Ringrazio
Moon per avere già utilizzato questa splendida poesia
di Pablo Neruda in una
delle sue ff “Tre per Tre”. L’ho voluta riscrivere,
perché Neruda è uno dei miei poeti preferiti e perché
la sconvolgente sensualità dei suoi versi è davvero un inno alla gioia, alla
vita e all’amore.
A
tutti voi, grazie mille per leggere un pochettino la
mia storiella e ad maiora!
CAPITOLO II
Bimba
bruna e flessuosa, il sole che fa la frutta,
quello che riempie il
grano,
quello che piega le
alghe,
ha fatto il tuo corpo
allegro, i tuoi occhi luminosi
e la tua bocca che ha il sorriso
dell'acqua.
Un sole
nero e ansioso si attorciglia alle matasse
della tua nera chioma, quando allunghi
le braccia.
Tu giochi
con il sole come un ruscello
e lui ti lascia negli occhi due piccoli
stagni scuri.
Bimba
bruna e flessuosa, nulla mi avvicina a te.
Tutto da
te mi allontana, come dal mezzogiorno ...
Sei la
delirante gioventù dell'ape,
l'ebbrezza dell'onda, la forza della
spiga.
Eppure il mio corpo cupo ti cerca,
e amo il tuo corpo allegro, la tua
voce disinvolta e sottile.
Farfalla
bruna dolce e definitiva
come il campo di grano e il sole, il
papavero e l'acqua.
(P.Neruda)
La villa nella
quale si sarebbe tenuta la festa si trovava nel pieno
centro di Londra, nel lussuoso quartiere di Mayfair
ed era circondata da un parco e da una fitta e curata vegetazione. Un grosso
cancello di metallo di aprì silenziosamente per
consentire al taxi di percorrere il viottolo di accesso e lampade alogene
illuminavano il percorso con la loro fredda luce. Durante il tragitto Sandra si
era dilungata a spiegarle che l’abitazione era stata presa in affitto da una
nota star di Hollywood per ospitare lui e i suoi amici nel periodo che si
sarebbe trattenuto a Londra per la presentazione di una colossale produzione
cinematografica. Ashton aveva sentito parlare de “Il
Signore degli Anelli” e ne aveva visto la pubblicità
sui cartelloni fuori dai cinema ma la sua condizione di quasi indigente non le
aveva mai concesso il lusso di spendere dei soldi in un qualcosa di tanto
superfluo come il biglietto di un cinema. Quando lo
aveva fatto notare a Sandra, lei si era messa a ridere.
- Oh, non ti
preoccupare. Nessuno ti chiederà se hai visto il film
o se ti è piaciuto. Quando non sai cosa rispondere limitati a
sorridere. Vedrai che andrà tutto bene. -
Mentre il taxi
percorreva il parco buio dell’imponente residenza Ashton si augurò di tutto cuore che fosse così. Dalle
finestre aperte della villa proveniva una musica jazz ad alto volume e tutte le
luci dell’edificio erano accese. Sentiva il cuore battere talmente forte contro
il costato che si chiese se gli ospiti lo avrebbero visto palpitare sotto la
leggera seta del vestito.
In tutta la sua
giovane vita le uniche festicciole a cui aveva
partecipato erano i compleanni all’oratorio di padre Dowell
e il che era tutto un dire. Non era mai stata ad un evento tanto mondano ed
elegante e dovette fare un lungo respiro per cercare
di calmarsi.
Scese dall’auto a
fianco di Sandra e con il cuore in gola salì i pochi gradini che conducevano al
maestoso portone d’entrata della villa. Sulla soglia lasciò che i suoi occhi si
abituassero all’opulenza che caratterizzava quella splendida dimora.
Sandra le strinse
il braccio – Forza entriamo e ricordati quello che ti
ho detto. –
Ashton annuì impercettibilmente
e raddrizzò le spalle e la testa. Si trattava solo di non dare troppa
confidenza e mostrarsi gentili, no? Bene, ce l’avrebbe
fatta. Sorrise a Sandra e sotto il suo sguardo stupito per quella metamorfosi
entrò nel salone della villa, mentre gli occhi di tutti i presenti si
appuntavano su quella piccola regina delle fate.
Con un secco
movimento del polso Orlando scolò l’intero contenuto del suo bicchiere appena
prima di essere raggiunto da un Dominic Monaghan già su di giri e decisamente
più ubriaco di lui.
La villa era
confusamente animata da un centinaio di invitati che
avevano già dato l’assalto al ricco buffet e al tavolo degli alcolici e avevano
iniziato a ballare nella piccola pista adeguatamente attrezzata.
Lui si stava
annoiando a morte.
L’attore che
interpretava il ruolo di Merry nella trilogia del
Signore degli Anelli gli diede una robusta pacca sulla
spalla – Fiacca la serata, vero? – disse con aria saputa e con l’atteggiamento
di chi ha già trovato la soluzione – Ma non ti preoccupare, ci pensa lo zio Dom ad aggiustare
tutto. Ho deciso di fare una sorpresa ad Elijah ed ho
invitato un po’ di ragazze. –
Orlando alzò gli
occhi al cielo per metà divertito e per metà esasperato. Lij
aveva dato quella festa a Londra per ringraziare la produzione per lo splendido
lavoro fatto e per festeggiare l’uscita nelle sale britanniche dell’ultimo film
della trilogia e sapeva che sarebbe stato parecchio contrariato nello scoprire
che a quel ricevimento prestigioso e riservato erano
state introdotte delle ragazze che eufemisticamente
avrebbero potuto essere definite delle “accompagnatrici”.
Sì, perché quando Dom diceva di aver invitato delle ragazze a una festa queste costituivano generalmente una compagnia
allegra, disponibile e… a pagamento.
Scoccò un’occhiata
all’ignaro padrone di casa che in quel momento stava salutando due attrici sue
amiche e si versò di nuovo da bere dalla caraffa di liquore posata lì accanto
- Ti torcerà il
collo. – pronosticò con un mezzo sorriso.
- Non vorrai mettertici anche tu! – Dom sbuffò con sussiego – Questa festa ha bisogno di essere
ravvivata un po’ per i miei gusti. Direi che c’è proprio bisogno di una decina
di belle figliole a rallegrare l’atmosfera. –
Orlando scoppiò a
ridere – Per la verità non credo che Lij volesse che la sua festa si trasformasse in un’orgia. -
Dom assunse un’aria
vagamente contrariata – Ma che orgia! L’agenzia mi ha assicurato che le sue
accompagnatrici sono tutte bellissime e molto discrete. Sono pronto a
scommetterci le palle che, dopo che avrà visto la bionda che ho scelto
espressamente per lui, anche il nostro irreprensibile Hobbit
mi ringrazierà. -
- Dai Dom, non puoi fare sul serio! – Orlando lo fissò incredulo
per la trovata di quel pazzo scatenato – Non qui alla festa della produzione! -
- Ohh, sì! Alta il doppio di lui e
con un paio di tette da mandarlo in orbita. – gli spiegò, facendo un eloquente
gesto con le mani - Lo aspetta di sopra sdraiata sul suo letto con addosso
solo, e cito espressamente le parole del contratto che
ho firmato, un paio di calze autoreggenti di pizzo nero. -
Orlando iniziò a ridere – Gli verrà un infarto! -
- Se sopravvive domani bacerà la terra dove cammino. – ribatté
l’altro compiaciuto, scolando il bicchiere di champagne che aveva in mano. Poi
con aria complice diede di gomito ad Orlando, strizzandogli l’occhio – Per te
non ho scelto, so che preferisci le bionde ma ho pensato che per una sera,
magari, volevi un po’ variare. -
Orlando alzò le sopracciglia sinceramente divertito
- Non per
offenderti, ma le tue ragazze la danno via un po’
troppo facilmente per i miei gusti. -
- Meglio! – Dom non si lasciò scoraggiare dalla sua mancanza di entusiasmo – Così eviti di perdere del tempo prezioso a
chiedergliela! – Prese un altro bicchiere di champagne prima di impartigli quello che lui riteneva un saggio consiglio –
Amico, trovatene una che ti piaccia e divertiti. Ti assicuro che quelle fanno
venire l’ispirazione anche a un santo! -
- Dom… - Orlando lo guardò con espressione bonaria – Sono
puttane. -
- Oh, andiamo! – il
tono di voce di Dominic era un
misto tra l’incredulo e il divertito – Proprio tu, mister trasgressione, ti
metti a fare il moralista! Vuoi darmi a bere che non ti ricordi quando
l’anno scorso in albergo a Los Angeles sei finito in
camera con quelle due? Eri ubriaco marcio e non so
cosa tu possa avere combinato ma la mattina dopo quando sono venuto a
svegliarti per trascinarti alla conferenza stampa eri uno straccio e sembrava
che nel letto fosse passato un ciclone. -
Orlando gli scoccò
un’occhiata maliziosa – Erano due modelle di Vogue –
precisò - E… Dom, per la verità, non me lo ricordo neppure io. – ammise vagamente divertito.
- Appunto! - Dominic continuò imperterrito la sua filippica - Tu e Lij state diventando troppo bacchettoni per i miei gusti. Sempre lì impalati come due baccalà a queste feste che sono un
mortorio. Sempre abbrancati a qualche modella o attrice con la quale venite puntualmente fotografati e poi andate in giro con dei
musi dell’altro mondo perché quelle dopo avervela data vi scassano le palle
fino all’inverosimile. Devi imparare a rilassarti, ragazzo
mio, altrimenti ti verrà l’esaurimento nel giro di un anno. Una sana
scopata, ecco cosa ti ci vuole. – Si fermò un istante per tracannare un altro
sorso di champagne e sorridere ad una ragazza che gli fece un cenno di saluto.
La indicò con il mento come a riprova della sua teoria – Solo una scopata.
Niente lungaggini su quanto mi ami e cazzate varie. Ti piace, la prendi e te
la sbatti per bene fino a dimenticarti persino come ti chiami. -
Orlando gli scoccò
un’occhiata ironica
- Funziona sempre,
no? -
Dom assunse un’aria
soddisfatta - Garantito che il giorno dopo sei come nuovo. -
Orlando assunse un’aria concentrata, quasi stesse prendendo in
considerazione l’idea - Mah… non so – si divertì a stuzzicarlo – Dopotutto non
sono mai stato molto attratto dalle donne-oggetto… -
L’altro lo guardò
di traverso - Credi che ci sia tanta differenza tra le
ragazze che verranno qui stasera e alcune delle tue fans?
Quelle scatenate che quando ti vedono si strappano gli
abiti i dosso, ti mandano lettere piene di quella biancheria da far uscire gli
occhi fuori dalle orbite a un santo e che cercano di infilarsi nelle tue
mutande non appena ne hanno l’occasione? – gli sventolò un
dito sotto il naso – Queste per lo meno sono più oneste. Sai già cosa
aspettarti da loro e, soprattutto, - sottolineò con
aria saccente – non creano mai problemi. -
Orlando stava per
ribattere alla sua affermazione quando, dall’entrata principale del salone una
decina di ragazze splendide sciamarono lentamente
nella sala, come se avessero risposto ad un muto richiamo. Erano vestite con
abiti impalpabili e sofisticati e si sparpagliarono un
po’ ovunque, salutando gli ospiti, aggraziate e sensuali come tante farfalle
sopra un prato pieno di fiori.
Dominic gli lanciò
un’occhiata compiaciuta e Orlando si trovò suo malgrado a
tirare un sospiro di sollievo: per lo meno quella volta Dom
non le aveva raccattate direttamente dalla strada come era accaduto quella
volta a Los Angeles, alcuni mesi prima.
Un’alta donna
bionda vestita con uno strepitoso abito rosso si
avvicinò a Dominic, salutandolo con un lieve bacio
sulle labbra
- Ciao Dom, davvero una festa molto carina. -
- Sandra, sei
bellissima come sempre. – Dom le baciò
galantemente la mano con un gesto un tantino esagerato – Lui è il mio
amico Orlando. -
La donna accettò il
complimento con un sorriso leggero e si voltò verso l’alto uomo bruno. I suoi
occhi verde smeraldo si strinsero impercettibilmente, riconoscendolo – Ah,
Orlando Bloom, in persona. – mormorò compiaciuta
tendendogli la mano perfettamente curata.
Lui gliela strinse
con un sorriso e Sandra si scostò appena per lasciare intravedere ai due attori
la ragazza che la accompagnava – Posso presentarvi la mia amica Ashton? -
L’attenzione di entrambi gli uomini si appuntò sulla giovane in piedi
accanto a Sandra ma non appena Orlando la guardò in viso si irrigidì.
Su un volto dalla
pelle di porcellana linee precise, morbide curve e piccole convessità
disegnavano gli stessi delicati lineamenti che lui aveva creato e levigato fino
a formare un volto perfetto, il volto della “sua” Galatea. Era come se la
materia si fosse animata, spezzando l’immobilità che la teneva avvinta, e ora la sua bellezza di donna risplendeva vivida come un
fuoco improvvisamente acceso nell’oscurità. Un paio d’occhi di un azzurro cupo,
dello stesso colore degli zaffiri, percorsero il suo
viso consentendogli per la prima volta di osservare lo sguardo della “sua”
creatura, senza che questo fosse velato dalla fredda staticità della pietra. Nonostante la calma apparente che traspariva dai tratti del
viso, quegli occhi mobilissimi, frangiati da lunghe
ciglia nere, lo scrutarono intensamente e lui poté leggere una cauta
apprensione annidata sul fondo di quelle iridi lucenti.
Per un istante
cercò di valutarla freddamente ma, per quanto cercasse di cogliere delle
imperfezioni e delle differenze, nei tratti delicati del suo viso vedeva solo
il volto di Galatea.
Era di parecchio
più bassa di lui, dal momento che gli arrivava appena al mento, ma il suo corpo
minuto e flessuoso era splendidamente modellato come quello della statua che
lui aveva scolpito, appena velato dal tessuto morbido del vestito che disegnava
ogni soffice curva, la rotondità piena del seno, la vita sottile, i fianchi
snelli e armoniosi. A differenza di Galatea i capelli della ragazza erano
raccolti in una sofisticata acconciatura e Orlando si
chiese come sarebbe stato poterli sciogliere e farvi scorrere le mani
apprezzandone le ricche sfumature color mogano.
Desiderò sollevare
una mano e toccarla.
Si fissarono per un
lungo istante, come se Dominic, Sandra e il resto
degli occupanti della sala fossero scomparsi ai loro
occhi.
Lo sguardo di Ashton rimase incatenato a
quello invadente e scrutatore dell’uomo che sembrava conoscerla intimamente e
riuscire a penetrare oltre il sottile velo dei suoi vestiti come se già sapesse
quello che vi avrebbe trovato. Nessuno l’aveva mai osservata con quel luccichio
di intimità negli occhi e lei distolse lo sguardo
arrossendo leggermente.
Orlando fece un
passo verso di lei attirandosi lo sguardo divertito e complice di Dominic.
- E dire che non volevi scegliere! – esclamò divertito Dom, prendendolo in giro.
Il biondo attore
afferrò le mani sottili di Ashton
portandosele alle labbra con trasporto
- Complimenti Aston sei bellissima - la salutò
con un largo sorriso – ma dopotutto io conosco solo donne bellissime! - disse
lanciando un’occhiata a Sandra che rise divertita - In ogni
caso benvenuta, le amiche di Sandra sono anche amiche mie. Spero che lo stesso valga per te. Orlando è un mio carissimo
amico. -
La
ragazza sorrise leggermente davanti alla sua buffa espressione
- Certamente. -
rispose compita – Sono sicura che sarà una bella
serata. -
Orlando rimase
stupito dal comportamento della ragazza. Ashton non
aveva mostrato minimamente di averlo riconosciuto e per una volta sembravano
davvero essergli risparmiati i gridolini estatici o
le frasi del tipo “Ma tu sei proprio Orlando Bloom! Non ci posso credere!” con cui solitamente veniva gratificato. La serena compostezza di lei sembrava
quasi non appartenere a quell’ambiente e a tutta quella confusione.
Dom e Sandra si scambiarono uno sguardo d’intesa prima di allontanarsi
strettamente allacciati e Dom indicò loro il salone
con un ampio gesto del braccio da perfetto anfitrione
- Spero che vi
divertirete. – li salutò con un sorriso da ubriaco.
Ashton sorrise un tantino incerta – Grazie. -
Con una strizzatina d’occhio e un’espressione furba sul volto da
canaglia Dominic si allontanò con Sandra al fianco e Ashton la udì ridere mentre interrogava l’attore
- Allora Dom, si può sapere chi è il padrone di casa? –
Un tantino
preoccupata li guardò allontanarsi in mezzo agli ospiti ma l’uomo che Dominic aveva chiamato Orlando le mise una mano sotto il braccio
- Allora, Ashton, ti va di farmi compagnia per questa sera? -
Memore delle
istruzioni ricevute da Sandra lei annuì e Orlando le offrì una coppa di
champagne dal vassoio che un cameriere porgeva in giro per il salone.
- A una bella serata, allora – disse sollevando il calice
davanti a quello di lei.
Brindarono e Ashton assaggiò per la prima volta quel liquido ambrato ed
inebriante.
Lo
champagne era deliziosamente fresco e le accese immediatamente le guance di
colore. Lo sorseggiò lentamente e un tantino più tranquilla
si guardò attorno ammirando il salone superbamente arredato. Un gruppo di
divani di pelle era raccolto attorno al camino acceso al quale era appoggiato
un alto signore dai capelli brizzolati che in quel momento stava tenendo banco
ad un attento uditorio e su tutte le pareti erano appese numerose stampe di
varie dimensioni raffiguranti soggetti della Londra di fine Ottocento. Numerose
coppie avevano già affollato la pista da ballo e Ashton,
sentendosi come Cenerentola per una sola sera, si chiese
come sarebbe stato volteggiare fra le braccia di un affascinante cavaliere.
Sbirciò di
sottecchi il suo accompagnatore in un momento in cui egli si era distratto a
salutare un conoscente e dovette riconoscere che si trovava di fronte ad un
uomo incredibilmente bello.
I lineamenti severi
e un tantino spigolosi del viso erano mirabilmente scolpiti ma bastava un
sorriso appena accennato che gli arricciasse gli
angoli delle labbra perché l’espressione del suo volto venisse addolcita,
procurandogli anche una piccola fossetta sul lato destro della bella bocca.
La fronte era alta
e spaziosa e la mascella volitiva era segnata da una basetta sottile. Gli
zigomi pronunciati sopra le guance leggermente incavate erano forse la
caratteristica più affascinante di quel volto
maschile, mentre un naso importante e diritto si stagliava sopra le labbra
sottili e finemente cesellate.
Possedeva un’aura
di puro magnetismo che catalizzava su di sé gli sguardi della gente ed emanava
ondate di puro fascino maschile con la stessa disarmante naturalezza con la
quale la maggior parte degli uomini respirava. Nonostante fosse inverno il suo viso era abbronzato come se fosse appena
ritornato da una vacanza in qualche luogo esotico e i capelli scuri, piuttosto
lunghi, erano stati pettinati all’indietro e si arricciavano leggermente
attorno alle orecchie e alla base del collo.
Doveva essere di parecchi anni più vecchio di lei e dal modo in cui Sandra
lo aveva salutato era sicuramente personaggio famoso. Lo si
capiva anche dalla sicurezza ferma e quasi sensuale con cui accompagnava ogni
gesto o movimento ma, per quanto si sforzasse, Ashton
non ricordava di averlo visto in nessuna trasmissione televisiva.
Indossava un
completo scuro dal taglio sapiente che ne metteva in risalto l’altezza e la
bruna avvenenza, mentre una sottile maglietta grigia a girocollo sottolineava il torace ampio e muscoloso, la vita stretta e
il ventre saldo e piatto.
Accorgendosi di
averlo squadrato apertamente distolse gli occhi, imbarazzata per come aveva
indugiato su di lui in preda alla curiosità e, in quel momento, Orlando si
voltò e le sorrise compiaciuto, con l’aria del gatto che ha appena mangiato
l’incauto topolino.
Il sorriso che
balenò rapido sul suo volto bruno mise in mostra una
fila di denti bianchissimi e il cuore di lei diede un balzo come per
un’emozione improvvisa
- Dom aveva ragione, sei davvero molto
bella, Ashton -
Il suo nome
pronunciato da quella voce dal profondo timbro baritonale acquistava una
musicalità particolare e, quando alzò il capo, Orlando intrecciò lo sguardo con
quello di lei per la seconda volta quella sera. La magia si ripeté facendola
abbandonare alla travolgente seduzione che gli occhi scuri di lui sembravano
operare con tanta facilità. Magnetici e brucianti inghiottivano e consumavano
qualunque cosa percorressero, quasi nell’estremo
desiderio di godere di ogni più piccolo aspetto della vita ma, nei momenti di
calma, possedevano una sfumatura di morbido castano, screziato da alcune
venature più scure, come il miele denso e scuro.
- Sembri molto
giovane… - Orlando inclinò leggermente il capo di lato, come se cercasse di
indovinarne l’età – Quanti anni hai? Ventidue? Ventitre? -
Ashton sorrise
leggermente, segretamente compiaciuta di come quell’abito e quell’acconciatura sofisticata la facessero apparire più adulta
- Più o meno. –
ribatté misteriosa.
- Conosci già
qualcuno qui alla festa? -
Lei scosse il capo – Di solito non frequento queste occasioni
mondane. -
Chissà perché
quella semplice affermazione gli fece piacere e le sorrise di rimando,
impossessandosi della sua mano sottile mettendole via il bicchiere che ancora
stringeva fra le dita
- Immagino che
siamo qui per divertirci – disse con sciolta
naturalezza - che ne dici di ballare? -
Gli occhi color
zaffiro di Ashton brillarono
più lucenti che mai, rivelandogli quel suo ingenuo desiderio – Oh si, grazie! -
Orlando la condusse
sulla piccola pista da ballo e strinse fra le mani la vita sottile di lei,
mentre Ashton gli posava le mani sulle ampie spalle
rivestite dal fine tessuto della giacca. Iniziarono a muoversi lenti e
aggraziati, seguendo il ritmo della musica, come se avessero ballato insieme da
sempre. Formavano una coppia di una bellezza impressionante: lui alto, bruno e
virile e lei così eterea e sensuale, tanto che alcuni tra gli ospiti radunati
attorno alla pista si soffermarono ad ammirarli i silenzio.
Orlando sentiva il
corpo minuto di lei danzare leggero fra le sue braccia, senza cercarlo,
sfiorando appena il suo, ma quel tocco fuggevole, quasi una carezza, era più
stuzzicante di un qualsiasi contatto diretto e decisamente
molto più intrigante. Gli sembrò strano essere così attratto da una donna pochi
minuti dopo averla conosciuta ma, a prescindere dalla sua incredibile
rassomiglianza con Galatea, Ashton era bellissima,
sapeva parlare con proprietà e aveva modi gentili. Non aveva nulla della
smaccata sicurezza ostentata da Sandra e dalle altre accompagnatrici presenti
alla festa e l’emozione che riusciva a scorgere degli occhi
di lei sembrava piuttosto quella di una ragazzina alla sua prima festa
tra adulti. Ad una prima occhiata nessuno le avrebbe mai affibbiato l’etichetta
di accompagnatrice e Orlando concluse che la ragazza,
con tutti i suoi rossori e il suo comportamento dignitoso, ci sapeva davvero
fare.
Ashton non si accorse
affatto delle occhiate curiose che le venivano
rivolte.
Per lei esistevano
soltanto quelle braccia robuste che la circondavano, guidandola al ritmo
fantastico di quella musica che sembrava trascinarli senza sforzo, e il volto
bellissimo del suo cavaliere chino su di lei, quasi a sfiorarle la guancia con
la punta del mento.
Era Cenerentola al
ballo del principe, vestita con un abito luccicante, stretta tra le braccia di
un uomo che avrebbe incarnato il sogno di qualsiasi ragazza, e il suo cuore
sembrava non riuscire a contenere tutta quella profusione di gioia.
La musica finì e
Orlando si staccò da lei pur continuando a tenerle una mano possessivamente
posata sulla schiena appena velata dallo scialle sottile.
Ashton accettò tranquilla
il suo tocco e, dopo che si furono allontanati dalla pista affollata non
rifiutò il nuovo bicchiere di champagne che egli le mise fra le mani.
- E’ andata
piuttosto bene, direi – commentò Orlando, prendendo un
calice anche per sé – Non ti ho pestato i piedi e mi sembri ancora tutta
intera. Divertita? - chiese con un sorriso.
Ashton annuì felice
mentre lo champagne la faceva sentire
straordinariamente rilassata. Bevve cautamente un altro piccolo sorso e scoccò
un’occhiata curiosa a Orlando che buttava giù lo
champagne come se fosse stato acqua.
- Si, moltissimo –
rispose, sentendosi come la principessa delle fiabe – Non avevo
mai ballato così prima d’ora – confessò felice.
Orlando la condusse
al tavolo del buffet e rimase piuttosto perplesso dal fatto che la ragazza si
riempisse il piatto di tutte le leccornie esposte senza fare minimamente cenno
alla linea o ad una dieta da seguire. Ashton si
serviva con metodo, non trascurando nulla di quanto era stato esposto nei
grandi vassoi circolari, chiacchierando garbatamente con i camerieri incaricati
del servizio. Rimase deliziata di fronte alle crespelle al salmone.
- C’è da mangiare
per un intero reggimento – commentò manovrando con
destrezza le posate e servendosi abbondantemente – Ne vuoi? – gli chiese,
reggendo fra le mani la pinza di portata. Orlando annuì e poco dopo si trovò
fra le mani un piatto pieno fino all’inverosimile.
Si mise a ridere – Non riuscirò mai a mangiare tutta questa
roba. – esclamò e anche Ashton si trovò suo malgrado a fissargli il piatto. Non poté trattenere una
smorfia divertita.
- Forse ho un po’
esagerato – ammise e Orlando restituì il piatto al
cameriere per riceverne in cambio uno con porzioni più modeste.
- Sono molto
lusingato del fatto che tu volessi darmi così tanto da
mangiare – le disse con aria maliziosa – di solito chi offre del cibo è una
persona molto… generosa. -
Lei non parve rilevare
il doppio senso contenuto nella sua frase e si strinse nelle spalle.
- E’ un peccato non
poter assaggiare tutte queste cose buone – dichiarò,
rivelando uno spiccato senso pratico – anche perché domani penserò a questa
cena e rimpiangerò ogni singola portata. -
Lui la fissò
attentamente per un istante
- Che cosa fai nella vita, Ashton…
oltre a questo, intendo dire? -
Lei lanciò
un’occhiata distratta alla stanza come se quel mondo in realtà non le
appartenesse affatto - Studio – rispose rimanendo sul vago e appoggiando il
piatto su uno dei tanti tavolini che la ditta del rinfresco aveva sparso qua e
la per la stanza – Ma non mangi? – chiese, dopo alcune
forchettate, rendendosi conto che lui era rimasto a guardarla in silenzio.
Orlando scosse
lentamente il capo
- Preferisco
guardare te. -
Memore delle
istruzioni ricevute da Sandra Ashton non arrossì -
Puoi fare entrambe le cose contemporaneamente – replicò
con disarmante naturalezza, riprendendo a mangiare e facendolo sorridere. Per
tutta risposta Orlando prese due calici di champagne da un vassoio che il
cameriere gli stava porgendo e gliene tese uno
- Al nostro
incontro di stasera – disse, sfiorando il bordo del suo bicchiere con il
proprio – e a tutte le cose che si possono fare
contemporaneamente. – concluse in modo bizzarro.
Ashton bevve un sorso di
champagne e poi, incoraggiata dallo sguardo di lui che
non la lasciava per un solo istante, sorrise.
Fu come se l’intera
stanza si fosse illuminata dello splendore radioso del suo sorriso e Orlando rimase
per un istante senza fiato. Nessuna altra donna quella sera avrebbe mai potuto
competere con quella piccola fata dai capelli scuri e dagli occhi scintillanti
e una sferzata di desiderio prepotente e inaspettato gli incendiò
i lombi. Decise che sarebbe stata sua e chinò il volto ad aspirare il lieve
profumo di gelsomini che emanavano i suoi capelli
- Sei bellissima. –
le ripeté piano, incrociando lo sguardo con quello luminoso di lei.
Ashton gli scoccò un’occhiata perplessa – Deve essere merito del vestito
– spiegò seria - Non ne ho mai indossato uno così prima d’ora. -
L’aveva detto con
tale ingenua fiducia che per un attimo Orlando fu
tentato di crederle.
Si dette
mentalmente dello stupido. Accompagnatrici di quel livello avevano
probabilmente gli armadi pieni di abiti costosissimi e
il vestito di Ashton non era differente da quelli
indossati dalle sue colleghe.
Interpretò quella
frase come la battuta di un copione che la ragazza stava recitando a suo
esclusivo beneficio e sorrise con condiscendenza.
A differenza di
Sandra e delle altre sue colleghe, Ashton appariva estremamente giovane e vulnerabile, una sorta di ragazzina
che avesse messo per la prima volta i panni di un’adulta, e la sua innata
sensualità mista a quel sentore di innocenza la rendevano estremamente
desiderabile, accrescendo l’alone di mistero che al circondava.
Stava recitando la
parte della fanciulla ingenua che andava sedotta con
tutti i sacri crismi?
Ebbene lui l’avrebbe
accontentata! Era o non era, Orlando Bloom, l’attore?
L’alcool che aveva
bevuto gli ottenebrava un tantino i sensi e per un attimo l’immagine di Galatea
si sovrappose a quella ben più viva e reale di Ashton. Sentì il desiderio scorrergli impetuoso nelle vene
al pari di un forte liquore e chinò leggermente il volto sopra quello di lei fino a percepire un lieve profumo di gelsomino
esalare dai suoi capelli.
- C’è troppa
confusione qui. – disse con un sorriso e uno sguardo lanciato da dietro quelle
folte ciglia scure - Mi chiedevo se ti andava di fare
una passeggiata sul terrazzo del piano di sopra. -
Ashton aggrottò
un tantino la fronte – Dovrei dirlo a Sandra… - mormorò esitante.
Lui le indicò
l’amica che in quel momento stava ballando sfrenatamente con Dominic Moneghan. Sorrise.
- E’ parecchio
impegnata adesso – disse con un luccichio di intensa
soddisfazione negli occhi scuri – Non staremo via molto. Ho bevuto troppo e ho
solo bisogno di prendere una boccata d’aria e schiarirmi le idee. -
Ashton vide Dominic posare un bacio sulla sua spalla nuda di Sandra e
non riuscì a risolversi di andare a disturbarli. Annuì titubante e si lasciò
condurre tra la gente. La mano ferma di Orlando sotto
il suo gomito era una stretta delicata ma salda che le impediva di allontanarsi
dal suo fianco ma, quando giunsero ai piedi della scala che portava al piano
superiore, lui la prese per mano, intrecciando le lunghe dita snelle alle sue.
Salirono in silenzio e scivolarono sulla terrazza attraverso le vetrate aperte.
Lungo tutto il perimetro della villa si aprivano le portefinestre delle camere
da letto che Lij aveva generosamente lasciato a
disposizione dei propri ospiti e Orlando si mosse in quella direzione.
L’aria era fredda e
Ashton si strinse sulle spalle il leggero scialle
trasparente. Le girava un tantino la testa per via dello
champagne a cui non era abituata e alzò lo sguardo verso l’alto ad ammirare il
cielo. La notte era scura e la volta celeste si stendeva magnifica sopra di
loro illuminata da poche stelle che sembravano piccoli fari accesi
nell’oscurità. In lontananza e ovattati si udivano i rumori e la musica della
festa.
Orlando le prese
nuovamente la mano portandosela alle labbra e la trascinò
verso una portafinestra aperta. Ashton sorrise e,
confusamente, pensò che egli assomigliava sempre di
più al principe azzurro delle fiabe. Lo seguì all’interno della stanza e prima
che i suoi occhi si abituassero all’oscurità che vi regnava lo sentì rovesciare
il palmo della sua mano e passarvi sopra un dito lentamente, quasi come se lui
avesse potuto leggere il futuro nelle linee leggere che lo segnavano.
Si lasciò sfuggire un sospiro a quella lieve carezza
- Cosa vedi? – disse, sfilando via la mano da quella di lui –
La mia stella della fortuna, forse? -
Orlando aggrottò un
tantino la fronte meravigliato, perché, per quanto
sottile e affusolata, la mano di lei non era morbida e curata come avrebbe
dovuto essere quella di un’accompagnatrice o una studentessa, ammesso che fosse
vero. Le unghie rosa erano tagliate corte e prive di smalto e sul palmo alcuni
piccoli calli segnavano dei rilievi sulla pelle sottile. In un altro momento,
forse, avrebbe perso del tempo ad interrogarsi su quello strano particolare ma
la silhuette
del corpo di Ashton si
stagliò contro il tenue bagliore della luce che proveniva dall’esterno, appena
velato dalla seta trasparente.
L’alcool si mescolò
al desiderio e la brama di lei divenne un’impellente
bisogno da saziare, incendiandogli i sensi.
Un sorriso lento e
seducentemente calcolato si aprì sul suo viso e Ashton
vide il biancore del suo sorriso da lupo balenare nell’ombra. Le girò attorno
proprio come una fiera pregusta una preda prelibata e giunto
alle sue spalle le posò entrambe le mani alla base del collo, sfiorandole
l’orecchio con le labbra
- Sì – mormorò
rauco – E sono io il tuo destino, questa sera. -
Il calore dei palmi di lui sulla pelle e il tocco intimo di quelle dita
che sfioravano le corde sensibili della nuca le fecero battere il cuore
all’impazzata e contemporaneamente sul viso di Ashton
si dipinse un’espressione di sgomento.
Distinse la sagoma
del letto a due piazze tra le ombre che avvolgevano la stanza e improvvisamente
si rese conto di essere rimasta maldestramente intrappolata nella tana di
quell’astuto profittatore e di non avere armi per contrastarne la ferrea
volontà.
Impaurita si scostò
da lui e si voltò indietreggiando di alcuni passi.
- Non credo sia una
buona idea rimanere qui – si costrinse a dire,
cercando di nascondere il nervosismo che le faceva tremare la voce – Sandra mi
starà cercando… -
Orlando emise un
risolino basso e divertito, mentre avanzava sicuro costringendola ad
indietreggiare per evitare il sicuro contatto
- A quest’ora
Sandra sarà occupata con Dom – replicò,
bloccandole ogni via di fuga attraverso la portafinestra aperta con il suo
corpo – E noi due abbiamo di meglio a cui pensare. -
Ashton impallidì di
fronte alle ormai ovvie intenzioni dell’uomo e cercò di sfuggirgli aggirandolo
di lato ma Orlando appoggiò le mani contro la porta circondandola con le
proprie braccia e costringendola ad appiattirsi contro il pannello di legno.
Con incrollabile fermezza abbassò il volto nel tentativo di catturarle le
labbra in un bacio.
- No, ti prego! – Ashton girò il volto di lato di scatto,
mandando a vuoto i suoi propositi – Per favore, lasciami! -
Orlando aggrottò la
fronte un tantino contrariato. Nella sua mente ottenebrata dall’alcool non era
previsto che la “sua” Galatea gli resistesse e, giunti a questo punto, non
l’avrebbe lasciata andare per nulla la mondo. Ne scrutò attento
il pallido volto contratto e improvvisamente gli parve di intuire qual fosse il
problema.
Quella non era
Galatea! Era una delle ragazze di Dominic!
Infilò la mano
nella tasca interna della giacca e sfilò dal portafogli uno spesso mazzetto di
banconote, lasciandole cadere sul ripiano del cassettone
- Credo che queste
possano bastare. -
Ashton sgranò gli occhi
di fronte a tutto quel denaro e davanti alle chiare intenzioni dell’uomo raddoppio la propria convinzione nel cercare al più presto
una via d’uscita da quella situazione imbarazzante. Cercò di rimanere calma proprio come Sandra le aveva suggerito e lo fermò di nuovo
- Non voglio i tuoi
soldi – ribatté seria, cercando di essere convincente
e al contempo di difendersi dagli attacchi di lui che tentò nuovamente di
baciarle le labbra – Lasciami uscire, ti
prego. -
Orlando inclinò
leggermente la testa da un lato come se riflettesse. Il desiderio gli scorreva
bruciante nelle vene e in quel momento non sarebbe riuscito
a lasciare andare quella piccola fata senza sentirsi strappare le viscere dal
ventre.
Era Galatea, era
sua, e non avrebbe accettato un rifiuto.
Scostò le braccia
dalla porta e si raddrizzò come per lasciarla libera
- Allora, forse,
questo ti piacerà di più. – disse sfilandosi dall’anulare
destro una fascia d’oro con degli strani simboli incisi sopra – Ogni attore
della “Compagnia dell’anello” ne ha uno. E’ un pezzo unico e adesso è
tuo. – mormorò con voce impastata – Se parli con un collezionista ti assicuro che vale più di quanto tu possa immaginare. -
Ashton non capì un
accidente di quello strano discorso ma, prima che potesse in qualche modo
replicare, Orlando le fece scivolare il gioiello al dito medio della sua mano
sinistra e l’attirò a sé in un unico fluido gesto. Le sue braccia muscolose
scivolarono come fasci d’acciaio attorno alla vita
sottile di lei, premendola contro il suo corpo e, senza tanti preamboli, sbatté
le labbra sulle sue.
Ashton rimase impietrita,
le braccia tese lungo i fianchi, troppo stupita e sconvolta per reagire.
Avrebbe dovuto dibattersi e allontanarsi da quell’uomo pericoloso e determinato
ma la paura che paralizzava ogni suo movimento si mescolò all’incredibile
fiotto di piacere che le attraversò il corpo come una saetta al contatto con le
labbra di lui.
Orlando la strinse
a sé, facendo aderire il suo corpo alle morbide curve di quello di lei. La sua
lingua si mosse invadente e scandalosamente erotica, saggiando gli oscuri
recessi della bocca della ragazza, seducente e ipnotica, plasmando le labbra
contro quelle soffici di lei, cercando, esigendo una
risposta appassionata.
Il corpo di Ashton venne percorso da
tremiti violenti mentre tutta la sua innocenza veniva spazzata via da quel
bacio selvaggio e lascivo. Nella sua ingenuità aveva sempre immaginato il suo
primo bacio come qualcosa di delicato da cui trasparisse
affetto e sentimento e non era certo preparata a quella devastante esplosione
dei sensi che il bacio di Orlando aveva scatenato.
Le mani di lui percorsero avide la sua schiena appena velata in
una lunga e sensuale carezza e lo scialle trasparente cadde a terra sotto il
suo tocco sicuro, esponendo a carezze appassionate la pelle serica delle
spalle, la vita sottile, la liscia setosità
dell’incavo delle reni.
Ashton sgranò gli occhi sconvolta, sentendo le sue mani vagare sulla sua
pelle nuda e si dibatté cercando di sottrarsi a quell’abbraccio soffocante.
Voltò il viso di lato impedendogli di baciarla ancora ma con il fianco sfiorò
senza volerlo il bacino di lui, incontrando la prova
evidente della sua passione scatenata. Si voltò di scatto arrossendo violentemente
e vide il fuoco negli occhi scuri di lui divampare incontrollato. Impaurita
prese a dimenarsi per sfuggire alla sua presa ma l’uomo parve non fare caso ai
suoi deboli tentativi, annullando senza fatica ogni sua resistenza. Le sue
labbra tracciarono una scia di baci ardenti sulla guancia fino alla delicata
conchiglia dell’orecchio, per poi scendere lungo la colonna della gola sotto la
quale il suo cuore impazzito palpitava in battiti frenetici.
Terrorizzata
raddoppiò i suoi sforzi ma la determinazione di Orlando
sembrava non avere limiti. Il suo pollice le sfiorò la spalla sinistra e la
catenella d’argento che reggeva sul davanti il corpetto dell’abito si sganciò
ubbidiente sotto le sue dita abili. Il tessuto sottile scivolò via dalla sua
pelle, esponendo completamente la morbida rotondità di un seno allo sguardo
rapace di lui.
Orlando smise per
un attimo di baciarla e i suoi occhi si appuntarono sullo splendore di quel
globo d’avorio dalla punta delicata di un pallido rosa, ammirandone la
perfezione ora finalmente esposta al suo sguardo. I suoi occhi bruciarono
fiammeggianti la pelle d’alabastro e Ashton
boccheggiò stupita e sconvolta quando il palmo caldo della mano
di lui racchiuse a coppa il suo seno, fregando leggermente il morbido
capezzolo.
Lacrime pungenti le
affollarono gli occhi annebbiandole la vista e con un gemito strozzato fece
forza contro il petto solido di lui, divincolandosi. Alzò il braccio per
allontanarlo e il suo pugno sollevato alla cieca e ornato dal pesante anello si
abbatté con forza sul suo naso, colpendolo. Colto di sorpresa dalla sua brusca
reazione e dal dolore improvviso Orlando la lasciò andare con un gemito
tenendosi il naso con una mano.
Libera!
Le braccia
dell’uomo non la stringevano più e senza voltarsi indietro Ashton
si strinse al petto il lembo del vestito e afferrò lo scialle trasparente. Non
si voltò neppure un istante a constatare le sue
condizioni e aprì con foga la porta della camera da letto facendola sbattere
contro la parete. Senza trattenersi a sistemare il
vestito volò giù per le scale sotto lo sguardo stupito e vacuo di qualche
invitato un po’ alticcio.
Doveva andarsene!
Vide
Sandra sulla porta, al braccio di Dominic Moneghan, e la chiamò con la forza della disperazione.
La donna si voltò e
le sorrise un tantino brilla. Con una rapida occhiata
notò la spallina slacciata dell’abito e lo scialle trasparente dentro il quale Ashton sembrava volersi sprofondare ma non fece commenti
sullo stato del suo abbigliamento e su quello che poteva essere successo.
Le posò una mano
sulla schiena tremante e la spinse con nonchalance
davanti a sé - Eccoti qui, Ashton. Ci chiedevamo dove
fossi finita. – disse calma a beneficio del suo
accompagnatore – Andiamo via. Si è fatto tardi e la festa è finita
ormai. – le sussurrò piano.
Ashton annuì e si
affrettò verso la porta. Non osava voltarsi indietro. Poteva quasi sentire i
passi di Orlando Bloom
scendere veloci le scale per raggiungerla e non vedeva l’ora di mettere quanta
più strada possibile tra lei e quell’essere diabolico.
Si
infilò
in fretta nella limousine nera e respirò di sollievo quando l’auto si mosse
lasciandosi alle spalle il giardino della villa di Elijah
Wood senza che nessun uomo inferocito scendesse dal
piano superiore tentando di raggiungerla.
Sprofondò nel morbido
sedile di pelle cercando di ignorare un ubriaco Dominic
Monaghan che tentava di infilare le mani nella
scollatura di Sandra senza trovare alcuna valida resistenza e sentì le lacrime
cocenti colare inarrestabili sulle sue guance e caderle in grembo, macchiando
la morbida seta del vestito. La festa era stata un disastro e lei non avrebbe mai dovuto parteciparvi.
L’anello d’oro con
i simboli elfici le andava parecchio largo e Ashton strinse il pugno per impedire che scivolasse via.
Quell’uomo l’aveva
erroneamente creduta una prostituta al pari di Sandra e come tale l’aveva
trattata, non facendosi alcuno scrupolo nel tentare di sedurla, ricompensandola
con quel gioiello.
E lei glielo aveva
quasi permesso!
Ashton rabbrividì
disgustata, sperando in cuor suo di riuscire a dimenticare al più presto
quell’avvenimento orribile. Fuori dal finestrino
dell’auto le luci della città scorrevano davanti ai suoi occhi mentre una
sensazione angosciante si faceva strada nella mente e arrivava fino al cuore.
Quella sera aveva lottato ed era stata solo pura fortuna se era riuscita ad
evitare le conseguenze di quella seduzione sconsiderata ma in quella stanza e
fra le braccia di Orlando aveva percepito per la prima
volta il desiderio scuotere il suo giovane corpo e aveva perso del tutto ogni
traccia di innocenza.