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Autore: Dea Elisa    30/12/2010    3 recensioni
Nulla era in quel momento necessario a farti stare meglio, né tornare al lavoro, né...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Giocare'
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Giusto per riprendere il titolo di una mia vecchia drabble... (Giocare da solo)





Giocare in due



Catturò per la sedicesima volta consecutiva la pallina rossa e bianca con l’estremità del bastone.

Tonf.

Tonf.

Diciotto.

 

“House!”

Lo vedesti trasalire dallo spavento, abbandonando alla sua sorte il suo divertimento quotidiano, che slittò sino ai tuoi piedi.

La raccogliesti, dopo esserti abbassata lentamente. “Che fine ha fatto il tuo giorno di ferie?”

“Ho cambiato idea.”

Allungò le braccia come per invitarti a tirargli la palla, con cui però avevi già cominciato a giocare sorridendo.

“Non hai un caso, ma sei venuto lo stesso” parlavi rigirando in mano l’oggetto su cui House stava puntando gli occhi.

“Prima mi vuoi, poi ti lamenti. Ah, le donne. Più incoerenti di voi non c’è nessuno.”

Trovò subito il sostituto alla sua palla: iniziò a roteare velocemente il bastone tra le dita.

“Se almeno andassi a svolgere le tue ore di ambulatorio, invece che fissare il soffitto!”

“Naah. Sono sprecato là. Almeno qui ho scoperto che il mio studio ha più crepe e ragnatele di quante ne sarebbero concesse in ambiente medico. Sai per caso se il capo è al verde?”

Ti voltasti e facesti per uscire.

“Ehi.”

La parte curvata del bastone ti intrappolò un braccio e ti trascinò indietro verso di lui.

Saltellasti in retromarcia per non cadere, fino a quando House non si fermò.

Così tu facesti lo stesso.

“La mia palla.”

Gliela porgesti, non mancando di un sorriso.

“Mi piacerebbe giocarci più spesso” dichiarasti maliziosa, non muovendoti dalla tua prigione.

“A me piacerebbe giocare più spesso a qualcos’altro, invece.”

Ti fissò, con uno sguardo che ti spaventò.

“Pensa a giocare al dott-”

Con uno strappo improvviso al bastone ti attirò a sé, lasciandolo poi cadere a terra, in un forte tonfo.

E una sua mano ti percorse un fianco, soffermandosi un po’ troppo in corrispondenza del seno.

“Hou-“

Non terminasti il suo nome, solo perché la tua bocca venne chiusa dalla sua.

E capisti che anche se House era in debito di più di cento ore di ambulatorio, anche se il tuo braccio urlava per il dolore che ti aveva procurato con il bastone, anche se lui non doveva trovarsi lì in quel momento… lui c’era.

E c’eri anche tu, che non avevi posto resistenza ai suoi gesti e che volevi continuare quel bacio tanto agognato nonostante i tuoi polmoni reclamassero ossigeno.

 

Nulla era in quel momento necessario a farti stare meglio, né tornare al lavoro, né...

Ma cosa c’era, oltre al lavoro?

Niente.

 

Lo sentisti stringerti contro di lui, mentre quel bacio s’infuocava, nonostante fosse già al limite del rovente.

Perché il gioco era appena cominciato.




Fine.






   
 
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