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Autore: Elizabeth_Tempest    25/12/2010    8 recensioni
Piccolo racconto sulla morte (ed in sua memoria) di Anastasija Romanova, la figlia dell'ultimo zar.
N.b.: I fatti raccontati sono realmente accaduti il 16 luglio 1918 e non raccomando la lettura della storia a chi ha lo stomaco debole, nonostante il massacro non sia raccontato nel dettaglio.
Genere: Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
- Questa storia fa parte della serie 'Donne'
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Anastasija

Sono 78 giorni che Anastasija e la sua famiglia vivono nella casa di Ipatiev. La prigionia è tremenda: motteggiati, derisi, derubati. Unica consolazione dell Granduchessa è Jimmy*, il suo cagnolino.
A guardarla, non si direbbe la stessa ragazza che pochi mesi prima viveva nel palazzo di Alessandro: quella bambina allegra e solare, testarda ed intelligente, che ora sembra un fiore reciso.
Poi sembra che tutto vada meglio, arriva Jurovoskij e finisce la tortura, lui li tratta come se fossero esseri umani, s'informa della salute di Alioša* e di mama.
Maša continua a sognare, lei. Dice che sposerà un soldato russo e avrà venti bambini*!
Poi li svegliano, quella notte. Dicono loro di far le valigie, in fretta, che devono partire. Anastasija e le sue sorelle indossano i corsetti nei quali hanno nascosto i loro gioielli, su consiglio di mama.
La ragazza guarda suo padre, che cerca di rassicurarla con gli occhi, si vogliono molto bene loro due: lei è di gran lunga la sua preferita.
Il dottor Botkin tira fuori il suo orologio, dice che sono le undici. Fa fresco, anche se è luglio.
Li fan entrare in una stanza vuota: nemmeno le sedie ci sono! Mama s'innervosice, così Jurovoskij fa portare due sedie, una per lei e una per Alekesej, che, poverino, sta tanto male.
Il bolscevico li fa disporre in due file, per le fotografie, dice lui: papa, mama, Alioša, O'lga, Ta'jiana, Marija e lei davanti, il dottore, Trupp e la bambinaia dietro. Anastasija stringe il suo cagnolino, così fa O'lga, stringendo Ortino* come sue fosse una bambola magica, col potere di consoslarla.
Poi la porta sia apre ed entrano delle persone armate.
Papa si gira verso di lei, confuso, poi si volta verso Jurovoskij.
-Cosa?Cosa?- fa confuso il vecchio zar.
È un attimo: uno degl'uomini spara e papa cade senza nemmeno un mugolio. Poi mama, poi Aleksej. Tutti urlano, Marija abbraccia Anastasija, i proiettili fischiano, le due Granduchesse cercano di coprirsi il capo, a cui i soldati mirano. I proiettili le colpiscono, ma rimbarzano sui gioielli, le feriscono, ma non le uccidono. Con un guaito Jimmy si accascia, morto. Poi più nulla, il silenzio. E  poi di nuovo urla, urla che non capisce, le urla di Anna, la frel'na*, quelle di Alioša.
Qualcuno le strappa Maria, la caricano su una barella.
-È viva.- dicono. Anastasija pensa che Dio è grande, che Marija è viva. Lei non la vede, ma sa che è viva. Vuole chiamarla, ma la voce non la trova. Che sia morta? No, c'è troppo dolore.
-Sono vive.- dicono altri.
-Finite quelle che sono vive con le baionette.- dice un'altra voce. Anastasija ne è sicura, quella è la voce del Demonio.
"Cos'ho fatto di male per meritarmi questo? Ho forse ucciso qualcuno? Per l'amor di Dio, ho solo diciassette anni! Voglio vivere!"
Urla, altre urla, altro dolore. Anastasija non sa se siano le sue. Qualcosa di appuntito le squarcia la carne. Dopo pochi minuti è tornata la calma.
La stanza è piena di sangue. Il sangue di una famiglia, il sangue di quattro ragazze e di un bambino, il sangue di due genitori amorevoli.





*Vezzeggiativo dello zarevic Aleksej, malato di emofilia.
*Questa frase è davvero della Granduhessa Marija.
*Jimmy e Ortino erano davvero i cagnolini di Anastasija e O'lga.
*Bambinaia, in russo.
L'Angolino di Tempe
Da appassionata di storia quale sono, fin da bambina mi ha affascinata la figura di Anastasija Romanova, la figlia dell'ultimo zar e la sua fine. Ho voluto scrivere questa storia in memoria sua e della sua famiglia, perchè, pur non essendo stati degl'ottimi regnanti, lo zar Nikolai e sua moglie Aleksandra erano degli ottimi genitori e la loro era una famiglia unita e felice nei limiti del possibile, vista la malattia del figlio (il sogno di ogni bambino con una famiglia difficile alle spalle sono loro), ma la loro memoria è stata infangata in tutti i modi possibili.
La scena che ho raccontato è una semplice narrazione degli eventi della notte del 16 luglio 1918, usando delle fonti (riportate pure su Wikipedia) non ho esagerato nulla, questo è quanto: fu un omicidio brutale a cui seguì una sepoltura anche peggiore (da cui nasce la leggenda secondo cui Anastasija o uno dei suoi fratelli si sarebbe salvato.) Ahimè, non è così.

   
 
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