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Autore: Zest    25/12/2010    1 recensioni
Questa storia parla del passato, che deve accettare di farsi da parte per permette al futuro di essere. Questa storia parla di Mezzosangue, perchè niente è più puro. Questa storia parla di sacrificio e di riscatto. Questa storia parla della vita, da parte di una persona che ama il fantasy.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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NEMICO

Perfino camminare lentamente si stava rivelando terribilmente difficile, allungò il braccio sano per appoggiarsi alla parete del corridoio, boccheggiò maledicendosi per la sua testardaggine, poteva aspettare pochi secondi San, ma stupidamente non l’aveva fatto. Guardò in basso. Cominciava a formarsi sotto di lei una pozza rossastra, nella quale si mescolavano il bagnato della pioggia che continuava a colare dai suoi capelli ed il sangue che imperterrito continuava ad uscire dal maciullamento della sua spalla. Imprecò.

-“Mys!!”- una voce la fece voltare, San le stava correndo incontro. Il suo viso una maschera di preoccupazione

–“Ma ti è dato di volta il cervello?”- le urlò contro -“Ti pare intelligente andartene a zonzo per la base con una spalla ed un braccio ridotti in quel modo?”- Mys per tutta risposta fece un sorriso stanco

–“ Ma cosa sorridi?”- borbottò seccato

–“Anch’io ti voglio bene San”-

Il ragazzo arrossì balbettando imbarazzato–“Non fare l’idiota! Sempre a fare quella che non si cura di niente”- Mys sghignazzò, ma quei piccoli sussulti le ricordarono in modo piuttosto crudele la sua condizione non proprio splendida ed un gemito le sfuggì dalle labbra. San si rabbuiò di colpo

 –“Dai su, andiamo, non voglio che tu mi svenga qui per dissanguamento”-

Mys ringraziò mentalmente il ragazzo, ma non lo diede da vedere, troppo concentrata nello sforzo di non accasciarsi svenuta addosso a San.

 –“ Dai che manca poco!”- la incoraggiò ansimando leggermente per lo sforzo, Mys annuì, più per tranquillizzare San che per altro, ma il movimento le causò un’altra fitta alla testa. Chiuse un attimo gli occhi nel tentativo di non lasciarsi andare al dolore quando una voce ben nota la staccò dai suoi pensieri.

-“Bene, bene, ma chi abbiamo qui, l’umana ed il bambino… ma che carini! Ragazzi, non vi sembra che questa sia la rappresentazione concreta di quanto l’Organizzazione sia caduta in basso?”- Mys sollevò stancamente la testa per guardare negli occhi chi aveva parlato, mentre San arrossiva furiosamente a causa delle risate di scherno del gruppo.

–“Ringrazia che io sia conciata in questo modo, Brine, se no adesso tu staresti molto male”-

Il ragazzo sghignazzò seguito a ruota dai ragazzi che l’accompagnavano

–“Ma certo, mia cara, continua a ripetertelo, forse magari uno ci potrà anche credere…”- negli occhi di Mys passò un lampo d’ira

–“Non ti hanno insegnato a non dare troppa aria a quella voragine di bocca che ti ritrovi? Un giorno o l’altro ci faranno il nido i pipistrelli, mio caro Brine, o forse dovrei dire, mio caro Cornelius?”- replicò sarcastica la ragazza smettendo di reggersi a San.

Il ragazzo divenne livido di rabbia mentre il suo gruppo tratteneva il respiro, chi preoccupato chi indignato, ma prima ancora che avesse il tempo anche solo di pensare ad una risposta adeguata Mys continuò

 –“Andiamo San, devo andare in infermeria…”- il ragazzo annuì e le mise un braccio intorno alla vita portandosi sulle spalle il braccio sano.

Si erano già allontanati di svariati passi quando la voce di Brine non gli arrivò penetrante alle orecchie

–“Te ne pentirai amaramente! Sporca umana!!”- Mys si fermò per voltarsi

–“Sai, nessuno ti ha mai detto che tu parli troppo ed agisci troppo poco?”-

Brine strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche

–“Sta zitta feccia!!”- la faccia di Mys si scurì di botto, l’ira e l’adrenalina presero il posto del dolore nella mente della ragazza, con gli occhi ridotti a fessure sibilò

–“Ripetilo”-

Brine ghignò, felice di aver colto nel segno

–“Che cosa dovrei ripetere, sporca umana, feccia?”-

Mys digrignò i denti staccandosi da San e spingendolo dietro di se

 –“Ti avverto Cornelius, la mia pazienza ha un limite che questa notte io ho già passato da un pezzo, quindi vattene per la tua strada e lasciaci in pace”- Brine cominciò ad avvicinarsi con aria strafottente, mentre Mys si mise impercettibilmente in posizione di difesa

 –“Non fare nessun altro dannatissimo passo, Cornelius! Non ti avvicinare oltre, o sta notte finisce male…”- lo avvisò Mys

 –“E di grazia, come dovrebbe finire? Tu sei mal ridotta ed il tuo cavalier servente qui presente non si può dire che sia alla nostra altezza”- Mys arretrò di un paio di passi, il gruppo di Brine sghignazzò, già pregustandosi il pestaggio

–“Sai Cornelius, oltre alla forza, c’è un’altra cosa molto importante in battaglia, mi sai dire forse qual è?”- Brine si avvicinò ancora di più, fino quasi a sfiorarle il viso con una mano

–“ No, maestrina, me lo dica lei”- Mys con un movimento fulmineo lo afferrò per il bavero e se lo trascinò davanti al viso, i loro fiati quasi si mescolavano

–“Il cervello, mio caro allievo ignorante, il cervello”- un lampo di stupore passò negli occhi del ragazzo sostituito da uno di comprensione e da uno di rabbia, quando Mys lo scaraventò indietro con un calcio ben piantato nello sterno ed in contemporanea premeva un bottone nella parete. In pochi secondi furono divisi da una solida parete di ferro.

Mys barcollò subito sorretta da San, ancora incredulo,

-“Eeeh, cari vecchi sistemi antincendio… ci vorranno come minimo due ore prima che riescano anche solo ad uscire da quella sezione di galleria”-sghignazzò ansimando la ragazza sorda alle imprecazioni che giungevano rumorose dall’altra parte del lastrone

–“Ci vediamo, mio caro elfo platinato! Ciao ciao Cornelius!!”- celiò giuliva, nonostante il dolore fosse tornato al centro dei suoi pensieri, in quel mentre dall’altra parte si attivò la schiuma antincendio che sedò ogni rumore molesto. Mys sorrise, almeno quella missione si stava concludendo in un modo sommariamente decente! Un capogiro la fece tornare bruscamente alla realtà

–“ San, portami in infermeria, adesso, sto per svenire”-

-“ Oh cavolo! Ok!”- 

-“Dovremo prendere una strada alternativa a questa, premi quel pannello”- Mys si sentiva di minuto in minuto sempre peggio, ma San stava facendo di tutto per non peggiorare la situazione stando in silenzio

 –“Mys posso farti una domanda?”- appunto

 –“dimmi San…”-

-“Perché hai chiamato Brine Cornelius?”- Mys storse la bocca

–“Vuoi proprio parlare di questo?”- un’occhiataccia di San la fece desistere dal tentativo di cambiare discorso

–“Ok”- sospirò rassegnata

-“Ok, allora ti faccio un breve sunto, tu sai che ogni elemento dell’organizzazione ha tre nomi, il nome natale, il nome in codice e per quelli che appartengono ai Combattenti un simbolo, per quelli che appartengono ai Cacciatori una lettera dell’alfabeto antico, mentre per quelli che appartengono alla Schiera, come me, un numero, tutto questo serve a togliere l’identità alla persona e a renderla più efficiente e spietata, lo so che ti sembrerà disumano, ma un conto è se una persona ammazza un’altra persona, ma che dire di un numero che ne uccide una? È materialmente impossibile…”- Mys sbirciò la faccia di San

 –“E non guardarmi così sai? Comunque il nome Cornelius è il nome natale di Brine, tutto qua”- borbottò cupa troncando il lungo monologo. Sperava che, con tutte le notizie che gli aveva rifilato San se ne stesse zitto per un po’

 –“E qual è il suo numero?”- sperava…

-“Otto e prima che tu me lo chieda io sono il nove!”- disse stroncando sul nascere la domanda imminente del rosso

 –“Oh…”- meditò San

–“E perché…”-

-“San!”- Mys lo zittì esasperata

–“Scus… ehm…io…”-

-“Sta zitto, non scusarti e cammina”- ringhiò la ragazza –“forse riusciremo ad arrivare in quella dannata infermeria prima che io cada come un sacco di patate!!”-

Giunsero in infermeria che Mys era allo stremo delle forze

 –“Un medico! Mi serve un medico!”- sbraitò San in preda ad un collasso. Un camice bianco accorse in aiuto al ragazzo. In pochi secondi Mys fu caricata su una barella e portata nel centro di cure. San tirò fuori da una tasca un minuscolo animaletto che con occhi enormi lo scrutava

 –“Devo essere sostituito all’entrata a tempo indeterminato, non so quando Mys starà meglio”- quello annuì come se avesse capito tutto poi gonfiò il pelo e si sollevò in aria per poi allontanarsi fluttuando. San lo osservò finché non scomparve dietro una curva dell’entrata dell’infermeria. Si grattò la testa preoccupato tornando a guardare il punto in cui era scomparsa Mys, sospirò a disagio sedendosi in disparte.

Ora non restava che aspettare.

Piccolo angolo dell’autrice!

Anche se reticente continuo ad aggiornare il parto della mia mente perché una cosa iniziata va finita!

Spero che stiate passando un buon Natale e delle buone feste.

Colgo l’occasione di ringraziare YuXiaoLong per aver recensito, mi ha rincuorato davvero tanto!!

Zest

   
 
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