CAPITOLO 5- CONTRATTACCO
Quella sera, tornata a casa, sedetti sul bordo dell'antico letto a baldacchino e aspettai mio marito.
Pff... “marito”. Mi sembrava ridicolo vederlo ancora così. Un sorriso amaro mi increspò le labbra. Ridevo. Non so se di me o di lui. Ma ridevo.
Un cigolio mi distolse dai miei infelici pensieri e lo scricchiolio dei mocassini di Edward sul vecchio parquet mi riportò definitivamente alla scomoda realtà.
<< Ben tornato >> dissi con un filo di voce cercando di evitare il suo sguardo.
<< Che hai fatto oggi? >> mi chiese distratto, mentre adagiava la sua giacca grigia sull'appendi-abiti dietro la porta di mogano.
<< Ehm... niente di particolare >> mi affrettai a rispondere decidendo che non accennare al mio incontro con Jacob sarebbe stata la soluzione migliore. Per ora. << Tu? >> domandai curiosa e speranzosa allo stesso tempo, alzando finalmente gli occhi per guardare in faccia la causa dei miei tormenti.
<< Nulla >>
Nulla. Sempre quella la risposta. Non succedeva mai nulla. Eppure io sapevo che dietro quel nulla c'era qualcosa. Qualcosa di grosso. Qualcosa di brutto.
<< Edward... >> mi sdraiai sul letto e mi voltai verso di lui.
Era maledettamente bello immerso nella lettura del suo libro. Sembrava una statua greca scolpita nel marmo più bianco e pregiato.
<< Si? >> chiese distrattamente senza distogliere minimamente lo sguardo dal suo volume.
<< Niente... >>
Forse ero stupida eppure in quel momento per un attimo sperai che si sarebbe voltato verso di me e sinceramente interessato mi avrebbe supplicato di dirgli cosa andava storto. Che avrebbe tentato di instaurare un dialogo, come non facevamo da tanto tempo ormai. Forse non si accorgeva che continuavo a fissarlo e non mi degnò di uno sguardo. Lo sentivo distante kilometri.
Non credevo che sarei mai arrivata a tanto, ma quella situazione mi stava facendo impazzire.
<< Vado in bagno >> mi alzai ostentando noncuranza. Non rispose. Che novità.
Appena entrai nella piccola stanza di mattonelle azzurre, mi cacciai dalla tasca una foto stropicciata del mio migliore amico. Quella situazione doveva finire e l'unico modo era appellarmi alla pazienza e alla benevolenza di Jacob. Presi una stilografica nera e scrissi accuratamente in una svolazzante grafia femminile “ A dopo amore mio” sul retro dell'immagine. La lasciai sul lavandino. Domani, quando Edward si sarebbe andato a preparare per incontrare la sua nuova donna l'avrebbe visto. Forse era banale, ma non ero esperta di tradimenti. Io.