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Autore: mangagirlfan    26/12/2010    2 recensioni
Prompt Numero 6: Estate; rumore della risacca
[...]Lo sentiva, nonostante avesse gli occhi chiusi. Lo sentiva, quel rumore lento e ripetitivo, così dolce e malinconico, in grado di cullarla. Il rumore del mare. Era bello, vero, quando tutto sembrava travolgerti percepire un po’ di serenità, no?[...]
Personaggi: [GrimmjowxOrihime][HimeCentric!]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inoue Orihime, Jaggerjack Grimmjow
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Uniti dalle Onde '
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Titolo: Remember Me, Remember You
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: [GrimmjowxOrihime]
Prompt: #6 Estate; Rumore della risacca
Rating: PG (per tutti)
Conteggio Parole:711
Riassunto: [...]Lo sentiva, nonostante avesse gli occhi chiusi. Lo sentiva, quel rumore lento e ripetitivo, così dolce e malinconico, in grado di cullarla. Il rumore del mare. Era bello, vero, quando tutto sembrava travolgerti percepire un po’ di serenità, no?
[...]
Note: AU; One Shot


NOn so da dove mi sia uscita questa... Questa cosa. So solo che dopo aver ascoltato la canzone "Airplanes" ho sentito il bisogno di mettermi dietro a scrivere. Non chiedetemi perchè le mie dita abbiano digitato questa cosa sulla mia benedetta tastiera perchè beh, è stato l'impulso. E, nonostante tutto, mi piace questa roba. E credo che potrei tirarci fuori qualcosa, in futuro.

http://www.youtube.com/watch?v=kn6-c223DUU

ecco la canzone qui sopra, se volete sentirla. Buona lettura.



Remember Me, Remember You

Lo sentiva, nonostante avesse gli occhi chiusi. Lo sentiva, quel rumore lento e ripetitivo, così dolce e malinconico, in grado di cullarla. Il rumore del mare. Era bello, vero, quando tutto sembrava travolgerti percepire un po’ di serenità, no?
Era questo che pensava Orihime, gli occhi chiusi, mentre il lento bisbiglio della risacca la raggiungeva, trasportandola in un mondo pieno di ricordi. Teneva le ginocchia strette al petto, il mento appoggiato su di esse, il vento che lentamente le scompigliava i lunghi capelli castani. Sorrise, ripensando ad un’estate di un paio di anni prima, trascorsa lì, sempre su quella spiaggia. Allora aveva solo diciassette anni ed il mondo le sembrava così bello, così pieno di aspettative. Anche ora lo era nonostante fosse cresciuta e diventata più consapevole, perché la vita, nonostante tutto, le aveva riservato delle belle sorprese.
Come lui.
Lui, che ormai non vedeva più da tanto, tanto tempo. Lui, che l’aveva portata ad osservare il mondo in maniera diversa. Perché era un ribelle, che la vita la prendeva di petto e l’aggrediva, esattamente come aveva sempre fatto – quella maledetta vita – con il suo povero cuore. Ma nonostante i suoi occhi osservassero tutto con rabbia lei era riuscita a notarla, quella scintilla. E si era innamorata di quella piccola, minuscola scintilla.
Ah, quanti pensieri le riportava alla mente quel semplice rumore, quel suono lento e continuo.
Profondo, come i suoi respiri.
Se poi si decideva a riaprire gli occhi ed osservava il mare, poteva vederci il riflesso dei suoi occhi.
Azzurri, come mai ne aveva visti.
Erano tristi quegli occhi, nonostante la strafottenza. E tutto questo l’aveva capito una ragazzina svampita durante l’estate dei suoi diciassette anni, nonostante certe cose non le comprendesse.
Sospirò, rannicchiandosi sempre di più su sé stessa, ascoltando l’acqua gorgogliare accanto ai suoi piedi nudi.
Quanto avrebbe voluto rivedere quegli occhi, risentire quel respiro. Rivedere quel sorriso smagliante e strafottente che le ricordava la luna che la sovrastava proprio in quel momento. Eppure non poteva, perché di cose ne erano successe, nel corso degli anni e non l’aveva più visto. Non aveva più rivisto quello stupido testardo di Grimmjow. Se la ricordava ancora quella dannata lite che li aveva divisi.
Per sempre.
Lei allora era troppo ingenua, candida, pulita, per comprenderlo appieno, quel testone. Perché lui non voleva scoprirsi, non voleva soffrire – ancora – il cuore martoriato già abbastanza per lasciarsi andare. Non aveva capito lei, Orihime, non aveva capito che se avesse insistito ancora un po’, forse l’avrebbe potuto raggiungere. Ma lei era piccola e sola e lui non lasciava avvicinare troppo nessuno.
Allora, la piccola Hime, non aveva ancora la forza di resistere al dolore straziante di un rifiuto.
Non sapeva perché era ritornata lì, su quella riva dove si erano conosciuti. E dove tutto, purtroppo, era finito. Era diventata grande, ora. Studiava ed aveva un discreto successo in quello che faceva.
Perché se una cosa l’aveva imparata, durante quell’estate che ormai le pareva così lontana, era quella di credere in sé stessa.
Doveva diventare forte.
Perché altrimenti non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardarlo negli occhi, se mai lo avesse rivisto. Perché ci sperava, in cuor suo. Ci sperava come mai in vita sua. Era ritornata lì, l’estate di un anno dopo, e quella dopo ancora. Ma, come è già stato detto, non l’aveva più rivisto. Niente più occhi azzurri. Niente più sorrisi.
Niente più Grimmjow.
Ma era sempre stata testarda, Orihime. Ed era ritornata lì, sempre, ogni anno. Anche se lui non si faceva più vedere. Perché voleva tentare. Voleva provarci. Anche se non glielo aveva mai più permesso.
Rimase ancora per un po’ lì, Orihime. Rimase lì, aspettando che un qualcuno si facesse vedere. Che un qualcuno si mostrasse. Un qualcuno che non desiderava più averla accanto.
Così, quando la notte si fece un po’ troppo scura e l’aria fredda della sera decisamente poco sopportabile, la ragazza si alzò, afferrando i suoi sandali, ridando alla fine un’occhiata a quel mare che li aveva fatti conoscere. Per poi voltarsi e ritornare sui passi che l’avevano portata lì dopo tanto, tanto tempo.
Inconsapevole che un paio di occhi azzurri l’osservassero ogni volta che i suoi piedi si posavano sulla sabbia che li aveva visti complici.



   
 
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