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Autore: Hika86    31/12/2010    2 recensioni
[50/50 capitoli COMPLETA][0/5 capitoli extra IN CORSO] Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tenne la chiave a breve distanza dal lettore ottico vicino al cancello che si aprì scorrendo verso sinistra. Attraversò il breve vialetto di pietre fino alla porta di casa e girò la chiave nella toppa il più silenziosamente possibile. Dopo averci impiegato un'eternità, o almeno così parve a lui, la serratura scattò e la porta si aprì senza fare rumore.
Si tolse le scarpe per infilare le ciabatte e andare dritto in camera sua. Salì le scale a fatica tanta era la stanchezza e una volta al primo piano gli sembrò addirittura di vedere due persone infondo al corridoio invece che una, ma fu solo la sensazione di un attimo.
«Ma lo sai che ore sono?» gli venne sussurrato una volta che fu vicino alla porta della propria stanza
«Sì, e tu dovresti dormire» rispose Shō biascicando
«Tu pure. E non trattarmi come una mocciosa» replicò l'altra storcendo il naso, aveva gli occhi socchiusi per il sonno
«Vale anche per te, nanerottola» sussurrò in risposta ed aprì la porta. «Scusa se ti ho svegliato. Notte Mei chan»
«Notte nīsan»¹ ed entrambi entrarono nelle proprie stanze.
Finalmente solo e al sicuro tra le mura della sua camera, Shō guardò la sveglia: era il 6 agosto ed erano esattamente le cinque di mattina. Vide la fioca luce dei lampioni, oltre il giardino, spegnersi proprio mentre riapriva gli occhi dopo essersi tolto la maglietta. Puzzava di fumo e birra. Si tolse stancamente i pantaloni e indossò lo yukata da casa legando l'obi come meglio gli riusciva. Buttò vestiti e calzini sulla sedia e poi si abbandonò sul letto con uno dei sospiri più profondi che avesse mai fatto in vita sua: era distrutto perché era in giro dalle sette del giorno prima e ancora non aveva dormito, ma ancora di più lo era per tutte le emozioni che aveva avuto in quelle ore.
Allungò la mano verso la finestra poco sopra il suo letto, spingendola di lato per aprirla: quella stanza era un forno! Probabilmente nessuno l’aveva arieggiata dopo il caldo del pomeriggio e il fatto che fosse passata la notte non significava che avesse fatto più fresco, non in quella stagione e non a Tōkyō. Socchiuse gli occhi godendo del soffio di vento che gli solleticò il petto seminudo grazie all'apertura dello yukata. L'aria era calda, ma non quanto quella che riempiva la stanza.

Il giorno prima avrebbe dovuto essere il primo di una nuova relazione e avrebbe potuto rivedere Yun-seo, così quella mattina si era alzato con tutta la carica possibile: non stava nella pelle per vedere che tipo di rapporto si sarebbe instaurato tra lui ed Erina ora che si erano chiariti: ma l’entusiasmo aveva cominciato a calare quando era entrato in ufficio e aveva trovato Nino e Aiba ad aspettarlo. Erano lì perché credevano che Yun-seo sarebbe arrivata a breve e che l'avrebbero incontrata agli uffici di Akasaka dove avrebbe prima di tutto firmato il contratto d'incarico. Chiaramente Shō era stato contento di vederli, ma il suo problema erano sempre Masaki: Erina sarebbe arrivata sicuramente entro breve e l'ultima cosa che voleva era vederli insieme perchè ancora non sapeva cosa ci fosse tra loro.
Non era riuscito a trovare un modo per mandar via rapidamente i suoi amici dato che Kimura e Ogura erano stati contagiati dalla parlantina di Aiba chan ed erano finiti col prendere un po' in giro Nino, così Shō aveva trovato ottima l'idea di spalleggiarli per punzecchiare il suo ego ed invogliarlo così ad andarsene, ma non aveva funzionato.
Erina e Aiba si erano incontrati davanti all’ascensore e Masaki aveva bloccato le porte dell’ascensore per lei. Sarebbe stato galante se l’avesse fatto Shō e invece, quando era il momento di inciampare per dar tempo agli altri di agire più velocemente, il suo amico non sbagliava un passo! Certo, pensare di fermare le porte dell'ascensore solo per farsi notare poteva sembrare sciocco, però sarebbe stato ottimo per farsi notare da lei.
Guardandoli scherzare come se lui non fosse nemmeno lì lo scoraggiò definitivamente, con lui non era mai stato così. Il nervosismo provato trovando i due amici in ufficio si era trasformato in frustrazione quando Masaki l'aveva preceduto, e la gelosia per il suo affiatamento con Erina gli aveva suscitato una rabbia che gli aveva avvelenato i pensieri per tutta la mattinata prima di prendere la macchina e andare all'aeroporto.
A quel punto ogni cosa lo imbestialiva ed era salito in macchina con uno stato d'animo tutt'altro che allegro, eppure il vederla sorridere gli risollevava l'umore. Da quando erano partiti aveva cercato infruttuosamente un modo per cominciare una conversazione dato che quella mattina non avevano chiacchierato una sola volta. Poi il suo corpo s'era mosso da solo ed era stata solo la frenata della macchina a bloccarlo in tempo: aveva fatto tanta fatica per ricominciare il loro rapporto da zero e come prima cosa era stato sul punto di baciarla a tradimento con la stessa modalità usata anni prima durante la sua disastrosa dichiarazione. Allora era tornato a sentirsi arrabbiato, ma con se stesso.
Yun-seo in un certo senso era stata una benedizione: la coreana non era ricollegabile a nessun pensiero negativo quindi parlarle era più facile e più rilassante; così aveva dedicato la maggior parte della sua attenzione alla ballerina piuttosto che ad Erina. Sapeva che sarebbe risultato maleducato, ma aveva sperato nel suo solito coinvolgimento e la sua solita affabilità dato il suo carattere aperto e amichevole. Quel giorno invece era stata taciturna e fredda. Non aveva saputo spiegarsi quella reazione fin quando non aveva pensato che forse stava studiando la coreana: doveva l’aveva riconosciuta. Essendo una fan degli Arashi, Erina doveva essere a conoscenza della sua cotta per una misteriosa ragazza, notizia che l’anno precedente lui aveva confermato annunciando i suoi sentimenti pubblicamente. Lei, più di altri, non aveva ragione per non crederci, dato che aveva incontrato lui e Yun-seo a Chiba proprio il giorno in cui era stata scattata la foto che aveva scatenato lo scandalo. La verità invece, conosciuta solo dalla coreana, dagli Arashi e dall'agenzia, era che quella notizia era stata una montatura ideata da Nino per attirare il vero fidanzato della ballerina in Giappone, di modo che chiarissero la loro relazione.
Prima di addormentarsi profondamente, Shō pensò di non essersi mai innamorato di Yun-seo proprio perché aveva incontrato Erina in quel periodo. Anche se avevano parlato per pochi minuti, erano stati sufficienti a ridestare in lui i sentimenti che aveva provato per lei, soffocando quelli che avrebbe potuto sviluppare per un’altra. Era quello l’effetto che gli faceva Erina, era la donna che inseguiva da una vita e quando le stava vicino perdeva qualsiasi interesse per tutte le altre.

Ore dopo spalancò gli occhi e si ritrovò a fissare il muro di camera sua. Era ancora steso sul letto, fradicio di sudore per non aver tirato la tenda della finestra attraverso la quale il sole gli aveva scaldato il corpo. Deglutì e rotolò verso la parte in ombra del materasso lanciando un'occhiata all'orologio sulla scrivania. Era l'una e mezza di pomeriggio, quindi aveva sonnecchiato per otto ore e non poteva permettersi altro relax, anche se gliene sarebbero servite il triplo per riposarsi veramente di tutte le sue fatiche. Il problema era che non le aveva e non sarebbe riuscito a recuperarle nemmeno nel fine settimana: più si avvicinavano le date dei concerti, meno tempo aveva.
Con un sospiro si mise a sedere, chiuse per bene finestra e tende e accese l'aria condizionata: alle tre di pomeriggio ci sarebbe stata la riunione per NEWS ZERO, ma aveva studiato i suoi documenti, quindi aveva tempo a sufficienza per fare una doccia prima di andare agli uffici. Dondolò un po' su se stesso, attendendo di svegliarsi del tutto quindi respirò profondamente e si alzò dal letto per togliersi i vestiti e attraversare il corridoio in mutande. «Shō chan, ma ti sembra il caso?» ridacchiò la madre, che passava in quel momento
«'ngiorno mamma» bofonchiò
«Ti preparo qualcosa?» domandò quella scompigliandogli i capelli già disordinati
«Dai, mamma!» fece lui cercando di farsi indietro. «Mi fai il bentō?» domandò con voce sonnecchiante
«Ci vuoi l'uovo?»
«Non mi va. Ci metti dei takoyaki?» domandò mentre stava già aprendo la porta del bagno
«Dovrei cucinarli e se non sbaglio tu non hai tempo per aspettare che siano pronti. Ti faccio del tamago kake gohan,² è più veloce da preparare» spiegò
«Va bene. Ah!» esclamò già dentro al bagno, spuntando solo con la testa da dietro la porta. «Non torno a casa stasera»
«Non sei tornato nemmeno ieri, eppure non hai avvisato» spiegò sorpresa la donna
«Avrò un po' di sessioni di ballo intensivo nel fine settimana, quindi credo dormirò nella stanza alla JH»
«Ma poi lunedì sera hai la diretta, quando ti rivedo?» chiese la madre, preoccupata, ferma in mezzo al corridoio
«Non lo so, devo sentire gli altri. Martedì mattina abbiamo un servizio, se rimangono alla JH vado con loro, almeno andiamo insieme, altrimenti ognuno per conto proprio»
«Ho capito, ho capito. Ti cambio le lenzuola così le troverai fresche quando tornerai» rise divertita, scuotendo il capo: ormai conosceva suo figlio e la sua banda e, se non era cambiato niente, sarebbero rimasti tutti alla JH con l'intenzione di fare un torneo alla Wii di Ninomiya per poi finire tutti addormentati nel giro di quaranta minuti.
Il ragazzo chiuse la porta e si spogliò completamente per entrare nella doccia. Doveva imporsi pensieri diversi da quelli che potevano aver scatenato i suoi sogni in quelle ore o l'acqua fredda non gli sarebbe servita. Infatti aveva sognato Erina. Gli era successa la stessa cosa l'anno prima quando si erano incontrati: era rimasta nei suoi sogni per i sei giorni successivi; la differenza ora era che la vedeva molto più frequentemente, quindi era facile che comparisse tutte le notti e i suoi non erano sempre sogni casti e tranquilli.
Per distrarsi ripensò alla serata precedente, passata al Keikarō, come promesso. Non c'era modo di risollevare il morale di Jun, rimaneva chiuso in se stesso senza raccontare nulla e loro non potevano né volevano forzarlo. Il ragazzo insisteva che dovevano preoccuparsi un po' meno di lui e più del gruppo: mancava poco alle prime date del concerto, tutti avevano grandi aspettative, era appena uscito l'album e non erano mancati i commenti alle vendite dei primi due giorni o le comparazioni con quelle degli album più vecchi. Man mano che l’estate andava avanti, la pressione e gli impegni aumentavano.
Dopo aver cambiato l'acqua da fredda a calda, chiuse gli occhi mettendo completamente la testa sotto il getto, focalizzando la propria attenzione sulle gocce che si insinuavano tra i capelli e scivolavano lungo il collo e le spalle muscolose. Il suo corpo si bagnò rapidamente e la pelle nuda si scaldò. Quando sentì di essersi rilassato a sufficienza chiuse il getto e le ultime gocce d'acqua calda gli rotolarono sul petto e lungo il ventre. Rimase con le braccia appoggiate al muro della doccia per pochi secondi, poi uscì: era il momento di prepararsi ad affrontare la giornata.

La riunione per NEWS ZERO finì intorno alle sei: tre ore di lavoro intorno ad un tavolo erano una quantità accettabile per la sua mente stanca. Doveva ammetterlo, anche se aveva bisogno di dormire non vedeva l'ora di arrivare alla JH per mettersi a lavorare con Yun-seo e il corpo di ballo. Aveva troppi pensieri per la testa, quindi non aveva dormito molto profondamente e non sentiva di aver riposato: gli serviva un modo per distrarsi, scaricare il nervosismo e spendere tutte le energie così da arrivare a fine giornata tanto stanco da non avere la forza di pensare e poter dormire finalmente in pace. Le prove di danza facevano la caso suo, allora salutò i colleghi di NEWS ZERO, recuperò il borsone e si fece accompagnare alla JH.
Quando arrivò, mezz'ora dopo, non si diede nemmeno il tempo di sistemarsi in camera: buttò il bagaglio sul letto, indossò qualcosa di comodo e si fiondò alle sale di allenamento. All'ingresso gli dissero che Ōno, Nino e Aiba erano già arrivati. Se conosceva abbastanza il Rīdā, lui doveva essere sotto allenamento dall'ora di colazione, mentre Aiba e Nino erano probabilmente arrivati con un po' di ritardo, ma erano stati sicuramente spinti dall'altro a impegnarsi fin da subito.
Shō si fermò sulla soglia della sala e rispose a qualche saluto dei ragazzi del corpo di ballo, ma non si dissero altro: erano tutti incantati a guardare Satoshi e Yun-seo che provavano i passi in mezzo alla sala. Shizukana yoru ni risuonava a tutto volume ed entrambi si muovevano a tempo. I passi della ragazza non erano perfetti, ma riusciva a seguire il ritmo.
«Pazzesco vero?» domandò Nino affiancandolo. «È arrivata ieri no?»
«M-mh» annuì Shō, completamente rapito da quel ballo: Ōno era sempre un incanto quando si muoveva e vedere qualcuno che gli stava dietro era strabiliante.
«Sai cos'hanno detto i ragazzi? Che ieri ha ballato fino a notte fonda e stamattina, quando il Rīdā è arrivato alle otto, era già qui. Magari non è mai andata a dormire» suggerì
«Sarebbe da lei» annuì ancora. «Ieri mi sono allenato con loro e la sera abbiamo fatto il mio pezzo, poi però l'ho salutata per venire al Keikarō da voi. Non mi stupirebbe se fosse rimasta qui anche dopo che me ne sono andato, avrà studiato ancora i passi. Com'è andata oggi?»
«Ha già imparato tutta la coreografia della prima metà del concerto. Per la verità ancora non sa spiegarla al gruppo, riesce solo a ripeterla e a vedere quando sbagliano, ma va bene anche così dato che i ragazzi sono settimane che provano quindi le basi già le hanno»
«E com'è che ora stanno facendo il solo del Rīdā?»
«Siamo un po' esausti: ci ha concesso solo due ore di pausa per poi fare un ripasso generale e completo prima di cena» continuò Nino parlando di modo che gli altri non li sentissero, ma abbastanza forte da farsi sentire nonostante la musica. «È severissima! Chi l'avrebbe immaginato?» ed entrambi ridacchiarono.
Yun-seo e Satoshi completarono il pezzo e l'intero corpo di ballo scoppiò in un fragoroso applauso. Shō li guardò ridere, sudati da capo a piedi, e stringersi la mano. La ragazza ne approfittò per tirare Ōno verso di sé ed abbracciarlo. Lui le diede un paio di pacche sulla schiena, ridacchiando, quindi la incitò a continuare. Quella scena disorientò molto Shō, in tutti quei mesi senza vedere la coreana si era dimenticato che quella ragazza aveva passato quasi un anno intero a stretto contatto con loro, quindi era normale che si comportasse in maniera familiare con loro; lui invece non era più abituato a vedere qualcuno esterno al gruppo che si prendeva certe libertà con loro.
«Bene! Pausa finita, dobbiamo ripassare tutto quello che abbiamo fatto oggi e poi potremo mangiare»
«Ma sarà un'ora e mezza di ballo contando le pause» replicò qualcuno
«Chi di voi non è abituato a simili ritmi è bene che lo diventi perchè nei concerti è così e non potete fermarvi: il pubblico è lì per vedervi, non potete deluderlo» spiegò mettendosi le mani sui fianchi. Indossava una canotta larga, lunga fino a metà coscia, probabilmente da uomo, ma aveva avuto l'accortezza di mettere una maglietta più corta e stretta sotto, o con tutto quel movimento sarebbe stato come vederla nuda! Shō ridacchiò constatando che, nonostante i suoi atteggiamenti un po' "ruvidi" e poco femminili, faceva sempre qualcosa che ricordava che era una donna. In quel momento lei gli puntò il dito contro. «Dato che Shō kun se la ride tanto, starà in prima fila con me» non sapeva che era proprio ciò che lui desiderava: fatica.
«Buona sera Yu-Yun» salutò muovendo la mano e mettendo da parte la piccola sacca che si era portato dietro. Si mise davanti agli specchi che coprivano una delle pareti più lunghe della sala, al fianco della coreana, e attese che la musica partisse lanciando un'occhiata agli altri tre compagni al centro della fila di ballerini, subito dietro di lui.
Ci impiegarono ben due ore e quando la coreana annunciò che per quel giorno avevano finito ci fu un sospiro di sollievo da parte di tutti presenti. Le file di ballerini si sciolsero e tutti si catapultarono a recuperare le proprie cose per poi scappare in mensa: avevano ancora trenta minuti prima che chiudesse. «Otsukaresama sensei»
«Grazie sensei»
«A domani»
«Otsukaresama deshita» salutarono i ragazzi man mano che uscivano
«Otsukare» salutò lei
«Asciugati o ti prenderai un accidente» le disse Ōno passandole un asciugamano
«Grazie. Otsukare» rispose con un sorriso
«Come ci si sente ad essere chiamata "sensei"?» domandò Aiba ridacchiando
«Fa tenerezza. La nostra carota è cresciuta in questi mesi» pronunciò Nino fingendosi intenerito e passandole una mano tra i capelli. «Che schifo! Sei sudata marcia!»
«Giù le mani!» esclamò quella cercando di sottrarsi
«Bleah. Lavati!» continuò a prenderla in giro
«Ma sentitelo! Fai più schifo di me, ti gocciola il sudore dal naso, nonno Nino!» ribattè a tono e tutti gli altri si misero a ridere
«Nonno?!» chiesero. «Da dove esce "nonno"?»
«Una volta si è chiamato "nonno" da solo» rispose Yun-seo
«Non è vero!» arrossì lui scuotendo il capo con forza, schizzando sudore addosso a tutti
«Che schifo, Nino kun!» esclamò la ballerina
«Piantala!» si lamentò Shō
«Sembri un cane!! Che schifo!» ridacchiò Ōno
«Avevo detto "papà", non “nonno”!» ribattè il giovane guardandoli inviperito, poi cambiò improvvisamente espressione. «È arrivato Matsujun» lo indicò agli altri, raggiante. Il ragazzo stava fuori dalla porta della sala, attendendo che tutti i ballerini fossero usciti, così da avere libero il passaggio per entrare.
«Matsujun?» domandò allora Yun-seo, voltandosi verso l'entrata e cominciando a correre verso di lui non appena l'ebbe visto. Il ragazzo ebbe giusto il tempo di entrare e fare due passi sul parquet della sala prima che lei lo raggiungesse e si fermasse a pochi passi di distanza biascicando un: "È passato tanto tempo". Era chiaro che si stava trattenendo, lo slancio con cui era corsa verso Jun era spontaneo, quel saluto così contenuto non lo era per niente. Lui la guardò stranito. «Possibile che tu sia ancora così formale con noi?» domandò per poi appoggiare la borsa in terra e aprire le braccia. «Vieni qui, scema» la invitò. Yun-seo non se lo fece ripetere due volte e lo abbracciò alla vita, stringendolo con tutta la forza che aveva. «Ciao» sospirò sorridente Jun, mettendole una mano sulla testa mentre con l'altra le abbracciava le spalle. «È veramente passato un sacco di tempo, tutto bene piccoletta?».
Shō, seduto su una delle panchine della sala, osservava la scena da sotto l’asciugamano che si era messo in testa. Non potè far a meno di notare come l'espressione di Jun si fosse fatta distesa, quasi serena, non appena aveva incontrato la coreana. I due parlarono per qualche minuto isolandosi dagli altri e nessuno li disturbò. Dopotutto, ognuno di loro a proprio modo, vedeva Yun come una sorellina minore e Jun sembrava il fratellone che la difendeva a spada tratta. Era sicuramente successo qualcosa durante il tour precedente, perchè era chiaro che anche tra loro c'era un legame speciale.
«Andiamo a mangiare? Ho una fame incredibile e ho poco tempo prima di andare in sala di registrazione» si lamentò Masaki
«Andiamo, andiamo» annuì Nino. «È da otto ore che non tocchiamo cibo»
«Jun vieni con noi?» domandò Satoshi recuperando le sue cose prima di uscire da lì
«No, grazie ragazzi. Mi son fatto fare un panino in mensa e me lo mangio in camera. Voglio solo fare una doccia e buttarmi sul letto» spiegò lui rimettendosi la borsa sulla spalla mentre teneva un braccio sulle spalle di Yun-seo. «Passi a trovarmi prima di andare dormire?» le domandò
«Matsujun hentai!!»³ strillò Nino ridendo, stavano uscendo tutti insieme
«Ti sembrano proposte da fare ad alta voce?» domandò Shō scuotendo il capo, serio
«Hentai-Jun! Hentai-Jun!» canticchiò Aiba trottando lungo il corridoio
«Cretini» boffonchiò lui arrossendo e sciogliendo l'abbraccio con la ragazza che stava ridendo divertita
«Lasciali parlare, sono solo invidiosi» suggerì quando le furono passate le prime risate incontenibili
«Oh certo!» esclamò Nino. «I primi tempi dopo la tua partenza ho cercato una Yun-seo peluche, ma poi ho pensato con orrore che una cosa simile mi avrebbe trasmesso parole strane nel sonno: non voglio disimparare la mia lingua»
«Nino kun! Non trasmetto niente nel sonno!» spiegò la ragazza offesa. «E male che vada almeno sapresti ancora leggere. Non posso farti dimenticare i granchi che sai».
I ragazzi la osservarono, fermandosi sulla soglia dell'edificio. «Granchi?» domandò Ōno
«Granchi nella testa» ripetè Aiba
«Kanji!» esclamò Shō. «Volevi dire kanji, non granchi»⁴ e si mise a ridere insieme agli altri.
La coreana non aveva scusanti per quell'errore quindi assistette impotente a quella derisione, ma non durò troppo: lo stomaco richiamava l'attenzione di tutti. «Comunque non posso, Matsujun» rispose infine. «Finito di mangiare torno in sala, ma ci vediamo domani mattina a colazione»
«Va bene, ma sappi che mi troverai in mensa molto presto perchè alle dieci e venti ho la diretta radio» le ricordò lui prima di salutare tutti e dirigersi verso il dormitorio.
Una volta in mensa, gli arashi non si sedettero vicini, ma ognuno si sedette con altre persone: Aiba, Nino e Shō raggiunsero alcuni componenti dei Kanjiani e dei N.E.W.S., Aiba si mise ad un altro tavolo con dei Junior e Yun-seo e Ōno mangiarono con altri ragazzi del corpo di ballo, anche se lei ingurgitò la sua cena molto rapidamente prima di sparire, probabilmente per tornare ad allenarsi.
Dopo il pasto Shō venne invitato da Nino e Aiba ad un torneo con la Playstation per approfittare del fatto che qualcuno dei presenti aveva il gioco dei mondiali 2010, ma declinò: si sarebbe di nuovo stancato mentalmente se avesse giocato con i videogiochi, mentre continuava ad essere convinto di aver bisogno di fatica fisica. Arrivato in camera sistemò il bagaglio, il letto e le cose in bagno. Fece prendere aria alla stanza concedendosi di fissare il cielo buio di Tōkyō fino alle nove, quindi recuperò la borsa della palestra e tornò alla sala da ballo dov'era stato poche ore prima.
Come era prevedibile Yun-seo era lì, ma quando entrò la musica non era la loro. Doveva essere qualcosa che lei già conosceva bene perchè si muoveva con sicurezza e il testo non era in giapponese. Richiuse la porta facendo attenzione a non fare troppo rumore e posò le proprie cose a lato cominciato a fare un po' di stretching mentre la osservava. Non c'era da meravigliarsi che riuscisse a stare dietro a Ōno dopo aver provato il suo pezzo solo un paio di volte: se possibile la sua bravura era aumentata dall'ultima volta che l'aveva vista ballare qualcosa che non fosse una loro canzone.
Quando si fermò era nuovamente coperta di sudore, non si era nemmeno cambiata la maglietta: Yun-seo era una stacanovista certe volte, Nino aveva ragione, ma la conoscevano a sufficienza da sapere che la sua non era una pretesa eccessiva nei propri confronti o nei confronti degli altri, semplicemente amava ballare, era il suo lavoro, ciò che faceva da anni, a cui stava dedicando la vita, e doveva aver preso il suo incarico sul serio.
«Shō kun!» esclamò lei quando lo notò riflesso nello specchio. Si precipitò a spegnere lo stereo. «Non ti avevo visto arrivare»
«Ho fatto piano apposta. Che pezzo era?» domandò il ragazzo alzandosi in piedi e sciogliendo i muscoli mentre girava il collo per far scrocchiare le ossa
«I passi per un gruppo coreano»
«Li hai inventati tu?» chiese raggiungendola al centro della stanza
«No, ma li ho insegnati sì. Ormai collaboro spesso con gli artisti della SM Enterateinment»
«È musica completamente diversa dalla nostra»
«Sì, sono generi diversi» annuì. «Come mai sei qui? Credevo fossi stanco come tutti gli altri»
«Sì. Lo sono» disse con poca convinzione passandosi una mano tra i capelli. «Ma diciamo che non lo sono a sufficienza. Mi lasceresti ballare con te?»
«Va bene» sorrise lei mettendosi una fascia tra i capelli per tenere indietro la frangia. «Ma sappi che stanotte devo fare la seconda parte del concerto, quindi se rimani qui dovrai darmi una mano»
«Affare fatto: tu fammi stancare e io ti darò una mano; anche se credo saranno più le volte in cui tu correggerai me, piuttosto che il contrario» e risero entrambi prima di mettersi al lavoro.

Furono tre ore di lavoro intenso. Il cielo fuori dall'edificio passò dal cobalto al blu più scuro, tipico della notte fonda. Nei viali della JH non c'era nessuno perché anche i più ligi al lavoro avevano abbandonato gli uffici della direzione, mentre le cucine e la mensa erano chiuse e buona parte delle stanze dei dormitori erano ormai silenziose dato che quasi tutti avevano spento le luci per dormire e riposarsi prima dell'inevitabile sveglia mattutina: non esisteva weekend di riposo nel mondo dello spettacolo. La sala da ballo del primo piano dove si trovavano Yun-seo e Shō era uno dei pochi ambienti con ancora le luci accese e avevano anche la musica a tutto volume. Sulle ultime note di Kansha Kangeki Ame Arashi conclusero l’allenamento, anche se quell'ultimo pezzo era stato ballato solo dalla coreana dato che il gruppo durante quel pezzo era solito girare per gli stadi e salutare il pubblico.
Shō spense lo stereo e nella stanza si sentì solo il respiro affannato della coreana, ferma nell'ultima posizione assunta durante il ballo e con gli occhi sulla propria immagine riflessa nello specchio. Prese l'asciugamano e glielo portò quando finalmente la vide raddrizzare la schiena. Mentre la ragazza si asciugava il sudore, lui prese un sorso dalla bottiglia d'acqua che si era portato dietro e guardò fuori dalla finestra il buio della notte e le pozze di luce dei lampioni lungo i vialetti del campus.
«Sei stanco adesso?» domandò la ballerina da dietro la stoffa, mentre se la passava sul viso
«Mh» annuì pensieroso
«Se domani ballerai peggio degli altri non usare questo allenamento extra come scusa» scherzò lei
«Ma figurati, per chi mi hai preso? Dirò che è tutta colpa tua» le rispose, ma non rise alla sua stessa battuta, fece solo un sorrisino stanco.
Si misero su una delle panchine della sala e rimasero in silenzio per due buoni minuti. «C'è qualcosa che non va?» domandò quindi la giovane
«Cosa te lo fa pensare?» fece lui, stancamente
«Ti impegni sempre molto, ma in tanto tempo che abbiamo lavorato insieme non ti ho mai visto allenarti nel ballo più delle ore necessarie» spiegò la coreana
«Sono un pezzo di legno, me lo dicono sempre» farfugliò Shō, come se lo avessero offeso in quel momento. «Forse è per questo che alla fine ballo solo quando devo: preferisco impegnarmi in qualcosa che mi riesce meglio»
«Quindi dev'esserci qualcosa di particolare che ti spinge a fare questo lavoro extra. Ti hanno detto che sei peggiorato?» chiese tentando evidentemente di trattenere una risatina
«Adesso non esageriamo! Mi impegno anche se non sono bravissimo, quindi non posso peggiorare» replicò ridendo e sollevando le sopracciglia, sorpreso. «A meno che non me lo voglia far notare tu, adesso» aggiunse pensieroso
«No, no, giuro che non era un modo intricato per dirti che fai più schifo dell'anno scorso»
«Allora lo prenderò come un modo intricato per farmi un complimento» e risero entrambi. Quando si calmarono cadde di nuovo del silenzio, Shō aveva quasi l'impressione di sentire un ronzio, forse per il fatto che avevano sentito la musica ad alto volume fino a poco prima. «Come va con il tuo ragazzo?» domandò di punto in bianco, volgendo il capo verso la ragazza.
Lei lo guardò un po' sorpresa e fece passare qualche secondo prima di rispondere. «Cos'è successo? Un anno fa conoscevo un Sakurai Shō che mi incitava ad affrontare le mie emozioni, a viverle completamente, mentre ora la persona che ho avanti sembra scappare dalle sue, rifugiandosi nel lavoro»
«Avevo veramente bisogno di stancarmi. Ho tanto lavoro in questo periodo e dormo molto poco, solo che ogni volta che riesco a riposare non riesco a svegliarmi con la sensazione di aver veramente ricaricato le batterie. È come se dormire mi stancasse ancora di più, così il giorno dopo sono più sfibrato di quello precedente» spiegò facendosi serio. Non sarebbe riuscito a nascondere la situazione con Erina per molto tempo e Yun-seo non era delicata e riservata come i membri degli Arashi: pensa una cosa e la diceva senza troppi giri di parole; quindi prima o poi gli avrebbe chiesto qualcosa di quella faccenda. «Come si fa a capire le donne?» domandò di punto in bianco, passandosi le mani sugli occhi e rannicchiandosi sulla panchina
«Una donna?!» esclamò lei, al colmo della sorpresa. Lo guardava con gli occhi sgranati e la bocca aperta, ma parve riprendersi subito. «Ho capito, è la tua collega. Come si chiama? Sheridan» annuì
«Come l'hai capito?» domandò sbalordito. «Non possono averti detto qualcosa gli altri, nessuno di loro sa niente. Come hai fatto?»
«”Come”?» chiese aggrottando le sopracciglia. «È evidente. Si vede che lei, insomma, diciamo che è intuito femminile» balbettò con poca convinzione
«Intuito femminile? Tu?» fece spallucce. «Sarà»
«"sarà" cosa? Non ridere» replicò la coreana offesa. «Si può sapere cosa c'è di complicato? Se ti piace diglielo»
«Lo vedi? Non sei femminile, sei brutale» le fece notare Shō. «Pensi che sia tutto così semplice?»
«Ma lo è. Io con Chang ho fatto così» spiegò stingendosi nelle spalle
«Magari in Corea fate così, in Giappone no. Non posso far caso solo ai miei sentimenti, inoltre mi ero già dichiarato a lei una volta ricevendo un chiaro rifiuto, il che comporta che non posso dichiararmi un'altra volta così alla leggera»
«Ti ci vedo proprio a fare una dichiarazione d'amore, Shō kun. Come mai ti ha rifiutato? Ero convinta che in un simile frangente qualsiasi donna sarebbe svenuta e poi avrebbe accettato prima di venir trasportata d'urgenza al pronto soccorso»
«La pianti di dire idiozie?» domandò lui scuotendo il capo. «Mi sono dichiarato tantissimi anni fa, ma lei al tempo era innamorata di Aiba chan, mentre di me aveva una cattiva opinione. Ci siamo persi di vista per molto tempo e adesso che siamo di nuovo in contatto ho il sospetto che tra loro ci sia del tenero»
«Tra lei e Aiba chan?» domandò sbalordita. «Sapevo che sei scemo, ma non pensavo a questi livelli. Per me hai frainteso»
«Ma cosa ne vuoi sapere tu che non li hai mai visti insieme?» aggrottò le sopracciglia risentito
«E tu invece cosa vuoi sapere sulle donne?» chiese stancamente. «Mi sembra che tu abbia già capito tutto da solo: è l'amante di Aiba chan» sentenziò Yun-seo lapidaria
«No, non lo è!» replicò energicamente. «O forse sì, ma anche no. Ci sono certi atteggiamenti che non capisco, a volte sembra avere occhi solo per lui, a volte invece sembra ben disposta nei miei confronti»
«"ben disposta"? Che pazienza» sospirò la coreana scuotendo il capo. «Va bene, non vuoi farle una dichiarazione un'altra volta dopo essere stato respinto, fin qui posso comprenderti, ma mi stai dicendo che non ti farai avanti perchè temi di metterti tra lei e il tuo amico?»
«Diciamo che è così. Però vorrei anche fare qualcosa perchè ho l'impressione che certi atteggiamenti indichino che stavolta potrebbe dirmi di sì. E questi maledetti dubbi mi stanno facendo uscire matto» spiegò infervorato. Riprese fiato quindi trattenne a stento una risata. «Pazzesco, ad un anno di distanza si sono invertite le parti. Mi fa impressione parlare a te dei miei problemi di cuore»
«Effettivamente è raro che un uomo esterni così i suoi sentimenti» ridacchiò lei. «Ma credo sia abbastanza normale per uno come te. Ti ho sempre visto come una persona che vive molto intensamente le sue emozioni. E non è così strano che tu lo faccia con me, dopotutto i tuoi dubbi riguardano uno del gruppo e non puoi certo coinvolgere qualcuno degli altri. Tutto sommato siamo buoni amici e l'anno scorso le parti erano invertite» spiegò annuendo. «Sono in debito e devo fare qualcosa per ringraziarti»
«Ma finiscila, ciò che abbiamo farro non era per avere qualcosa in cambio. O meglio sì, per avere in cambio la tua completa attenzione sul lavoro. Siamo pari direi»
«Se lo dici tu» si strinse lei nelle spalle. «Ma se volessi comunque un consiglio o un aiuto, sappi che avrei un'idea» gli disse in tono vago.
Shō rimase in silenzio poi girò gli occhi nella sua direzione. «Sentiamo» mormorò, aveva paura di sentire cos'avesse partorito il cervello dell'amica
«Vuoi capire se le piaci tu o Aiba chan, giusto?» lui annuì. «Dissipato questo dubbio saprai se agire o meno»
«E come vorresti farlo»
«Lo stile Ninomiya insegna» sorrise lei, maliziosa
«No, scordatelo! L'agenzia non ci scuserebbe un altro polverone simile!» esclamò il giovane, scattando in piedi
«Innamorarti ti rinscemisce, Shō kun?» domandò lei sospirando. «Non c'è bisogno di far scoppiare uno scandalo nazionale! Siamo tutti qui, ogni giorno a contatto e impegnati nello stesso lavoro quindi basterà che quando c'è lei, noi due ci facciamo vedere insieme»
«Papà Nino ha avuto una brutta influenza su di te» deglutì Shō, spaventato da quell'idea. «Scordatelo, non è il mio stile» concluse raccogliendo asciugamano e bottiglia per rimetterli nella borsa
«Peccato» ridacchiò la coreana
«Buona notte Yu-Yun» salutò alzando gli occhi al cielo e scuotendo il capo. Non attese il suo saluto in risposta: era veramente a pezzi a quel punto della giornata, esattamente come aveva voluto, e l'unica cosa che agognava in quel momento era il suo letto al dormitorio. Lo aspettava un weekend di ballo, un lavoro di corpo, movimento, ritmo e concentrazione.

Come aveva previsto sua madre, Shō rimase a dormire alla JH anche il lunedì sera dopo la diretta di NEWS ZERO. Nonostante quel giorno fosse di riposo per tutti perché era l'ultimo prima della settimane infernale che portava al concerto, molti di loro la mattina continuarono a lavorare alle prove. Ōno era tornato a casa, anche perché era quello che aveva meno bisogno di allenamento per la coreografia, mentre Aiba era scomparso dopo la colazione salutando tutti per schizzare via su un taxi senza dire dove andasse e a fare cosa. Nino lo aveva preso in giro dato che, con molta probabilità, era tornato a casa sentendo la mancanza della famiglia: era quasi una settimana che mancava.
Nel pomeriggio Shō decise di lasciare la JH e andare ad Akasaka. Aveva un po' di tempo ed era giusto andarci: seguire quella parte di lavori era compito suo, anche se non rientrava nella sua agenda di impegni, ma spesso quell'incarico veniva scavalcato da lavori più importanti, quindi quando aveva dei momenti liberi doveva dedicarvisi.
Il sole di inizio Agosto scottava implacabile nel centro della grande metropoli e dall'asfalto si alzava un'aria tanto calda che l'immagine degli edifici più lontani tremava leggermente. Con un po' di malessere Shō passò dal caldo umido e afoso al fresco artificiale dell'edificio della Johnny's. Alla reception lo salutarono e lui rispose con un cenno prima di andare a prendere l'ascensore. Si sentiva sereno quel giorno, quel fine settimana di fatica gli aveva concesso poco tempo per pensare e la sera era andato a dormire con tanta stanchezza in corpo da non ricordare che sogni avesse fatto.
Quando aprì la porta trovò solo Kimura alle prese con una telefonata. Si inchinò verso di lui che, senza smettere di parlare, si inchinò a sua volta, quindi posò la borsa sulla scrivania e diede un'occhiata ai fogli che gli erano stati lasciati ben ordinati. La calligrafia era quella di Erina e ogni piccolo plico aveva un foglietto con una breve spiegazione di cosa fossero. Il primo che sfogliò diceva: "Planimetrie, progetti e preventivo istallazioni. Che bello essere al Kokuritsu!". Un altro recitava: "Schizzi definitivi dei costumi di scena. Oltre la pioggia c'è l'arcobaleno!". Quello messo in evidenza più di altri riportava: "Tabella di marcia per la settimana del concerto. Mettiamocela tutta!".⁵
Sfogliò le pagine che si trovavano sotto quel foglio e quasi si sentì mancare. Quella riportata sulla carta era una tabella di marcia massacrante, se si contava che dovevano anche fare tutti i soliti lavori -radio, riprese dei programmi TV e servizi fotografici- e probabilmente c'era anche qualcosa riguardante il singolo nuovo perché avevano finito la registrazione della canzone e del PV, ma ancora non sapevano niente delle altre canzoni contenute nel disco.
Finalmente Kimura finì la sua chiamata. «Buongiorno Sakurai san»
«Shō kun» lo corresse lui. «Buongiorno Kimura san, come mai sei solo?» sorrise
«Non sono solo. Ogura san è in giro, sì, ma Erina san è in sala riunioni da una decina di minuti»
«Con chi?» domandò guardando verso i vetri opachi. Vedeva due sagome, ma non vi aveva fatto caso.
«È passato di qui Aiba san per parlare con lei»
«Non ne sapevo niente» rispose sgranando gli occhi per poi avviarsi verso la porta. Anche se con un po' di timore, abbassò la maniglia ed entrò nella sala. Li trovò entrambi piegati sul tavolo, Aiba teneva una mano della ragazza tra le proprie e aveva il capo chinato per guardare in basso. Un enorme mazzo di fiori stava posato al centro del tavolo.
«Va bene» stava rispondendo lei mentre Shō apriva la porta. Quando lo vide entrare spalancò gli occhi e ritrasse la mano. «Aiba chan» lo avvisò a bassa voce accennando con il capo verso la porta
«Ciao Shō kun» gli disse lui arrossendo di colpo
«Buongiorno Sakurai san» lo salutò Erina scattando in piedi con un sorriso smagliante. «Non credevo passassi oggi. Hai visto i fogli sulla scrivania?»
«Sì» annuì Shō, bloccato sull'entrata della sala riunioni. «Potete scusarmi un secondo?» domandò tornando verso la sua scrivania. Recuperò il cellulare dalla borsa, lasciò l'ufficio e compose un numero lungo il corridoio. Si fermò ad attendere la risposta vicino ai distributori del piano.
«Pronto? Ah, ciao!» salutò colto alla sprovvista. «Sì, lo so. Me la passi? È una cosa veloce, grazie» e si rimise in attesa per qualche minuto mentre dall'altra parte sentiva le loro canzoni ad alto volume. «Yu-yun? Sono io. Ascolta, ti ricordi la tua proposta dell’altra sera? Sì quella, non stare a dirla ad alta voce per carità: Nino sarà ancora lì vicino, se scopre qualcosa è la fine» spiegò alzando gli occhi al cielo. «Volevo dirti che ci sto. Sì, sul serio. Non ridere, carota! Non è successo niente, te lo racconto quando ci vediamo. Tu ci stai? Bene, allora siamo d'accordo, scusa se ti ho disturbato mentre lavoravi, ci vediamo stasera in camera di Nino. Ciao!» e chiuse la comunicazione. Per qualche secondo osservò il distributore, come in trance, poi si riprese, scrollò le spalle e si riavviò verso gli uffici.

¹ "fratello maggiore"
² è un tipico piatto giapponese, usato soprattutto per la colazione: consiste in un uovo sbattuto con la soia, successivamente versato e mescolato insieme al riso FOTO
³ “pervertito”
⁴ ha detto kani, ossia granchio, invece di kanji, i caratteri giapponesi
⁵ sono citazioni di canzoni o frasi degli Arashi, a volte riadattate, e che ho poi tradotto in italiano. In ordine: Arashi de yokatta (riadattato in Kokuritsu de yokatta), Kaze ni mukou he niji ga kakatte iru (da Kaze no mukou he), Ganbare! (da Fight song).


Scusate il ritardo, ho occupato il tempo con le feste, poi ho scritto Nuvole (la one shot per il compleanno di Aiba) e mi son messa in testa di tradurla in inglese (cosa che poi ho fatto). Insomma ne ho avute di cose per la testa, ma finalmente ecco il capitolo.
Ok devo ammetterlo, la parte migliore del capitolo è anche la meno significativa ai fini della trama: ossia Sho nudo sotto la doccia XD Ahahahaha!!! Ma oh... ero ispirata u.u
E' stato un po' un parto sto capitolo. Dentro di me mi lamento tutte le volte che faccio capitoli infiniti e poi, in definitiva, c'è una sola scena in tutto quello che racconto; stavolta che è lungo ma ci sono tante scene non sono contenta comunque =_= mavvaff... vammi a capì!
Ho riscritto il capitolo 2 volte e ho tolto completamente una parte che però era bella quindi la inserirò in un'altra occasione con le dovute modifiche.

Due richieste:
1) chi non ha letto Zakuro se la sentirebbe di dirmi che ne pensa di Yun-seo? XD sono mortalmente curiosa °.°
2) abbiate pazienza, temo proprio che il prossimo capitolo difficilmente sarà prima del 21 di gennaio. Devo preparare due esami veramente tosti che saranno uno il 20 e uno il 21 e devo seriamente cominciare a mettermi sotto o non combinerò niente e non posso permettermelo. Se ogni tanto farò qualche pausa non è escluso che mi metta a scrivere (contando che io le ff le penso di notte XD) ma non posso assicurarvi che un pezzo lì e un pezzo qua si arrivi a pubblicare il nuovo capitolo prima del 21

Concludo il 2010 con il 15esimo capitolo di questa ff... spero sia di buon auspicio! I love you... ♡ buon anno gioie!!

  
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