Fanfic su artisti musicali > Avril Lavigne
Segui la storia  |       
Autore: GiuUnderground    29/12/2010    1 recensioni
La mia prima Fan Fiction che vede protagonista la mia eroina: Avril Lavigne. Lei è un modello da imitare ed è fonte di ispirazione per me.
In questa storia, Avril dovrà fare i conti con il suo passato. Un passato che non le lascia tregua e che la riduce in un penoso stato di impotenza. Come sarà cambiata Maggie Stradford in tutti questi anni?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"La Avril Lavigne Foundation. Uao! Sono senza parole. Grande iniziativa e una sola cosa,il nome. Lo trovo banale."
"Ahah sentiamo, avresti qualcosa di meglio da proporre?" Rispose lei maliziosa.
"Be'...Che ne dici di Avrilsty?" Chiese lui soddisfatto di quella pensata.
"Avrilsty?" Rispose la bionda perplessa.
"Esatto! E' un mix tra Avril e Amnesty! E' perfetto come nome.
Eh lo so, sono un genio." Disse sarcastico.
Avril esplose in una risata fragorosa, poi però tornò seria.
"Senti, bisogna essere originali e poi Amnesty tratta dei diritti degli uomini mentre la mia fondazione si occupa di giovani colpiti da gravi malattie.
"Ah già. Non ci avevo pensato."
"Quindi Avril Lavigne Foundation è aggiudicato." Rispose decisa Avril.
"Bah....Fai come vuoi. E poi, posso chiederti una cosa?"
Avril annuì.
"Da dove viene tutto questo amore per il prossimo, si può sapere?" Chiese Evan indagatore.
Avril rimase a fissarlo per più di dieci secondi quando rispose :" Siamo esseri umani o animali?". Il suo umore era cambiato ed Evan se ne accorse.
Cercò allora di rabbonirla e di farla rilassare.
"Stai facendo un' azione lodevole Av. Sai che se il tuo progetto riuscirà potrai aiutare un numero sempre più grande di persone?"
"E' il motivo per cui l'ho fondata" Rispose lei secca. 
"Già. Sono convinto che un cantante sia un modello da seguire, molti giovani si ispirano ai propri idoli perché vorrebbero essere proprio come loro. Stai sensibilizzando le persone ad aiutare chi è meno fortunato di noi. Veramente Av, tu meriti tutto il rispetto possibile". Le disse Evan sincero. 
"Lo so. E rispetto di cosa? Perché sto cercando di fare una buona azione? Ma per favore. Tutti siamo tenuti ad essere caritatevoli verso il prossimo. Ma ovviamente nessuno lo fa e quando qualcuno si interessa di queste spiacevoli situazioni viene visto come un martire. No, io non sono nessuno. Faccio solo quello che mi sento di fare. Basta."
Sentì un miscuglio di emozioni contrastanti dentro di sé. 
Corse fuori dalla cucina, si diresse in bagno e chiuse la porta a chiave. 
Quella conversazione con Evan l'aveva completamente distrutta. 
Si afflosciò sul pavimento, appoggiò la testa al muro candido, accanto al lavandino e si lasciò andare in un lungo pianto. 
Le lacrime le scendevano copiose sulle guance rosee e le lasciarono un segno nero intorno agli occhi, segno che la matita era completamente colata. 
Era stato toccato un tasto dolente che a distanza di anni ancora le faceva un male indicibile. Sapeva che se avesse creato questa fondazione il ricordo che per anni aveva cercato di rimuovere sarebbe riemerso, ma mai avrebbe pensato che le potesse procurare ancora questi dolori lancinanti.
"Av! Av! Ma che ti prende? Ho detto qualcosa di sbagliato?" Chiese preoccupato Evan dall'altra parte della porta.
Evan lasciami in pace, pensò tra sé e sé. 
Silenzio.
"Avril rispondimi, per favore! Cosa è successo?"
Tentò invano di aprire la porta. Sbirciò allora dalla serratura per controllare come stesse Avril, ma non riuscì a vedere niente. Vi era infatti infilata la chiave.
Vattene!.Silenzio.
"Senti, non costringermi a buttare giù la porta"
Oh questa poi! Se non hai neanche la forza per portarmi lo zaino e me lo devo caricare in spalla ogni volta! Non sei un gentiluomo.
Silenzio. Niente, non aveva ottenuto nulla. Decise allora di lasciarla in pace, sperava che gli avrebbe raccontato il motivo della sua azione più tardi. 
Scese al piano di sotto, andò in cucina e si preparò dei tramezzini. Erano le sei del pomeriggio e sentiva un certo languorino di stomaco.

Dopo mezz'ora non aveva più lacrime per piangere. 
Non aveva la forza per alzarsi e rimase seduta lì, a fissare il mobiletto color turchese con ben 7 cassettoni e al suo fianco la bella vasca con idromassaggio incorporato che aveva da poco comprato. Anche questa sempre turchese. Le era presa una fissa con questo colore. Le sembrava che trasmettesse felicità e voglia di vivere, ma era convinta di sbagliarsi. Un colore non può cambiare l'umore di una persona e di certo il suo non sarebbe stato condizionato da una tonalità vivace. 
Ci provava ad essere felice, ma la ferita era ancora scoperta e difficilmente si sarebbe rimarginata. Magari il tempo potrà cambiare le cose, dicono che con il passare degli anni i dolori che si sono provati spariscono o per lo meno perdono di intensità, ma era convinta che per lei questo detto non valesse. Se no dopo 10 anni da quell'accaduto non avrebbe più risentito di quei rimorsi che per due lustri l'hanno fatta sentire come un verme.
Un verme timoroso ed egoista.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avril Lavigne / Vai alla pagina dell'autore: GiuUnderground