Capitolo VI
It’s compromise that moves us along
-Sei sicura di non avere ancora la febbre? Ti senti bene?
Hai freddo?
-Ron, non essere apprensivo, ti prego –sospirò scocciata
Ginny, percorrendo il corridoio del quarto piano in fretta.
-Forse saresti dovuta rimanere un altro po’ in infermeria…
-disse il fratello, posandole una mano sulla fronte per controllare la
temperatura.
-Ѐ passata una settimana, vuoi che ci
faccia le radici in quel letto? –si arrabbiò Ginny, mentre Harry le cingeva la
vita con un braccio. La ragazza si voltò sorpresa, e vedendo il ragazzo
arrossì.
-Devo andare a lezione, ci vediamo dopo –disse in fretta, togliendo
dolcemente il braccio del ragazzo e correndo via.
Ron, Hermione e Harry si guardarono in faccia, confusi.
-Ma state ancora insieme? –chiese Ron. Hermione alzò gli
occhi al cielo.
-Suppongo. –rispose, non troppo convinto, Harry.
-Certo che state insieme –replicò scocciata Hermione,
trascinando Ron per la mano verso l’aula di Incantesimi, ed erano giunti
davanti alla porta spalancata.
-Siamo in ritardo –si lamentò Hermione, osservando la classe
che aveva già cominciato a fare ripasso per l’Incantesimo di Ritrovo. Neville,
come al solito, faceva esercizio con il professor Vitious, nascosto chissà
dove. –Ritrovo! –gridò il ragazzo, e
il professore sfrecciò fuori da un armadio, sospeso a mezz’aria, diretto verso
Neville.
-In ritardo? Forza, trovatevi una coppia –esclamò il
professore, mente li sorvolava. La veste azzurra gli si gonfiò, e divenne un
utile paracadute.
Harry, Ron ed Herm si avvicinarono a Seamus, stravaccato
sopra le borse dei compagni Grifondoro.
-Come mai tutti si prodigano e il grande seduttore è qua,
senza neanche una donna vicino? Perdi punti, amico! –rise Ron.
-Le donne si sono subito messe a coppia –accennò,
leggermente avvelenato, a Calì e Lavanda, che lavoravano all’incantesimo
insieme e chiacchieravano fra un Ritrovo!
ed un altro –e io mi sono ritrovato da solo.
-Ma Dean? –domandò Harry, prendendo per una mano Seamus e
rimettendolo in piedi.
-In infermeria –rispose scocciato l’amico, lasciandosi
tirare in piedi senza troppa convinzione. Intanto, Ron ed Hermione avevano,
naturalmente, deciso di stare in coppia insieme, e avevano tirato fuori dalle
tasche la bacchetta magica, saggiandone la funzionalità con qualche piccolo
incantesimo di Appello.
-Allora le coppie sono decise! –esclamò Ron quando Seamus si
fu alzato. Harry scosse la testa, ma rise. Erano proprio una bella coppia quei
due, altro che lui e Ginny… Ma perché non potevano essere una coppia normale,
una coppia qualsiasi, come Ron ed Hermione? Che si abbracciava e baciava, con
problemi come tutte le coppie, ma problemi di tutti e due… Non solo di una
persona. Non avrebbero mai potuto essere una coppia qualsiasi?
Ron tossicchiò, riportandolo alla realtà: era nel bel mezzo
di una lezione pratica di Incantesimi, e avrebbe pensato dopo riguardo a Ginny.
Ma Ron non era della stesso avviso.
-Tu, esperto di donne –rise Ron, mentre Seamus nascondeva la
sua borsa per permettere a Harry di esercitare l’incantesimo.
-Ma chi, io? –chiese raggiante Seamus.
-Sì, proprio tu –sghignazzò Hermione. –Ritrovo!- esclamò, facendo sfrecciare in fretta verso di lei la sua
borsa, colma di libri.
-Non ci posso credere, l’hai già imparato –Esclamò Harry,
irritato, visto che la borsa di Seamus poteva ormai darsi per dispersa,
nonostante i numerosi tentativi. Non riusciva proprio a concentrarsi, i suoi pensieri
erano tutti per…
-Ginny come sta? –domandò Seamus, prendendo di sorpresa
l’amico. –Stavi pensando di lei, vero? –gli ammiccò, come a dire “Sono esperto
di donne, con me puoi parlare!”.
-Certo che stava pensando di lei, visto che… -cominciò Ron,
ma Hermione gli rifilò un pizzicotto al braccio per farlo stare zitto: meglio
non toccare il tasto dolente, ma…
-...Lei mi evita, sì, la stavo pensando per questo –sospirò
il ragazzo tristemente, cercando nuovamente di esercitare l’incantesimo.
Gli altri tre rimasero in silenzio, osservando Harry
rimanere immobile, poi prendere, con un gesto lento, la sua borsa, per
nasconderla.
-Harry… -provò Ron, quasi timoroso. Sapeva cosa fare quando
Harry era arrabbiato: rispondergli a tono, per poi andarsene e lasciargli
sbollire la rabbia; ma non sapeva cosa fare con un Harry del genere: triste,
depresso, affranto. Doveva valere davvero tanto, per lui, Ginny. Seamus avanzò,
prendendolo sottobraccio.
-Non credi che la cosa migliore sia parlarne? –gli chiese
piano. Harry, però scosse la testa. Sembrò all’improvviso riprendere tono.
-No, è una questione fra me e lei! Non mi devo lasciare
andare così… Dai, Seam, ti vado a nascondere la borsa, vediamo di imparare
questo incantesimo una volta per tutte! –detto ciò, il ragazzo si voltò e si
diresse verso il fondo della classe. Seamus guardo Ron e Hermione.
-…E il ragazzo che piace a Ginny NON è Serpeverde, NON è
biondo, NON è Draco Malfoy… -cominciò, pronto a seguitare per un po’. Hermione
lo interruppe sul nascere con uno schiaffetto sulla nuca. Subito Ron seguì
l’esempio della ragazza, con un po’ troppa di enfasi, e senza controllare la
potenza di quelle grandi mani che fino a poco tempo prima avevano stretto
quelle piccole di Hermione, la quale divise i due amici, che ci stavano
prendendo un po’ troppo gusto a prendersi a schiaffi.
La campanella magicamente amplificata squillò, risuonando in
ogni angolo del castello. Ginny, nella classe di lezione teorica di Astronomia,
si alzò lentamente dal suo banco. Prese la borsa di tela, e se la mise in
spalla, scostando i capelli rossi dagli occhi. Le grandi iridi verdi rimasero
scoperte per un attimo, in tutta la loro bellezza, quando vennero subito
ricoperte da un ciuffo di capelli. La ragazza uscì dall’aula, e si ritrovò nel
corridoio affollato del settimo piano: sette rampe di scale per raggiungere gli
altri, pensò. Poi li vide: erano là, appoggiati alla statua di Boromic il
Borioso, alquanto annoiati. Ron si esibì in uno sbadiglio, per poi posare la
testa sulla spalla di Hermione che, pazientemente, gli accarezzò i capelli.
Harry era seduto ai piedi della statua e cercava di aggiustarsi la capigliatura
corvina, più confusa che mai, grazie alle indicazioni di Seamus. Ginny rise, e
si diresse verso di loro.
-Te li metto a posto io i capelli –sorrise al ragazzo –non
credo che i suoi consigli valgano! –disse, accennando a Seamus, che si finse
offeso.
-Intanto sono un esperto in donne.
-Ma la smetti con questa storia? –sbuffò Harry, mentre Ginny
gli accarezzava dolcemente i capelli, cercando di dar loro una sistemata.
-Ma se non ti si fila nessuna a parte Lavanda –lo schernì Ron
con una smorfia.
-Qualcosa in contrario? –domandò irritata la ragazza,
spuntando da un passaggio segreto dietro un arazzo. Ron arrossì.
-Ma quando mai, discutevamo solo… -cominciò, osservando la
ragazza che, immedesimandosi per bene nella parte di battagliera convinta, si
mise le mani sui fianchi.
Hermione scoppiò in una risata, seguita a ruota da tutti gli
altri.
-Ragazzi, ma sarà pronto da mangiare? –chiese Ron. Tutti lo
guardarono.
-Che problemi, ragazzi! –esclamò Harry.
-Crisi mistica! –enfatizzò Seamus.
-Peggio di Shakespeare,gente! –asserì Lavanda.
Ron fece finta di scoppiare a piangere, e nascose il viso
nel collo di Hermione, che lo abbracciò, dovendosi alzare però in punta di
piedi.
-Che ne pensi se, invece di alzarmi io, ti abbassassi te?
–gli chiese lei, irritata.
-No, tesoro, a tutto c’è un limite: questo limite si chiama
ernia al disco –le rispose lui, ridendo, poi la prese per mano e, guidato dalla
sua crisi mistica, si diresse verso le rampe di scale, per scendere nella Sala
Grande.
-Bè, non venite a mangiare? –chiese Hermione. Tutti si
alzarono di scatto, e li raggiunsero. Harry e Ginny sembravano aver ritrovato
la pace: lui la abbracciava teneramente, e lei sembrava assolutamente
tranquilla. Arrivati al Salone d’Ingresso, la porta che conduceva ai
Sotterranei si aprì, ed uscì Draco Malfoy, affiancato da Adam Warrington e
seguito da Pansy. I due ragazzi individuarono subito quegli occhi verdi, guizzanti
di vita, ed individuarono subito la sua mano, intrecciata a quella di Potter.
Draco lo vide dirle qualcosa all’orecchio: lei lo guardò e sorrise, complice,
poi si fece trascinare via, propinando agli amici una scusa, non troppo
convincente.
Ѐ cominciato tutto con un bacio, ed adesso come deve andare a finire? Era
solo un bacio… Solo un bacio!! Ora vanno via insieme, ed è tutto nella mia
testa, il mio stomaco sta male, tutto nella mia testa ma lei lo sta…
Abbracciando… Fatemi andare via, mi sta uccidendo… Stanno prendendo il
controllo: gelosia, rabbia, scuse, ma è solo il prezzo che pago per amarla…
Ginny vide Draco, e vide che la stava osservando farsi
trascinare via da Harry. Aprì la bocca, per dirgli qualcosa, qualsiasi cosa...
Ma lui si voltò, ed entrò nella Sala Grande. Ginny socchiuse gli occhi, che le
si velarono di lacrime, e continuò a cercare Draco, anche una volta che si
ritrovò da sola con Harry, continuò a scrutare oltre la spalla del ragazzo, per
cercare Draco, per osservare gli occhi grigi cercarla, sentirsi cercata,
pensata da lui… Invece vedeva solo il muro di pietra del settimo piano…
Ginny si svegliò lentamente, aprendo prima un occhio per poi
aprire l’altro. Si mise a sedere sul morbido divano scarlatto della Sala Comune,
e vide Harry accanto a lei. Trasalì: cos’era successo? Poi cominciò a
ricordare: lui l’aveva portata via, a pranzo, ed erano saliti, poi… I morsi
della fame cominciarono a stringerle lo stomaco: dopotutto non aveva pranzato.
La ragazza scese dal sofà con i piedi scalzi, e si rassettò
la gonna spiegazzata. Sparì per cinque minuti in dormitorio, dove si cambiò, e
uscì dalla Sala Comune. Doveva andare in cucina, e chiedere agli elfi di darle
qualcosa… Cercò di soffocare uno sbadiglio, e si incamminò verso le cucine, che
erano nei sotterranei. Quando arrivò nel Salone d’Ingresso, localizzò la porta
di mogano che portava al corridoio dove si trovava il quadro che, camuffato da
porta, conduceva alle cucine. L’aprì, quando si rese conto che quello era il
corridoio dove si trovava l’aula e l’ufficio di Piton, e il dormitorio
Serpeverde.
-Ops… -mormorò, voltandosi per andarsene, quando un ragazzo
moro si voltò e le sorrise.
-Adam! –esclamò Ginny, riconoscendo il ragazzo, che la
raggiunse sulla soglia della porta.
-Che ci fai qui? –le chiese il ragazzo, mentre Pansy
Parkinson passava tra loro due e spariva nei meandri del corridoio. Ginny la
osservò per qualche secondo, non troppo convinta.
-Bè, non ho mangiato a pranzo, e quindi pensavo di… -rispose
incerta la ragazza, quando Pansy passò di nuovo, per poi oltrepassare la porta.
-…Pensavo di andare in cucina a mangiare! –cercò di
terminare Ginny, quando Pansy passò nuovamente. Prima che riuscisse a sparire
nel corridoio, Ginny le diede uno schiaffo sulla nuca, prese Adam per la giacca
e lo trascinò fuori, nei giardini.
-La odio, quella stupida oca pettegola! –esclamò la ragazza,
tirandosi su la cerniera del giubbino nero e aggiustandosi i jeans a vita
bassa.
-Puoi dirlo forte –mormorò Adam.
-La odio! –urlò, quasi, Ginny, per poi scoppiare a ridere,
seguita da Adam. I due ragazzi cominciarono a passeggiare per il parco. Ginny
si fermava spesso ad odorare i fiori autunnali, umidi e gocciolanti di rugiada,
staccando qualche foglia, piegandola, ripiegandola e strappandola, com’era
solita fare quando era soprappensiero e parlava. Una leggera pioggerellina
cominciò a cadere, mentre le foglie, possibili vittime di Ginny, si abbassavano
all’impatto con le goccioline che cadevano lievi dal cielo. Ridendo, Ginny
corse a ripararsi sotto un salice piangente, che cresceva sulla riva del lago.
Venne raggiunta da Adam, che con la sua
corporatura grande ebbe qualche difficoltà a passare sotto i rami cadenti del
salice.
Harry, nella Sala Grifondoro, si mise in piedi sul divano rosso,
cercando con lo sguardo Ginny. Non trovandola, si alzò in piedi e si avvicinò
alla grande finestra che occupava tutta la parete sinistra della sala comune.
Le gocce d’acqua lasciavano la loro impronta sul vetro. L’attenzione di Harry
venne attirata da un ragazzo e una ragazza, presumibilmente fidanzati, che si
erano rifugiati sotto il salice in riva al lago. Sorrise alla difficoltà di lui
a passare sotto le fronde dell’albero, poi il sole spuntò dalle nuvole ed
illuminò i capelli della ragazza, mandando un bagliore rosso al cielo. Harry
rimase fermo, riconoscendo i capelli, riconoscendo quei jeans e quel giubbotto,
riconoscendo la ragazza… Ginny. Guardò la superficie piatta del lago, rotta
dalle gocce di pioggia, senza vederla veramente. La rabbia montò in lui. Senza
prendere il mantello o un maglione, uscendo in camicia, fece sette piani di
scale di corsa. Uscì in fretta dalla Sala Grande andando a sbattere contro un
ragazzino del secondo anno. Non si voltò neanche per scusarsi, uscito nel
giardino svoltò a destra e corse verso il lago. La pioggia cadeva, un po’ meno
insistentemente, così Adam e Ginny stavano uscendo dal loro riparo. Ginny vide
Harry, e lo guardò sorpresa, poi vide quello sguardo: arrabbiato. Il ragazzo si
diresse verso Adam, e lo prese per la giacca, allontanandolo da Ginny. Adam,
d’istinto, reagì: la mano destra si chiuse in un pugno, che colpì lo zigomo di
Harry. Il ragazzo barcollò, camminando all’indietro, cercando di ritrovare
l’equilibrio che quel cazzotto gli aveva fatto perdere. Ginny si voltò
arrabbiata verso Adam, che aveva il fiatone.
-Ma sei scemo? Cosa credevi di fare con quel destro?
-E cosa credeva di fare, lui, prendendomi così? –rispose
seccamente il ragazzo. Ginny scosse la testa, e si avvicinò a Harry. Prima che
potesse solo capirlo, però, venne colpita da uno schiaffo. Cadde a terra,
sull’erba pulita e umida, e guardò Harry, portandosi la mano alla guancia
destra, che si stava arrossando.
-Cosa… -cominciò, ma prima di poter dire anche solo un’altra
parola, la rabbia di Harry la investì.
-Cosa? Dovrei dirtelo io! Che ci facevi qua? Passi da uno
all’altro, a pranzo con me, il pomeriggio con lui? La sera, chi ti trovi?
Le lacrime salirono agli occhi di Ginny, ferita non solo da
quello schiaffo: quello era il minimo, era ferita da ciò che diceva Harry.
-Non è come credi… -disse debolmente, senza però crederci
davvero.
-E com’è veramente? Ora capisco tutte le tue indecisioni, la
tua “insicurezza”… Era il compromesso che ci muoveva, non c’è mai stato nulla
tra di noi… Puttanella.
Harry si voltò e si avviò verso il castello, lasciando Ginny
a terra, con una guancia gonfia e il cuore a pezzi, e Adam in piedi, accanto a
lei, con la mano ancora stretta a pugno e una strana soddisfazione nel cuore,
alla vista di quel livido viola sullo zigomo di Harry.
Harry si accarezzò la guancia dolente, andando quasi a
sbattere contro Hermione, concitata, che scendeva in fretta gli scalini al
secondo piano. Aveva visto tutto dalla finestra, come Harry aveva visto Ginny e
Adam.
-Harry! –esclamò Hermione senza fiato. –Che è successo? Ho
visto tu… Ginny… -si fermò all’improvviso, senza sapere bene cosa dire.
-Ma lascia stare, pure te!
A quel punto Hermione seppe benissimo cosa dirgli.
-Oh, senti, bello, io non ci metto molto a mandarti a quel
paese! –disse con enfasi la ragazza, spingendolo via scocciata e scuotendo la
testa mentre usciva dal castello. Corse verso il lago, e vide Ginny ancora
seduta sul prato, e Adam ancora in piedi, accanto a lei, con la mano chiusa a
pugno.
-Ma lo sai che sei di una staticità impressionante? Saranno
dieci minuti che hai mollato quel cazzotto a Harry, puoi pure rilassare la
mano! –esclamò Hermione ad Adam. Il ragazzo le sorrise, ed Hermione si avvicinò
a Ginny. Si chinò ed, incurante della sua impeccabile divisa, pulita solo il
giorno prima, si sedette sul prato bagnato. Accarezzò il braccio dell’amica,
che cingeva le gambe raccolte al petto. Ginny si voltò e la guardò, prima di
buttarle le braccia al collo singhiozzando. Hermione sospirò, e le accarezzò i
capelli.
-Shhh… Dai, dimmi che è successo… Smetti di piangere, però…
Adam si sedette vicino alle due ragazze, accarezzando la
testa a Ginny e contribuendo a parti del racconto, quando Ginny sembrava non
farcela a parlare. Rimasero là, sulla riva del lago, anche quando ebbero finito
di parlare, semplicemente là a guardare il lago, e il sole che stava sparendo
dietro le colline oltre di esso, proiettando sulla superficie lucida e piatta
ombre rosso di un tramonto autunnale.
Rientrarono che era sera. Hermione fece andare nella Sala
Grande Ginny, poi prese Adam da una parte.
-Tu, naturalmente, pensi quello che penso io. –gli disse
subito lei.
-Penso solo che Ginny debba essere aiutata in questo
momento, c’è rimasta veramente male… -sospirò Adam.
-Te l’avevo detto che pensavi ciò che penso io –sorrise la
ragazza, poi si voltò ed entrò nella Sala Grande. Adam rimase a fissare
Hermione: troppo forte, quella ragazza! Sorrise tra sé e sé, poi si voltò e
scese nel dormitorio Serpeverde.
Finito di cenare, Ginny andò direttamente nel dormitorio,
senza sostare per la Sala Comune. Non voleva rischiare di incontrare Harry, e
comunque non avrebbe voluto neanche la compagnia di Hermione. Nonostante
l’aiuto che l’amica le aveva dato, Ginny aveva bisogno di rimanere da sola per
un po’. Si spogliò velocemente, si mise il pigiama e si infilò nel letto,
coperta fino al mento al piumone ocra e rosso. Mise una mano sotto il cuscino e
sciolse i capelli che aveva tenuto legati durante la cena. Mise l’elastico nero
attorno al polso e spense la luce, addormentandosi quasi subito.
Hermione arrivò poco dopo nella Sala Comune. Schivò le
domande di Ron e salì due a due gli scalini del dormitorio. Aprì piano la
porta, ed entrò in punta di piedi. Le tende attorno al letto di Ginny erano già
tirate, e si sentiva solo il suo tranquillo respiro, lento e regolare. Hermione
sospirò, poi si avvicinò alla finestra, osservando le gocce cadere sulla
finestra con un sordo ticchettio. Un lampo squarciò il profilo nero delle
colline.
Qualche ora più tardi, l’intera torre Grifondoro era
profondamente addormentata, quando un fulmine squarciò il silenzio sonnacchioso
che gravava sul castello, anche se non ci fece caso quasi nessuno. Le uniche
due persone che si svegliarono di soprassalto furono Ginny e Harry.
Ginny si mise a sedere sul letto, sentendo il viso bagnato.
Toccò il viso con la mano, e capì che erano lacrime. Le asciugò con un gesto
rabbioso, mentre altre ancora prendevano il posto di quelle spazzate via. Aveva
un solo pensiero: Harry…
Harry si rigirò nel letto, poi si girò nuovamente, sistemò
il cuscino, lo sprimacciò e vi mise una mano sotto. Tormentò il cinturino
dell’orologio, spinse via i capelli corvini degli occhi, seguì con le dita la
sagoma della cicatrice a forma di saetta… Niente da fare, non riusciva a
dormire, aveva un solo pensiero: Ginny…
Un altro lampo illuminò a giorno il cielo. Ginny e Harry si
voltarono di scatto verso la finestra, e rimasero fermi, come immortalati dallo
scatto di una macchina fotografica.
Cosa devo fare, per
farmi amare da te, Ginny?
Cosa devo fare per fare
in modo che te ne importi davvero, Harry?
Cosa devo fare quando questa notte, e chissà quante altre
notti, il lampo mi abbaglierà di nuovo, e non ti troverò più dentro di me?
Cosa devo fare per
farmi volere da te?
Cosa devo fare per
essere ascoltata?
Cosa dovrei dire, ora che tutto ciò che c’era tra noi sembra
finito?
Se solo scusa…
Non sembrasse…
La parola più difficile da dirti…
Ѐ triste…
Ѐ tutto così triste…
Ed è una situazione che ci lega, sempre più strana…
Perché non ne possiamo
parlare, venirne a capo?
Perché scusa deve
sempre sembrare…
La parola più difficile da dirti…!
Cosa devo fare?
Cosa devo fare?!...
Quando scusa è la parola più difficile da dirti…
Ebbene sì, ho usato la
malefica canzone “Sorry seems to be the hardest word” dei malefici Blue ç_____ç
Ma il significato è bello, poi la canzone è di Elton John, che è un mito della
musica, quindi ok ^_^ XD
Ragasse T____T In
quante mi avete commentato il quinto capitolo, grazieeee *___* Quando sono
tornata, il giorno dopo avere aggiornato, e ho visto che le recensioni erano 27
mi è preso un colpo XD Molte nuove lettrici(lo sapete che chi entra nel circolo
vizioso di commentare le mie ficcy non ne esce più? è.é Muahahahaha!! Scherzo…
-_-) Rispondo^^
Hachi: Ma saoooo! ^^ Ginny e Adam? Mh… Non
posso dire nulla nulla nulla, spiacente, o credo che le altre mi ammazzerebbero
per aver rovinato loro la sorpresa ^^’ Però… Però… Ron e Hermione sono davvero
cicciosissimi insieme *°* Non ho mai messo una descrizione di Adam? ç_ç Rimedierò con il 9° capitolo, anche se non
ancora in scrittura, ma ho già tutto in mente^^ Un abbraccio!
ginny88: Finalmente qualcuna che non dice
“Non è vero, se sei amica con un ragazzo ti deve per forza piacere, o tu piaci
a lui!” Purtroppo nel mio caso tutti i miei migliori amici erano innamorati di
me, o gli piacevo ^^’’ Però non ha mai influito sulla nostra amicizia. Comunque
vedo che Ron e Herm sono piaciuti molto! Io ho sempre visto Seamus molto
“mangrillotto” come direbbe Francesco XDDD Comunque, sempre molto donnaiolo, e
poi mi piace molto la coppia Lavanda/Seamus, dato che ho una visione di Lavanda
completamente diversa da quella della Rowling. Baci ^.-
lilyblack: Oh una nuova lettrice
^^ Grazie mille, per i nuovi capitoli aggiorno ogni settimana circa… Tu
controlla! Bacini
Romen Evans: Ma ciao, cara ^_^ Viva
le amicizie tra maschi e femmine ^____^ Ma avrò fatto Ginny troppo confusa? XDD
Adam e Ginny sono davvero bellissimi, è una cosa un po’ autobiografica… ç_ç
Baciottoli!
terry: Ron e Herm vi sono davvero piaciuti,
eh? Mi spiace ma non si vedono decisioni nel futuro di Ginny… XD A presto e
baci
MiaBlack: Grazie mille^^ Come ho già detto, mi
sono innamorata del mio stesso personaggio ç__ç E’ come se una madre si
innamorasse di un figlio! Sarò pedofila? XD Bacini
Martiguns: Grazie^^ Aggiorno per
il nuovo capitolo ogni settimana... Spero commenterai perché si vedranno un bel
po’ di avvenimenti! Baci
Ci vediamo la prossima
settimana ciccine! Grazie ancora per avere commentato. Bacini a tutte