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Autore: LUNA_e_GINNY    24/12/2010    0 recensioni
Ehi scusate se ho spostato la fan- fiction su questo account, ma non riesco più a entrare con quello che usavo prima (GinnyeLuna). Buona lettura ^.^
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 3- SPIA

 

Dopo il biglietto, quella mattina, le mie indagini non proseguirono molto bene, perchè pur avendo molti ritagli di tempo in cui Edward era fuori casa, ero così sconvolta da quell’unica realtà scoperta da non riuscire a pensare ad altro. Chi poteva mai essere quella donna? Come conosceva Edward? Ma soprattutto, che cos'era che stava andando “ secondo i piani”???

Queste domande mi frullavano in testa come vortici e, per quanto volessi al più presto delle risposte, non ero abbastanza lucida per continuare le mie ricerche o comunque non ebbi il cuore, o meglio, il coraggio, di parlarne con Edward quella sera, quando di nuovo tornò a casa più tardi del solito.

Appena apparve sulla soglia di villa Cullen, gli andai cautamente incontro, salutandolo con un debole << Bentornato>>  << Grazie>> rispose freddamente posando sciattamente il cappotto su una sedia << Edward!!!!!>> urlò Alice correndo da lui << Menomale che sei arrivato devo farti vedere una cosa che ho fatto alla tua macchina>>  << D’accordo>> acconsentì Edward sorridendo sconcertato  << Oh ti piacerà vedrai>> lo rassicurò lei, agitando una mano come per liquidare la faccenda << Su seguimi>> e così dicendo lo prese per il braccio e lo portò in garage....

Ero di nuovo sola. Sembrava che il mondo complottasse contro di me, ma era anche vero che io stavo complottando contro Edward. Ma era per una giusta causa, no? Se mi tradiva, avrei avuto il diritto di sapere perché, vero?

Salii in camera e mi sdraiai sul grosso letto a baldacchino. A pensarci bene un modo per scoprire tutto, c’era. Era orribile, ripugnante, viscido, spregevole; ma c’era. Sapevo che mi sarei vergognata di me stessa un giorno. Avrei dovuto strisciare, nascondermi, mentire....spiare.

Avrei dovuto liquidare ogni tipo di domanda da parte della mia famiglia, o rispondere con una tale astuzia da non farmi scoprire neanche da tipi intuitivi come Carlisle o Jasper....tipi come Alice.

Ma se era l’unico modo, si, lo avrei pedinato.

Passai tutta la notte in camera, senza alzarmi dal letto, nascosta nella penombra, ascoltando il tocco delicato delle dita di Edward sul pianoforte al piano di sotto.

Ma soprattutto passai la notte ad ascoltare la voce della mia coscienza, che mi pugnalava al cuore, parlandomi ininterrottamente di quando fosse schifoso e viscido quello che avrei fatto il giorno dopo.... come se non lo sapessi già.

Non so quante ore passai a rimuginare tra me e me, fatto sta che passai nuovamente una notte intera, pensando a ciò che ci stava accadendo.

A interrompere il mio filo di pensieri, alle 6:00 del mattino, fu la voce di Edward che salutava Rosalie: << Ciao Rose. Io esco. Mi raccomando non dirle dove sono andato>>

Rumore di passi. Chiave nella porta che si apre con un leggero cigolio. Porta che sbatte. Porta del garage. Motore della Volvo. Silenzio.

Era uscito. E per l’ennesima volta IO non avrei dovuto saperlo.  Basta! Non potevo più sopportarlo!

Mi alzai di scatto e scesi silenziosamente al piano di sotto, sperando di non trovare nessuno a bloccarmi la strada. Dovevo sbrigarmi. Ecco la porta era davanti a me. Allungai la mano.

 << Bella! Dove vai a quest’ora del mattino?>> chiese Emmett.

Certo Edward poteva uscire quando voleva e nessuno gli chiedeva mai spiegazioni, invece io.....

<< Niente vado a trovare Jake. E’ da molto che non lo vedo!>> mentii prontamente e, senza aggiungere altro o aspettare una risposta, uscii all’aperto.

Mio marito non era l’unico ad avere il diritto di fare il vago.

Corsi in garage e presi la mia macchina “del dopo”: uno dei tanti regali di Edward. Che rabbia!

Accesi il motore a tutta velocità seguendo le impronte lasciate dalla sfarzosa macchina argentea sul terreno fangoso di Forks.

Dopo appena dieci minuti di strada boscosa la vidi. La Volvo era davanti a me. E fu in quel momento che ringraziai che la mia macchina avesse i vetri oscurabili neri e che Edward, nel suo modo di guidare spericolato e frettoloso, non guardasse mai lo specchietto retrovisore. Continuai a  pedinarlo, mantenendomi però ad una certa distanza. Mi sentivo una stupida. Ma forse era quello che ero.

Edward parcheggiò con classe ed entrò in un elegante bar ottocentesco. Aspettai un po’ prima di scendere dall’auto e appostarmi vicino il vetro della caffetteria, sbirciandone l’interno.

Ero arrivata al momento giusto a quanto pareva.  MIO marito stava conducendo la donna dai capelli castani e gli occhi verdi ad un piccolo tavolo appartato, per poi abbracciarla calorosamente come non aveva mai abbracciato me. MAI!

 

 

 

  
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