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Autore: Isangel    27/12/2010    5 recensioni
Un matrimonio combinato. Un odio profondo. Un amore dissoluto.
Sicilia, seconda metà dell’Ottocento. Marianna è una contadina ventenne allegra e impavida, amata da tutti gli abitanti di Santoro, il villaggio in cui è nata e cresciuta. Orfana di madre da quando aveva dodici anni, Marianna vive con il padre vedovo e lavora nei campi con la madrina Pinuzza, moglie del pescatore Calogero, e sua figlia quattordicenne, Tiziana.
L’arrivo inaspettato di don Pietro Ripamonti, il nuovo padrone delle terre su cui si estende il paese dalla morte del padre, getta nello scompiglio la sua vita. Il villaggio è sotto le tormentose angherie dei suoi cortigiani e l’unico modo per calmare le acque è offrire uno sposalizio. Essendo l’unica donna nubile del quartiere, Marianna si sacrifica per sposare il giovane e dissoluto conte.
Pietro è più che felice di accettare Marianna come sua sposa, avendole già messo gli occhi addosso.
L’odio che la ragazza nutre per il marito oscura completamente il desiderio che lui prova sin dall’inizio. I rapporti tra i due sono tesi e complicati: lui, dominatore stoico e deciso, non riesce a sottometterla e lei, fiera e indipendente, non ha intenzione di lasciarsi calpestare.
Solo quando entrambi abbasseranno l’ascia di guerra, a bordo di una barca sul mare sotto il cielo di luglio, le prospettive cominciano a cambiare.
Pietro vede Marianna come la sua unica donna, la sola per cui nutre un rispetto profondo e sincero. Marianna comprende più che mai che quello che riteneva il demonio in terra è una persona con un cuore, sepolto dall’antico dolore per la morte dell’amata sorella, Laura.
Entrambi si amano appassionatamente, in un amore senza veci e denso di possessione urticante e bruciante. Un amore malato che sarà diviso da un’imminente tragedia, in cui Pietro vede la sua unica donna nelle vesti di un angelo paradisiaco. E quando tutto finisce, entrambi capiscono ciò che da molto tempo temono.
Perché non è difficile lasciarsi incantare dai dolci occhi di Marianna, celesti come il cielo di luglio.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
Capitoli:
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Come il cielo di luglio

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6.

Pietro Ripamonti ricatta Marianna Bruno e ottiene finalmente ciò che vuole

 

Quella mattina, Marianna si alzò più presto del solito. Troppo pigra per alzarsi, stette a letto per circa mezz’ora a pensare a tutto e a niente. I suoi respiri risuonavano leggeri nell’enorme stanza, quasi amplificati nella lieve luce del giorno.

L’improvviso scatto della serratura la colse di sorpresa. Non appena scorse il bel viso impenetrabile di Pietro, Marianna si sentì morire.

“Speravo che tu fossi già sveglia”, esordì, richiudendosi la porta alle spalle. Marianna si stupì all’inusuale visione di Pietro in vestaglia, con i capelli lisci arruffati e la lieve peluria scura sulla mandibola.

Marianna scattò a sedere, irritata. “Come osi entrare nella mia stanza in questo modo?”

Pietro scattò, l’espressione da impassibile passò a irata. “Parlami ancora così e rimpiangerai di avere fiatato”. Dopo essersi assicurato il silenzio di Marianna, continuò. “Prima di tutto, questa è casa mia. Di conseguenza lo è anche questa stanza. Quindi, è meglio che tu stia zitta”

“Perché sei venuto, allora? Volevi guardarmi mentre dormivo? Beh, ti è andata male”, rispose,  stizzita.

“Sei sempre così acida?”, domandò lui, retorico, il sopracciglio destro sollevato. 

Marianna fece una smorfia. “Per te, certo che si. A partire da ora”

Passato un breve attimo di silenzio, Pietro sospirò e si appoggiò pesantemente alla porta. “Credevo che dopo tutto il discorso dell’obbedienza e del rispetto te ne fossi fatta una ragione”, borbottò, quasi imbronciato.

La donna alzò gli occhi al cielo. “Pietro, fammi il favore. È passata una settimana e….”

“E cosa? Marianna, forse non hai ancora capito che così non va. Ho aspettato sette giorni, sperando che ti fossi abituata all’idea di essere mia moglie. Ho aspettato e sperato. Ma, a quanto pare, sei troppo testarda. Perciò sono qui. Ci ho pensato a lungo”, aggiunse a mezza voce, chiudendo gli occhi.

Marianna non lo aveva mai visto così. Sembrava di gran lunga più vecchio della sua età. Rabbrividì appena e, scambiandolo per un brivido di freddo, si portò al petto le lenzuola.

“Pietro, non sono disposta a scendere a compromessi”

“Devi, Marianna”

“Che intendi dire?”

Pietro si slanciò verso il letto, trattenendosi al muro dove vi era l’icona della Madonna. I suoi occhi nocciola le penetravano l’anima, speranzosi di trovare un tentennamento in quei lumi celesti. Il suo volto, che finora aveva lasciato intravedere uno spiraglio di passione, tornò distaccato. “Fai l’amore con me, e ai tuoi cari compaesani non accadrà nulla”

Passarono due secondi. Dieci. Quindici.

“Tu… tu non puoi dire sul serio!”, scoppiò Marianna, balzando in piedi.

L’espressione di Pietro era grave. “Sono serissimo, Marianna. D’altronde il nostro sposalizio è nato per questo, no? Non essendo stato consumato, il nostro non è un vero matrimonio. Di conseguenza, posso ancora fare del male…”

“Non lo farai”, ribadì, certa. Voleva la conferma che quell’uomo non era veramente cattivo. Voleva sapere che non era un demonio come lo aveva giudicato una settimana fa. Era l’ultima possibilità. 

“Stanne certa che posso farlo”

Marianna si sentì morire e risorgere tre volte. “Sei un mostro! Un demonio! Uno schifoso bastardo! Non te lo permetterò, brutto figlio di…”

“Zitta! Farai ciò che ti ho detto, Marianna. Tu sei mia. Mia e di nessun altro, capito?”, tuonò Pietro, la voce profonda rimbombante nell’enorme stanza. E tanti cari saluti all’autocontrollo.

La raggiunse in due passi, fronteggiandola nuovamente come un fiero cavaliere.

“Io non sono tua. Non ti appartengo, Pietro. E non cederò”, scandì Marianna.

Perché è così testarda?

“Molto bene. Allora credo che la tua amica ne risentirà parecchio…”, buttò lì Pietro, la mano strisciante sulla spalla della donna.

Marianna fece per scostarla, ma quella frase catturò immediatamente la sua attenzione.

In quel momento, Pietro sentì di avere esagerato. Ma era disposto a tutto per avere Marianna, perfino a usare dei bassi sotterfugi di quel genere. Non gli costava niente sacrificare la sua amichetta, se questo significava altra arroganza da parte sua. “Cos…?”

“Tiziana, giusto? È concupita da molti dei miei collaboratori. Se lasciassi loro il via libera…”

“NO! TI PREGO, NON FARLO! Non farlo…”, urlò Marianna, disperata.

Le sopracciglia di Pietro si levarono automaticamente. “Allora…”

“Non puoi fare così! Non puoi ricattarmi!”, balbettò Marianna, gli occhi pieni di lacrime e la bocca piena tremante.  

Pietro sospirò. “Peccato… vorrà dire che…”

Marianna gli afferrò la mano, stringendogli con forza le dita. Non aveva intenzione di fargli male, semplicemente lo voleva trattenere. Era la prima volta che lo toccava volontariamente e una piccola parte di lei lo registrò quasi con distacco. “Aspetta! Va bene. Va bene, accetto. Però…”

“Cosa, Marianna?”, sussurrò Pietro, avvicinando il viso al suo.

“Se io… io e te… faremo… l’amore… promettimi che non farai del male a nessuno di Santoro, men che meno a Tiziana”, mormorò Marianna, come una bambina indifesa.

Pietro non si aspettava tutta quella fragilità. La guardò come se la vedesse per la prima volta. Per una settimana, non era stata altro che una tigre fiera e combattiva, difficile da ammaestrare. Ora, stava cedendo. Gli stava lasciando campo libero. Per salvare la sua gente e la sua amica.

Pietro sospirò. “Lo giuro”

Il viso di Marianna si accostò di più al suo. Le sue iridi celesti traforarono quelle scure di lui, desiderose di cogliere fiducia e sincerità. “Giuramelo ancora. Ti prego…”

“Lo giuro, Marianna. Te lo giuro”, ribadì Pietro.

Non ce la faceva più. Pietro le afferrò i capelli e la trasse a sé. Affondò in quella bocca a bocciolo di rosa, penetrandola con la lingua, succhiandola e mordicchiandola.

Marianna era incerta, ma cercò di accontentarlo il più possibile per far si che non cambiasse idea. Provava ribrezzo per quel bacio denso di quel sentimento sconosciuto, ma non disdegnava quelle labbra calde e morbide. Si sottrasse lentamente al bacio, ansimante. Timida, osservò Pietro, ancora ad occhi chiusi e con il respiro accelerato.    

“Quindi…”. Marianna esitò, guardando nervosamente il letto dietro di sé.

Pietro scosse la testa. “Stasera. Abbiamo tutta la notte”

Le scoccò un altro bacio, per poi uscire rapido dalla stanza.

Marianna, ancora scossa e febbricitante, scoppiò a piangere, desiderando che Lucia fosse lì con lei.

 

* * *

 

Per la fortuna di Marianna, Pietro non si fece vedere tutto il giorno. Marianna sentiva di non essere mai stata tanto inquieta in vita sua. Vagava per la casa come un fantasma, suscitando le occhiate ansiose delle cameriere di cui non conosceva nemmeno il nome.

Desiderava intensamente rivedere suo padre, scherzare con Tiziana, aiutare Pinuzza nel lavoro, ascoltare i racconti su mostri marini e marinai coraggiosi di Calogero e ridere e salutare tutte le persone di Santoro.

Desiderava tornare bambina e ascoltare le favole di sua madre, perennemente a lieto fine. Marianna ricordava con tenerezza le sue bellissime storie, in cui spesso si immedesimava.

Solo in quelle occasioni, si sentiva una vera principessa, e non una misera contadina.

Solo in quei momenti, sapeva che avrebbe sposato il vero amore, e non un uomo sconosciuto come accadeva spesso a quei tempi.

Niente era avvenuto così. Era diventata la signora Trasi di Ripamonti, ma non si era sposata per amore.

L’odio che provava per Pietro non aveva mai raggiunto picchi così insormontabili.  

Non solo l’aveva costretta nello sposalizio, ma l’aveva ricattata per possederla. Per dominarla interamente.

Lo odiava con tutta l’anima, la mente e il corpo. Con tutte le sue forze.

Marianna respirò a fondo per calmarsi, ma non servì a nulla.

Passò l’intera sera a lisciarsi la veste di seta che aveva trovato nell’armadio e a pettinarsi i lunghi boccoli scuri per quanto possibile. Stentava a credere che quella giovane donna dagli occhi celesti pesti e gonfi e dal viso smunto fosse proprio lei.

Girò lo sgabello, in modo da poter contemplare l’icona alla Madonna sulla testiera del letto.

Ave Maria, gratia plena,

dominus tecum.

Marianna ammirò i contorni dorati della Vergine, una donna bellissima e coperta dalla lunga tunica blu.

Benedicta tu in mulieribus,

et benedictus fructus ventris tui,

Iesus.

Marianna tremò appena, le labbra che mormoravano silenziose la preghiera di cui non conosceva nemmeno il significato.

Sancta Maria, Mater Dei,

ora pro nobis peccatoribus,

nunc et in hora mortis nostrae.

Amen.

 

* * *

 

“Suvvia, non essere così melodrammatica”

Marianna balzò in piedi, sorpresa. Era stata talmente concentrata nella preghiera da non essersi nemmeno accorta dell’arrivo di Pietro.

Pietro lanciò un’occhiata scettica all’immagine, per poi fissare nuovamente Marianna. “Vieni qui”, ordinò, perentorio.

Marianna spalancò prontamente la bocca per ribattere, ma la ragione riuscì a rabbonirla. Non poteva permettere che una parola poco carina potesse rompere il loro compromesso. Non voleva che qualcuno di Santoro si facesse male per colpa sua.   

Pietro sorrise, come se sentisse tutto il suo chiacchiericcio interiore. Marianna obbedì e annullò la poca distanza che li separava.

Pietro la osservò per due secondi buoni, l’eccitazione lieve, ma palpabile. Avvicinò Marianna in un abbraccio furioso, che di amoroso aveva ben poco. Marianna avvertì la sua eccitazione, ma non si ritrasse.

Il resto venne da sé. Pietro l’aveva spogliata così velocemente da non essersene resa conto. Si sentiva stordita, sorpresa e impotente. Si sentiva ripugnante e debole.

Non aveva mai visto un uomo nudo. Perciò, quando vide veramente bene le nudità di Pietro, arrossì furiosamente.

Pietro era bello. I muscoli erano lunghi e affusolati, gli addominali leggermente scolpiti segnavano una persona atletica e abituata a muoversi. Ma a stupire Marianna fu soprattutto la sua enorme erezione. Marianna si permise di accarezzarla e quasi temette di aver sbagliato quando vide Pietro chiudere gli occhi.

“Ti piace, Marianna? Ti piace?”, sospirò, ansimante.

“Io…”, mugolò Marianna, intimorita dai suoi spasmi muscolari. 

“Apriti per me”, ordinò, la voce talmente roca da farla fremere.

Marianna lo assecondò. Perché era costretta.

E quando Pietro affondò in lei, senza pietà, senza previsione, lanciò un urlo immediatamente attutito dalle labbra di lui. Sentì un liquido caldo e viscoso scorrerle lungo l’interno coscia. Si sentiva male, ma resistette.

Poi, tutto finì. Tutto tacque.

In un soffio di dolore e malinconia.

 

* * *

 

Pietro dormiva. Marianna distingueva la figura completamente nuda e snella stagliarsi nella luce lunare. Il petto si muoveva lentamente, in una lieve melodia dettata dal sonno e dalla tranquillità.

Lei tremava. Raggomitolata su se stessa, gli occhi spalancati, non faceva che sfregare le mani sulla pelle nuda. Per darsi forza, caldo e vigore. Per spazzare via l’odore di quell’uomo che l’aveva posseduta senza il suo permesso.

Marianna aveva paura di chiudere gli occhi. Era consapevole che, se lo avesse fatto per un nanosecondo, avrebbe rivisto quell’angoscioso tormento. Lo era già vedere le lenzuola macchiate dal suo sangue.

Lanciò un’occhiata sbieca a Pietro, così calmo e abbandonato. E si sentì tremare di rabbia e disgusto.

Era un demonio. Uno schifoso bastardo. Che non avvertiva alcun senso di colpa. Che cosa sperava, d’altronde? Era solo una fimmina che gli provocava strani effetti, dopotutto.

E lo odiava. Dio, se lo odiava.

Voltò la testa dall’altra parte, gli occhi traboccanti di lacrime. Poi lo vide. Un piccolo coltello spiccava sul comodino, lucente e terrificante. Marianna non rifletté minimamente quando afferrò l’aggeggio infernale. Lo rimirò per bene, da un angolo all’altro. Evidentemente era di Pietro e lo aveva appoggiato lì prima di…  

Marianna si girò nuovamente, il coltello ancora in mano. Agile, pronta a scattare. A ferire, picchiare, mordere, uccidere… poco importava delle conseguenze.

Alzò il pugnale sempre più in alto, le iridi fissi sul collo teso di Pietro.

Solo in quel momento, solo in quell’istante, capì ciò che stava per fare. Si bloccò a metà strada, inorridita. Lanciò il coltello dall’altra parte della stanza, fortunatamente attutito dal tappeto all’ingresso.

Marianna scoppiò a piangere, le mani che sfregavano con forza il viso sciupato. “Madonna mia, che cosa volevo fare? Sono matta? Oddio, oddio… oddio… Perdonami…”. Continuò così la lunga supplica, finché non cadde in un lungo sonno agitato, distrutta.

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Spero di non aver turbato nessuno con questa piccola scena di sesso. Ho cercato di descriverla entro il rating previsto (arancione). Non odiate Pietro, più avanti saprà farsi perdonare. Anche se, devo ammetterlo, in questi capitoli non lo sopportavo nemmeno io :)

Grazie mille a tutti, per non avermi abbandonata, per essere ancora qui con me e questa storia. Grazie!

  
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