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Autore: whatashame    28/12/2010    0 recensioni
Due ragazzi alle prese con una grande avventura e con il viaggio della loro vita.
E'la trama di tante, troppe storie fantasy...ma nella realtà le cose non sono mai così semplici.
Qual'è il confine tra il bene e il male? E cosa rende un uomo un eroe?
Aggiungeteci un mondo sconosciuto, ma in fondo troppo simile al nostro, e una compagnia di ventura. Non sembrerebbe il posto ideale dove mettersi a cercare l'amore, ma quello, si sà, arriva quando meno te lo aspetti
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap 2 def

 

 

 

 

Parte prima

Il viaggio

 

Cap. 2 parte 1

Meet me on the equinox

 

Uno strano essere giaceva ai piedi di un giovane frassino frondoso.

Un indistinto ed informe groviglio di gambe e braccia. Tanti, troppi capelli. E oggetti disparati, tutti ammonticchiati uno sopra l'altro. Uno zaino, un mantello e probabilmente un cloche ma talmente schiacciato che sarebbe stato difficile chiamarlo cappello da quel momento in poi. Poco più in là un lettore  mp3 rosso fiammante.

La ragazza era caduta accartocciandosi su se stessa come fosse stata una foglia secca in fiamme. La fitta che aveva avvertito sulla nuca le aveva fatto pensare di precipitare nel vuoto ed il brivido che aveva sentito nelle gambe ne era stato la conferma. Ciò che si  prova quando la terra manca sotto i piedi.

Eppure non aveva sollevato le suole delle scarpe neppure per un secondo.

Il collo e la schiena le facevano male come se avesse fatto un salto da qualche metro di altezza. Un piccolo gemito le sfuggì dalle labbra e provò a muoversi.

Sotto le dita sentì le terra umida e fresca. E sotto la pancia e parte delle gambe sentì qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. O meglio qualcuno.

Erano talmente vicini che l’odore dello sconosciuto le riempiva le narici.

Forte, intenso penetrante. Sudore e qualcosa di indistinto, di erba ma non solo...qualcosa che non riconobbe...ma sapeva di buono.

Il ragazzo si mosse leggermente e sbatté le palpebre un paio di volte. Poi aprì gli occhi.

Occhi marroni, leali e coraggiosi. Occhi caldi, si specchiarono in occhi verdi, grandi e belli. Occhi freddi, incorniciati da un lievissimo accenno di mascara.

La ragazza rimase immobile e smise persino di respirare. Il ragazzo sotto di lei mosse leggermente una gamba, e poi la mano intrappolata fra il mantello e lo zaino. La liberò da ogni costrizione e la lascò libera di cadere. Sfortuna volle proprio sopra una natica fasciata di jeans.

A quel contatto la bruna si alzò in piedi di scatto, così velocemente che la testa le girò e le tempie pulsarono mentra  un gridolino acuto ed impaurito le scappò dalle labbra. Quello che sarebbe sicuramente diventato un autentico grido di terrore puro se un ruggito non avesse immediatamente fatto eco al suo, a paragone, squittio: nell'alzarsi aveva premuto col ginocchio esattamente sull’inguine del ragazzo sotto di lei.

Quello era un grido di dolore.

Lei in piedi, dritta come un fuso. Lui a terra scomposto, con una mano ancora sull’addome dolorante. A pochi passi una spada, fra i ciuffi radi di erba secca. I due si scrutarono con sospetto. Immobili.

Due animali diffidenti, che sanno perfettamente che il primo che distoglierà la sguardo lo farà per debolezza. E lo farà per attaccare.

Una sola arma per due contendenti.

Due soldati soli sul campo di battaglia, entrambi con la consapevolezza di non aver motivo alcuno per ferirsi o combattersi, ma con i sensi all’erta. Con la consapevolezza che chi non attacca per primo rischia di soccombere. Con l'assoluta certezza che in guerra non c’è spazio per la cavalleria.

 

Il gracchiare lontano di un uccello selvatico.

Scattarono insieme verso  la spada, verso la voglia che tiene attaccati alla vita.

 ***

Forse la lama era più vicina a lei, forse era stata più pronta, o forse solo più spaventata. La ragazza la afferrò con entrambe le mani.

Mani non pronte a ferire. Mani che non avevano mai offeso. Dita sottili e  piccoli polpastrelli blu abbarbicati all’elsa di una spada troppo pesante per due braccia esili. 

La proprietaria tremava, e la lama oscillava sospesa nel vuoto. Ma la presa era ferma. A pochi centimetri dalla gola di lui, piegato in ginocchio nello sforzo di lanciarsi ad afferrarla per primo.

Furono di nuovo occhi negli occhi, terra bruciata nell' erba fresca, e paura nella paura.

Ma due paure diverse, paura di uccidere e di essere uccisi. 

Lei sentiva che un senso non c'era, ma sapeva che esitare avrebbe potuto essere fatale. Non aveva memoria di guerre o di violenze, ma era l’istinto a guidarla. Era il suo essere nata umana.

E poi qualcosa in lei le ricordò che l'uomo non è solo carne e che non era pronta a vedere gli occhi di un qualcuno che muore.

Di un uomo che muore. 

Indietreggiò di qualche passo, ma la lama rimase alta e la presa serrata.

Lui trattenne il fiato, e poi riuscì a controllare la sua paura. Rimase fermo, ginocchia a terra e lentamente sollevò le mani verso l' alto, i palmi aperti.

-Non voglio farti nulla.- disse con voce chiara, che suonò ferma alle sue orecchie.

Lei lo scrutò da sotto le lunghe ciglia.

-Hai una spada, quali che siano le tue intenzioni, parla questa per te. È fatta per uccidere. -. Osservò dura.


-È fatta per difendere!!!- la interruppe lui brusco -E nessuno va in giro senza nel bosco di Khwott!!!-


Lei sembrò soppesare quell’ affermazione attentamente
-...da chi ti difendevi prima?-


-Io….io non lo so. È stato lui ad attaccarmi!!!-


-Ed io come faccio a crederci? E poi dov’è finito… qui ci siamo solo noi due…-


-Non so dove sia, ma se fosse qui lo sapremmo . A quest’ora non credo sarei vivo a giudicare dalle sue intenzioni. E comunque non ho nulla per dimostrare quel che dico, ma è la verità!!!-

Il ragazzo aveva cercato di parlare atteggiandosi a coraggioso, ma la voce gli tremava appena. Non era abituato a contemplare l’ipotesi della propria morte, e nemmeno a pensare che qualcuno potesse desiderarla.

-In ogni caso che ci fai tu qui in mezzo ad un bosco da solo e con una spada?-


Lui finalmente smise di fissarla negli occhi come aveva continuato a fare per tutto il tempo e con un’occhiata ironica  la scrutò da sotto in su.

-Che diavolo ci fai TU qui - rispose lui.

 In effetti questa domanda era decisamente più sensata, ma lei non rispose. Del resto non avrebbe saputo proprio cosa dire.

-Alzati avanti. - gli disse - Ma non pensare che mi fidi di te .-.

-Come ti pare. -

Il ragazzo si tirò su e a grandi passi marciò verso una roccia poco distante. A terra, in mezzo alle felci c’erano alcuno oggetti ed una sacca colorata.


-Fermati! Che fai?-

-Beh prendo la mia roba, mi sembra ovvio...-.

-Che c’è lì dentro?-

-Nessun' arma, non preoccuparti. L’unica che ho fatto in tempo a prendere ce l’hai tu. E non sai nemmeno usarla. Accidenti a te, se qualcosa ci attaccasse saremmo spacciati!-.


Se. Qualcosa. Ci. Attaccasse. Saremmo. Spacciati.

Qualcosa.

Qualcosa... tipo cosa???


Meglio non saperlo...


Peccato che lei abbracciava la filosofia del Sempre Meglio Sapere TUTTO...

- Cosa potrebbe attaccarci?- 

Consolante accorgersi di non essere padrona della nobile arte di fingere ostentato distacco…


-Ma che ne so!!! …Un animale, briganti, o peggio. Oh e dimenticavo: qualcuno tipo quello di poco fa!-.

 -Va bene va bene, ho capito. Mi hai terrorizzata abbastanza, grazie.-.

- Quindi mi restituirai la spada?- Il ragazzo sembrava galvanizzato da quella prospettiva, o dalla propria presunta abilità oratoria.

-Non  ci penso nemmeno.-. Lei era fredda ed  aveva in faccia  un ghigno malefico.

-Bene, ricordatelo quando ci attaccano!!!- 

- Magari se ci attaccano se la prenderanno prima con te,  sai io ho una spada…- gli sorrise malefica.

- Ma se non sai nemmeno come si impugna…e poi non riesci nemmeno a reggerla!!!- sbottò lui, infastidito. Mentre parlava si era chinato a sollevare la sacca e se l'era caricata in spalla. Si portò una mano su una tempia e parve fermarsi a riflettere sulla situazione . Trasse alla fine un lungo sospiro:

-Senti tregua, ok? Non voglio restare fermo qui, potrebbe essere pericoloso. Non è molto intelligente visto che poco fa è qui che mi hanno attaccato. Non mi sembri tanto stupida da non arrivarci pure tu. Andiamocene. -.

Le annuì. La prospettiva di schiodarsi da in mezzo ad un bosco era allettante, ma sarebbe stata più felice di sapere con certezza dove diavolo andare...

-Allora io sto andando a Ovest. Tu dove vai?  Non è per farmi i fatti tuoi ma se non andiamo dalla stessa parte gradirei la mia spada indietro, sai ci tengo.-.

- Ancora con questa storia??? Senti non te la ridò, mi sembra chiaro e poi…-


-Oh smettila di rompere, se avessi voluto me la sarei già ripresa. Sei alta come il cespuglio di more che hai affianco e probabilmente pesi la metà. Avrai pure una spada, ma guardati, hai poggiato la punta a terra perché non riesci a tenerla sollevata, non fai tanta paura sai?-.

Lei abbassò gli occhi.

Lui pensò che se voleva essere convincente insultarla non era una strategia vincente. 

- Lo so che hai paura, che non ti fidi di me, ma ti giuro che non voglio assolutamente farti del male: non ti ho mai vista prima e non ho nessun motivo di attaccarti. Non ho mai ucciso nessuno e non comincerò adesso.- la sua voce si era fatta più dolce -Anche se in effetti sei piuttosto seccante...sarebbe una liberazione!- aggiunse con un sorriso - Allora, tregua?-.

Lei annuì di nuovo.


Si avvicinò a lui di due, tre, quattro passi. Percorse esattamente metà della distanza che li separava., ma non gli porse la spada. La lasciò cadere a terra e poi si fece di nuovo indietro. Lui la raccolse e la ripose nel fodero che aveva legato alla cintura. Mentre faceva tutto questo lei si prese tempo per osservarlo meglio.

Quel ragazzo doveva avere un paio d'anni meno di lei, forse anche di più. Non era bello. Nemmeno brutto però. Normale. Combaciava perfettamente con l'idea che si era costruita a sette anni di Mowgli del libro della Giungla.

Selvatico.

Pelle olivastra e capelli fino alle spalle liberi e scompigliati. Occhi attenti e vivaci. Occhi buoni. Un piccolo nastro rosso intorno alla fronte.

Silvestre. 

 

Gli tese la destra e semplicemente disse :- Lizzie.-.

Lui la guardò perplesso. Evidentemente il gesto gli risultava estraneo, ma non si scompose. Tese la mano anche lui e mentre si apriva in un luminoso sorriso disse:

-Matheus Choonr van Sabriinskji di Imblee.-.

Erano vagamente ridicoli entrambi con le braccia alzate e le mani sospese a mezz'aria ed in un'altra situazione lei avrebbe riso, ma non in quel momento, con quel nome impronunciabile e ridicolmente lungo sospeso fra loro. Eliza non poteva che apprezzare la semplicità ed il gesto del ragazzo che aveva frainteso il modo in cui lei soleva presentarsi ma si era sforzato di cancellare ogni possibile distanza fra loro. Sorrise impercettibilmente e disse seria:

- Piacere.-.

 Il sorriso sul volto di lui si allargò :- Piacere-.


***

Ciao a tutti!!! Allora iniziamo con qlc che non c'entra  nulla con la storia, se non vi interessa passate oltre…

 

In origine volevo pubblicare il capitolo per intero, anche perché l’ho scritto tutto, però è veramente un PARTO  scrivere 20 pagine! Essendo la mia prima fic non ho realizzato quanto fosse macchinoso correggere il tutto per cui non ho potuto rispettare i tempi che avevo fissato. Ho deciso quindi di aggiornare più spesso ma di dividere i capitoli  in due pezzi nel caso siano lunghi.

le note e le precisazioni sul questo chap sono in fondo al prossimo capitolo!!! cioè sono in fondo alla seconda parte di questo!!!

Qlc allegra caz--*--ta in libertà...

Dunque la mia storia si chiama opium per tanti motivi e qlc ve lo dico.

Innanzitutto l'oppio è una droga, come immagino sappiate, e permette di avere delle visioni, di fare dei “viaggi”. Adesso è meno diffuso fumare e masticare oppio rispetto al passato ma ci sono state due guerre nell'ottocento, note appunto come guerre dell'oppio, tra Impero Cinese e Gran Bretagna per i profitti legati al suo commercio. Dall'oppio inoltre si ricavano degli analgesici importanti come la morfina, ed altri farmaci come il metadone impiegato contro le crisi di astinenza da eroina. Anche l'eroina si ricava dall'oppio: chimicamente parlando l'eroina è diacetilmorfina. Opium è anche il nome di un famoso profumo...che in realtà a me non piace affatto (è fortissimo e troppo dolce) ma mia madre lo adora : è indiscutibilmente il suo preferito. Questo però non c'entra nulla con il mio titolo.

Suppongo che dopo questo sproloquio ne sappiate quanto prima sul titolo, ma per ora accontentatevi, prima o poi vi spiegherò tutto. Nel frattempo si accettano scommesse.

Ah, si accettano scommesse anche su cosa faccia la protagonista nella vita...cosa che scoprirete tra qlc cap poichè importante ai fini della storia!!! 

 

   
 
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