Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Hyakkaryouran    24/12/2010    3 recensioni
雪月花 "Neve, luna e fiori".
Una ragazza esce dal Pozzo Mangia-ossa, 4 anni dopo la distruzione della Sfera
dei Quattro Spiriti.
Non ricorda nulla né del mondo che ha lasciato alle sue spalle né del mondo che
troverà una volta uscita dal pozzo. Con sé porta una spada dai poteri
misteriosi.
Intanto, un'aura demoniaca esplosa pochi giorni prima del suo arrivo, sembra
mettere in allerta Inuyasha e i suoi amici.
Non è l'unico: anche Sesshomaru, il Principe dei Demoni, si mette sulle tracce
di nuovi nemici, finendo per incrociare il suo cammino con quello di una ragazza
che non è nulla di ciò che sembra essere.
Tre oggetti magici, antichi rancori, vecchi e nuovi nemici, dipingono le linee
che ricreano storie mai raccontate e nuovi imprevedibili percorsi nei destini
dei protagonisti.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sesshoumaru, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Setsugekka

雪月花

 

 

 

Mikatzuki wo daita kimi ni tsubuyaita

"kona yuki to odoru kimi ni aitai"

datta hitotsu dake no omoi wo nosete

akaku somaru yuki wo sora ni chiribameta.


Ho sussurrato a te, che impugnavi una falce di luna:
"Voglio danzare con te in questa neve polverosa."
Ho dato via l'unico amore che avevo
e sparso in cielo la neve tinta di cremisi.

 

Setsugekka – The end of silance - Gackt

 

 

 

Silenzio.

L'eco del vento, distante, arrivava fino lì, nel cuore più nascosto di quei monti.

Protetto, lontano dagli occhi innocenti degli umani e da quelli maliziosi e viscidi dei demoni minori, il tempio restava immobile, nonostante il vento del primo autunno non offrisse pietà agli alberi e alla vegetazione circostante.

Il lago, pochi metri più in basso rispetto al tempio, era illuminato come uno specchio colpito dai ragi del sole e rifletteva la sagoma limpida del primo quarto di luna. La superficie, nonostante l'inclemenza del vento, restava piatta e calma, lasciando trapelare la sua natura magica.

Era un luogo sacro, quel tempio, un luogo che nessun essere poteva raggiungere da solo ma solo accompagnato dagli abitanti del tempio o, qual’ ora fosse stato presenza gradita, gli veniva insegnato come raggiungerlo dopo un rituale per garantire che non avrebbe mai insegnato ad altri quella via.

Gli aceri gemevano mentre le loro foglie rosse lottavano per restare aggrappate ai rami sottili.

Riusciva a sentire tutto, nonostante si trovasse nella stanza più remota del tempio, protetta, assorta nel suo compito di preghiera.

I lunghi capelli neri erano raccolti in una coda alta, resa più raffinata da un’elegante acconciatura adornata con dei kanzashi floreali. Crisantemi bianchi.

Gli occhi chiusi sfiorati dalla frangia che ricadeva in avanti, seguendo la sua postura, leggermente inclinata verso l'altare di pietra.

Il viso pallido era adornato dai simboli che ne testimoniavano l'appartenenza alla stirpe demoniaca: due strisce di un rosso pallido partivano dall'attac

catura di ciascun orecchio, interrompendosi a metà guancia, come fossero graffi.

Sulla fronte, una falce di luna crescente.

 

Guardò con un moto di rabbia la luna, nel cielo terso di quella notte piena di stelle.

Digrignò i denti, quasi sentisse il bisogno di balzare in cielo e azzannarla.

Riportò gli occhi davanti a sè, continuando a correre sulle cime degli alberi, silenzioso e agile.

Bellissimo.

Il vento correva assieme a lui e gli animali notturni gridavano, annunciandone l'arrivo a chilometri di distanza.

I capelli bianchi brillavano come una moltitudine di fili d'argento, mossi selvaggiamente dall'impeto della sua corsa e dal vento.
Erano stretti in una coda che li teneva lontani dal viso. Tipico di chi brandisce una spada e si definisce un guerriero.

Assottigliò gli occhi dorati, scrutando davanti a sé nel buio cupo della notte.

Le montagne erano vicine, poteva sentire l'odore dell'aria farsi via via più fresco e pungente.

Deviò improvvisamente direzione, decidendo di scalare il sentiero montuoso da un'altra parte.

"Mio signore, non è una buona idea e lo sapete benissimo anche voi!" protestò una vocina al suo orecchio.

Fece finta di non averla sentita e cominciò a saltare sulle prime rocce alle pendici dei monti.

"Interrompere una cerimonia sacra verrà considerato un atto di terribile nefandezza! Mi state ascoltando?"
Con un sorriso e lo sguardo fiero di chi non teme nulla e nessuno, si diede una forte manata sul collo e riprese il suo cammino lungo un sentiero nascosto tra la vegetazione.

 

Il kimono che vestiva era di un blu scuro come la notte e decorato finemente con motivi che richiamavano l'autunno. Un furisode, dalle maniche lunghe ed eleganti che si appoggiavano sulla stuoia di seta sulla quale era inginocchiata.

Le mani con i palmi giunti all'altezza del petto, erano legate assieme da un lungo rosario di perle violacee. Se anche avesse voluto muoverle, non ci sarebbe riuscita.

Liberarsi, però, non era quello che voleva fare, anzi, restare a pregare le avrebbe fatto bene, l'avrebbe aiutata a schiarirsi la mente da quei pensieri che continuavano a tormentarla.

L'odore acre e pungente dell'incenso che era stato fatto bruciare, le arrivò alle narici come un ondata, facendole storcere le labbra sottili in una smorfia insofferente.

Era un incenso speciale e le sarebbe servito per adempiere meglio al compito per la quale si trovava lì: doveva divinizzare, predire, scrutare il futuro tramite le allucinazioni che la preghiera forzata e le sostanze che aleggiavano nell'aria le avrebbero presto fatto apparire.

Era una droga potentissima, quella utilizzata per creare quell'incenso e non se ne stupiva: i demoni maggiori non subivano facilmente l'effetto di veleni e polveri stordenti, perciò chi aveva creato quel particolare incenso doveva aver trovato una dose adatta per far crollare anche i sensi del più inossidabile demone.

Un umano, ad ogni modo, non sarebbe sopravvissuto a quelle esalazioni.

A malincuore, respirò a fondo, inalando l'aria dolciastra e calda della stanza.

Si trattenne del tossire ma strinse con più forza gli occhi, accumulando delle piccole lacrime sui bordi esterni degli occhi. L'incenso e le sostanze in esso contenuto stavano cominciando a fare effetto.

Sentiva caldo, molto caldo e questo era il primo sintomo che stava per perdere i suoi sensi di demone. Conosceva bene la sensazione, faceva parte del suo allenamento da quando aveva appena 40 anni. Era una sensazione di calore insopportabile, per alcuni – invece - di freddo intenso, che le entrava nei polmoni e nel cuore, quasi soffocandola.

Di lì a poco, infatti, si ritrovò a respirare pesantemente, con la bocca semi aperta, cercando disperatamente l'aria ma continuando a inalare l'oppiaceo, facendolo entrare in circolo ancora più velocemente.

In pochi minuti, il suo corpo emetteva così tanto calore da far comparire piccole perle di sudore sulla fronte e sul viso.

Con un rantolo gutturale, lasciò ciondolare la testa a lato, fino a reclinarla all'indietro, facendo strisciare abbondantemente i capelli a terra.

Aprì piano gli occhi.

Specchi argentei privi di iride e luce.

Era cominciata la trance.

 

Non si era illuso di trovare la strada senza sentinelle o guardie.
Non era un problema, lui poteva raggiungere quel luogo in qualsiasi momento, non aveva bisogno di nessun permesso.

Quando le guardie che incontrava lo guardavano, riusciva a percepire il tuffo dei loro cuori e l'irrigidimento dei muscoli dei loro corpi.

Lo riconoscevano subito, sia per la spaventosa aura demoniaca che emetteva, sia per tre elementi che qualsiasi demone avrebbe fatto bene a imprimersi nella mente: le sue tre spade, la stola di pelliccia che portava sulla schiena e il simbolo che spiccava sulla sua fronte.

Una falce di luna calante.

Dopo qualche minuto di camminata, il sentiero si aprì su una valle incastonata tra i monti, sul cui fondo dominava un lago incantevole e su un crinale, un grande tempio dalle decorazioni rosse e nere.

Percorse la strada per il tempio, un lungo ponte di legno rosso sotto cui scorreva un torrente che portava l'acqua al lago.

Quel luogo aveva la capacità di mettere calma nel suo animo turbolento. Gli alberi mossi dal vento, il profumo dei fiori che sia alternavano, sempre diversi, ogni stagione.

E la luna, immobile e spietata, con il suo sorriso canzonatorio, che sembrava enorme e sul punto di riversarsi nelle acque limpide del lago.

Se fosse caduta l'avrebbe addentata al volo e l'avrebbe sbranata.

Salì le scalinate che portavano all'ingresso del tempio. Trecentotrentatre scalini.
Un numero magico.

Appena mise piede sull'ultimo gradino, una potente aura demoniaca si avvicinò, proveniente dal tempio.
Un demone femmina, anziana anche per essere uno youkai.

"Non potete entrare nel tempio, i riti del primo quarto di luna sono già cominciati." proferì con una voce così remota da sembrare distante migliaia di metri.

"Non posso, dite?"
"No, non potete. Potete attendere, ma non avete il permesso di varcare la soglia del tempio. Rischiereste di alterare le percezioni del tramite."

Respirò con forza, quasi soffiando e alzò gli occhi versi il tempio. Percepiva la sua aura demoniaca ma era sempre più fioca.
Guardò la demone che lo fissava, inespressiva, avvolta in un kimono completamente nero.
Sorrise.
"Vedremo."

 

 

Il sole illuminava tutto, riempiendo l'immagine di una luce bianca accecante, oltre la quale era difficile scorgere qualcosa.
Un suono, però, melodioso e dolce. Un canto, forse.
Lentamente la luce lasciò spazio alle figure, sempre lievemente sfuocate.

Una donna, con in braccio un neonato.

Una donna che cantava al suo bambino.

Era un'immagine così bella e calda. Un sorriso.

Si riconobbe nella donna che cantava, sorridendo con le labbra e con gli occhi, mentre guardava il fagotto che stringeva fra le braccia.

Era una bambina. Non la vedeva ma ne era certa. Sua figlia.

Dietro l'immagine di sé stessa, apparve una figura bianca, alta, avvicinandosi a loro.

Udì solo un nome, prime che l'immagine sparisse in un vortice per lasciare spazio ad un'altra visione.

Yomimaru.

Una nebulosa grigia e fredda prima di riuscire a scorgere il profilo di un viso.

Un uomo. Un umano. Non sapeva chi fosse, né l'aveva mai visto prima di quel momento.

Era un contadino, forse, visti i poveri abiti che aveva indosso.

Camminava per un sentiero, un sentiero di montagna che sembrava il sentiero nascosto che portava al tempio. L'immagine tremò fino quasi a dissolversi per poi ritornare, limpida e vivida.

Il tempio e il suo interno, l'Ooku dove si trovava in quello stesso momento. Dov'erano custoditi i due tesori.

Improvvisamente percepì subito cosa stava per accadere. Vide l'uomo avvicinarsi ai tesori e impossessarsene, avido di una ricchezza mai sperimentata. Non era solo, però.

L'immagine era fin troppo nitida per potersi confondere.

Si riconobbe nel tentativo di far desistere l'uomo dal prendere i due tesori. Una discussione. La collera e la disperazione tipica degli uomini che hanno paura di perdere ciò di cui si sentono padroni, lo sguaino della spada sacra e in un istante solo, la scena culminò in un grido di paura e si vide riversa a terra, senza vita.

Rantolò a lungo, ondeggiando la testa e il corpo, imperlato di sudore. Una giovane demone, accanto a lei, finì di scrivere tutte le parole che aveva profetizzato su una pergamena.

Aveva il viso coperto da una maschera per non venir affetta dall'oppiaceo. Dopo aver arrotolato la pergamena, la sigillò e si alzò di corsa, riponendola in una cassa che fu portata subito via.

La giovane demone aprì qualche shoji per permettere all'aria di depurarsi.

Il rito era concluso.

Ma la trance non ancora.

I suoi sensi stavano per tornare, eppure la sua mente era ancora annebbiata e incapace di uscire dalla trance.

Percepiva qualche suono, nessun odore data l'intensità dell'incenso.

Sentiva delle voci. O forse le sognava.

Vedeva Yomimaru, il suo amato Yomimaru. Le sembrava di sentire il suono della sua voce, lontana.

Yomimaru.

"Yomi..."

Non aveva più voce. Sentiva la gola secca. Cos'aveva sognato?

Non ricordava nulla.

Sentiva l'aria mancarle. Le mani ancora giunte, abbandonate sulle gambe.

Il corpo molle, inconsistente.

Si sentì cadere all'indietro, sfinita e poi un profumo, diverso, il primo che riusciva a percepire e che non fosse contaminato dall'incenso.

Odorava di muschio, ruggine e aria fresca.

Tōga.

 

Fece per voltarsi, accettando la sconfitta ma non era così.
Con uno scatto che nessuno avrebbe potuto fermare, si precipitò all'ingresso del tempio, avanzando inclemente al suo interno, abbattendo gli shoji di carta.

L'anziana chiuse gli occhi, sorridendo amaramente, mentre l'immagine dell'uomo davanti a lei sbiadiva. Si era mosso così velocemente che un immagine di lui era rimasta lì, davanti a lei.

Il vento si mosse, rabbioso, ululando tra le vette sbiancate dalla neve.

Nel tempio, il demone raggiunse l'ultima stanza, scavata dentro un pezzo della montagna e avvertì subito l'odore pungente e intenso dell'oppiaceo che vi aleggiava.

Si spinse in avanti con un balzo e prese l'esile figura ciondolante fra le braccia.

"Yōen! Rispondimi!"

Il viso della demone era rilassato, quasi stesse dormendo; gli occhi chiusi, orlati da folte ciglia scure si muovevano impercettibilmente, come se stesse lottando per svegliarsi.

La prese saldamente fra le braccia e la sollevò da terra, ripercorrendo i propri passi con fretta. Diverse giovani ancelle lo guardavano, spaventate, mentre si nascondevano dietro alle pareti sottili di carta. Il signore delle terre dell'Ovest era davvero come lo descrivevano: il viso solcato da segni blu sulle guancie, occhi intensi e dorati che potevano paralizzare con un solo sguardo. Era bello e terribile, come un fulmine che squarcia l'orizzonte lontano.

Ed era anche furibondo.

Raggiunse l'uscita con grandi falcate e appoggiò la demone a terra, scuotendola delicatamente per farla riprendere.

"Yōen, svegliati..."

La demone strinse le labbra e aprì piano gli occhi. Profonde ametiste, umide di pianto.

Il demone sospirò, rassicurato e si concesse un mezzo sorriso.

"Respira a fondo, ti riprenderai subito."
Yōen obbedì e fece un lungo respiro, sentendo i polmoni riempirsi dell'aria fredda della sera. Le doleva la testa.

"Tōga... Cosa ci fai qui?" domandò, confusa.

Lui alzò le spalle.

"Sono venuto a vegliare su di te. Ti dispiace?"

Lei scosse la testa e si tirò su a sedere, sospirando a lungo. I suoi sensi stavano tornando lentamente, troppo lentamente per i suoi gusti. I profumi della notte erano così tanti e i rumori così forti che sentiva la testa esploderle.

"Non saresti dovuto venire. Lo sai che non si possono interrompere i riti del primo quarto di luna. Cosa ti passa per quella testa, Tōga?" si accarezzò la fronte, sentendola umida di sudore diventato freddo.

Lui si alzò e le porse una mano, invitandola a fare altrettanto. Gli occhi viola di lei incontrarono i suoi e dopo un istante di titubanza, accettò la sua premura, tirandosi su.

"Devi andartene." continuò.

"Non ho intenzione di farlo, al momento."

"Devi."
"No."
Yōen sospirò ancora e fece qualche passo per allontanarsi da lui. Non molto lontano da loro, l'anziana demone li stava guardando con un espressione severa.

Perché doveva essere così ostinato? Perchè non poteva sottostare alle decisioni che le persone intorno a lui prendevano?

"Perché non riesci a capire quello che provo? " la giovane youkai si girò a guardarlo.

"Perché non credo che sia quello che vuoi veramente."

Yōen scosse la testa, spazientita. Odiava quando si comportava così, era peggio di un cucciolo ostinato e viziato.

Alzò lo sguardo alla luna, sempre più bassa nel cielo. Una falce brillante, identica a quella che spiccava sulla sua fronte.

Come il marchio simbolo del suo clan.

"Io amo tuo fratello, perché non sei disposto a credermi? Siamo cresciuti insieme, Tōga, perché non hai fiducia nelle mie parole?"

Tōga, lentamente, le si avvicinò. Non era vero che non le credeva. Semplicemente, preferiva convincersi che le sue parole potessero essere vere.
Si fidava di lei completamente, come faceva solo con pochissime altre persone e non era una questione di fiducia.
Era solo che il suo cuore non poteva accettare di lasciarla andare, semplicemente, come se averla vicina non avesse significato, per lui.

Avrebbe voluto spiegarglielo così, con le parole giuste, quelle che lei sapeva sempre usare con lui ma non ne era capace.

Le sue mani avevano la forma e la grandezza esatta per brandire con abilità innata una spada, non erano mani capaci di accarezzare i fogli sottili di una pergamena.

Quello che sentiva partiva dal cuore, un cuore che lei gli aveva insegnato ad ascoltare e veniva pompato nelle vene e nelle arterie fino alla parte più remota del suo corpo.

Lui sentiva ma non era capace di esprimerlo chiaramente.

"Se anche fosse vero, perchè unirvi in modo così definitivo?" sbottò con rabbia.

Yōen sospirò ancora.

"Ti lascia così sconvolto il fatto che due demoni cane decidano di legarsi in un matrimonio?"
Tōga annuì, con un impeto che lasciava trapelare i sentimenti turbolenti che aveva nel cuore.

"Non è necessario che succeda, in 3000 anni non è mai successo!"
"Ma è quello che vogliamo, in più coincide con la volontà del tempio e non riesco a capire perché tu sia così ostinato a..."
Le parole le morirono in gola quando sentì le labbra di Tōga premere contro le sue. Erano morbide, anche se il loro sapore aveva un sentore di sangue. Erano dolci ma stavano forzando le sue a compiere qualcosa che non voleva fare.

Con uno spintone, lo allontanò da sé e lo guardò con gli occhi sconvolti.

Tōga si passò il dorso della mano sulle labbra, digrignando i denti dietro le labbra serrate.

Yōen annaspò, respirando con la bocca l'aria fredda della sera.

"Devi andartene. E' per il bene di entrambi, è per il bene della nostra amicizia e dell'affetto che nutriamo l'uno per l'altra. Devi andare via, Tōga, perché per me sei come un fratello e questo non potrà mai cambiare. Né per me, né per Yomimaru."
Gli occhi della demone erano umidi di lacrime, uno spettacolo che raramente si era in grado di vedere.  Un demone non poteva esprimere sentimenti, perché non ne possedeva. Era quello che tutti continuavano a ripetere, tramandandolo di generazione in generazione.

Peccato che non fosse così semplice, vivere.

Forse per le lacrime che stavano per scenderle dagli occhi tristi o per le ultime parole che aveva detto con la voce rotta, Tōga, il demone cane signore delle terre dell'Ovest, indietreggiò nell'ombra della notte e con un balzo, scomparve sulle cime degli alberi.

Yōen fece un passo in avanti, quasi volesse chiamarlo ma si bloccò.

Alle sue spalle, la vecchia demone la richiamava e lei annuì, chiudendo gli occhi e lasciando rotolare lungo le guancie qualche lacrima.

Si asciugò il viso e si incamminò verso il tempio.

 

*°*

Settecentocinquanta anni dopo, un grido squarciò la notte calma che vegliava sul tempio. Una scossa di terremoto ruggì per diversi secondi, facendo sussultare la terra con una devastante forza.

 

Lontano, nella pianura, un demone cane che viaggiava con un piccolo demone al suo seguito, si fermò nella foresta, girando lo sguardo verso ovest. Gli era parso di sentire un grido e l'esplosione, distante, di un aura demoniaca così forte da far tramare la terra.

 

In un villaggio, durante la scossa di terremoto, un mezzo-demone e una miko si svegliarono di soprassalto, guardandosi negli occhi pieni di domande.

"Hai sentito anche tu, quella spaventosa aura demoniaca...?" domandò lei mentre si stringeva fra le braccia del mezzo-demone.

"Sì, l'ho percepita chiaramente."

 

*°*

Il rumore della sveglia che cadeva a terra?

Si svegliò di colpo mettendosi a sedere, come se si fosse risvegliata da un brutto sogno.

Cos'era stato?

Sentì il letto oscillare con forza.

Prese il cellulare da sotto il cuscino e si alzò, mettendosi a sedere sotto un muro sgombero da quadri e mensole. Avvolse le ginocchia con le braccia e nascose il viso fra di loro.

Fuori, la città dalle mille luci, tramava.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Hyakkaryouran