocca avida e insaziabile con la propria altrettanto impaziente.

Ron non ne avrebbe mai avuto abbastanza.

Tentò di rivelarle, con quel bacio, tutte le parole che non era in grado di pronunciare, tutte le promesse in cui desiderava impegnarsi per lei.

Giurò a sé stesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa possibile per tenere Hermione con sé per sempre.

Fu lei la prima a staccarsi. Gli sorrise mentre riprendeva fiato.

Ron le permise di respirare un poco, baciandole le guance arrossate, la fronte, le palpebre socchiuse, fino a tornare sulle sue labbra, e di nuovo le guance, il naso, il collo e ancora le labbra.

Voleva imprimersi nella memoria il suo odore.

« Perché non mi chiedi di restare? » mugugnò Hermione mentre lui concedeva una breve tregua alla sua bocca.

« Perché non è quello che vuoi… » rispose tra un bacio e l’altro.

« Io voglio stare con te. » protestò lei.

Ron ridacchiò.

« E la tua brillante carriera scolastica? Il M.A.G.O? Il tuo futuro posto al Ministero in difesa delle creature bistrattate? »

« Oh! E va bene! » brontolò Hermione alzando gli occhi al cielo.

Risero insieme, fronte contro fronte, ancora abbracciati stretti.

« E’ solo un anno. » garantì Ron, più per incoraggiare sé stesso che lei.

« Solo un anno. » ripeté Hermione, « Passerà in fretta. »

Si raggomitolò nel suo abbraccio, lui posò un bacio tra i suoi capelli.

« Come farò senza di te? Chi mi aiuterà con le pozioni? » la punzecchiò Ron.

« Andrai benissimo. » asserì lei, « E tornerò a Natale. »

« E a Pasqua. Ed io potrei venire ad Hogsmeade» aggiunse Ron.

« Mi farò dare un permesso speciale dalla McGranitt per il tuo compleanno. » propose lei.

« Ed io per il tuo. »

« Incanterò uno specchio! » saltò su Hermione eccitata.

« Eh? »

« Come quello che ha regalato Sirius ad Harry, quello che è finito nella casa di Aberforth Silente… » il suo tono divenne all’improvviso estremamente professionale, « Studierò l’incantesimo. Dovrò fare delle prove, e magari all’inizio non funzionerà perfettamente, però… »

« Sei straordinaria, tu! » la interruppe Ron.

Lei sorrise compiaciuta.

« Alla fine ci vedremo talmente tanto spesso che ti stancherai di me. »

« Impossibile! » annunciò lui e le lasciò un bacio sul naso.

Le preoccupazioni che erano cresciute nel suo animo avvizzirono come erbacce sotto il caldo sole estivo. Il sole di Hermione.

E Ron non ebbe più dubbi.

« Mi aspetterai. »

Il sorriso di lei si allargò.

« Sarai tu che dovrai aspettarmi. »

Ron annuì. Poi guardò il cielo. Il nuovo giorno faceva capolino in lontananza.

« E l’aurora? Ci aspetterà l’aurora? »

Lei avvicinò il viso al suo e soffiò ad un centimetro dalle sue labbra: « L’aurora aspetta tutti. »

E lo baciò ancora e ancora e ancora…

 

 

 

On and on and on

Aurora wait for everyone

 

Foo Fighters – Aurora –

 

 

 

 

 

 

 

 

Scusate il ritardo con cui ho pubblicato, ma non ce l’ho fatta prima di oggi.

Che dire? Era il mio primo contest e l’ho vinto. Ancora stento a crederci. Tra l’altro ho letto alcune delle altre storie partecipanti e le ho trovate davvero valide, per cui mi stupisco ancora di più del mio primo posto. Non posso far altro che ringraziare TittiGranger ancora e ancora e ancora…

Di seguito trovate il giudizio che ha dato alla storia e che mi rende estremamente orgogliosa.

Un altro ringraziamento importante va ai Foo Fighters per aver scritto “Aurora” che è una canzone bellissima. Ha ispirato completamente la trama della mia storia. Ascoltatela anche voi, merita!

Infine grazie a tutti coloro che hanno usato un po’ del loro tempo per leggere le mie storie, per recensirle, per indicarle tra le preferite/ricordate/seguite. Vi adoro, davvero. Spero vogliate farmi sapere cosa pensate anche di questa, ne sarei felice!

Ho creato un account su Facebook dove potete aggiungermi tra i vostri amici, se vi va. Mi trovate sotto “Emmahp EFP” (il 7 non gli è piaciuto e non me l’ha fatto mettere! Vabbè, sapete che sono io!)

E questo è tutto.

Alla prossima… Ah!

BUON NATALE!

 

Emmahp7

 

 

Prima classificata
Emmahp7
84.5 punti


Grammatica: 9.5\10
Stile: 10\10
Originalità trama: 15\15
IC Ron- Hermione: 25\25
Rispetto della categoria: 10\10
Gradimento personale: 10\10
Punti bonus: 5\5

L’espressione sognante che avevo stampata in faccia, dopo aver letto la tua storia, sarebbe potuta essere sufficiente come recensione. Ma dato che non puoi vederla e che in questo caso sono un giudice, ti lascerò il commento professionale.
La tua storia ha ottenuto il massimo punteggio in praticamente tutti i parametri; sono rimasta praticamente sconvolta quando me ne sono resa conto perché non mi era mai capitato di dare un punteggio tanto alto.
La situazione che hai descritto è credibile e coerente. I personaggi sono esattamente loro: il modo di parlare, i gesti, i pensieri… i sentimenti che li attanagliano, a metà strada tra il tormento, l’imbarazzo, la speranza.
Adoro il tuo Ron e la tua Hermione perché sono contestualizzati perfettamente nel momento che stai raccontando: la guerra è finita da poco, ma a breve inizierà il loro nuovo percorso. E tu li hai costruiti tenendo proprio conto di questo particolare: sono in una sorta di limbo, troppo infelici per essere sereni, troppo sollevati per essere totalmente disperati.
Quando pensavo a questo momento, immaginavo che Hermione avrebbe in qualche modo, spronato Ron a continuare gli studi, a prendere il diploma. Ma quando ho letto la reazione che hai descritto tu, ho pensato che era ovvio che non gli chiedesse di andare, è ovvio perché Hermione non lo farebbe mai.
E adesso mi meraviglio del fatto di aver anche solo ipotizzato una cosa del genere. Come ho potuto?
Non credo di dover continuare con il commento, perché sarei ripetitiva.
Il punteggio parla da sé.
No, anzi… è la tua storia che parla da sé.
 

   
 
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