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Autore: Nikaido    10/12/2005    3 recensioni
vediamo... quanti di voi intuiranno la canzone che si cela dietro tutto ciò? mi auguro che siate perspicaci il doppio di ciò ke ritengo ^^ io la sfida l'ho lanciata: sta a voi raccorglierla ^^
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo3Min

Silenzio… tacito accordo creatosi in un'attmosfera troppo tesa... una stanza provvista di ogni comfort:il salotto degno del miglior albergo, o più semplicemente di una persona dai gusti raffinati e ricercati… un tavolino basso, un divano a due posti e due poltrone… il tutto davanti ad un camino acceso: l’unica cosa all’interno di quell’ambiente che facesse un qualche genere di rumore seppur in modo disuniforme. Sulle due poltrone separate dal tavolino ci sono due persone: una siede composta con le gambe accavallate ed un bicchiere di scotch in mano, l’altra invece tiene le gambe piegate sul cuscino della poltrona; un uomo e una donna, un ragazzo ed una ragazza, un biondo ed una castana… la luce tremolante non permetteva di capire di quale colore fossero quei capelli che ricadevano in morbidi boccoli… gli occhi di lui: rilassati, dilatati, persi nel vuoto o forse persi nella figura che aveva di fronte… il colore era decisamente particolare: grigi, ma vividi. Non trasparenti e privi di espressione od opachi… quelli di lei invece erano sicuramente scuri, ma non volevano assolutamente staccarsi dal voler fissare con incessante insistenza la trama del tappeto sotto al divano di fianco alle poltrone… il rumore del ghiaccio contro il bicchiere le ricordò la presenza dell’altro; come se avesse mai potuto dimenticarsene! Non alzò lo stesso gli occhi mantenendo il viso in ombra… mandavano avanti quell ascena già da un po’ incapaci di affrontare il problema che li assillava. Non era così che doveva andare, lo sapevano persino loro stessi, ma nonostante questo non erano ancora riusciti a prendere il controllo della situazione lasciandosi semplicemente sospingere dal vento. Magari il tutto si sarebbe risolto da solo.

Il rumore del vetro in frantumi la costrinse però a voltarsi nella direzione dell’altra poltrona per lo spavento! Il bicchiere era riverso per terra e il contenuto ambrato portava alla deriva i cubetti di ghiaccio che conteneva per mantenersi ad una temperatura decente per la degustazione, ma ormai nessuno più avrebbe voluto assaggiare quell’ambrosia. Di certo non il ragazzo che fino a poco prima stringeva svogliatamente il bicchiere stesso. La mano sinistra del giovane stringeva spasmodicamente l’aria mentre le vene sul dorso si gonfiavano e e tremori perquotevano l’intero arto sprigionandosi dall’osso stesso come se qualcosa stesse cercando di spaccare tutto e uscire fuori: manifestarsi nella propria presenza oppressiva davanti ad entrambi, dopo un attimo di esitazione la mano destra si stringeva attorno all’interno dell’avambraccio.

No… non di nuovo…

Lo sguardo del giovane correva dagli occhi di lei al simbolo che la mano non riusciva a coprire completamente… la fronte corrugata nello sforzo di non lamentarsi, il sudore freddo ad imperlargli le tempie, le labbra dischiuse davanti ai denti serrati per incamerare più aria, le spalle muscolose si alzavano e abbassavano assecondando i movimenti della gabbia toracica… e in tutto questo nemmeno un suono. I due mantenevano il più perfetto silenzio rotto soltanto dallo scoppiettio del fuoco. Ma era stupore? Era autocontrollo? O era semplicemente paura?

Il dolore così com’era venuto sen’era andato, lasciando il giovane spossato e con il fiato corto. Il suo signore lo stava chiamando: reclamava la sua presenza per chissà quale nuova missione. Nessuno dei due pareva intenzionato a rompere il silenzio statico che aleggiava. Con lentezza esasperante il biondo si alzò in tutta la sua altezza, in quella posa aristocratica che gli era stata imposta fin da piccolo e di cui lui aveva sempre fatto sfoggio senza vergogna, ma anzi carico di orgoglio: quello stesso orgoglio che gli impediva di guardare la ragazza neglio occhi adesso che era lei a cercare il suo sguardo di ghiaccio. Tutto doveva passare il secondo piano di fronte al suo signore. Tutto. Mosse i primi passi sentendo lo sguardo caldo di lei addosso a se stesso: non lo voleva mollare, non voleva che se ne andasse. Lui la oltrepassò. Serio. Impettito. Deciso. Pochi passi ancora e poi più nulla fu una certezza…

Si fermò in mezzo alla stanza mentre l’assenza dell’eco dei suoi passi incuriosiva la ragazza facendola voltare nella sua direzione. Lo sguardo del ragazzo era ancora rivolto alla porta, ma la mente era assente. Non c’era confusione in lui, mai gli era parso tutto così cristallino: si girò e ripercorse quei opchi passi che lo separavano dalla poltrona della ragazza e la guardò. I loro sguardi si incatenarono e si scrutarono, la mano di lui si porse verso di lei, lei la prese e si alzò come richiesto. La differenza di altezza tra i due era notevole, ma lo era soprattutto la corporatura. Lui la fissò ancora senza dire nulla, sempre tenendo stretta quella mano. Il suo sguardo… da sempre era riuscito a metterla in soggezione e ancora in quel momento le faceva quello stesso effetto.

-Non ho molto tempo…-

La sua voce bassa, calda, dolce… diversa da quella che gli aveva sentito negli ultimi tempi…

-E sarebbe sciocco sprecare quel poco che sto rubando alla morte per tentare di smentire le ovvietà… questo non svanirà mai.-

Continuò mostrando il braccio sul quale spiccava nero come la tenebra più buia, quella che precede l’alba, il Marchio Nero, il marchio di infamia, il marchio che sicuramente lo avrebbe portato alla morte prima o poi. Entrambi ne erano coscienti e nessuno si opponeva. Nessuno ne aveva la forza. Lei però non capiva… dove? Dove voleva andare a parare quel discorso? Aveva dunque ben interpretato la rigidità che entrambi avevano negli ultimi tempi? Era così dunque? Aveva scelto il suo signore e non lei?

-Sarebbe altrettanto inutile farti credere che io fino ad oggi abbia fatto la persona normale, la persona per bene… non voglio più farti credere ciò che io non sono… odio il tempo che scorre così.. inesorabile! Mi resta sempre meno tempo, ma ti giuro! Mai… mai potrei mentirti!-

Lui distolse lo sguardo per fissarlo nella finestra che si affacciava sul giardino. Era innevato: completamente ricoperto di neve.

-L’ho sempre amata… quella neve candida e pericolosa… capace di salvare o condannare a morte. Quei piccoli cristalli di ghiaccio che si confondevano nel colore troppo chiaro dei miei capelli… capelli che mi hanno sempre distinto dagli altri maghi come lo sono i tuoi per te… una volta mi dicesti che i miei occhi parevano del colore delle nuvole in procinto di una nevicata… io ti ho creduta… un qualcosa di pericoloso che nasconde un qualcosa di meravglioso, la neve… con la sua forma rigida e fredda, ma così fragile al minimo calore… ora credi tu a me…-

Non gli aveva mai sentito fare discorsi del genere: parlava in fretta, senza perdere tempo. Sicuro. Dritto al nocciolo del discorso, che però al momento continuava a sfuggirle…

-Tutto ciò che ti sto dicendo… lo so… te lo leggo negli occhi… ti sta confondendo, ti sta facendo del male… ma non tutto il male è arrecato per fare dolore… in fin dei conti… gettare sale in una ferita è sciocco, ma almeno ha delle capacità mediche, non trovi?-

Era la prima volta in cui lei avrebbe potuto avere un’occasione per parlare, ma non lo fece. Non sapeva assolutamente cosa poter dire… e in che modo avrebbe potuto saperlo? Il discorso era ermetico, proprio come lui.

Il marchio tornò a muoversi sul suo braccio facendogli abbassare lo sguardo per un attimo…

-Non ho più tempo…-

Con le mani le prese dolcemente le spalle per guardarla meglio in quegli occhi capaci di fargli perdere la ragione.

-Non voglio essere come gli altri: prometterti il mondo per poi lasciarti con un pugno di cenere. No! Io voglio solo che tu capisca una cosa: io per te sono disposto a fare qualunque cosa, non c’è prezzo, non c’è paura, non c’è menzogna… io per te farò tutto ciò che è in mio potere fare. Diventerò ciò che fino ad ora non sono stato. Sarò sincero, sarò leale… sarò tutto quello che il mio stupido carattere mi permetterà di essere… e lo sarò per te e solo per te. Ma tu… tu devi fidarti di me! devi riuscire ad avere fiducia in questo ragazzo che sta rischiando tutto, anche in questo momento, per passare tre miseri minuti in più con te… lo sai che non perdona, il Lord non perdona mai nessun tipo di errore, ma io posso permettermi un leggero ritardo per te.-

Lo sguardo si abbassò ancora una volta, come per trovare le parole adatte a quella situazione… le parole che riuscissero a trasmettere ciò che dentro il petto bramava di uscire… diavolo!! Perché non era mai stato portato per questo genere di cose?! Semplice: non aveva mai dovuto rendere conto di niente a nessuno. Non si era mai trovato in situazioni per cui era doveroso giustificarsi e anche se avesse dovuto farlo non si era mai preoccupato di farlo, perché lui è un Malfoy, e i Malfoy devono sottostare solo al nome che portano, alle leggi della loro famiglia, al rango della loro casata e all’orgoglio del loro millenario albero genealogico.

Di nuovo strinse gli occhi e li fissò in quelli di lei…

-Io ho capito… ho capito che mentire a te sarebbe come fare del male a me stesso… se dovessi mai mentirti io per primo ne soffrirei. Perché non è di altre menzogne nei tuoi confronti che ho bisogno… ci penserei già da solo a farmi soffrire al pensiero di ciò che potrei farti prima ancora di averti potuto fare del male sul serio. Questa è la mia garanzia: io non potrei mai farti del male… io ti amo, Ginevra.-

Ora il discorso le era chiaro, cristallino. E lei era totalmente spiazzata… le mani salirono tremanti a coprirle la bocca, gli occhi le si fecero vividi, lucidi e parlavano al posto della voce che pareva non voler assolutamente affrontare quella realtà. Dopo tutto quel tempo… ora aveva finalmente capito di poter fare totale affidamento su di lui, di potersi abbandonare nell’abbraccio protettivo che le porgeva. E lo fece! La strinse a se come se fosse l’ultima cosa importante a quel mondo, come se da quel gesto dipendesse la sua stessa sopravvivenza, la loro stessa sopravvivenza. Le labbra di lui cercarono e trovarono quelle di lei in un bacio appassionato e coinvolgente. Una volta staccati le riservò una carezza che palesava tutto il suo sentimento per lei…

Fece un passo indietro prendendo una minima distanza da lei e si smaterializzò.

  
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