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Autore: Guessstar    26/12/2010    9 recensioni
"Come credi che stia?"
"Edward..."
"Rispondi. Come credi che stia?"
"Uno schifo..."
"Bene, non abbiamo più nulla da dirci".
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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POV BELLA.

Sapere cosa è giusto e non farlo è codardia.

Ecco la parte più difficile: dire alla propria madre che non vuoi più ritornare a casa. Purtroppo il momento decisivo era arrivato, avevo scelto Edward alla caotica New York, soffrendone molto, ma consapevole di fare la cosa giusta, di aver messo lui davanti a tutto, speravo non mi sarei pentita di quella scelta. Ma abbandonare tutto era difficile, avrei dovuto cominciare tutto d’accapo, ricostruire tutta la mia vita attorno a Edward. Era una cosa che ero disposta a fare, abbandonare tutto per lui, e sapevo che era l’unica cosa giusta, la strada per arrivare alla realizzazione di un sogno. In fondo era solo un anno, poi saremo partiti per non ritornare mai più.

«Pronto? Ciao piccola»

«Ciao mamma… ho bisogno di parlarti» dissi di getto.

«Dimmi tesoro… »

«Beh… c’è qualche problema con il mio ritorno….» odiavo i giri di parole, ma in quelle occasioni erano necessarie, per attutire il colpo.

«Ah, prima volevo dirti che ti ho comprato una nuova divisa, sai, hai detto che quella dell’anno scorso ti stava un po’ stretta, i prezzi sono aumentanti moltissimo, ma per noi non è un problema, no?» terminò quella domanda con una dolce risata «Ti ho anche rinnovato l’iscrizione a scuola, è tutto pronto per il tuo arrivo, ho prenotato il biglietto per il 23, spero vada bene per te. Mi manchi tanto piccolina, non vedo l’ora che tu sia tra le mie braccia».

No, non poteva aver già fatto tutto, non poteva dirmi che era già tutto pronto subito dopo aver preso una decisione. Come potevo dirle che non potevo più partire? Che non volevo più ritornare da lei perché avevo trovato lui? Non potevo essere così meschina. Non potevo rinunciare a Edward, lui era la mia unica certezza, come potevo abbandonarlo così?

«Allora? non sei felice tesoro?» la sua voce era entusiasta, un entusiasmo che non potevo di certo frenare.

«Sì…» sussurrai, con la voce strozzata. Il pensiero di abbandonare Edward mi stava facendo tremare le gambe.

«Bene… allora? cosa volevi dirmi?»

“mamma, non ritornerò a New York per quest’anno, sai? Ho conosciuto Edward e mi sono pazzamente innamorata di lui”. Cosa mi sarei dovuta aspettare? Che m’incoraggiasse nelle mie scelte? No, assolutamente no. Mi avrebbe umiliata e poi mi avrebbe costretto a ritornare a casa. Fu per questo che inventai una scusa a caso, mi sentii una grande codarda con quel gesto, quello che stavo facendo era sbagliato, Edward era giusto per me, Forks era giusta per me, eppure non stavo opponendo resistenza per rimanere dov’ero «oh, nulla. Volevo appunto dirti per la divisa» avevo paura si potesse accorgere della mia bugia, invece nulla, la sua risata fu dolce e cristallina come sempre.

«Okay tesoro… ci vediamo la prossima settimana, ti voglio bene».

Sapere cosa è giusto e non farlo è codardia.

 

 

«Pronto?»

«Che stai facendo?» la voce vellutata di Edward risvegliò le mie piccole farfalline.

«Ho appena finito di parlare al telefono con mia madre» dissi, ripensando alla nostra piccola conversazione.

«Ah. Vieni qui pomeriggio? Ho voglia di vederti».

«Sto arrivando» riattaccai il cellulare e corsi subito in camera a prepararmi, sognando già di assaporare il sapore delle sue labbra.

 

***************************************************************************************************

 

«Bella, sei strana, c’è qualcosa che non va?» le sue braccia mi tenevano al caldo in quella giornata particolarmente fredda nonostante il mese in cui ci trovavamo. Ero arrivata da poco a casa di Edward e ci trovavamo entrambi distesi sul suo enorme letto, fissavamo entrambi il soffitto e ogni tanto ci scambiavamo qualche bacio, appassionato o meno, mi bastava solamente questo, non chiedevo assolutamente altro. Ogni tanto ripensavo alla telefonata di mia madre e all’enorme errore che avevo commesso, avrei dovuto dirlo ad Edward, ma non mi andava di rovinare quel momento così perfetto, così avevo deciso di aspettare, ma nonostante non avessi fatto nulla che manifestasse il mio reale umore, Edward aveva già capito che non era la mia solita giornata felice.

«No, va tutto bene, non preoccuparti» accennai un sorriso e depositai un bacio sul suo mento, facendolo ridere «Dio, quanto sei bello» esclamai sulle sue labbra, scontrando i suoi occhi ridenti. Vederlo in quella posizione, sorridente e felice solo per me, mi provocava enormi scariche di elettricità in ogni parte del corpo.

«Non cambiare discorso, sei sicura che non ci sia nulla che non va?» la sua mano intrappolò la mia, ferma sulla sua guancia, si allontanò dal mio viso per osservarmi meglio. Cercai di nascondergli i miei occhi, ma con un movimento deciso della mano me li fece nuovamente scontrare con i suoi, facendomi sentire nuda «So quando c’è qualcosa che non va, ormai ti conosco, e so anche bene che quando non ti va di parlare di qualcosa cambi sempre discorso, quindi non prendermi in giro Bella, dimmi il tuo problema» disse calmo, senza un’ombra di sorriso sul volto.

Sapere cosa è giusto e non farlo è codardia.

«Davvero Edward, non c’è nulla» scossi energicamente la testa, accennando un sorriso incredulo.

«Per quanto tempo continuerai a dirmi questa bugia?» questa volta il tono della sua voce era pungente. Non potevo raccontargli della conversazione con mia madre, si sarebbe arrabbiato e avremmo litigato, ci saremo stati male entrambi, in compenso però avrei fatto la cosa giusta. Ma quando il rischio è ferire le persone che ami, non esiste il giusto o sbagliato, esiste solo ciò che va fatto, ciò che ti senti di fare pur di non far soffrire quella persona, e io stavo facendo questo, non stavo facendo soffrire Edward con la mia scelta, lo avrei tenuto all’oscuro di tutto nella speranza di poter dire a mia madre tutta la verità. Eppure Edward non meritava questo.

«Non ti sto dicendo una bugia, è la verità» lo baciai sulle labbra «la pura e semplice verità, sto meravigliosamente bene, con te, solo con te».

«Sei sicura?» alzò un sopracciglio, ma non riuscì a nascondere il rossore che gli stava macchiando le guance, rendendolo ancora più bello.

«Sicurissima amore mio» risposi sorridendo. Brava Bella, ero riuscita nel mio intento, ingannare Edward non era stato difficile come immaginavo, anche se l’istinto di confessargli tutto era molto pressante.

Con un colpo di reni mi portò sotto il suo corpo e con le sue grandi mani accarezzò i miei capelli «Lo sai quanto ti amo, vero?»

Annuii «Ti amo» risposi, stringendolo a me «ma sono costretta a mentirti» mimai con le labbra, quando fui sicura che lui non si potesse accorgere dello spostamento delle mie labbra.

Sapere cosa è giusto e non farlo è codardia.

«Bella, devo chiederti una cosa» si staccò dalle mie labbra, il suo tono di voce sembrò parecchio insicuro «Mi stavo chiedendo… se avessi deciso cosa fare… insomma, con New York…» gli occhi erano fissi sul cuscino. A quella frase il mio stomaco sussultò e imprecai mentalmente. Stavo per essere scoperta, ne ero più che sicura. Puntuale come sempre per scoprire i meandri della mia mente, grazie Edward.

«Sì, ho deciso. Voglio rimane qui Edward, ne ho già parlato con mia madre, non l’ha presa abbastanza bene, ma deve pur farsene una ragione» mentii. Forse, se avessi fatto passare mia madre per la donna insicura che non vuole abbandonare la propria figlia, sarei riuscita a far preparare inconsciamente Edward a una possibile relazione a distanza.

«Quindi rimarrai qui? Con me?» i suoi occhi si illuminarono di una luce che non avevo mai visto brillare, tanto bella da abbagliarmi. Era felice, si poteva notarlo a distanza di chilometri.

«Sì, rimarrò con te, per sempre».

Le sue labbra si ricongiunsero alle mie, le sue mani vagarono impercettibilmente sul mio corpo.

Sapere cosa è giusto e non farlo è codardia.

 

************************************************************************************************

 

22 agosto

Solo un giorno, mi rimanevano solo 24 ore di tempo per dire a Edward che l’indomani sarei partita per New York, che la nostra storia d’amore si sarebbe conclusa lì. I giorni passati con lui erano stati stupendi, degni di una vera storia d’amore, per questo non avevo avuto il coraggio di interrompere quei momenti, perché ero sicura sarebbero stati i ricordi più preziosi di quell’estate ma, soprattutto, non volevo spegnere quella luce che brillava continuamente negli occhi di Edward.

«Nessuno mi ha mai guardata come mi guardi tu» gli dissi improvvisamente.

Mi strinse ancora di più a se, facendomi girare la testa per la troppa vicinanza con le sue labbra «Non ho mai amato nessuno come amo te».

Come potevo dirgli che sarei partita? Eppure dovevo farlo, avevo tirato fin troppo la corda e adesso rischiava di rompersi, forse ero ancora in tempo per salvare la nostra relazione, potevo ancora farlo invece di sparire nel nulla come avevo pensato di fare.

«Devo dirti una cosa, Edward» i miei occhi si fecero lucidi nello stesso istante in cui pronunciai quelle parole.

Le sue dita raccolsero una lacrima, i suoi occhi vagarono subito sui miei per scoprire cosa c’era che non andasse «Perché stai piangendo?» era preoccupato, molto.

Quanto avrei voluto dirgli che tutto andava meravigliosamente, quanto avrei voluto continuare a fingere che sarei rimasta con lui, che non lo avrei abbandonato. Ma non era più tempo di fuggire, non c’era più tempo per essere dei codardi. Per questo pronunciai quella parola che mi morì in gola non appena la pronunciai.

«Parto» dissi fra le lacrime.

 

POV EDWARD.

«Parto» disse fra le lacrime.

Partiva. Partiva per dove? Per New York? Potevo benissimo capire, una settimana per andare a riprendere ciò che era suo, me lo aveva già detto che sarebbe dovuta ritornare a casa per sistemare delle cose. Allora perché piangeva?

«Okay… quando?» accarezzai la sua guancia.

«Domani» i singhiozzi si fecero ancora più forti, la strinsi ancora a me, non capendo il reale motivo di tutto quel pianto.

«Così presto? E non mi hai detto nulla? Okay dai, tanto ci rivediamo ugualmente tra qualche giorno… tra una settimana comincia la scuola…» mentre pronunciavo quelle parole i suoi occhi si spalancarono e un altro fiotto di lacrime uscì dai suoi occhi. Fu allora che capii tutto «Perché ritorni… vero?» non poteva avermi mentito. Non poteva avermi fatto tutte quelle promesse sapendo che non le avrebbe mantenute.

Bella non poteva farmi questo.

Ma furono il silenzio e le lacrime a confermare tutto. Bella non si era iscritta alla scuola di Forks, non aveva detto nulla a sua madre riguardo la sua permanenza a Forks, non aveva detto nulla a suo padre, Bella sapeva che se ne sarebbe andata mentre mi prometteva che sarebbe rimasta con me.

L’allontanai da me, cominciai a camminare avanti e indietro, mentre lei manteneva lo sguardo basso «non puoi avermi fatto questo, Bella. Non puoi» esclamai, lanciando per aria la prima cosa che mi trovai davanti. La lampada di mamma si frantumò in mille pezzi contro il muro. La feci sobbalzare, ma non mi curai del danno che avevo appena fatto. Ero arrabbiato, arrabbiato con me stesso per averle permesso di entrare nella mia vita, per aver creduto che fosse veramente cambiata, invece era rimasta la solita bugiarda di sempre, la solita, splendida, bugiarda.

«Edward, calmati»

«Calmarmi? Calmarmi Bella?» mi avvicinai a lei, che arretrò di qualche passo «hai idea di tutte le balle che mi hai inventato? Di tutte le promesse che mi hai fatto? La nostra storia è stata solo un gioco per te, solo un’avventura estiva» dovevo dar retta a Rosalie, lei sì che non mi avrebbe mai mentito, era stata la prima a vedere Bella per quello che era realmente, subito dopo averla conosciuta meglio. Non erano bastate tutte le raccomandazioni che mi aveva fatto, tutti i ‘lasciala perdere’ che mi aveva detto, io amavo Bella e non avevo ascoltato la mia migliore amica. Avevo commesso un grosso errore.

«Non è vero Edward! Io ti amo davvero» esclamò, gli occhi spalancati, anche lei aveva cominciato a gridare. Mi tappai le orecchie.

«Tutte stronzate! Tu mi hai sempre preso in giro, sin dall’inizio, da quel falò al mare! Vattene via Bella, non voglio più vederti, non tornare mai più a Forks» pronunciai l’ultima frase con una calma quasi surreale.

«Edward…»

Non le diedi ascolto, raccolsi tutti i suoi oggetti e li lanciai fuori dalla porta, sul prato «vattene via Bella», mi sentii come quegli oggetti, buttato via, maltrattato e mancato di rispetto. Bella uscì senza dire una parola, raccolse tutte le sue cose e salii sul pick-up. Non riuscii a frenare le lacrime che uscirono dai miei occhi, ma mi chiusi la porta alle spalle, sicuro che il capitolo Bella ormai era chiuso per sempre, sepolto in qualche angolino del mio povero cuore.

Quella fu l’ultima volta che la vidi.

 

 

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POV BELLA.

Aeroporto. Non volevo trovarmi lì, volevo essere con Edward, dirgli che era stato tutto uno scherzo, che la mia non era stata una semplice avventura estiva, lui per me era stato il mio primo, grande amore. Eppure non mi aveva creduto, mi aveva buttata fuori di casa, ferito e visibilmente umiliato, non avevo fatto nulla per rassicurarlo del mio amore, ero rimasta in silenzio, avevo ascoltato la sua rabbia e poi me ne ero andata senza dire una parola.

Ecco il risultato della mia estate: grande amore, grande sofferenza, tutto in proporzione.

Salii sull’aereo e presi posto accanto al finestrino, solo pochissimi minuti e avrei lasciato per sempre la Florida, sarei ritornata nella mia caotica New York, e allora perché non ero tanto felice? perché avevo la sensazione che tutto questo era sbagliato? Che avevo lasciato qualcosa? Edward, solo un nome, ma bastava a farmi versare molte lacrime.

«Scusi, è libero?» no, non poteva essere lui, vidi i suoi occhi verdi, il suo sorriso sghembo. Sorrisi involontariamente.

«Edward…» sussurrai. Fu solo un attimo, Edward sparì, lasciando spazio a un giovane ragazzo, un po’ più grande di me.

Cosa potevo aspettarmi? Che fosse lui a ricorrermi, come aveva fatto per tutta l’estate? «Oh… sì» dissi, volgendomi di nuovo verso il finestrino.

«Grazie… piacere, io sono Mark» mi porse la mano, sorridendo. Lo guardai sdegnata, prima la mano, poi lui.

«Bella» pronunciai, voltando di nuovo il mio viso.

«Bella…» sussurrò.

L’aereo decollò, appoggiai il capo al sedile e chiusi gli occhi.

Addio Edward. Ti amo.

   
 
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