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Autore: whatashame    19/12/2010    1 recensioni
Due ragazzi alle prese con una grande avventura e con il viaggio della loro vita.
E'la trama di tante, troppe storie fantasy...ma nella realtà le cose non sono mai così semplici.
Qual'è il confine tra il bene e il male? E cosa rende un uomo un eroe?
Aggiungeteci un mondo sconosciuto, ma in fondo troppo simile al nostro, e una compagnia di ventura. Non sembrerebbe il posto ideale dove mettersi a cercare l'amore, ma quello, si sà, arriva quando meno te lo aspetti
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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opium 1

Intro


cap 1. The chosen ones


...or maybe not 

La morfina è un alcaloide di natura fenantrenica. Costituisce circa il 10% dell'oppio. Altri alcaloidi fenantrenici sono la tebaina, non disponibile in commercio, e la codeina, che voi trovate disponibile come farmaco sia da solo che in associazione con paracetamolo. L'altro tipo di alcaloidi estraibili dal papaver somniferum sono i derivati benzilisochinolinici, ovvero la papaverina e la noscapina. La papaverina ha scarsa utilità farmacologica: è un vasodilatatore ed un inibitore delle fosfodiesterasi...”


La ragazza leggeva il foglio assorta, con una penna in mano e portando il segno con il polpastrello blù. Il rumore continuo e regolare della metropolitana e le lievi scosse del vagone non sembravano darle alcun fastidio. Una lieve ruga a deformarle il sopracciglio denotava quanto fosse concentrata. Ad intervalli regolari la mano scattava nervosa a riportare dietro l'orecchio qualche lunga ciocca scura che, dispettosa, le scivolava davanti agli occhi.


Alzò lo sguardo dal libro che teneva appoggiato sulle ginocchia per contare quante fermate mancassero alla sua destinazione.


Una, due , tre, quattro...


Chissà per quale assurdo motivo aveva sempre il vizio di contare. Lo aveva da qunado aveva scoperto i numeri probabilmente. Contava quante persone ci fossero sull'autobus al mattino, quante lettere nel nome Henry Charles Bukowski e quanti centimentri sulla cartina tra Savannah e Vancouver. Poi faceva sempre molto caso al fatto che i numeri fossero pari o dispari, e se il numero era pari...beh le piaceva di più, le sembrava sposarsi meglio coll'astratto concetto di armonia che aveva in testa.


In metropolitana contava moltissimo: cominciava con le fermate, poi continuava con quanti posti a sedere fossero liberi, quanti bambini in braccio alle mamme …


In metropolitana faceva anche un'altra cosa: osservava le scarpe delle persone che aveva davanti. Si capivano tante cose dalle scarpe: se il vecchio impomatato dritto sul sedile fosse schifosamente ricco di famiglia o un parvenue, se Susie dovesse andare a scuola e Dave a giocare a calcio, se la signora col cappello fosse una turista o se il tizio imbronciato si recasse al lavoro. E poi non poteva certo guardare la gente in faccia senza che qualcuno si infastidisse: lei quindi guardava i piedi.


A quell'ora serale di un piovoso e grigio Mercoledì il vagone era quasi vuoto, esclusa lei ed un ragazzo seduto di fronte. Solo in quel momento si accorse che lui la stava fissando. Distolse immediatamente lo sguardo e ringraziò mentalmente la natura per averle dato il dono di non arrossire mai quando era imbarazzata. Avrebbe preferito senz'altro avere un dono più utile, ma bisognava accontentarsi.


In quel momento ricordò che non era certo il tipo di ragazza che gli esponenti dell'altro sesso fissavano spesso per strada: anonima, altezza media, piuttosto magra e indiscutibilmente sciatta. A conferma dei suoi dubbi, sul viso del ragazzo si allargò un sorrisetto. E non era un sorriso di ammirazione, piuttosto quello di chi sia sul punto di scoppiare in una fragorosa risata ma non possa assolutamente farlo.

Ok, appurato che non era il tipo a cui gli uomini non toglievano gli occhi di dosso, non era nemmeno il tipo da suscitare l'altrui ilarità semplicemente trasformando l'ossigeno in anidride carbonica.... Fissò per un istante il ragazzo chiedendosi se fosse impazzito e poi l'assalì l'atroce sospetto di essersi messa a parlare ad alta voce. Da sola. In effetti quando preparava un esame le era capitato spesso di ripetere a se stessa, persino per strada.


In definitiva quindi probabilmente la pazza era lei.


Abbassò di nuovo gli occhi e ripose nello zaino tutto ciò che aveva disseminato sul sedile di fianco cercando di non schiacciare e distruggere nulla. Prese mentalmente nota di leggere solo il giornale sulla metro da quel momento in avanti: era più sicuro, e poi lo distribuivano gratis. Si alzò in piedi e all'apertura delle porte scese finalmente alla sua fermata: era mostruosamente in ritardo e le sue coinquiline l'avrebbero a breve data per dispersa facendo mille raccapriccianti supposizioni su maniaci, stupratori e killer seriali che l'avevano certamente rapita. Si avviò rapidamente alle scale per l'uscita insieme allo sparuto gruppo di persone che aveva preso, come lei, l'ultima corsa della giornata. Era quasi giunta alla meta quando uno specchio di quelli sporchi e vecchi che si trovano ogni tanto nelle stazioni, le restituì il suo riflesso.


Oh cazzo!!!

La sua faccia era blù!!!


Beh, non proprio Tutta blù ma blù quanto bastava per far ridere il ragazzo di prima.

Si precipitò immediatamente in bagno.


***


Una lunga linea di colore le scendeva dall'occhio destro al mento e varie macchie rendevano la guancia a pois, un segno più scuro faceva bella mostra di sé sulla fronte, e a completare l'opera c'era anche una macchia un po' sbiadita sul naso.


Fantastico. 
Se per fantastico si intendeva assomigliare vagamente ad un'opera di M
irò.


Osservò i polpastrelli della mano destra. La penna li aveva macchiati e lei non avava fatto altro che toccarsi la faccia, esattamente come alle elementari.

Ok, come all'asilo.


Aprì il rubinetto e prese a sfregare con forza il viso, ma senza sapone le chances di liberarsi del blù in breve tempo erano ridotte al minimo. In compensò però tutto quello sfregare le stava lasciando delle graziose macchie rosse.


In effetti lei preferiva Kandinskij...


Dopo un quarto d'ora di estenuanti fatiche, i polpastrelli ghiacciati (quei bagni non avevano mai conosciuto gli erogatori di sapone figurarsi la mitica acqua calda) e aver irrimediabilmente perso, nell'ordine, la sensibilità tattile, dolorifica e termica del viso, senza peraltro raggiungere un risultato quantomeno soddisfacente, si arrese all'evidenza dei fatti: disfatta totale.

Con qualche alone di colore dubbio ad effimero monito dell' impresa aprì la porta del bagno e s'incamminò finalmente verso i gradini che la separavano dall'esterno.


***


La stazione era ormai vuota e poteva sentire il rumore cadenzato dei piedi contro le piastrelle. Le metteva tristezza. 
Ritardo per ritardo decise di prendersela comoda, tanto ormai dovevano aver già cenato da un pezzo a casa, e decise di riesumare il lettore mp3 dalla tasca anteriore dello zaino. Era lì, sotto strati di ciarpame di dubbia provenienza accumulato dalla notte dei tempi in quello zaino.

Wow.Tutto in perfetto accordo con il secondo principio della termodinamica: l' entropia tende a salire nel tempo.


Infilò le cuffie a stanca trascinò i piedi verso quei gradini, sempre, maledettamente, più lontani.


La musica nelle orecchie ad allontanare il mondo, il ritmo a scacciare ogni pensiero e il suono a coprire ogni posibile rumore .

Di colpo, da dietro una colonna, ad un passo dal suo viso, un'ombra scura. Una figura incappucciata, e poi un ragazzo che si lanciava contro questa e lo scintillante riflesso di una lama.


Un attimo.


E al di là di ogni logica ,


di ogni pensiero razionale,


dell'istinto di autoconservazione


la ragazza protese una mano e sfiorò il braccio del ragazzo.


Ebbe solo il tempo di registrare che quello che toccava non era della consistenza che si sarebbe aspettata. Poi una sensazione dolorosa le fece sentire tutti i muscoli contrarsi e bruscamente venire tesi come se qualcuno stesse allungando con forza il suo corpo.


In quel passaggio grigio e freddo, quasi davanti ai gradini dell'uscita, non c'era più nessuno.






MC


per la cronaca :

-gli oppioidi sono una classe di farmaci analgesici-stupefacenti. Di questa classe di farmaci fanno parte ad esempio il metadone e la morfina.

-avevo messo un'immagine con un famoso quadro di Kandinskij...ma non sono riuscita ad inserirla ...sono assolutamente tecnolesa!!!

-il titolo è una canzone dei dream evil...io in verità non li conosco ad eccezione di questa canzone...sono bravi???

Lo stile che uso in questo cap. rispecchia il carattere del personaggio che qui introduco. La protagonista ( i protagonisti sono due ) ha un carattere particolare e tende a perdersi molto nei propri pensieri...



è la mia prima fic...chiedo clemenza...

   
 
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