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Autore: WindGoddess    24/12/2010    4 recensioni
[Kyman, ma tanto tanto tanto eh!]
Eric Cartman e Kyle Broflovski: due persone che in comune non hanno praticamente niente.
Per questo vanno d'accordo, perché "Gli opposti si attraggono", al di là di litigi, diversi punti di vista su qualsiasi cosa, ingiurie, prese in giro e parolacce varie.
Un rapporto "idilliaco", praticamente, ed io mi ripropongo di mostrare al mondo che, effettivamente, è così.
[Dedicata a Setsuka]
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Eric Cartman, Kyle Broflovski
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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op 4

.4.

I wanna be your boyfriend

I’ve got the money
And you’re always broke
I don't like cigarettes
And you like to smoke
Things in common
Just ain't a one
But when we get together
We have nothin' but fun

 

Eric sbuffò annoiato, ruotando gli occhi con stizza, per poi posare lo sguardo su Kyle. Il ragazzo ebreo stava camminando su e giù per la stanza da almeno una ventina di minuti, fermandosi ogni tanto e tendendo le orecchie, in allerta come un animale impaurito. Quando aveva appurato che il pericolo, che di nome faceva Sheila Broflovsky, non fosse in procinto di entrare nella sua camera allora si calmava, per poi ricominciare comunque a girare in tondo. Peccato solo che Eric si fosse stufato di quel silenzio e di quei gesti nervosi. Lui era lì per un motivo ben preciso: affrontare la delicata questione che era andato a proporre a Kyle e che interessava entrambi alla stessa maniera.

< Allora? > domandò, seccato. Ruppe il silenzio in maniera tanto brusca da far scattare l'altro come una molla troppo tesa.

< A-allora cosa? >.

< Secondo te? >.

Kyle tentennò un attimo, rimanendo spiazzato da quella domanda, nonostante fosse proprio su di essa che stava rimuginando.

< Vorrei... pensarci ancora un po' > rispose alla fine, con tono poco convinto.

< Ci siamo presi una settimana, mi sembra che di tempo ne hai avuto fin troppo >.

Non ricevendo ulteriore risposta, Eric decise che la sua pazienza necessitava di essere ricaricata. Tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette e, senza neppure chiedere il permesso, ne accese una e prese a fumare, guardando fuori dalla finestra. Kyle non se ne accorse subito, ma dopo qualche secondo il suo naso non poté di certo non recepire un odore estraneo a quello della sua stanza. Sì voltò verso Eric, guardandolo a dir poco inorridito.

< Butta via quella dannata sigaretta! >.

L'interpellato, stupito che gli venisse finalmente dedicata attenzione, non si scompose più di tanto.

< No, perché dovrei? >.

< Perché lo sanno anche i bambini che il fumo fa male! >.

< Anche fare a botte, ma preferisco fumare piuttosto che andare in giro a pestare la gente >.

< Che razza di discorso è? Potresti, anzi, dovresti evitare entrambe le cose invece che scegliere con quale delle due farti male! >.

< Ho uno spirito masochista, che ci vuoi fare > sorrise Eric, facendo cadere la cenere in un bicchiere vuoto sopra la scrivania.

< Tu? Ma quando mai! E poi quello che dici non ha il minimo senso! >.

< E non deve avercelo, Kahl >. 
< Ma che... Cosa diavolo vuoi cercare di dire? >.
< Che devi chiudere il becco e lasciarmi fumare in pace! >.
Quella risposta necessitava di un contro-attacco altrettanto feroce, ma qualsiasi cosa Kyle stesse per dire venne bloccata dalla voce di sua madre che, oltre a fargli quasi venire un infarto, lo avvertiva che stava per uscire con Gerald e Ike. Avrebbero portato il piccolo a fare una visita di controllo e non sarebbero tornati prima di un'ora, forse di più, e si raccomandava affinché lui e Eric Cartman studiassero senza distrarsi o la sua media sarebbe calata, eccetera, eccetera.

Quando Kyle si fu ripreso completamente dallo spavento, ovvero solo dopo aver sentito i suoi allontanarsi con la macchina, respirò profondamente, sollevato. L'assenza della sua famiglia rendeva le cose un tantino più semplici.

< O Mosè, ti ringrazio >.

< Bene! >.

Eric, che aveva aspettato diligentemente che i Broflovsky sgombrassero, diede l'ultimo tiro alla sigaretta e scattò in piedi. Aveva aspettato quel momento per una settimana, dopo aver rimuginato sopra quella spinosa questione fino a farsi venire il mal di testa ed ora era lì, con la sua risposta pronta e con la curiosità di sapere quella di Kyle che gli attanagliava le viscere.

< Ora non hai scuse! Siamo soli, quindi voglio la risposta. Ci mettiamo insieme o no? > e lo fissò, dritto negli occhi.

Kyle si sentì confuso, spaesato. Anche lui, quell'ultima settimana, aveva avuto ben poco da stare allegro. Non aveva dormito che poche ore a notte, ma quella era una questione troppo delicata per poter sprecare inutilmente il tempo a dormire!

< Ascolta, Cartman. Io ci ho davvero pensato bene, però- >.

< Non c'è nessun "però", Kahl. Sì o no? >.

< Ecco, se mi lasciassi- >.

< Ancora? Non voglio sentire sermoni! Voglio solo che pronunci un cazzo di monosillabo! >.

Kyle, irritato per essere stato interrotto per ben due volte, pestò un piede a terra con stizza e ignorò bellamente quanto l’altro aveva appena detto.

< Non voglio rispondere così! Voglio fare un discorso ben preciso, prima! >.

< A me non interessa nulla del genere >.

< E va bene, ho capito! > sospirò, seccato e vinto dall’ansia. < Facciamo così: daremo la risposta al mio tre all'unisono, poi ognuno procederà con le spiegazioni, se ne vorrà dare qualcuna >.

Eric stette un attimo a pensarci sù, ma dovette convenire sul fatto che l'idea non era male. Forse era la maniera migliore di procedere, tuttavia...

< Al mio tre, allora. Uno... Due... Tre! >.

< NO! > esclamarono all'unisono.

Rossi entrambi come pomodori, si fissarono negli occhi, increduli, strabuzzandoli più volte. Incredibile a dirsi, ma a Eric venne voglia di piangere. Ovvia sensazione, visto che, in realtà, non aveva risposto con sincerità. Il "" che avrebbe voluto pronunciare lo aveva ancora incastrato in gola. Aveva temuto che la risposta di Kyle sarebbe stata negativa -con ragione-, quindi aveva cambiato la sua all'ultimo secondo per proteggersi dal rifiuto, creare uno scudo contro la delusione, perché lui voleva davvero essere il ragazzo di Kyle. Se non per amore, che fosse almeno per orgoglio. Ci aveva messo davvero del tempo ad accettare i suoi sentimenti, a smetterla di torturarsi, a farsene una ragione, ed era stata un'enorme fatica. Che i suoi sforzi venissero premiati, allora, se lo sarebbe meritato!

< Perché? > domandarono, nuovamente all'unisono, per poi abbassare la testa per l'imbarazzo.

< Ehm... Prima tu > Eric riuscì a precedere Kyle, anche se non aveva molta voglia di ascoltare la sua risposta, la conosceva già.

Sarebbe stato tutto un disquisire sul fatto che sua madre lo avrebbe scuoiato vivo, che non avrebbe saputo come affrontare la sua comunità e la gente di South Park -da leggersi: "Stan"-, che tutto quello era assurdo e cazzate varie. Si preparò, dunque, ad ascoltare tutta una serie di baggianate che lo avrebbero di certo fatto star male per un po', ma poi si sarebbe certo ripreso, magari sarebbe tornato tutto come prima... a parte la cocente delusione che avrebbe presto ricevuto, che gli avrebbe lasciato addosso una cicatrice talmente grande da farlo diventare ancora più stronzo, irrispettoso, egoista e bastardo di quanto già non fosse. Bella prospettiva.

< Ho... ho mentito > furono, invece, le uniche due parole a giungergli all'orecchio. Chiese di ripetere, sicuro di non aver capito bene,  e Kyle pronunciò nuovamente quelle due parole esatte. Ora sì che era confuso.

< Io… non so dire bugie, non ne sono capace. Però avevo paura che la tua risposta sarebbe stata “no”, quindi… ho pensato di rispondere così anche io, per non darti l’illusione di avermi dato una delusione o... > lo guardò, mettendo su un leggero broncio < …mi avresti preso per il culo a vita >.

Detto ciò, Kyle divenne ancor più rosso e si diede mentalmente del codardo per non aver saputo continuare con la sua recita. Era sicuro di aver dato a Eric un motivo più che valido per dargli dello stupido da allora fino alla fine dei secoli. Sperava, tuttavia, che avrebbe considerato la situazione da un punto di vista più… magnanimo, facendo magari finta che non fosse successo nulla e che quella conversazione non fosse mai avvenuta. Proprio per questo rimase non poco stupito quando si vide rivolgere un sorriso che, stranamente, non aveva nulla di cattivo. Il che suonava alquanto strano, considerando che era di Cartman che si stava parlando.  

< Temo che dovrò ricambiare questo slancio di sincerità confessando che… Beh, in pratica anche la mia risposta non era quella giusta. I motivi sono gli stessi, quindi non mi metterò di certo a spiegare >.

I sessanta secondi che seguirono queste parole furono lunghi e pesanti. Soprattutto, diedero modo ad entrambi di assorbire bene quanto accaduto e di sentirsi due totali deficienti.

< Siamo… due stupidi > ruppe il silenzio Kyle, non credendo a  quanto stava succedendo. Aveva un che di surreale, quella situazione.

< No, tu sei stupido. Uno stupido ebreo >.

Ed Eric, con il tatto che da anni lo contraddistingueva, aggiustò tutto in un lampo con una delle sue uscite più fini. Anzi, fece di più. Mise in ordine e poi rivoltò nuovamente il tutto quando, in un momento in cui Kyle aveva abbassato le difese, decise che, per come stavano andando le cose, poteva anche concedersi il lusso di fare qualcosa di veramente stupido. Il bacio che gli diede fu leggero e delicato, uno sfiorarsi di labbra che durò due, forse tre secondi, ma che riuscì a far diventare Kyle bianco come un lenzuolo. Il che era ben strano, data la situazione.

< Oddio, ti senti bene? > domandò, stupito, una volta resosi conto delle conseguenze del suo operato.

Il ragazzo ebreo, contro ogni più oscura previsione, era diventato un cadavere. Fissava un punto alle sue spalle con la bocca semiaperta, come se fosse in stato vegetativo. Roba che, in altri tempi, lo avrebbe fatto ridere per una settimana ma che, al momento, rappresentava un pericolo, un motivo di seria preoccupazione.

< Khal? > lo richiamò, almeno per essere sicuro che fosse vivo.

< S…sì > sentì sussurrare.

< Sì cosa? >.

< La… ris-posta a-alla tua domanda >.

Solo dopo aver parlato, Kyle si rese conto di quanto stesse esagerando. Non era in fondo quello, che si aspettava? Non era quello che desiderava, che sperava tanto che Eric facesse, prima o dopo? Eppure, nonostante tutto, era rimasto sorpreso da quel gesto, da quel bacio leggero che aveva riassunto l’inverosimiglianza di quel pomeriggio in pochi secondi e che, quando Eric si era allontanato, era come se gli avesse tirato via tutta la sorpresa, l’ansia, la preoccupazione, il nervoso che aveva incamerato in corpo in quei giorni, per lasciare solo il posto ad una sensazione di sfarfallio nello stomaco affatto piacevole, ma che era contento di avere. Era strano che non avesse assunto anche lui un vivace color porpora come quello di Eric, ritto davanti a lui e docile e sottomesso come mai. Erano opposti anche nella maniera di provare imbarazzo, eppure erano entrambi… contenti, soddisfatti, persino, della decisione presa. Certo, le cose erano andate in maniera alquanto bizzarra, ma poi si resero entrambi conto che, poiché era di loro due che si parlava, era inconcepibile che andassero in maniera normale.

< Almeno non mi hai vomitato in faccia come faceva Stan con Wendy > sussurrò di nuovo Kyle, anche se quelle tenui parole rimbombarono nel silenzio della stanza come se le avesse urlate.

< B-beh… ho voluto risparmiartelo >.

< Oh, quanta premura >.

< Non fare il gradasso, che non ti si addice >.

Di nuovo silenzio, ma questa volta entrambi sapevano come evitare di renderlo pesante, mettendosi magari a guardare ognuno un punto imprecisato sul muro o sul soffitto. Si guardarono di nuovo negli occhi, per poi deglutire e, allungando leggermente il collo, darsi un altro bacio. Sospirarono entrambi quando sentirono nuovamente il tocco l’uno delle labbra dell’altro sulle proprie, anche se ci sarebbe stato di che imbarazzarsi se solo si fossero potuti vedere: a parte le bocche, i loro corpi erano lontani l’uno dall’altro di almeno una ventina di centimetri. Eric teneva persino le mani dietro la schiena, mentre Kyle aveva serrato le braccia lungo i fianchi, stringendo i pugni. Più che un bacio di due diciassettenni, sembrava quello che si sarebbero potuti dare due bambini di non più di nove anni. Però erano contenti. Quando si allontanarono, non poterono fare a meno di ridacchiare, Eric sempre più rosso, Kyle sempre più cadaverico.

< Allora… è sì, a quanto pare > sussurrò Eric, grattandosi poi la nuca in maniera nervosa.

< Sì, cioè… ci possiamo provare, eh! >.

< Oh, certo! Provare, e se va male… nessun rancore >.

< No, nessun rancore >.

< Però… > e Eric si diede un po’ di coraggio, dando all’altro un buffetto sulla testa < …a me piacerebbe che andasse, sai? >.

Era fatta, dunque. Erano insieme. Per il momento, per lo meno, ma entrambi avevano il sentore che, con un po’ di fortuna e –tanta- pazienza, quel loro strano rapporto, che aveva assunto una piega importante, avrebbe funzionato. Anzi, ne erano convinti. Rimaneva solo una piccola, importante questione.

< Bisogna festeggiare. Che si fa? >.

< Scommetto che ti andrebbe bene qualsiasi cosa, basta che si mangi, culone! >.

< No! Ma come hai fatto ad indovinare? >.

Senza aspettare risposta, Eric si prese un altro bacio e poi afferrò la sua giacca, che aveva buttato sulla scrivania di Kyle, per far capire all’altro che aveva davvero voglia di uscire e andare da qualche parte.

< Sono le sei passate, quindi potremmo anche andare a prenderci un hamburger > esclamò, fin troppo contento.

< O-ok > fu la semplice risposta di Kyle, che era rimasto a dir poco sorpreso da tanto entusiasmo. Se non altro, era per qualcosa di positivo. Dopo un attimo di disorientamento si avvicinò all’armadio, aprendolo e trafficando un po’ all’interno per trovare qualcosa di più pesante per uscire, visto che sentiva stranamente freddo. Al contrario di Cartman, che invece sembrava avesse incredibilmente caldo.

< Però ti avviso che sono al verde, quindi dovrai attingere alla borsa che porti al collo e offrire la cena anche a me! >.

Kyle, che si stava quasi cullando in quel silenzio armonioso che si era venuto a creare, rimase letteralmente fulminato da quelle parole.

< Dannato culone avaro! Non pensarci nemmeno! > urlò, facendo capolino da dietro l’anta dell’armadio, avendo giusto il tempo di vedere l’altro guardarlo con un sorriso furbetto e poi uscire in fretta dalla stanza, come se ormai fosse già stato tutto deciso. Afferrò il primo giaccone pesante a portata di mano e, senza neppure chiudere l’armadio, cercò di rincorrerlo, urlando che non doveva proprio sperare di vedersi offrire nulla più di un bicchiere d’acqua e cose del genere, ma con qualche parolaccia in più. Tuttavia, giusto per essere sicuri, ebbe premura di mettersi comunque una mano sul petto, tranquillizzandosi una volta sicuro che la borsa coi soldi che, effettivamente, aveva l’abitudine di portarsi sempre al collo, fosse abbastanza piena.


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Note dell'autrice
Ad aggiornare prima proprio non ci sono riuscita XD
Che dire su questa one-shot? Niente, se non che non ha nulla di particolare. Avevo altre idee per la testa ma al contempo avevo pensato che a qualcuna delle gentili donzelle che ha il coraggio di leggere le mie storie fosse venuta l'idea di voler leggere come è cominciato il tutto, come avevo programmato che Kyle e Eric si mettessero insieme. In realtà anche io ero curiosa di saperlo, e il risultato è stato questo. Non poteva uscirmi nulla di più stupido e di estremamente meno introspettivo XD
C'è da dire che questa volta ho riletto la storia meno volte del solito prima di postarla, quindi se ci fossero degli errori sarò grata a chi me li vorrà segnalare. Ah, anche a chi mi dicesse perché ha trovato questa storia, magari, una vera cagata.
Prego il gentile pubblico di inQuinarsi di fronte alla canzone il cui titolo ha avuto il dicutibile piacere di divenire anche quello di questa one-shot, ovvero "I wanna be your boyfriend" dei grandi, immensi Ramones. Sono andata a scomodare persino loro, pensate un po'.
Per quanto riguarda la quarta strofa di Opposites Attract, ecco l'arronzata traduzione:
Io ho i soldi
e tu sei sempre al verde
A me non piacciono le sigarette
e a te piace fumare
Di cose in comune
non ce n'è neppure una
Ma quando stiamo insieme
non facciamo altro che divertirci
Boh, direi con questo è tutto. Ringrazio, senza tuttavia poter rispondere per mancanza di tempo, chi legge e chi commenterà, chi ha trovato due minuti di tempo per commentare la precedente one-shot, chi ha messo la raccolta tra i preferiti o tra i seguiti.
Buone feste a tutti :)

WindGoddess
  
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