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Autore: Cassy_Rouge    31/12/2010    5 recensioni
Ciao a tutti ^^
Questa è la mia prima FF, quindi non so proprio come andrà! Vi dico solo che sto seguendo l'istinto e quindi non ho un'idea precisa della trama che seguirà ne quanti capitoli ci saranno. Una cosa è certa: cercherò di lasciare il carattere dei personaggi il più possibile fedele all'originale.
Un'isola misteriosa che costringerà la ciurma a delle prove mentali molto difficili. Riusciranno i nostri eroi ad uscire vivi ed uniti da quest'avventura? Oppure i segreti rivelati saranno troppo pesanti da accettare e sopportare?
La tendenza è sicuramente di dare importanza a Zoro e Nami ma ci sarà spazio per tutti i componenti della ciurma!
Spero di non annoiarvi e che sia di vostro gradimento ^^ Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nami si risvegliò lentamente stiracchiandosi un pochino. Si accorse di essere nel suo letto caldo e morbido. Probabilmente Zoro era rinvenuto e l’aveva portata in camera sua. Le sembrava di aver dormito un’eternità eppure si sentiva stanca e debole come se non dormisse da giorni. Si alzò sbadigliando e si trascinò verso il bagno con passo pesante. Guardandosi allo specchio notò che le due profonde occhiaie della sera precedente non erano scomparse ma erano vistosamente diminuite e il suo colorito risultava sicuramente più sano. Si sciacquò la faccia più volte cercando la lucidità per ricordare i particolari che erano successi la sera prima. Dei flash le passarono davanti agli occhi.
Lei e Zoro avevano parlato.
Lui che faceva domande insistenti su quello che stava nascondendo.
Lei che aveva tentato di andarsene ma lui non aveva voluto sentire ragioni.
Al suo ennesimo rifiuto a dare spiegazioni era arrivato quello schiaffo. Uno schiaffo inaspettato, che aveva ferito più il suo orgoglio che il suo viso. Si guardò allo specchio toccandosi la guancia offesa. Non c’era più un solo segno rosso eppure le sembrava di sentirne ancora il bruciore e il calore. Ma la domanda che le ronzava per la testa come un’ossessione era: cosa sarebbe successo adesso? Come si sarebbero comportati? Se fossero stati in una situazione normale potevano benissimo fare finta che non fosse successo niente, infondo l’avevano già fatto un sacco di volte. Ma stavano per sbarcare su quella maledetta isola e i suoi effetti collaterali non potevano certo essere ignorati. Decise che era inutile preoccuparsi e che si sarebbe comportata di conseguenza all’atteggiamento dello spadaccino. Gettò un’ultima occhiata al suo riflesso nello specchio, si sistemò la solita ciocca ribelle ed uscì dal bagno un po’ più serena.
 
Sul ponte Robin si stava godendo il clima mite e la brezza frizzante pensierosa. Quell’isola la incuriosiva parecchio ma allo stesso tempo le metteva un po’ d’ansia. Le informazioni che era riuscita a ricavare e le voci che era riusciva a ricordare erano confuse ed era impossibile capire dove iniziasse la realtà e dove finissero la fantasia e le leggende. Non appena sarebbero approdati sarebbe scesa e avrebbe investigato al riguardo. La rendeva nervosa non sapere. Lei era un’archeologa e decifrare tutto e svelare i misteri era indispensabile, quasi vitale.
Delle urla disperate la ridestarono dai suoi pensieri. Sembravano Chopper e Usopp. Cosa stavano combinando quei due? Si alzo e si diresse verso prua, da dove proveniva il baccano. Si trovò davanti una scena a dir poco esilarante: Usopp inginocchiato a terra che batteva i pugni sul pavimento disperato e Chopper accanto a lui con un’espressione fiera dipinta in volto e gli occhi luccicanti.
“La verità è che sono un’incapace. Non ho mai combinato niente in vita mia. Ma quale ciurma di 80000 uomini, gli unici che abbiano mai creduto in me erano tre ragazzini simili a delle verdure! Sono proprio un fallito, non raggiungerò mai il mio sogno.”
“Ahahahah Usopp non dire così. Guarda me, sono una piccola e dolce renna all’apparenza ma in realtà sono il miglior dottore di tutto il mondo. Non l’ho mai ammesso ma credo fermamente che sia così. E poi, per soccorrere persone come Rufy o Zoro bisogna per forza essere i migliori”
Le spore avevano decisamente iniziato a fare effetto. Il povero  Usopp era scontato che ne avrebbe fatto le spese ma infondo tutti sapevano delle sue bugie inverosimili. La cosa che stupiva era il piccolo Chopper. Chi l’avrebbe mai detto che sotto quell’aria timida e dolce si nascondesse un narciso del genere?
‘Che bizzarro, chissà cos’altro accadrà’ pensò Robin sorridendo sotto i baffi. Se erano solo questi gli effetti dell’isola c’era da stare tranquilli. Ma una vocina nella sua testa le diceva di non abbassare la guardia.
 
Zoro aprì gli occhi infastidito dalla strana sensazione che qualcuno lo stesse fissando. Gli bastò un secondo per ricordare tutto quello che era successo la sera prima e rovinargli il risveglio. Stranamente si ritrovò nella sua stanza, i conti non tornavano. Gli ci vollero dei secondo in più per rendersi conto di non essere da solo. Percepì l’inconfondibile odore di fumo e il suo nervosismo crebbe esponenzialmente.
“Che cosa ci fai nella mia stanza stupido cuoco?”
“E’ questo il modo di ringraziarmi per averti evitato un raffreddore da paura? Di notte tira una bella arietta sotto i SUOI mandarini.” gli rispose il biondino con una punta di irritazione.
“Non sono affari che ti riguardano, quindi non vedo perché dovrei ringraziarti.” La tensione era ormai evidente.
“Te lo chiederò solo una volta: che sta succedendo?”
“Te lo ripeto cuoco di serie b: non sono affari che ti rig…”
Lo spadaccino non fece in tempo a finire la frase che un calcio potente lo colpì in pieno viso bloccandolo contro la spalliera del letto. Non era il solito calcio sferrato durante una delle loro innumerevoli liti. Questo era stato dato per centrare il bersaglio e soprattutto fare male. Un colpo pieno di risentimento e odio. Un rivolo di sangue colò dalla bocca di Zoro preso alla sprovvista.
Con due occhi glaciali e la voce tremante Sanji si limitò a dire: “Toccala un’altra volta e sei morto. Tu devi starle lontano.” Ritirò il suo piede dalla gola dello spadaccino e si avviò verso l’uscita. Non fece in tempo a mettere la mano sul pomello che la porta si aprì di scatto e di fronte a lui si stagliò un’ombra dalle curve inconfondibili.
“Che diavolo state combinando qui?” Nami cercava di nascondere il panico della sua voce con scarsi risultati. Appena vide lo spadaccino seduto sul letto, con lo sguardo basso e la bocca insanguinata si portò la mani tremanti alla bocca per soffocare l’urlo che le stava premendo in gola. I suoi occhi sbarrati si posarono sul cuoco che le stava di fianco con lo stesso sguardo basso di Zoro.
“S..sanji-kun… C..che cosa…”
“Stanne fuori Nami-san. Per favore.” E se ne andò richiudendosi la porta alle spalle.
 
“Oi Sanji.” Un rimprovero quasi ringhiato. Rufy era appoggiato al muro con il cappello calato sugli occhi.
“Mi dispiace capitano. Era inevitabile. Sarà inevitabile” Fece qualche passo. “La colazione sarà pronta tra poco.”
E la cosa che rese tutto ancora più eloquente fu la mancata esultanza del capitano per l’imminente cibo in arrivo.
 
Il silenzio nella camera dello spadaccino si era fatto talmente pesante che nemmeno il baccano e l’allegria delle feste che organizzavano sulla nave sarebbe riuscito a riscaldare l’atmosfera. Nami non osava muovere un muscolo e rimaneva bloccata sulla porta.
“S..stai bene?”
Nessuna risposta. Nemmeno un cenno.
“Sei ferito?” la voce le uscì più stridula di quello che avrebbe desiderato.
Zoro continuò ad ignorarla, si alzò del letto avviandosi verso l’armadio per prendere dei vestiti puliti.
“Rispondimi idiota!” con un balzo la navigatrice gli si parò davanti e cominciò a scagliarsi contro il suo petto con pugni e schiaffi. “Non ignorarmi, ti prego.”
Fu questione di un attimo. Zoro le bloccò i polsi e la spinse contro l’anta dell’armadio. Era immobilizzata, senza via di fuga. Sentiva il suo fiato caldo sul collo. Una sensazione indescrivibile si impossessò di lei. Talmente potente e travolgente da farle provare dei capogiri e impedirle di muovere anche solo un dito. In quel momento si accorse di essere tremendamente stanca. Sia mentalmente che fisicamente. Stanca di trattenersi, stanca di rinchiudere emozioni e sentimenti in un angolo nascosto del suo cuore, stanca di fingere e stanca di non poter essere se stessa. Era la prima volta, da quando era entrata a pieno titolo nella ciurma, che si sentiva così. Precedentemente aveva vissuto per otto anni con quella sensazione di repressione e prigionia. Con Arlong.
Sentì improvvisamente la testa dello spadaccino alzarsi dalla sua spalla e avvicinarsi pericolosamente al suo viso. Le loro bocche erano praticamente a pochi centimetri l’una dall’altra e nella sua testa regnava il caos più totale tanto che, se qualcuno le avesse chiesto in quel momento come si chiamava, probabilmente non avrebbe saputo rispondere. Lo vedeva sempre più vicino, percepiva ormai il calore del suo fiato contro le sue labbra. Ogni centimetro che li separava sembrava potesse essere colmato dopo un’eternità e quella dolce tortura la stava letteralmente uccidendo.
“Noi non siamo NIENTE, Nami.” Zoro si era improvvisamente allontanato ma stringeva ancora la presa contro i suoi polsi.
“C...cosa?”
“Rispondendo alla tua domanda di ieri sera, noi non siamo niente. Siamo solo nakama, due persone che il destino ha voluto unire per permetterci di raggiungere il nostro sogno. Non possiamo ignorare che c’è attrazione tra di noi. Ma è pura attrazione fisica e dobbiamo superarla.” Detto questo la liberò dalla potente presa e la navigatrice riuscì per non si sa per quale miracolo a rimanere in equilibrio.
Dopo un momento di smarrimento la rossa trovò la lucidità per rispondere.
“Sono d’accordo con te. È normale credo, per la nostra età, per il fatto che stiamo a contatto molto tempo, per un sacco di motivi... La carne è debole e questa dannata isola amplifica il tutto e ci rende più vulnerabili. Ma si limita tutto a questo. E poi, tu non sei l’uomo che vorrei al mio fianco.” Parole dette senza pensare ma con un tono che risultava estremamente sincero.
Zoro si limitò a starsene in silenzio mentre si infilava la maglietta appena presa dall’armadio. Non trovava le parole per replicare o forse non voleva trovarle. Era meglio chiudere l’argomento, avevano già corso abbastanza rischi. L’unica cosa che riuscì a dire fu:
“E’ pronta la colazione. Faremo meglio ad andare prima che Rufy si mangi tutto.”
“Non ho fame ora. Vado in camera mia.”
Uscirono contemporaneamente dalla porta della camera e si diressero nelle direzioni opposte in un silenzio irreale e senza guardarsi indietro.
 
 
ANGOLO DI CASSY-CHAN.
 
E anche il quarto capitolo è andato. Se speravate che i nostri cari protagonisti cedessero alle tentazioni della carne trasformando questa FF in un racconto da censura immagino che sarete rimasti delusi. Eheheh lo so, sono proprio cattiva. Ma voglio farvi penare un altro po’ ^^ E poi l’attesa aumenta il desiderio no? XD
 
A parte il delirio da “Capodanno imminente” che ho appena dimostrato spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Come sempre, se avete un paio di minutini per recensire e dirmi cosa ne pensate mi fate molto contenta!
 
Una buona fine e un buon inizio dell’anno a tutti voi. Vi auguro che il 2011 sia pieno di soddisfazioni e sorprese!
 
- Stella94
  Grazie perché continui a seguirmi! Mi fa molto piacere. Un bacio
- Tre 88
   Spero che la tua curiosità venga (almeno in parte) saziata. Anche se questo mi sembra più un capitolo di “passaggio”. Prometto che nei prossimi la storia si farà più interessante e con delle novità! Baci
- SpiteFireScar
   Ho cercato di aggiornare il prima possibile! Buona lettura ^^
  
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