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Autore: Many8    24/12/2010    7 recensioni
Bella afflitta da un trauma che ha segnato il suo presente e il suo passato,cercherà di dimenticare quest'ultimo, ma si sa dimenticare è difficile se quasi impossibile; un Edward umano, conoscerà la nostra protagonista e... Riuscirà il nostro invincibile supereroe a cambiare almeno il futuro della nostra piccola e dolce Bella? AH- OOC- raiting ARANCIONE.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Io ho sempre perdonato chiunque, per qualunque cosa avesse fatto, sono troppo buona mio grandissimo difetto. Do sempre una 2a possibilità ma se mandi all'aria anche quella, addio!

Ringrazio coloro che spendono parole per commentare, ai lettori silenziosi, e a tutti coloro che mi seguono, felici feste a tutti... :), grazie , grazie, grazie.


Vi lascio al capitolo, il prossimo aggiornamento nel prossimo anno, se passate nel mio blog c'è un piccolo regalo per voi, da vedere ed uno da ascoltare...

Qui, per il blog.

Buona lettura.

"Sicura di non aver fame?" chiese, corrugando le sopracciglia.
" Sì, ne sono sicura, non ho fame questa sera." risposi, mise il vassoio sul tavolino, in fondo alla stanza.
" Non vuoi nulla? Se vuoi posso prendere anche qualcosa al bar, magari più buona!" aggiunse, cercando di convincermi.
" No, Edward, sto bene e non ho fame. Non voglio nulla." specificai per bene, il mio tono era irremovibile.
La conversazione con Jacob ormai era alle spalle, esistavamo solo noi in quell'ora e nessun altro.
Anche se era trascorsa meno di un'ora da quando Jacob era andato via non c'era più nulla di cui parlare, era tutto archiviato adesso, sperai ce non dovessi più riaprire il suo fascicolo.
In quel momento c'era Edward, il mio tutto.
"Come vuoi." Disse, infine, sconfitto.
" Mi parli un pò di te?" chiesi, sapevo poco di Edward, per ora non volevo conoscere il suo passato, avrei aspettato quando fosse stato pronto per raccontarmelo, come
aveva fatto con me. Volevo sapere di lui in generale delle sue passioni, anche se molto di lui già lo aveva rivelato.

" Certo, cosa vuoi sapere?"
" Mhm, non so, un pò della tua infanzia, parlando della scuola, degli amici... "
" Sì, certo, " fissò la parete della stanza riordinando le idee, " Sono cresciutò per un pò a Chicago, ma per poco, quando ci siamo trasferiti qui a Seattle a scuola ho
conosciuto tante persone che sono dicentate i miei amici. Emmett e Jasper, ci conosciuamo dall'età di dieci anni, abbiamo fatto tutto insieme. I primi amori, abbiamo scelto tutti e tre insieme il college da frequentare, tutti e te medicina, ma ognuno ha scelto la specializzazione che voleva, ovviamente. Ma nella maggior oarte dei casi stavamo sempre insieme. Abbiamo un rapporto speciale, come se fossimo fratelli, anche i nostri genitori si conoscono. Abbiamo fatto tantissime sciocchezze insieme. Le migliori." Era perso nei suoi ricordi, sorrideva, erano ricordi piacevoli i suoi.

" Siete molto uniti," dissi, era fin troppo chiaro.
Annuì. Tornando con lo sguardo al presente, in quel momento con me.
" Oggi, quando sono venuto qui eri euforica, ma poi è andata scemando, cosa dovevi dirmi, se posso saperlo e ovviamente se quell'euforia era indirizzata a me."
" Oh, sì," me ne ero dimenticata, "Oggi sono riuscita a camminare da sola senza stampelle nè altro." sorrido fiera di me. Come un bambina.
Con Edward è facilissimo tornare all'infanzia, ti senti protetta, venerata e amata proprio come quando eri una semplice bambina, quando i tuoi genitori non ti permettevano neanche di stare in giardino da sola, erano quasi ossessivi, ma quasi a tutti i bambini piace l'ossessività. Li fa sentire desiderati ed unici, prima di stancarsene.
Io non mi sarei mai stancata della protezione di Edward, era impossibile.
" Ma è una sciocchezza." continuai.
"Bella," disse prendendo la mia mano ed incatenandola alla sua."Ciò che riguarda te non è mai una sciocchezza."
Strinsi più forte la sua mano, come un gesto di ringraziamento.
"Allora, vuoi farmi vedere o no?!" chiese retorico.
Scrollai le spalle e quasi ridendo dissi: " Se proprio ci tieni a vedermi inciampare, sono disponibile!"
Fece scoppiare la sua ilarità.
"Non vedo l'ora di vedere una tua caduta, così da salvarti prima di cadere, e stringerti fra le mie braccia." continuò, questa volta però era serio, guardava fisso nei miei occhi,
arrossire fu inevitabile.

Gli scoccai un bacio sull'angolo della bocca, fu un bacio velocissimo. Mi girai, mettendo le gambe fuori dal letto, allontanai il corpo di Edward dal mio, per permettermi di alzarmi senza fare strani movimenti, ero sempre convalescente!
"Aspetta, eh!" annuncia, facendo un gran respiro, non so perchè ma avevo le farfalle nello stomaco, non volevo sfigurare ai suoi occhi con una caduta o addirittura non riuscendo ad alzarmi, era solo stupide paranoie.
"Tutto il tempo che vuoi!" mi disse, era alla mia sinistra, e la sua testa, malgrado lui stesse in piedi era abbassata all'altezza della mia, il suo naso scostava continuamente la ciocca di capelli che finiva davanti ai miei occhi, accarezzava il mio viso con il suo naso, facendomi aumentare le molteplici farfalle nel mio povero stomaco vuoto.
Inspirai nuovamente riuscendomi ad alzare.
Il primo ostacolo era ormai alle mie spalle.
Mettendo un piede dopo l'altro, come se fossi un bebé ai suoi primi passi, lentamente, con accortezza .
Camminavo, proprio come le nelle ore precedenti, zoppicando leggermente, ma camminavo e poterlo fare era un soddisfazione personale, eccezionale.
Edward mi guardava con occhi pieni di amore, e dolcissimi, aveva le mani tese in avanti, erano rimaste tali da quando mi ero alzata, intimorito da un'ipotetica caduta.
Le sue dita però erano piegate, guardava verso di me, estasiato.
Feci il giro del letto, andando verso la finestra, avevo sempre desiderato guardare fuori da quella finestra, finalmente senza cancellate ad ostacolarmi la vista.
Edward non stava più fermo, ma seguiva me, con la mia stessa lentezza.
Arrivai alla finestra, e sentì subito le mani di Edward cingermi la vita da dietro, mi irrigidì leggermente, non ero più abituata a quei contatti e soprattutto con quella frequenza.
"Scusa," mormorò.
"Non preoccuparti." dissi, girando la testa verso di lui e con un sorriso, cercai, di fargli capire che tutto andava bene.
Guardai fuori dalla finestra, era tutto buio, fui felice di sapere che la stanza dava la vista sul parco, illuminato dai lampioni.
Era ancora più spettacolare vederlo di notte, da lassù, con qualcuno che ti cingeva la vita e continuava ad andare su e giù sul mio collo con il naso.
Il cielo era pieno di nuvole, tanto che la Luna non poteva essere visualizzata, la sua luce non riusciva nemmeno a oltrepassare le nuvole, troppo spesse. Sicuramente nelle ore siccessive avrebbe piovuto.
"E' ancora più bello da qui." sussurrai. L'aria che si era creata era così rilassante, che parlare a voce alta sembrava romperla.
"Sì," disse fermando il suo moto con il volto." E' un piccolo spettacolo, ma non quanto te, adesso."
Mi voltai verso di lui sorridendogli. Era romantico. Nessuno mai in precedenza era stato come lui. Era l'uomo che avevo sempre desiderato, che tutte le donne desiderano.
"Dove dovrebbe essere la piccola radura??" domandai, cambiando discorso.
"Lì," disse, prendendo una mia mano ed indicando un punto tra gli alberi, lontano.
Annuì.
Cercai di affilare lo sguardo per intravedere qualcosa, ma fu inutile, il buio, la lontananza e infine i tanti alberi mi impedivano di vedere ciò che desideravo.
"Ci andremo in questi giorni, un'ultima volta, prima che tu venga dimessa," mormorò al mio orecchio.
"Sì," sussurrai annuendo. "Sì, certo."

Dormimmo anche quella sera, come la notte precedente, nel mio letto, stretta a lui, e con la testa a farmi da cuscino.Mi aveva detto che sarebbe potuto restare anche quella sera con me, dopo averglielo chiesto più volte, era impossibile che restasse per così tanto tempo in ospedale senza tornare a casa, mia aveva tranquillizzata dicendomi che il mattino seguente sarebbe dovuto andare a casa per un paio di ore.
Quando c'era lui riuscivo a dormire per la maggior parte delle volte senza incubi, ad eccezione per la notte precedente.Dormivo, mi rilassavo e riposavo come non mai negli ultimi mesi.
Quando mi svegliai non riuscivo a capire se fosse ancora notte oppure giorno, le nuvole erano ancora molte e minacciose, prima o poi avrebbe piovuto.
Edward dormiva ancora, il suo volto era angelico, gli occhi chiusi in un'espressione beata.
Mi spostai dal suo petto, mettendo la testa sul cuscino e osservandolo.
Vederlo dormire faceva rilassare anche me. Sembrava un bambino per i suoi tratti dolci e delicati, tutto era appropriato al suo volto, nulla troppo grande o piccolo, tutto estremamente perfetto.
Non riuscivo a spiegarmi come la madre naturale potesse aver lascito lui, ancora piccolo e , credetti, altrettanto bello in un orfanotrofio.
Ci sarebbe voluto un coraggio enorme.
Poi pensai che io avessi fatto lo stesso con il feto che cresceva in me, l'avevo ucciso a differenza della madre biologica di Edward, gesto ancora più grave.
Avevo tolto la vita ad un bambino ancora non nato, sarebbe stato lo stesso che abbandonarlo?
I miei pensieri furono interrotti da Edward che strinse la mia mano che sostava sulla sua spalla.
"Buongiorno," dissi.
"Buongiorno anche a te!" la sua voce era roca e debole, si schiarì la voce.
"Come va?" chiese, la voce era tornata normale.
" Bene." risposi. Sperai che i pensieri di poco prima non avesse lasciato qualche traccia su mio viso, come smorfie e quant'altro.
" Non si direbbe, sei pallida." Con l'aiuto di un gomito si alzò, mettendosi seduto.
Accarezzò con l'indice e il medio la mia guancia, sorridendo dolcemente.
"Sto bene," ribattei. " Tu, invece, fatti bei sogni?" domandai.
"Sì, o almeno penso di sì, non ricordo nulla..." scrollò le spalle.
"Fa nulla, me ne racconterai un altro molto presto."
Guardò l'orologio, corrugando la fronte.
" Sono le otto e trenta. Io dovrei andare, tra massimo due ore starò di nuovo qui." annunciò.
Annuì. "A dopo , allora." continuai
"Ti porterò i progetti da fare insieme."
"Non vedo l'ora."
Mi diede un bacio, veloce recuperò il suo camice ed andò via.
L'avrei aspettato ardentemente per altre tre ore.

Edward.
Uscì dalla doccia, mille goccioline correvano veloci sul mio corpo, misi un'asciugamano in vita, uscendo dal bagno, entrando in camera mia, trovai Esme.
"Ciao, mamma!" la salutai.
"Bentornato!" disse leggermente stizzita. Aveva le braccia incrociate al petto.
Aveva ragione era stato via due giorni, senza avvisarla, nè altro, doveva essere in sovrappensiero.
" Scusami." dissi, scrollando le spalle."Sono stato in ospedale tutto il tempo, e mi dispiace tantissimo di averti fatta preoccupare." ero sincero.
" Almeno spero che i tuoi pazienti siano salvi!"
"Sì, lo sono, sani come pesci," la mia paziente preferita è quasi del tutto sana.
Presi dal mobile il mio intimo e un completo nuovo da indossare.
"Esci di nuovo?" chiese, confusa.
Aveva ragione, avevo sempre approfittato dei momenti liberi per leggere o riposarmi, o magari stare in loro compagnia, ero cambiato, qualcosa mi aveva fatto cambiare, o
meglio qualcuno.

"Sì, devo tornare in ospedale." dissi, prendendo le scarpe e dei calzini.
La sue espressione si addolcì, le sue braccia tornarono lungo i fianchi, e piegò leggermente la testa.
"Ora non mi dire nulla, ma devo andare, devo ancora vestirmi." annunciai, procedendo verso il bagno.
Mi seguì stranamente, non erano di Esme certi comportamenti.
" Spero almeno che io possa conoscerla!" quasi urlò dietro di me, arrivati alla porta del bagno.
Mi girai su me stesso, sorrideva compiaciuta.
"Almeno questa volta, intendo!" continuò.
Mi avvicinai a lei, baciandole la guancia.
Molto presto Esme, molto presto.

Bella.
Eravamo ricurvi entrambi su dei grandi fogli, Edward mi diceva cosa dovessi fare, cosa disegnare, mi dava consigli sui colori e mobili. Ovviamente era lui a decidere, il progetto che stavamo facendo doveva raccogliere tutte le stanze della sua casa. Avevamo già preparato i bagni, la cucina ed il soggiorno. Non pensavo che Edward avesse una casa così grande, malgrado ci vivesse soltanto lui.
Tuttavia stravolsi per un pò i suoi progetti, dando anche da parte mia dei consigli che si rilevarono molto utili.
" Così va bene?" chiesi, indicandogli un mobile che avevo appena ritratto.
" Sì, benissimo," disse annuendo, " Credi che mettere una credenza qui sia superfluo?" domandò indicando il punto esatto.
" No, " dissi, immaginando la stanza." Credo vada molto bene, potrebbe esserti utile."
"Quindi anche il soggiorno è fatto!" disse.
Avevamo terminato anche una nuova stanza.
" Ci manca soltanto la mia camera," continuò guardando soddisfatto i progetti."Le camere per gli ospiti non le farò sono completamente nuove." aggiunse.
"Hai, in casa tua anche delle camere per gli ospiti," dissi, incredula.
"Mhm... sì, saranno per i miei futuri bambini in realtà."
"Ho capito, comunque hai una bellissima casa..." parlai.
"Grazie, Bella, " prese la mia mano nella sua, sfilandomi dalle dita la matita con cui avevo disegnato tutto, e me la baciò. " Di tutto."
Scrollai le spalle, " E' un piacere poter lavorare per lei, dottor Cullen."
"Lo stesso per me, designer di interni Swan,"
Qualcuno bussò alla porta, finì di mettere tutti i fogli nella cartellina di Edward, che dissi 'Avanti'.
Entrò una ragazza bionda, un'infermiera a quanto sembrava dal camice. Era bellissima, alta, magrissima, capelli lunghi e biondi, sembrava una delle tante modelle sulle riviste di alta moda.
"Edward devo parlarti è urgente." disse, senza nemmeno salutare si rivolse con sfacciataggine ad Edward.
"Non adesso, Tanya, sono impegnato devo fare una visita." l'ammonì.
"E' urgente, ho detto." la ragazza era spazientita e non poco.
Non capivo perchè Edward non volesse parlarle, pensai fosse qualcosa che riguardasse il lavoro.
" Dobbiamo parlare, il prima possibile allora." continuò, con una smorfia sul volto quando i suoi occhi incontrarono i miei.
"Adesso no, vedremo Tanya, ma adesso sono occupato."
"Lo vedo, " disse, prima di voltare i tacchi e andarsene.
" Chi era?" chiesi, dopo che la porta fu chiusa con un gran tonfo.
" Nessun di importante non preoccuparti!" il suo sguardo era dolce, anche se in fondo si leggevano note di stizza.
"adesso dobbiamo andare nel mio studio per la visita e tutto il resto." annunciò.
Un'altra visita, che avrebbe dovuto determinare la mia dimissione.
"Andiamo?!"disse, aiutandomi a scendere dal letto.
"Certo!" non ne ero convinta, la visita di quella sconosciuta mi aveva alterato, e non poco.

Nello studio di Edward ci avevano raggiunto anche Emmett e Jasper, ovvero il medico del pronto soccorso e quello di ortopedia, alias fidanzato di Alice.
Ne avevamo nuovamente parlato quella mattina, quando Edward se ne era andato. Avevano fatto fatto altre uscite, e si trovavano sempre meglio insieme, avevano gli stessi gusti e Jasper dipendeva ormai da lei.
Jasper era lì poichè aveva portato la mia radiografia, la più recente. Invece Emmett si era aggregato al suo amico, ogni scusa era buona per parlare e divertirsi.
Si notava benissimo all'affiatamento che c'era tra di loro, scherzavano, parlavano, spettegolavno continuamente.
Jasper era un tipo d'uomo molto protettivo e gioiso, riusciva a influenzarti con il suo sprizzare felicità dai tutti i pori, stava bene insieme ad Alice, erano entrambi dei veri e propri uragani.
Invece Emmett sembrava un orso sia per la sua stazza che per il suo carattere, non capivo come una ragazza come Rosalie, così calma e pacata, potesse stare con una persona del genere, era buonissimo ma era troppo "casinista" per lei.
"Quindi entro due giorni Bella potrà tornare a casa?" chiese Edward.
"Sì, per quanto riguarda la gamba potrebbe andare via anche domani, facendo quest'ultima lezione di stasera, ma se vuoi trattenerla, magari per poterle controllare la ferita alla testa va benissimo." rispose Jasper, afflando lo sguardo. Evidenziò le parole trattenerla e controllare.
Che avesse intuito qualcosa?!
"Tu cosa preferisci fare?" disse poi, voltandosi verso di me. Jasper era seduto pochi centimetri davanti a me, a sua volta davanti alla scrivania, accanto ad Emmett, che
giocava con delle penne.

" Per me va bene qualunque cosa, siete voi i medici, decidete voi!" risposi.
Jasper mi sorrise, girandosi verso Edward che restò a fissarmi per altri secondi.
" Io penso che debba restare per un altro giorno ancora, così potrò anche toglierle i punti e metterle una semplice medicazione, visto che la ferita si è quasi del tutto
rimarginata."

Emmett e Jasper annuirono." Va benissimo, e un'altra seduta di fisioterapia non può che farle bene." continuò il primo.
"Bene, quindi lo aggiungo alla sua cartella." fu Edward a parlare.
"Sì," disse Jasper, " Io dovrei andare ora, il mio turno è particamente finito, ci vediamo domani, ragazzi!"
"Ciao Bella," disse rivolgendosi a me.
"Arrivederci, " lo salutai.
Si alzò, e velocemente sgattaiolò fuori.
" Io invece dovrei continuare il mio turno." fece Emmett.
"Buona fortuna!" rispose Edward.
"Grazie, devo avere un parere da te, lo sai vero?" continuò l'orso.
"Sì, ti raggiungo dopo aver portato Bella da Rose."
" Se vuoi posso accompagnarla io, non c'è problema." disse Emmett.
Edward voltò lo sguardo verso di me, fissandomi, annuì, malgrado preferissi che ad accompagnarmi fosse lui.
"Va bene, come vuoi, io devo incominciare ad andare nella stanza numero?" domandò all'amico.
" Trentradue, al secondo piano. A dopo."
Imitai Emmett che si era alzato e a passo normale mi diressi verso la porta, precedendolo, feci un occhiolino ad Edward, senza che l'altro se ne accorgesse e andai via con quest'ultimo, la strada fu breve, ma parlammo ugualmente.
" Lo sai vero che Edward prova simpatia per te!" Mi disse gesticolando.
Volevo ridere, ma mi trattenni, diretto il ragazzo!
Scrollai le spalle.
Visto che non arrivò una risposta continuò lui: " Ed anche da parte tu , eh?"
Scossi la testa.
" Lo sai vero che non ci credo?"
Annuì,"Lo so," continuai. " E' così tanto evidente?" gli domandai.
" Sì, è fin troppo evidente." disse annuendo energicamente.
Mi lasciò dopo poco, e solo dopo aver baciato a parlato con Rose.

Feci fisioterapia, la lezione fu molto veloce, visto che ormai non c'era più nulla nè da correggere che da migliorare, riuscivo a camminare come prima, o forse non proprio, ma riuscivo ad abbozzare una camminata fatta per bene.

Cercai Edward nella mia camera, ma non lo trovai, ero sicura del contrario e così mi diressi verso il suo studio, sperando di incontrarlo lì.
Camminai lentamente, mettendo un passo dopo l'altro, pensandoci per paura di cadere.
Arrivai allo studio di Edward, la porta era socchiusa, mi accostai a quest'ultima, stavo per aprirla del tutto quando mi accorsi che Edward non era solo.
C'era una ragazza, l'infermiera di poche ore prima con lui, nella sua stessa stanza, troppo vicina ad Edward. Quest'ultimo era seduto sulla sua scrivania, le gambe erano semi
aperte, la ragazza dai capelli biondi era fra quest'ultime. Era troppo vicina ad Edward per una semplice chiacchierata.

Il mio cuore si spezzò in mille piccolissimi pezzi.
Distolsi lo sguardo da quella scena, girandomi verso il corridoio, le gambe erano molli, scivolai contro la parete, mi ritrovai seduta a terra, con la testa fra le mani e gli occhi chiusi, cercando di dimenticare anche quest'ultima scena.
Un'ennesima delusione...

E con questo vi auguro Buon Natale e un felice 2011!!
Non mi odiate... è Natale , dobbiamo essere tutti più buoni!!

Ieri ho aggiunto alle mie storie anche una OS che partecipa ad un contest Natalizio, se vi va passateci e magari lasciate un commento.Ringrazio coloro che hanno recensito.
Christmas Lights

un bacio buone feste a tutti, Many... <3<3

   
 
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