Giusto per riprendere il titolo di una mia vecchia drabble... (Giocare da solo)
Giocare in due
Catturò per la
sedicesima volta consecutiva la pallina rossa
e bianca con l’estremità del bastone.
Tonf.
Tonf.
Diciotto.
“House!”
Lo vedesti trasalire dallo
spavento, abbandonando alla sua
sorte il suo divertimento quotidiano, che slittò sino ai
tuoi piedi.
La raccogliesti, dopo esserti
abbassata lentamente. “Che
fine ha fatto il tuo giorno di ferie?”
“Ho cambiato
idea.”
Allungò le braccia
come per invitarti a tirargli la palla, con
cui però avevi già cominciato a giocare
sorridendo.
“Non hai un caso, ma
sei venuto lo stesso” parlavi rigirando
in mano l’oggetto su cui House stava puntando gli occhi.
“Prima mi vuoi, poi
ti lamenti. Ah, le donne. Più incoerenti
di voi non c’è nessuno.”
Trovò subito il
sostituto alla sua palla: iniziò a roteare
velocemente il bastone tra le dita.
“Se almeno andassi a
svolgere le tue ore di ambulatorio,
invece che fissare il soffitto!”
“Naah. Sono sprecato
là. Almeno qui ho scoperto che il mio studio
ha più crepe e ragnatele di quante ne sarebbero concesse in
ambiente medico.
Sai per caso se il capo è al verde?”
Ti voltasti e facesti per
uscire.
“Ehi.”
La parte curvata del bastone ti
intrappolò un braccio e ti
trascinò indietro verso di lui.
Saltellasti in retromarcia per
non cadere, fino a quando
House non si fermò.
Così tu facesti lo
stesso.
“La mia
palla.”
Gliela porgesti, non mancando
di un sorriso.
“Mi piacerebbe
giocarci più spesso” dichiarasti maliziosa,
non muovendoti dalla tua prigione.
“A me piacerebbe
giocare più spesso a qualcos’altro,
invece.”
Ti fissò, con uno
sguardo che ti spaventò.
“Pensa a giocare al
dott-”
Con uno strappo improvviso al
bastone ti attirò a sé,
lasciandolo poi cadere a terra, in un forte tonfo.
E una sua mano ti percorse un
fianco, soffermandosi un po’
troppo in corrispondenza del seno.
“Hou-“
Non terminasti il suo nome,
solo perché la tua bocca venne
chiusa dalla sua.
E capisti che anche se House
era in debito di più di cento
ore di ambulatorio, anche se il tuo braccio urlava per il dolore che ti
aveva
procurato con il bastone, anche se lui non doveva trovarsi
lì in quel momento… lui
c’era.
E c’eri anche tu, che
non avevi posto resistenza ai suoi
gesti e che volevi continuare quel bacio tanto agognato nonostante i
tuoi
polmoni reclamassero ossigeno.
Nulla era in quel momento necessario a
farti stare meglio, né tornare al
lavoro, né...
Ma cosa c’era, oltre
al lavoro?
Niente.
Lo sentisti stringerti contro
di lui, mentre quel bacio s’infuocava,
nonostante fosse già al limite del rovente.
Perché il gioco era
appena cominciato.
Fine.