Auguri
a tutti di buon natale! E a chi non ci crede, allora buone vacanze :D by DrHouse93
Il
Mai Nato
- Capitolo 4: La prima battaglia -
Era una normale giornata di inizio ottobre. Si
trovavano già alla seconda settimana, ad essere precisi. C’era chi si svegliava
pensando che non voleva farlo, chi si svegliava già d’umore depresso e rammaricato,
chi di umore normale. E poi c’era lui. Quella mattina era particolarmente di
buon umore. Da quando era entrato a far parte degli Auror,
poi, lo guardavano già con più ammirazione di prima. Lui e il suo migliore
amico. I due tipi più popolari e fighi di tutto il
castello. Si erano conosciuti il primo giorno sull’Espresso per Hogwarts, e viste le idee comuni erano subito andati
d’accordo. Adesso avevano quindici anni, cambiavano donne come fazzoletti, ed
erano innamorati di sé quasi al limite del narcisismo. Uno era pallido, con
occhi grigi e penetranti, un’espressione rude che gli conferiva un certo
fascino, una voce strascicata e beffarda che faceva cascare ai suoi piedi quasi
ogni ragazza, e a coronare il tutto dei lisci capelli biondo-pallido. L’altro
era leggermente più alto, con capelli rossi perfettamente in ordine, occhi di
un azzurro vivido, qualche lentiggine sulla faccia che esibiva con fierezza, un
fisico ben compatto e una sicurezza incrollabile. I loro nomi sono Ronald Weasley e Draco Malfoy. Non c’era da stupirsi quindi se quella mattina Ron,
mentre si sistemava davanti allo specchio sorridendosi, era di ottimo umore.
L’idea di entrare a far parte degli Auror era stata
di Draco, e in quel momento serviva ogni aiuto
possibile a causa delle continue incursioni dei BELLUM. Questi erano un gruppo
di ribelli che si opponevano strenuamente al regime del Ministero della Magia
provocando non pochi fastidi. Erano capitanati da un individuo la cui identità
era sconosciuta, per questo il Ministro non era ancora riuscito a prendere
provvedimenti. E così, erano cinque anni che la guerra contro i BELLUM andava
avanti, e ancora non si riusciva a trovare un vincitore. Tra i ribelli non
c’erano, inoltre, solo Babbani, ma anche Maghi. Così
il Ministero aveva avviato un programma a Hogwarts
per reclutare nuovi Auror, in modo da poter
finalmente porre fine al conflitto. Quando Ron finì di vestirsi, vide che i
suoi fratelli gemelli, Fred e George, si stavano appena alzando dal letto. Loro
facevano parte degli Auror da circa un anno, e,
quando capitava di catturare qualcuno ed esso finiva nelle loro mani erano
estremamente sadici. Si divertivano a fargli capitare le peggiori sventure e
torture, tanto che molti preferivano la morte alla prigionia. Ron li salutò,
poi si apprestò a scendere dal dormitorio. Era molto contento. Di lì a pochi
giorni, infatti, alla vigilia della prima battaglia, avrebbe ricevuto la sua
prima arma. Da quando infatti i Maghi avevano spodestato dal trono i Babbani, per essi non c’era stato un attimo di tregua.
Quasi tutti erano stati uccisi dal rapido avanzare dei Maghi. Alcuni erano
stati schiavizzati, dato che gli Elfi Domestici si erano estinti. Molti erano
stati fatti prigionieri, e il Ministero ne effettuava esperimenti in tutto il mondo
al fine di ottenere nuove creature fedeli ai Maghi. E poi c’erano i BELLUM.
Alcuni avevano fatto incetta delle armi del Ministero, mentre i Babbani usavano le loro vecchie armi.
Infatti, il Ministero era riuscito a mischiare la Magia comune con quella Babbana, una roba che essi chiamavano tecnologia. Da
principio la popolazione si era mostrata contrariata, ma vedendo i risultati si
era dovuta ricredere. Era a questo che pensava Ron. Sabato ci sarebbe stata la
prima battaglia, e gli avrebbero dato in prestito un Fucile d’Assalto Magico,
poi, se fosse riuscito a superare la prova, gli avrebbero donato una Beretta
M9M, una pistola che anziché proiettili
di ferro sparava incantesimi. Le nuove armi funzionavano tutte così: bastava
pensare all’incantesimo da lanciare e premere il grilletto. Infatti, per
esigenze simili erano stati anticipati sin al primo anno gli Incantesimi Non
Verbali. Ron attraversò il buco del ritratto, e uscì. Si diresse verso la Sala
Grande, dove avrebbe fatto colazione, e vide Draco che
lo aspettava, appoggiato a una parete. Si salutarono e proseguirono insieme.
«Emozionato?» domandò Draco.
«Sicuro» rispose Ron, sapendo a che si riferiva. Quando arrivarono alla Sala
d’Ingresso videro, in un angolo appartato, Ginny Weasley, sorella di Ron, e Luna Lovegood
che pomiciavano. Ron si bloccò, mentre Draco ghignò.
Afferrò Ron per un braccio e lo trascinò via. Qualche giorno fa, infatti, Ginny aveva confessato di essere lesbica. All’inizio Ron
era andato in escandescenze, poiché era una cosa contro natura. Ginny aveva provato a spiegargli che era fin da quando era
piccola che non aveva particolare interesse per gli uomini, e non avendo mai
incontrato nessuno di particolare non vedeva perché continuare a fingere di
essere eterosessuale. Ma Ron era stato irremovibile. Certo, non era più
arrabbiato, ma ancora doveva abituarsi all’idea. Per altro gli dava fastidio
che Draco se ne fregasse altamente, quando era di
vedute ben più ristrette su altri argomenti. I due ragazzi entrarono nella Sala
Grande e si sedettero per andare a fare colazione. Si girarono verso le
clessidre. Con somma gioia, videro quella verde smeraldo di Serpeverde
in testa, e sghignazzarono vedendo quella di Grifondoro
all’ultimo posto per il dodicesimo anno di fila. Mentre facevano colazione
arrivò la posta, ma per Ron e Draco non c’era niente
di nuovo. Poco dopo giunsero anche Fred e George e Ginny
e Luna, mano nella mano. Si diedero un bacio e si separarono per andare a
sedersi ai rispettivi tavoli. I Serpeverde
mangiarono, poi si diressero verso la prima lezione: Cura delle Creature
Magiche. Quella mattina sarebbe stata una lezione importante, perché quelli del
quinto anno nel pomeriggio avrebbero partecipato per la prima volta a Caccia
delle Creature Marine. Infatti, il professor Burn
spiegò senza tanti giri di parole il corretto funzionamento di un arpione
magico, che avrebbero usato contro le sirene e i tritoni. Alcuni si erano uniti
al Ministero, ma altri continuavano ad opporsi, inclusi quelli di Hogwarts. Era necessario, quindi, che i Maghi li
neutralizzassero, o con l’unione, o con la distruzione. I Serpeverde
attesero i Grifondoro, che arrivarono con passo
pesante e di malavoglia. Cominciarono a volare insulti contro di loro. Ron e Draco non si risparmiarono, poi il professor Burn richiamò la classe all’ordine. I presenti
ammutolirono.
«Bene» esordì il professore. Era un uomo alto, con capelli neri tirati
all’indietro, la carnagione mulatta, una barba di qualche centimetro e un
orecchino ad anello sull’orecchio sinistro. A guardarlo non si sarebbe detto un
professore. «Oggi ci aspetta una lezione importante per voi del quinto anno.
Dovrete stare attenti stasera, perché il popolo marino è spietato. Non esiterà
ad uccidervi, se ne avrà l’occasione»
Gli alunni si fecero attenti. Qualche Grifondoro
borbottò qualcosa, ma si zittì subito a un’occhiataccia del professore.
«Allora. Qui ci sono gli arpioni magici. Fate attenzione, non sono giocattoli.
Il primo che si mette a fare il cretino, lo spedisco dritto dai Carrow»
Alcuni deglutirono. I Carrow erano i responsabili
delle punizioni, ed era meglio non capitare nelle loro mani.
«Questi arpioni possono incanalare la vostra magia. Afferrateli così» e lo
impugnò come se fosse un comunissimo arpione. «Dopodichè
pensate all’incantesimo da lanciare, come se fosse uno Non Verbale»
Puntò l’arpione verso la capanna di Hagrid, alle sue
spalle, che giaceva fredda e desolata, con le finestre abbassate, poi premette
il grilletto. Il colpo partì seduta stante, e i mattoni colpiti si
sbriciolarono.
«Come potete vedere» proseguì il professore, mentre ricaricava l’arpione. «Ho
usato un Incantesimo Reductor. Vi sconsiglio di
provarci contro il popolo marino. Ma non provate a ucciderli. Limitatevi a
Schiantarli. Quando non ci sarà più pericolo ce ne occuperemo noi»
Fece esercitare gli studenti. Ron e Draco furono fra
i primi a padroneggiare l’arpione, poiché spinti dal disprezzo che provavano
per coloro che non erano Maghi.
Il resto della giornata passò monotono, finchè non
arrivarono le tre e mezza del pomeriggio. Le lezioni degli studenti del quinto
anno furono sospese, e tutti si recarono al lago. Quando arrivarono, il preside
annunciò qualche breve parola d’incoraggiamento, cosa che comunque non era da
lui, dopodiché ai presenti gli fu dato il necessario: una muta da sub, un paio
di pinne e l’arpione magico. Gli studenti e il professor Burn
posarono le bacchette, dopo aver applicato su sé stessi un Incantesimo Testabolla, negli armadietti, dopodiché si tuffarono. Ron e
Draco nuotavano affiancati, i sensi vigili e
all’erta, pronti a tutto. Non c’era un’anima. Nemmeno i pesci si muovevano. Gli
Hogwartiani continuarono a nuotare per un po’, poi,
dal nulla, sbucarono le sirene e i tritoni. Una tentò di colpire Ron alle
spalle, ma questi non si fece cogliere alla sprovvista, si girò di scatto e
pensò, premendo il grilletto: Stupeficium!
L’arpione partì e centrò la sirena sulla tetta sinistra. La sirena svenne
subito, mentre Ron si avvicinava, sfilava l’arpione insanguinato e lo rimetteva
nel suo alloggio. Sentì alla sua sinistra un altro colpo partire. Si voltò e
vide che Draco aveva colpito un tritone là dove
avrebbe dovuto esserci il cazzo. Ron rise, e Draco
rise di rimando. Per loro la Caccia alle Creture
Marine si rivelò uno spasso.
A fine giornata, gli Hogwartiani
si ritirarono, stanchi ma contenti: avevano catturato molte sirene e tritoni, e
ucciso molti Avvincini. Ron e Draco
risultarono i migliori tra gli studenti. Si godettero il trionfo, incuranti
delle smorfie e delle prese in giro dei Grifondoro, e
si dissero pronti per la prova della prima battaglia. Venerdì, quando finirono
le lezioni, furono convocati nello studio del preside. La professoressa McGranitt li scortò davanti al gargoyle
di pietra che ne custodiva l’accesso e, dopo aver pronunciato la parola
d’ordine, fece salire Ron e Draco. I due ragazzi
arrivarono in cima alle scale e bussarono alla porta.
«Avanti» rispose una voce dall’interno. I Serpeverde
entrarono, e Severus Piton
fece cenno di avvicinarsi alla scrivania. Era un ufficio dalla forma rotonda,
costituito da tre stanze, e pieno di oggetti gracili che sbuffavano e
ronzavano, i quali un tempo erano appartenuti ad Albus
Silente. Ron e Draco si sedettero, e Piton parlò: «Dunque, come sapete domani dovrete sostenere
la prova della prima battaglia»
I ragazzi annuirono. «Vi ho convocato per questa ragione. Lascierete
la vostra roba qui. Quella è la Passaporta» aggiunse
indicando un quaderno dall’aspetto malconcio.
«Buona fortuna» disse Piton, poi Ron e Draco posarono una mano all’unisono sul quaderno e
sentirono uno strappo all’altezza dell’ombelico, come se un gancio invisibile
li stesse tirando. Dopo un po’, tutto finì, ed essi si ritrovarono nell’Atrium del Ministero.
Si avviarono verso il bancone del Guardamago, che li
squadrò e chiese: «Che volete?»
«Siamo qui per la prova della prima battaglia» rispose Draco
senza indugio. Il Guardamago si alzò e li condusse
nell’Ufficio Auror. Arrivati alla soglia grugnì un
saluto e se ne andò, mentre Ron e Draco bussarono.
Ad aprire fu un uomo malridotto, con diversi lividi, sporco, e un collare al
collo. Un Babbano.
«Prego, prego, entrate pure» disse una voce da dentro. I due ragazzi entrarono,
girando a largo schifati dal Babbano, e si guardarono
intorno. C’era un enorme tavolo, dov’erano seduti parecchi maghi. Ron e Draco riconobbero Percy, Fred e
George. Li salutarono, poi il Direttore dell’Ufficio Auror
fece loro cenno di sedersi. Quando ebbero fatto, il direttore cominciò: «Bene,
ora che siamo tutti presenti, posso illustrarvi il piano per domani. Attaccheremo
a sorpresa il Surrey, un piccolo villaggio vicino
Londra. Troppo a lungo i suoi cittadini hanno vissuto in pace, ma ora non più.
Essi non si aspettano un nostro attacco, che è previsto per domani all’alba»
La riunione proseguì per un po’, discutendo delle armi e delle strategie, poi
il direttore li congedò. I presenti si alzarono. Ron gioiva: l’indomani avrebbe
finalmente potuto trovare un fondo a tutte le sue idee che vedevano i Babbani come delle creature primitive, malvagie, dedite
solo alla violenza. Percy si avvicinò a loro e disse,
con il solito tono autoritario che lo contraddistingueva: «Oggi dormirete a
casa nostra»
Si apprestarono a seguire Fred, George e Percy.
Passando davanti al Babbano, Draco
gli sputò, Fred e George li tirarono un calcio alle palle, Percy
non lo degnò di uno sguardo e Ron gli sibilò: «Stronzo»
Quando arrivarono alla Tana, trovarono la madre, che li accolse tutti
calorosamente. Percy spiegò brevemente e con molto
distacco il motivo della visita. La signora Weasley
annuì senza dire nulla, ma nei suoi occhi passò un’ombra di preoccupazione e
rammarico.
Ron intuì perché: i suoi genitori facevano fatica ad abituarsi alla nuova linea
di pensiero che vedeva il Signore Oscuro come il loro signore incontrastato,
benevolo e misericordioso oltre ogni dire. Ron aveva imparato a ripetere questa
manfrina a memoria sin dalla tenera età, e ora ne era fermamente convinto. La
giornata passò tranquilla, e quando fu sera i Weasley
e Draco si ritirarono. Questi, però, non si
addormentò subito, e infatti dopo un po’ chiamò Ron.
«Che c’è?» rispose lui.
«Sei preoccupato per domani?» domandò Draco.
«No» rispose Ron, sincero. «E tu?»
«Nemmeno» rispose Draco. «Non vedo l’ora di spaccare
il culo a tutti quei schifosi BELLUM»
«A chi lo dici» convenne Ron. Rimasero zitti per un po’, poi il sonno prese il
sopravvento.
La mattina dopo fu Percy a
scaraventarli giù dal letto
«Forza!» urlò. «In piedi! E’ ora di andare»
Ron e Draco si svegliarono mal volentieri, e quando Percy, dopo un’ultima occhiataccia, fu uscito, si
guardarono.
«Ma tuo fratello è sempre così rompicoglioni?» chiese Draco.
«Anche di più» rispose Ron. I due ragazzi sghignazzarono, poi si alzarono e si
vestirono.
Fecero una rapida colazione, poi partirono. Ron non ebbe occasione di salutare
la madre, perché era ancora molto presto. I Weasley e
Draco allungarono la mano verso la Passaporta e dopo un po’ si ritrovarono in un piccolo
villaggio. Alcuni Auror erano già arrivati, e si
stavano preparando. Ron e Draco si guardarono
attorno: tutto taceva. Era chiaro che tutti dormivano ancora. Eppure, Ron
poteva percepire l’alone di paura che dilagava per le strade. Sorrise beffardo.
Il direttore consegnò loro le armi, poi gli spiegò il piano: «Entreremo due
alla volta nelle case. Uccidete chiunque vi si pari davanti. Chiaro?»
«Sissignore!»
«Bene, allora…ALL’ATTACCO!»
Gli Auror si lanciarono verso le case urlando. Ron e Draco buttarono giù una porta, piombarono in casa e videro
diversi Babbani che si svegliavano confusi. Il sangue
affluì rapidamente alla testa, e Ron pensò senza indugio: Avada Kedavra!
Poi premette il grilletto, e l’MP5M, il Fucile d’Assalto che impugnava,
cominciò a sparare a raffica getti di luce verde. Nel momento in cui colpì i
primi Babbani, le donne cominciarono a urlare e i
bambini a piangere. Fu il caos. Tutti scappavano disordinatamente, inseguiti da
quei due ragazzi che continuavano a rovesciare su di loro getti di luce verde.
Nella foga della battaglia, Ron non si rese conto che nessuno opponeva
resistenza. Tutti si davano alla fuga più disordinata, e il rosso ci mise un
po’ a capire che qualcosa non andava. Poi capì. Quella non era una battaglia
contro i BELLUM. Era una strage di gente innocente. Ron si sentì invadere
dall’orrore per quanto aveva fatto, e per un po’ rimase fermo dov’era. Draco non se ne accorse, perché continuava a mitragliare
tutti di Anatemi Che Uccidono. Quando finalmente Ron si riscosse, uscì fuori di
corsa. Davanti ai suoi occhi c’era il panico: gente che urlava, scappava,
urtava le persone, le calpestava anche, pur di mettersi in salvo.
«FERMI!» urlò Ron, con quanto fiato aveva in corpo, ai Maghi. «FERMI! STIAMO
UCCIDENDO DEGLI INNOCENTI! FERMI!»
Ma nessuno gli dava ascolto. Ron non aveva altra scelta. Doveva rendere
inoffensivi i Maghi. Pensò Stupeficium!, e
aprì il fuoco contro gli Auror. Questi dapprima non
capirono, ma poi cominciarono a sparare Schiantesimi
anche su di lui. Ron ne schivò alcuni e si rifugiò dietro una macchina. I Maghi
tornarono ad occuparsi dei Babbani, così Ron potè nuovamente uscire allo scoperto e Schiantare i Maghi.
I Maghi crollavano uno dopo l’altro, colpiti dai suoi Schiantesimi,
ma prima che potessero nuovamente reagire, Ron sentì un dolore lancinante alla
nuca. Si fece nero, e tutto svanì.
Eccomi
tornato, gente! Bella la trovata, eh? Spero che vi sia piaciuta, e attendo con
ansia recensioni (positive, ovviamente :D). Vi informo inoltre che, per quelli
che sono interessato, proseguirò il Signore Della Umbrella
quando avrò finito questa fanfic. Ma ora, passiamo
alle recensioni del terzo capitolo:
Sapphiria
Kane: Ok,
eccoti uno spoiler. Sembrano Inferi, ma non lo sono. Eh sì, altro spoiler: c’è
lo zampino di Voldy. Quanto ad Hermy
aspetta a giudicarla (ma se vuoi minacciarla fai pure)
Black Hayate: Sorpresa per Hermy? Lo supponevo. Era
un’idea talmente folle che era impossibile che passasse inosservata xD. Sono proprio contento di averti incuriosita, e mi sento
felicemente bastardo, perché ora avrai la curiosità su cosa sia successo non
solo a Hermione, ma anche a Ron, Draco
e ai Weasley. Ora sei condannata a seguire la fic, muahahah – coff coff.
Bene,
qui ci salutiamo. Siete curiosi di sapere cos’altro sia successo al mondo, ora
che Voldy è salito al trono? E che ne sarà stato di
Ron? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! L’appuntamento è domenica prossima,
perciò cercate di non mancare, anche se siete in vacanza. Ciao ragazzi/e, a
domenica!