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Autore: DrHouse93    26/12/2010    2 recensioni
Voldemort puntò la bacchetta contro James, che si immobilizzò, poi sorrise e disse: «Avada Kedavra»
Ci fu il consueto lampo di luce verde e James Potter cadde a terra come una marionetta. Voldemort salì le scale, bramoso di gloria. L’unica minaccia al suo potere stava per essere neutralizzata. Entrò nella camera da letto dei Potter, e non fece caso a Lily Potter, con un completino sexy e ammanettata sul letto, tanto era concentrato. Perquisì la stanza, ma non c’era nessuno. Solo allora si girò verso Lily e gli disse in tono minaccioso: «Dov’è?»
«L’hai ucciso…l’hai ucciso…» singhiozzò Lily.
«Non tuo marito, cogliona» sbottò Voldemort. «Dov’è tuo figlio?»
«F-figlio?» pianse Lily. «Noi non abbiamo un figlio»
Voldemort fu sorpreso. Non era vero, non poteva essere vero
«Stai mentendo!» urlò, poi gli lesse nel pensiero per accertarsene, ma le parole di Lily erano vere: i Potter non avevano un figlio.

NB: Il titolo della fic non ha niente a che vedere con l'omonimo film horror
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Auguri a tutti di buon natale! E a chi non ci crede, allora buone vacanze :D by DrHouse93

 

 

Il Mai Nato
- Capitolo 4: La prima battaglia -

Era una normale giornata di inizio ottobre. Si trovavano già alla seconda settimana, ad essere precisi. C’era chi si svegliava pensando che non voleva farlo, chi si svegliava già d’umore depresso e rammaricato, chi di umore normale. E poi c’era lui. Quella mattina era particolarmente di buon umore. Da quando era entrato a far parte degli Auror, poi, lo guardavano già con più ammirazione di prima. Lui e il suo migliore amico. I due tipi più popolari e fighi di tutto il castello. Si erano conosciuti il primo giorno sull’Espresso per Hogwarts, e viste le idee comuni erano subito andati d’accordo. Adesso avevano quindici anni, cambiavano donne come fazzoletti, ed erano innamorati di sé quasi al limite del narcisismo. Uno era pallido, con occhi grigi e penetranti, un’espressione rude che gli conferiva un certo fascino, una voce strascicata e beffarda che faceva cascare ai suoi piedi quasi ogni ragazza, e a coronare il tutto dei lisci capelli biondo-pallido. L’altro era leggermente più alto, con capelli rossi perfettamente in ordine, occhi di un azzurro vivido, qualche lentiggine sulla faccia che esibiva con fierezza, un fisico ben compatto e una sicurezza incrollabile. I loro nomi sono Ronald Weasley e Draco Malfoy. Non c’era da stupirsi quindi se quella mattina Ron, mentre si sistemava davanti allo specchio sorridendosi, era di ottimo umore. L’idea di entrare a far parte degli Auror era stata di Draco, e in quel momento serviva ogni aiuto possibile a causa delle continue incursioni dei BELLUM. Questi erano un gruppo di ribelli che si opponevano strenuamente al regime del Ministero della Magia provocando non pochi fastidi. Erano capitanati da un individuo la cui identità era sconosciuta, per questo il Ministro non era ancora riuscito a prendere provvedimenti. E così, erano cinque anni che la guerra contro i BELLUM andava avanti, e ancora non si riusciva a trovare un vincitore. Tra i ribelli non c’erano, inoltre, solo Babbani, ma anche Maghi. Così il Ministero aveva avviato un programma a Hogwarts per reclutare nuovi Auror, in modo da poter finalmente porre fine al conflitto. Quando Ron finì di vestirsi, vide che i suoi fratelli gemelli, Fred e George, si stavano appena alzando dal letto. Loro facevano parte degli Auror da circa un anno, e, quando capitava di catturare qualcuno ed esso finiva nelle loro mani erano estremamente sadici. Si divertivano a fargli capitare le peggiori sventure e torture, tanto che molti preferivano la morte alla prigionia. Ron li salutò, poi si apprestò a scendere dal dormitorio. Era molto contento. Di lì a pochi giorni, infatti, alla vigilia della prima battaglia, avrebbe ricevuto la sua prima arma. Da quando infatti i Maghi avevano spodestato dal trono i Babbani, per essi non c’era stato un attimo di tregua. Quasi tutti erano stati uccisi dal rapido avanzare dei Maghi. Alcuni erano stati schiavizzati, dato che gli Elfi Domestici si erano estinti. Molti erano stati fatti prigionieri, e il Ministero ne effettuava esperimenti in tutto il mondo al fine di ottenere nuove creature fedeli ai Maghi. E poi c’erano i BELLUM. Alcuni avevano fatto incetta delle armi del Ministero, mentre i Babbani usavano le loro vecchie armi.
Infatti, il Ministero era riuscito a mischiare la Magia comune con quella Babbana, una roba che essi chiamavano tecnologia. Da principio la popolazione si era mostrata contrariata, ma vedendo i risultati si era dovuta ricredere. Era a questo che pensava Ron. Sabato ci sarebbe stata la prima battaglia, e gli avrebbero dato in prestito un Fucile d’Assalto Magico, poi, se fosse riuscito a superare la prova, gli avrebbero donato una Beretta M9M, una pistola che anziché proiettili di ferro sparava incantesimi. Le nuove armi funzionavano tutte così: bastava pensare all’incantesimo da lanciare e premere il grilletto. Infatti, per esigenze simili erano stati anticipati sin al primo anno gli Incantesimi Non Verbali. Ron attraversò il buco del ritratto, e uscì. Si diresse verso la Sala Grande, dove avrebbe fatto colazione, e vide Draco che lo aspettava, appoggiato a una parete. Si salutarono e proseguirono insieme.
«Emozionato?» domandò Draco.
«Sicuro» rispose Ron, sapendo a che si riferiva. Quando arrivarono alla Sala d’Ingresso videro, in un angolo appartato, Ginny Weasley, sorella di Ron, e Luna Lovegood che pomiciavano. Ron si bloccò, mentre Draco ghignò. Afferrò Ron per un braccio e lo trascinò via. Qualche giorno fa, infatti, Ginny aveva confessato di essere lesbica. All’inizio Ron era andato in escandescenze, poiché era una cosa contro natura. Ginny aveva provato a spiegargli che era fin da quando era piccola che non aveva particolare interesse per gli uomini, e non avendo mai incontrato nessuno di particolare non vedeva perché continuare a fingere di essere eterosessuale. Ma Ron era stato irremovibile. Certo, non era più arrabbiato, ma ancora doveva abituarsi all’idea. Per altro gli dava fastidio che Draco se ne fregasse altamente, quando era di vedute ben più ristrette su altri argomenti. I due ragazzi entrarono nella Sala Grande e si sedettero per andare a fare colazione. Si girarono verso le clessidre. Con somma gioia, videro quella verde smeraldo di Serpeverde in testa, e sghignazzarono vedendo quella di Grifondoro all’ultimo posto per il dodicesimo anno di fila. Mentre facevano colazione arrivò la posta, ma per Ron e Draco non c’era niente di nuovo. Poco dopo giunsero anche Fred e George e Ginny e Luna, mano nella mano. Si diedero un bacio e si separarono per andare a sedersi ai rispettivi tavoli. I Serpeverde mangiarono, poi si diressero verso la prima lezione: Cura delle Creature Magiche. Quella mattina sarebbe stata una lezione importante, perché quelli del quinto anno nel pomeriggio avrebbero partecipato per la prima volta a Caccia delle Creature Marine. Infatti, il professor Burn spiegò senza tanti giri di parole il corretto funzionamento di un arpione magico, che avrebbero usato contro le sirene e i tritoni. Alcuni si erano uniti al Ministero, ma altri continuavano ad opporsi, inclusi quelli di Hogwarts. Era necessario, quindi, che i Maghi li neutralizzassero, o con l’unione, o con la distruzione. I Serpeverde attesero i Grifondoro, che arrivarono con passo pesante e di malavoglia. Cominciarono a volare insulti contro di loro. Ron e Draco non si risparmiarono, poi il professor Burn richiamò la classe all’ordine. I presenti ammutolirono.
«Bene» esordì il professore. Era un uomo alto, con capelli neri tirati all’indietro, la carnagione mulatta, una barba di qualche centimetro e un orecchino ad anello sull’orecchio sinistro. A guardarlo non si sarebbe detto un professore. «Oggi ci aspetta una lezione importante per voi del quinto anno. Dovrete stare attenti stasera, perché il popolo marino è spietato. Non esiterà ad uccidervi, se ne avrà l’occasione»
Gli alunni si fecero attenti. Qualche Grifondoro borbottò qualcosa, ma si zittì subito a un’occhiataccia del professore.
«Allora. Qui ci sono gli arpioni magici. Fate attenzione, non sono giocattoli. Il primo che si mette a fare il cretino, lo spedisco dritto dai Carrow»
Alcuni deglutirono. I Carrow erano i responsabili delle punizioni, ed era meglio non capitare nelle loro mani.
«Questi arpioni possono incanalare la vostra magia. Afferrateli così» e lo impugnò come se fosse un comunissimo arpione. «Dopodichè pensate all’incantesimo da lanciare, come se fosse uno Non Verbale»
Puntò l’arpione verso la capanna di Hagrid, alle sue spalle, che giaceva fredda e desolata, con le finestre abbassate, poi premette il grilletto. Il colpo partì seduta stante, e i mattoni colpiti si sbriciolarono.
«Come potete vedere» proseguì il professore, mentre ricaricava l’arpione. «Ho usato un Incantesimo Reductor. Vi sconsiglio di provarci contro il popolo marino. Ma non provate a ucciderli. Limitatevi a Schiantarli. Quando non ci sarà più pericolo ce ne occuperemo noi»
Fece esercitare gli studenti. Ron e Draco furono fra i primi a padroneggiare l’arpione, poiché spinti dal disprezzo che provavano per coloro che non erano Maghi.
Il resto della giornata passò monotono, finchè non arrivarono le tre e mezza del pomeriggio. Le lezioni degli studenti del quinto anno furono sospese, e tutti si recarono al lago. Quando arrivarono, il preside annunciò qualche breve parola d’incoraggiamento, cosa che comunque non era da lui, dopodiché ai presenti gli fu dato il necessario: una muta da sub, un paio di pinne e l’arpione magico. Gli studenti e il professor Burn posarono le bacchette, dopo aver applicato su sé stessi un Incantesimo Testabolla, negli armadietti, dopodiché si tuffarono. Ron e Draco nuotavano affiancati, i sensi vigili e all’erta, pronti a tutto. Non c’era un’anima. Nemmeno i pesci si muovevano. Gli Hogwartiani continuarono a nuotare per un po’, poi, dal nulla, sbucarono le sirene e i tritoni. Una tentò di colpire Ron alle spalle, ma questi non si fece cogliere alla sprovvista, si girò di scatto e pensò, premendo il grilletto: Stupeficium!
L’arpione partì e centrò la sirena sulla tetta sinistra. La sirena svenne subito, mentre Ron si avvicinava, sfilava l’arpione insanguinato e lo rimetteva nel suo alloggio. Sentì alla sua sinistra un altro colpo partire. Si voltò e vide che Draco aveva colpito un tritone là dove avrebbe dovuto esserci il cazzo. Ron rise, e Draco rise di rimando. Per loro la Caccia alle Creture Marine si rivelò uno spasso.

A fine giornata, gli Hogwartiani si ritirarono, stanchi ma contenti: avevano catturato molte sirene e tritoni, e ucciso molti Avvincini. Ron e Draco risultarono i migliori tra gli studenti. Si godettero il trionfo, incuranti delle smorfie e delle prese in giro dei Grifondoro, e si dissero pronti per la prova della prima battaglia. Venerdì, quando finirono le lezioni, furono convocati nello studio del preside. La professoressa McGranitt li scortò davanti al gargoyle di pietra che ne custodiva l’accesso e, dopo aver pronunciato la parola d’ordine, fece salire Ron e Draco. I due ragazzi arrivarono in cima alle scale e bussarono alla porta.
«Avanti» rispose una voce dall’interno. I Serpeverde entrarono, e Severus Piton fece cenno di avvicinarsi alla scrivania. Era un ufficio dalla forma rotonda, costituito da tre stanze, e pieno di oggetti gracili che sbuffavano e ronzavano, i quali un tempo erano appartenuti ad Albus Silente. Ron e Draco si sedettero, e Piton parlò: «Dunque, come sapete domani dovrete sostenere la prova della prima battaglia»
I ragazzi annuirono. «Vi ho convocato per questa ragione. Lascierete la vostra roba qui. Quella è la Passaporta» aggiunse indicando un quaderno dall’aspetto malconcio.
«Buona fortuna» disse Piton, poi Ron e Draco posarono una mano all’unisono sul quaderno e sentirono uno strappo all’altezza dell’ombelico, come se un gancio invisibile li stesse tirando. Dopo un po’, tutto finì, ed essi si ritrovarono nell’Atrium del Ministero.
Si avviarono verso il bancone del Guardamago, che li squadrò e chiese: «Che volete?»
«Siamo qui per la prova della prima battaglia» rispose Draco senza indugio. Il Guardamago si alzò e li condusse nell’Ufficio Auror. Arrivati alla soglia grugnì un saluto e se ne andò, mentre Ron e Draco bussarono.
Ad aprire fu un uomo malridotto, con diversi lividi, sporco, e un collare al collo. Un Babbano.
«Prego, prego, entrate pure» disse una voce da dentro. I due ragazzi entrarono, girando a largo schifati dal Babbano, e si guardarono intorno. C’era un enorme tavolo, dov’erano seduti parecchi maghi. Ron e Draco riconobbero Percy, Fred e George. Li salutarono, poi il Direttore dell’Ufficio Auror fece loro cenno di sedersi. Quando ebbero fatto, il direttore cominciò: «Bene, ora che siamo tutti presenti, posso illustrarvi il piano per domani. Attaccheremo a sorpresa il Surrey, un piccolo villaggio vicino Londra. Troppo a lungo i suoi cittadini hanno vissuto in pace, ma ora non più. Essi non si aspettano un nostro attacco, che è previsto per domani all’alba»
La riunione proseguì per un po’, discutendo delle armi e delle strategie, poi il direttore li congedò. I presenti si alzarono. Ron gioiva: l’indomani avrebbe finalmente potuto trovare un fondo a tutte le sue idee che vedevano i Babbani come delle creature primitive, malvagie, dedite solo alla violenza. Percy si avvicinò a loro e disse, con il solito tono autoritario che lo contraddistingueva: «Oggi dormirete a casa nostra»
Si apprestarono a seguire Fred, George e Percy. Passando davanti al Babbano, Draco gli sputò, Fred e George li tirarono un calcio alle palle, Percy non lo degnò di uno sguardo e Ron gli sibilò: «Stronzo»
Quando arrivarono alla Tana, trovarono la madre, che li accolse tutti calorosamente. Percy spiegò brevemente e con molto distacco il motivo della visita. La signora Weasley annuì senza dire nulla, ma nei suoi occhi passò un’ombra di preoccupazione e rammarico.
Ron intuì perché: i suoi genitori facevano fatica ad abituarsi alla nuova linea di pensiero che vedeva il Signore Oscuro come il loro signore incontrastato, benevolo e misericordioso oltre ogni dire. Ron aveva imparato a ripetere questa manfrina a memoria sin dalla tenera età, e ora ne era fermamente convinto. La giornata passò tranquilla, e quando fu sera i Weasley e Draco si ritirarono. Questi, però, non si addormentò subito, e infatti dopo un po’ chiamò Ron.
«Che c’è?» rispose lui.
«Sei preoccupato per domani?» domandò Draco.
«No» rispose Ron, sincero. «E tu?»
«Nemmeno» rispose Draco. «Non vedo l’ora di spaccare il culo a tutti quei schifosi BELLUM»
«A chi lo dici» convenne Ron. Rimasero zitti per un po’, poi il sonno prese il sopravvento.

La mattina dopo fu Percy a scaraventarli giù dal letto
«Forza!» urlò. «In piedi! E’ ora di andare»
Ron e Draco si svegliarono mal volentieri, e quando Percy, dopo un’ultima occhiataccia, fu uscito, si guardarono.
«Ma tuo fratello è sempre così rompicoglioni?» chiese Draco.
«Anche di più» rispose Ron. I due ragazzi sghignazzarono, poi si alzarono e si vestirono.
Fecero una rapida colazione, poi partirono. Ron non ebbe occasione di salutare la madre, perché era ancora molto presto. I Weasley e Draco allungarono la mano verso la Passaporta e dopo un po’ si ritrovarono in un piccolo villaggio. Alcuni Auror erano già arrivati, e si stavano preparando. Ron e Draco si guardarono attorno: tutto taceva. Era chiaro che tutti dormivano ancora. Eppure, Ron poteva percepire l’alone di paura che dilagava per le strade. Sorrise beffardo. Il direttore consegnò loro le armi, poi gli spiegò il piano: «Entreremo due alla volta nelle case. Uccidete chiunque vi si pari davanti. Chiaro?»
«Sissignore!»
«Bene, allora…ALL’ATTACCO!»
Gli Auror si lanciarono verso le case urlando. Ron e Draco buttarono giù una porta, piombarono in casa e videro diversi Babbani che si svegliavano confusi. Il sangue affluì rapidamente alla testa, e Ron pensò senza indugio: Avada Kedavra!
Poi premette il grilletto, e l’MP5M, il Fucile d’Assalto che impugnava, cominciò a sparare a raffica getti di luce verde. Nel momento in cui colpì i primi Babbani, le donne cominciarono a urlare e i bambini a piangere. Fu il caos. Tutti scappavano disordinatamente, inseguiti da quei due ragazzi che continuavano a rovesciare su di loro getti di luce verde.
Nella foga della battaglia, Ron non si rese conto che nessuno opponeva resistenza. Tutti si davano alla fuga più disordinata, e il rosso ci mise un po’ a capire che qualcosa non andava. Poi capì. Quella non era una battaglia contro i BELLUM. Era una strage di gente innocente. Ron si sentì invadere dall’orrore per quanto aveva fatto, e per un po’ rimase fermo dov’era. Draco non se ne accorse, perché continuava a mitragliare tutti di Anatemi Che Uccidono. Quando finalmente Ron si riscosse, uscì fuori di corsa. Davanti ai suoi occhi c’era il panico: gente che urlava, scappava, urtava le persone, le calpestava anche, pur di mettersi in salvo.
«FERMI!» urlò Ron, con quanto fiato aveva in corpo, ai Maghi. «FERMI! STIAMO UCCIDENDO DEGLI INNOCENTI! FERMI!»
Ma nessuno gli dava ascolto. Ron non aveva altra scelta. Doveva rendere inoffensivi i Maghi. Pensò Stupeficium!, e aprì il fuoco contro gli Auror. Questi dapprima non capirono, ma poi cominciarono a sparare Schiantesimi anche su di lui. Ron ne schivò alcuni e si rifugiò dietro una macchina. I Maghi tornarono ad occuparsi dei Babbani, così Ron potè nuovamente uscire allo scoperto e Schiantare i Maghi. I Maghi crollavano uno dopo l’altro, colpiti dai suoi Schiantesimi, ma prima che potessero nuovamente reagire, Ron sentì un dolore lancinante alla nuca. Si fece nero, e tutto svanì.

Eccomi tornato, gente! Bella la trovata, eh? Spero che vi sia piaciuta, e attendo con ansia recensioni (positive, ovviamente :D). Vi informo inoltre che, per quelli che sono interessato, proseguirò il Signore Della Umbrella quando avrò finito questa fanfic. Ma ora, passiamo alle recensioni del terzo capitolo:

Sapphiria Kane: Ok, eccoti uno spoiler. Sembrano Inferi, ma non lo sono. Eh sì, altro spoiler: c’è lo zampino di Voldy. Quanto ad Hermy aspetta a giudicarla (ma se vuoi minacciarla fai pure)
Black Hayate: Sorpresa per Hermy? Lo supponevo. Era un’idea talmente folle che era impossibile che passasse inosservata xD. Sono proprio contento di averti incuriosita, e mi sento felicemente bastardo, perché ora avrai la curiosità su cosa sia successo non solo a Hermione, ma anche a Ron, Draco e ai Weasley. Ora sei condannata a seguire la fic, muahahahcoff coff.

Bene, qui ci salutiamo. Siete curiosi di sapere cos’altro sia successo al mondo, ora che Voldy è salito al trono? E che ne sarà stato di Ron? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! L’appuntamento è domenica prossima, perciò cercate di non mancare, anche se siete in vacanza. Ciao ragazzi/e, a domenica!

  
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