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Autore: Hayley Black    24/12/2010    7 recensioni
«Ancora una volta abbiamo visite, signorina Granger.» trillò, sedendosi, mostrando che, ancora una volta, Fred Weasley era stato messo in punizione con lei.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger, Il trio protagonista, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Neutron star collision ~ '
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Dopo essersi sfogata con Harry e avergli detto tutto, Hermione si sentiva molto meglio. Più leggera, almeno. Però non voleva ritornare quella normale, l’Hermione di sempre. Non adesso. Infilò i libri in borsa, aggiustò una ciocca di capelli, e uscì dal dormitorio di fretta, era in ritardo. Sarebbe passata in Sala Grande a prendere un biscotto e Harry e Ron per le orecchie, avevano Storia della Magia e dovevano sorbirsi due ore di lezione con Ruf. Scese in fretta le scale, quasi cadendo, e raggiunse i due amici che stavano pacificamente facendo colazione.
-Dai, sbrigatevi! Siamo in ritardo!- esclamò, sbattendo i libri sul tavolo, facendo voltare tutti
-Ritardo? Hey Herm, ma se manca mezz’ora?- replicò Ron, mettendo in bocca un biscotto intero
-Mezz’ora un corno, Ron, devo prendere appunti, capito?!-
-Sei troppo stressata, Hermione. Rilassati! Fai come noi due!- sorrise Harry, spaparanzandosi addosso al rosso
-Stressata?! Fra tre mesi ci sono i G.U.F.O!-
-Sì, e manderemo noi un gufo a mamma e papà per farti portare al San Mungo, se non ti calmi-, la ragazza, convinta, si sedette al tavolo imbronciata. Harry le fece l’occhiolino quando entrarono Fred e Angelina sottobraccio, lei storse il naso, prendendo un biscotto.
-Buongiorno!- esclamò Fred sedendosi accanto alla ragazza
-Hey, Hermione! Cambiato look?- sorrise Angelina, senza lasciare la mano di Fred. Oh Dio, quella ragazza era peggio di una cozza attaccata allo scoglio!
-Sì, per un po’. Ero stanca di stare sempre sui libri- Hermione sorrise acida, alzandosi –Andiamo, altrimenti vi trascino per le orecchie- li minacciò, prendendo i libri e uscendo a passi veloci dalla Sala Grande, seguita dai due amici. La ragazza aumentò la velocità del passo, cercando di sbollire la rabbia.
Hey Hermione, cambiato look?
Si, brutta scema, non ti piace? Perché non fai un volo dalla tua scopa e ti anneghi nel lago nero?
Si ridestò dai suoi oscuri pensieri andando a sbattere contro una statua, e Harry e Ron, prendendola per le braccia, la portarono tranquillamente all’aula di Storia della Magia, ancora vuota.
-Dai, prendiamo posto- disse Ron, ancora mezzo addormentato, sedendosi in un banco all’ultima fila
-No Ron, io devo prendere appunti, devo stare in prima fila- ribattè Hermione, divincolandosi dalla presa del moro e dirigendosi ad un banco in prima fila, sedendosi con forza, incrociando le braccia. Estrasse la piuma, il foglio di pergamena e il calamaio con l’inchiostro dalla borsa, appoggiando tutto sul banco sbattendo gli oggetti con forza. Oh, era arrabbiata. Molto, arrabbiata.
Incominciò a scrivere qualcosa sul foglio, grattando il foglio di pergamena con la piuma, intingendolo nell’inchiostro con rabbia, immaginando che il liquido denso e scuro fosse la testa di Angelina, e lei la punzecchiava e la infilzava con la punta della piuma.
Quando il professor Ruf entrò in classe, l’aula era quasi piena di ragazzi che chiacchieravano, ed Hermione era molto attenta a ciò che doveva dire il professore, con il suo banco ordinato e perfetto, il suo foglio intitolato “Storia della magia, di Hermione Granger”, e la piuma appoggiata sapientemente accanto al calamaio. Era tutto perfetto.
-Buongiorno, ragazzi. Oggi parleremo della rivolta dei folletti di tre secoli fa. Come sapete…- incominciò il fantasma, e la Grifondoro si fiondò sul foglio a scrivere senza sosta, alzando di tanto in tanto gli occhi dal foglio per guardare il professore, che continuava a parlare sui folletti e al loro diritto di avere una bacchetta.
La voce del professore era monotona e noiosa, ma lei doveva ascoltarla e trascrivere tutto quello che diceva. Magari, ai G.U.F.O. avrebbe chiesto qualcosa del genere, e lei sarebbe stata prontissima a rispondere.
L’inchiostro tracciava le parole sul foglio, mentre la piuma le solleticava il naso, e quando suonò la campana della fine delle due ore, aveva scritto quasi tre fogli di appunti. Soddisfatta, prese le sue cose e si alzò, uscendo dall’aula seguita da Harry e Ron, che avevano un’aria annoiata.
-Abbiamo recuperato due ore di sonno, Harry, non sei contento?- disse quest’ultimo sbadigliando, l’altro fece lo stesso
-Io non vi farò le relazioni, statene certi- ringhiò la ragazza, tenendo stretta a sé la borsa con i libri e i fogli di pergamena, fitti della sua scrittura minuta e ordinata.
Oh, bene. Adesso avevano la Umbridge. Sospirò, salendo le scale della Torre di Difesa, immaginando già quella brutta faccia da rospo mettere in punizione qualcuno.
-Harry, mi raccomando, non farti mettere in punizione. Perfavore- sentenziò, con aria afflitta. Mancava solo che si facesse mettere di nuovo in punizione, e lei avrebbe dovuto sostituirlo di nuovo agli incontri dell’E.S. Non che non le piacesse, ma sentiva troppo gli occhi di tutti su di sé, e non era una bella sensazione, quando si aveva i capelli spettinati e un vestito orribile.
-Io ci provo… ma se lei continua..- lo zittì, entrando in classe, dove tutti erano già sapientemente seduti ai propri posto. La Umbridge odiava vedere qualcosa in disordine, meglio non farla arrabbiare, o si sarebbero ritrovati un’ennesima cicatrice sulla mano. Era una punizione subdola, avrebbero avuto per sempre il ricordo di quella rospa impresso sulla pelle, e ogni volta avrebbe fatto male come la prima.
La ragazza pensò a quando era andata in punizione, della sensazione orribile e dolorosa della penna che incide la carne. Rabbrividì, e si sedette, posando i libri sul banco.
E la Umbridge era seduta come al solito dietro la cattedra, con una tazza di the tra le dita nodose, e un sorriso compiaciuto sul volto.
-Buongiorno, ragazzi- disse, posando la tazza sul piattino di ceramica
-Buongiorno, professoressa Umbridge- ripeterono tutti, lei fece un risolino
-Leggete il capitolo dodicesimo del libro, prego. Qualcuno- e guardò Harry con acidità –vuole graziarci di uno dei suoi commenti?- quando vide che nessuno rispose, fece una delle sue solite smorfie compiaciute, e si abbandonò allo schienale della sedia, bevendo un sorso di the.
Un giorno esploderai di the, brutta vacca rosa.
Hermione aprì il libro al capitolo dodici, e cominciò a leggere attentamente, memorizzando ogni singola parola nella mente, guardando di tanto in tanto Harry e la Umbridge, che squadrava tutti scrivendo qualcosa su un foglio. Oggi aveva un odioso fiocco rosa sui capelli, che la faceva sembrare un confetto. Vestiva sempre di rosa. Magari aveva anche le mutande rosa.
Voltò la pagina, sospirando, perché Silente non la cacciava?
I suoi occhi seguivano le linee di parole, che si materializzavano nel suo cervello, sebbene quelle parole fossero orribili e ripugnanti.
La lezione scivolò via come l’acqua di un fiume, sebbene fosse stata noiosa e silenziosa, peggio di quella di Ruf.
Una routine che si ripeteva continuamente, Hermione, posa i libri, metti pergamena e calamaio nella borsa, esci dall’aula. Scese le scale velocemente, avevano un’ora buca, e lei l’avrebbe impiegata per articolare gli appunti di Storia della Magia.
-Wohoo, ora buca!- esclamò Ron, saltando quattro gradini, rischiando di cadere con la faccia a terra.
-E voi studierete- fece la ragazza, prendendoli per le orecchie e trascinandoli per il corridoio –Mancano tre mesi ai G.U.F.O. non vorrete sprecare le ore buche per giocare con gli aereoplanini di carta?-, i due si guardarono
-Perché no? Sviluppa le nostre abilità riguardo l’aviazione!- si giustificò Harry, scollandosi la ragazza di dosso
-Si come no, poi quando arriverete al giorno prima dei G.U.F.O. non venite a chiedermi di spiegarvi tutto- sbraitò lei, accelerando il passo e lasciandoli dietro.
-Nervosetta, la ragazza-.

Hermione stava percorrendo velocemente i corridoi del quarto piano, quando incontrò Draco Malfoy che si aggirava con un suo drappello personale.
-Heylà, Granger! San Potter e Lenticchia hanno abbandonato la loro protetta?- fece acido, con un sorriso beffardo sulla faccia
-Io non ho bisogno di qualcuno che mi protegga, al contrario di te. Anche oggi ti sei portato la scorta, Malfoy?- ribattè lei con odio, lui rise
-Ma sentite la Granger! Lo vedi questo?- si indicò il distintivo di Capo dell’Inquisizione sul petto –Una parola alla Umbridge, e lei ti mette in punizione per settimane-
-Non ho paura di una cicatrice, Malfoy. Magari tu ne hai di più, e cerchi di minacciare tutti in questo modo, come fa tuo padre-
-Come osi… sporca Mezzosangue- sputò il ragazzo
-Oso, oso.- Hermione sorrise, e quando lui sfoderò la bacchetta, fu più veloce e lo schiantò contro il muro, facendogli perdere i sensi.
Tiger e Goyle, che erano rimasti imbambolati a fissare la scena, la indicarono con il dito e scapparono via, a chiamare la Umbridge.
Bene, Hermione, preparati ad un’altra punizione, stavolta anche più dolorosa. Scavalcò il corpo di Draco e continuò il suo cammino, infilando la bacchetta nella tasca della divisa scolastica, pronta a dare la buona notizia, cioè quella di aver schiantato Malfoy, a Harry e Ron.
Raggiunse la Sala Comune e varcò il buco della Signora Grassa, che si stava esercitando in uno dei suoi canti lirici, e buttò la borsa con i libri su una poltrona libera.
I due, come aveva immaginato, si stavano divertendo a manipolare con la magia due aeroplani di carta, e quando la videro li bruciarono con un tocco di bacchetta.
-Hermione, cos’è successo? Sembri stremata!- disse Harry, posando la bacchetta, lei si sedette sulla poltrona
-Ho schiantato Malfoy.- sentenziò, e sui volti dei due comparve una smorfia di stupore –Ma la Umbridge mi metterà in punizione. Tiger e Goyle sono andati a spifferarle tutto- aggiunse, loro strabuzzarono gli occhi
-Un’altra punizione? Hermione, stai peggiorando! Dov’è finita la timida ragazza di biblioteca?-
-Evidentemente è ancora in biblioteca, sommersa nei libri-.

-Signorina Granger, si rende conto della gravità del suo gesto?- la Umbridge era irata, il fiocco sui capelli se ne scendeva in continuazione sulle orecchie e la donna non faceva che scrivere e scrivere con quelle mani tozze e ruvide
-Illuminatemi- fece la ragazza, seduta di fronte alla cattedra dello studio della professoressa, dove i gattini sui piatti di ceramica miagolavano e la guardavano con quegli occhi blu elettrico
-Ha schiantato un membro dell’Inquisizione! Lei non ha il diritto di farlo! Ha violato una delle regole della scuola, una delle mie regole!- esclamò, battendo un pugno sul legno
-Veramente sono le regole di Silente, se non se n’è ancora resa conto. Silente è ancora qui, lei è soltanto una professoressa. Può credere quello che vuole, professoressa, ma il Preside di Hogwarts è ancora Albus Silente.- sbottò la Grifondoro con calma, la Umbridge divenne rossa di rabbia
-In punizione!- gridò, distruggendole i timpani –Punizione, signorina Granger! Per due settimane, tutte le sere nel mio ufficio! Vedremo, se oserà ancora rivolgersi a me in questo modo- scrisse qualcosa sul foglio, quindi la guardò con un sorriso compiaciuto
-Perfetto, professoressa. Ovviamente non risolverà niente in questo modo- Hermione sorrise, e uscì dall’aula compiaciuta, chiudendosi la porta alle spalle.
Tornata in Sala Comune, a Ron ed Harry si erano uniti anche Fred e George, che stavano giocando con loro con gli aeroplani di carta.
-Allora, com’è andata?- chiese George, facendo prendere fuoco al suo, posando la bacchetta
-Bene, devo dire. Per due settimane, tutte le sere- rispose lei, sedendosi accanto ad Harry con aria afflitta
-Due settimane?- fece Fred incredulo, posando la bacchetta in tasca –Hermione, cosa mi stai combinando?- aggiunse, assumendo un cipiglio severo.
-Non è colpa mia se lei si crede la Preside-
-Mancherà poco e lo diventerà-
-No, Harry! Come fai tu a dire una cosa del genere?! Noi siamo l’Esercito di Silente! Non ci hanno ancora scoperti, e possiamo ancora imparare ciò che la Umbridge ci ha vietato! Non mi aspetto che tu ti arrenda, Harry- esclamò Hermione alzandosi di scatto, vedendo anche entrare Angelina, con un gruppo di amiche, e si risedette di nuovo sulla poltrona –Scusate, avevo perso il controllo- borbottò, torturandosi la manica del maglione.
-Ciao, Fred!- trillò Angelina, salutandolo con la mano, lui fece un mezzo sorriso
-Ciao, Angelina- disse –Scusate, ma devo andare. Torno fra poco- aggiunse, alzandosi e uscendo.
-Quand’è la punizione?- domandò Ron afflitto
-Stasera, alle otto nel suo ufficio-.

Allora. Perdonate ogni genere di errore o obbrobbrio, e se il capitolo fa schifo, l'ho scritto a mezzanotte, in un lampo di genio.
Bene, Hermy è di nuovo in punizione e quella cretina di Angelina COME OSA salutare Freddie? è______________é la farò morire nella più orribile delle morti muhahahahaha!
E' la centocinquantamillesima volta che lo dico, ma vi auguro Buon Natale! ghghghgh <3

   
 
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