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Autore: Anjulie    13/12/2005    1 recensioni
A volte si cerca nella vita qualcuno da amare e, a volte, non lo si cerca affatto ma capita... l'importante è che sia sempre l'altra metà del cielo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Dominic Monaghan, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio Moon per avere già utilizzato questa splendida poesia di Pablo Neruda in una delle sue ff “Tre per Tre”. L’ho voluta riscrivere, perché Neruda è uno dei miei poeti preferiti e perché la sconvolgente sensualità dei suoi versi è davvero un inno alla gioia, alla vita e all’amore.

A tutti voi, grazie mille per leggere un pochettino la mia storiella e ad maiora!

 

CAPITOLO II

 

Bimba bruna e flessuosa, il sole che fa la frutta,

 quello che riempie il grano,

 quello che piega le alghe,

 ha fatto il tuo corpo allegro, i tuoi occhi luminosi

e la tua bocca che ha il sorriso dell'acqua.

Un sole nero e ansioso si attorciglia alle matasse

della tua nera chioma, quando allunghi le braccia.

Tu giochi con il sole come un ruscello

e lui ti lascia negli occhi due piccoli stagni scuri.

Bimba bruna e flessuosa, nulla mi avvicina a te.

Tutto da te mi allontana, come dal mezzogiorno ...

Sei la delirante gioventù dell'ape,

l'ebbrezza dell'onda, la forza della spiga.

Eppure il mio corpo cupo ti cerca,

e amo il tuo corpo allegro, la tua voce disinvolta e sottile.

Farfalla bruna dolce e definitiva

come il campo di grano e il sole, il papavero e l'acqua.

(P.Neruda)

 

La villa nella quale si sarebbe tenuta la festa si trovava nel pieno centro di Londra, nel lussuoso quartiere di Mayfair ed era circondata da un parco e da una fitta e curata vegetazione. Un grosso cancello di metallo di aprì silenziosamente per consentire al taxi di percorrere il viottolo di accesso e lampade alogene illuminavano il percorso con la loro fredda luce. Durante il tragitto Sandra si era dilungata a spiegarle che l’abitazione era stata presa in affitto da una nota star di Hollywood per ospitare lui e i suoi amici nel periodo che si sarebbe trattenuto a Londra per la presentazione di una colossale produzione cinematografica. Ashton aveva sentito parlare de “Il Signore degli Anelli” e ne aveva visto la pubblicità sui cartelloni fuori dai cinema ma la sua condizione di quasi indigente non le aveva mai concesso il lusso di spendere dei soldi in un qualcosa di tanto superfluo come il biglietto di un cinema. Quando lo aveva fatto notare a Sandra, lei si era messa a ridere.

- Oh, non ti preoccupare. Nessuno ti chiederà se hai visto il film o se ti è piaciuto. Quando non sai cosa rispondere limitati a sorridere. Vedrai che andrà tutto bene. -

Mentre il taxi percorreva il parco buio dell’imponente residenza Ashton si augurò di tutto cuore che fosse così. Dalle finestre aperte della villa proveniva una musica jazz ad alto volume e tutte le luci dell’edificio erano accese. Sentiva il cuore battere talmente forte contro il costato che si chiese se gli ospiti lo avrebbero visto palpitare sotto la leggera seta del vestito.

In tutta la sua giovane vita le uniche festicciole a cui aveva partecipato erano i compleanni all’oratorio di padre Dowell e il che era tutto un dire. Non era mai stata ad un evento tanto mondano ed elegante e dovette fare un lungo respiro per cercare di calmarsi.

Scese dall’auto a fianco di Sandra e con il cuore in gola salì i pochi gradini che conducevano al maestoso portone d’entrata della villa. Sulla soglia lasciò che i suoi occhi si abituassero all’opulenza che caratterizzava quella splendida dimora.

Sandra le strinse il braccio – Forza entriamo e ricordati quello che ti ho detto. –

Ashton annuì impercettibilmente e raddrizzò le spalle e la testa. Si trattava solo di non dare troppa confidenza e mostrarsi gentili, no? Bene, ce l’avrebbe fatta. Sorrise a Sandra e sotto il suo sguardo stupito per quella metamorfosi entrò nel salone della villa, mentre gli occhi di tutti i presenti si appuntavano su quella piccola regina delle fate. 

 

Con un secco movimento del polso Orlando scolò l’intero contenuto del suo bicchiere appena prima di essere raggiunto da un Dominic Monaghan già su di giri e decisamente più ubriaco di lui.

La villa era confusamente animata da un centinaio di invitati che avevano già dato l’assalto al ricco buffet e al tavolo degli alcolici e avevano iniziato a ballare nella piccola pista adeguatamente attrezzata.

Lui si stava annoiando a morte.

L’attore che interpretava il ruolo di Merry nella trilogia del Signore degli Anelli gli diede una robusta pacca sulla spalla – Fiacca la serata, vero? – disse con aria saputa e con l’atteggiamento di chi ha già trovato la soluzione – Ma non ti preoccupare, ci pensa lo zio Dom ad aggiustare tutto. Ho deciso di fare una sorpresa ad Elijah ed ho invitato un po’ di ragazze. –

Orlando alzò gli occhi al cielo per metà divertito e per metà esasperato. Lij aveva dato quella festa a Londra per ringraziare la produzione per lo splendido lavoro fatto e per festeggiare l’uscita nelle sale britanniche dell’ultimo film della trilogia e sapeva che sarebbe stato parecchio contrariato nello scoprire che a quel ricevimento prestigioso e riservato erano state introdotte delle ragazze che eufemisticamente avrebbero potuto essere definite delle “accompagnatrici”.

Sì, perché quando Dom diceva di aver invitato delle ragazze a una festa queste costituivano generalmente una compagnia allegra, disponibile e… a pagamento.

Scoccò un’occhiata all’ignaro padrone di casa che in quel momento stava salutando due attrici sue amiche e si versò di nuovo da bere dalla caraffa di liquore posata lì accanto

- Ti torcerà il collo. – pronosticò con un mezzo sorriso.

- Non vorrai mettertici anche tu! – Dom sbuffò con sussiego – Questa festa ha bisogno di essere ravvivata un po’ per i miei gusti. Direi che c’è proprio bisogno di una decina di belle figliole a rallegrare l’atmosfera. –

Orlando scoppiò a ridere – Per la verità non credo che Lij volesse che la sua festa si trasformasse in un’orgia. -

Dom assunse un’aria vagamente contrariata – Ma che orgia! L’agenzia mi ha assicurato che le sue accompagnatrici sono tutte bellissime e molto discrete. Sono pronto a scommetterci le palle che, dopo che avrà visto la bionda che ho scelto espressamente per lui, anche il nostro irreprensibile Hobbit mi ringrazierà. - 

- Dai Dom, non puoi fare sul serio! – Orlando lo fissò incredulo per la trovata di quel pazzo scatenato – Non qui alla festa della produzione! -

- Ohh, sì! Alta il doppio di lui e con un paio di tette da mandarlo in orbita. – gli spiegò, facendo un eloquente gesto con le mani - Lo aspetta di sopra sdraiata sul suo letto con addosso solo, e cito espressamente le parole del contratto che ho firmato, un paio di calze autoreggenti di pizzo nero. -

Orlando iniziò a ridere – Gli verrà un infarto! -

- Se sopravvive domani bacerà la terra dove cammino. – ribatté l’altro compiaciuto, scolando il bicchiere di champagne che aveva in mano. Poi con aria complice diede di gomito ad Orlando, strizzandogli l’occhio – Per te non ho scelto, so che preferisci le bionde ma ho pensato che per una sera, magari, volevi un po’ variare. -

Orlando alzò le sopracciglia sinceramente divertito

- Non per offenderti, ma le tue ragazze la danno via un po’ troppo facilmente per i miei gusti. -

- Meglio! – Dom non si lasciò scoraggiare dalla sua mancanza di entusiasmo – Così eviti di perdere del tempo prezioso a chiedergliela! – Prese un altro bicchiere di champagne prima di impartigli quello che lui riteneva un saggio consiglio – Amico, trovatene una che ti piaccia e divertiti. Ti assicuro che quelle fanno venire l’ispirazione anche a un santo! -

- Dom… - Orlando lo guardò con espressione bonaria – Sono puttane. -

- Oh, andiamo! – il tono di voce di Dominic era un misto tra l’incredulo e il divertito – Proprio tu, mister trasgressione, ti metti a fare il moralista! Vuoi darmi a bere che non ti ricordi quando l’anno scorso in albergo a Los Angeles sei finito in camera con quelle due? Eri ubriaco marcio e non so cosa tu possa avere combinato ma la mattina dopo quando sono venuto a svegliarti per trascinarti alla conferenza stampa eri uno straccio e sembrava che nel letto fosse passato un ciclone. - 

Orlando gli scoccò un’occhiata maliziosa – Erano due modelle di Vogue – precisò - E… Dom, per la verità, non me lo ricordo neppure io. – ammise vagamente divertito.

- Appunto! - Dominic continuò imperterrito la sua filippica - Tu e Lij state diventando troppo bacchettoni per i miei gusti. Sempre lì impalati come due baccalà a queste feste che sono un mortorio. Sempre abbrancati a qualche modella o attrice con la quale venite puntualmente fotografati e poi andate in giro con dei musi dell’altro mondo perché quelle dopo avervela data vi scassano le palle fino all’inverosimile. Devi imparare a rilassarti, ragazzo mio, altrimenti ti verrà l’esaurimento nel giro di un anno. Una sana scopata, ecco cosa ti ci vuole. – Si fermò un istante per tracannare un altro sorso di champagne e sorridere ad una ragazza che gli fece un cenno di saluto. La indicò con il mento come a riprova della sua teoria – Solo una scopata. Niente lungaggini su quanto mi ami e cazzate varie. Ti piace, la prendi e te la sbatti per bene fino a dimenticarti persino come ti chiami. -

Orlando gli scoccò un’occhiata ironica

- Funziona sempre, no? -

Dom assunse un’aria soddisfatta - Garantito che il giorno dopo sei come nuovo. -

Orlando assunse un’aria concentrata, quasi stesse prendendo in considerazione l’idea - Mah… non so – si divertì a stuzzicarlo – Dopotutto non sono mai stato molto attratto dalle donne-oggetto… -

L’altro lo guardò di traverso - Credi che ci sia tanta differenza tra le ragazze che verranno qui stasera e alcune delle tue fans? Quelle scatenate che quando ti vedono si strappano gli abiti i dosso, ti mandano lettere piene di quella biancheria da far uscire gli occhi fuori dalle orbite a un santo e che cercano di infilarsi nelle tue mutande non appena ne hanno l’occasione? – gli sventolò un dito sotto il naso – Queste per lo meno sono più oneste. Sai già cosa aspettarti da loro e, soprattutto, - sottolineò con aria saccente – non creano mai problemi. -

Orlando stava per ribattere alla sua affermazione quando, dall’entrata principale del salone una decina di ragazze splendide sciamarono lentamente nella sala, come se avessero risposto ad un muto richiamo. Erano vestite con abiti impalpabili e sofisticati e si sparpagliarono un po’ ovunque, salutando gli ospiti, aggraziate e sensuali come tante farfalle sopra un prato pieno di fiori.

Dominic gli lanciò un’occhiata compiaciuta e Orlando si trovò suo malgrado a tirare un sospiro di sollievo: per lo meno quella volta Dom non le aveva raccattate direttamente dalla strada come era accaduto quella volta a Los Angeles, alcuni mesi prima.

Un’alta donna bionda vestita con uno strepitoso abito rosso si avvicinò a Dominic, salutandolo con un lieve bacio sulle labbra

- Ciao Dom, davvero una festa molto carina. -

- Sandra, sei bellissima come sempre. – Dom le baciò galantemente la mano con un gesto un tantino esagerato – Lui è il mio amico Orlando. -

La donna accettò il complimento con un sorriso leggero e si voltò verso l’alto uomo bruno. I suoi occhi verde smeraldo si strinsero impercettibilmente, riconoscendolo – Ah, Orlando Bloom, in persona. – mormorò compiaciuta tendendogli la mano perfettamente curata.

Lui gliela strinse con un sorriso e Sandra si scostò appena per lasciare intravedere ai due attori la ragazza che la accompagnava – Posso presentarvi la mia amica Ashton? -

L’attenzione di entrambi gli uomini si appuntò sulla giovane in piedi accanto a Sandra ma non appena Orlando la guardò in viso si irrigidì.

Su un volto dalla pelle di porcellana linee precise, morbide curve e piccole convessità disegnavano gli stessi delicati lineamenti che lui aveva creato e levigato fino a formare un volto perfetto, il volto della “sua” Galatea. Era come se la materia si fosse animata, spezzando l’immobilità che la teneva avvinta, e ora la sua bellezza di donna risplendeva vivida come un fuoco improvvisamente acceso nell’oscurità. Un paio d’occhi di un azzurro cupo, dello stesso colore degli zaffiri, percorsero il suo viso consentendogli per la prima volta di osservare lo sguardo della “sua” creatura, senza che questo fosse velato dalla fredda staticità della pietra. Nonostante la calma apparente che traspariva dai tratti del viso, quegli occhi mobilissimi, frangiati da lunghe ciglia nere, lo scrutarono intensamente e lui poté leggere una cauta apprensione annidata sul fondo di quelle iridi lucenti.

Per un istante cercò di valutarla freddamente ma, per quanto cercasse di cogliere delle imperfezioni e delle differenze, nei tratti delicati del suo viso vedeva solo il volto di Galatea.

Era di parecchio più bassa di lui, dal momento che gli arrivava appena al mento, ma il suo corpo minuto e flessuoso era splendidamente modellato come quello della statua che lui aveva scolpito, appena velato dal tessuto morbido del vestito che disegnava ogni soffice curva, la rotondità piena del seno, la vita sottile, i fianchi snelli e armoniosi. A differenza di Galatea i capelli della ragazza erano raccolti in una sofisticata acconciatura e Orlando si chiese come sarebbe stato poterli sciogliere e farvi scorrere le mani apprezzandone le ricche sfumature color mogano.

Desiderò sollevare una mano e toccarla.

Si fissarono per un lungo istante, come se Dominic, Sandra e il resto degli occupanti della sala fossero scomparsi ai loro occhi.

Lo sguardo di Ashton rimase incatenato a quello invadente e scrutatore dell’uomo che sembrava conoscerla intimamente e riuscire a penetrare oltre il sottile velo dei suoi vestiti come se già sapesse quello che vi avrebbe trovato. Nessuno l’aveva mai osservata con quel luccichio di intimità negli occhi e lei distolse lo sguardo arrossendo leggermente.

Orlando fece un passo verso di lei attirandosi lo sguardo divertito e complice di Dominic.

- E dire che non volevi scegliere! – esclamò divertito Dom, prendendolo in giro.

Il biondo attore afferrò le mani sottili di Ashton portandosele alle labbra con trasporto

- Complimenti Aston sei bellissima - la salutò con un largo sorriso – ma dopotutto io conosco solo donne bellissime! - disse lanciando un’occhiata a Sandra che rise divertita - In ogni caso benvenuta, le amiche di Sandra sono anche amiche mie. Spero che lo stesso valga per te. Orlando è un mio carissimo amico. -

La ragazza sorrise leggermente davanti alla sua buffa espressione

- Certamente. - rispose compita – Sono sicura che sarà una bella serata. -

Orlando rimase stupito dal comportamento della ragazza. Ashton non aveva mostrato minimamente di averlo riconosciuto e per una volta sembravano davvero essergli risparmiati i gridolini estatici o le frasi del tipo “Ma tu sei proprio Orlando Bloom! Non ci posso credere!” con cui solitamente veniva gratificato. La serena compostezza di lei sembrava quasi non appartenere a quell’ambiente e a tutta quella confusione. 

Dom e Sandra si scambiarono uno sguardo d’intesa prima di allontanarsi strettamente allacciati e Dom indicò loro il salone con un ampio gesto del braccio da perfetto anfitrione

- Spero che vi divertirete. – li salutò con un sorriso da ubriaco.

Ashton sorrise un tantino incerta – Grazie. -

Con una strizzatina d’occhio e un’espressione furba sul volto da canaglia Dominic si allontanò con Sandra al fianco e Ashton la udì ridere mentre interrogava l’attore

- Allora Dom, si può sapere chi è il padrone di casa? –

Un tantino preoccupata li guardò allontanarsi in mezzo agli ospiti ma l’uomo che Dominic aveva chiamato Orlando le mise una mano sotto il braccio

- Allora, Ashton, ti va di farmi compagnia per questa sera? -

Memore delle istruzioni ricevute da Sandra lei annuì e Orlando le offrì una coppa di champagne dal vassoio che un cameriere porgeva in giro per il salone.

- A una bella serata, allora – disse sollevando il calice davanti a quello di lei.

Brindarono e Ashton assaggiò per la prima volta quel liquido ambrato ed inebriante.

Lo champagne era deliziosamente fresco e le accese immediatamente le guance di colore. Lo sorseggiò lentamente e un tantino più tranquilla si guardò attorno ammirando il salone superbamente arredato. Un gruppo di divani di pelle era raccolto attorno al camino acceso al quale era appoggiato un alto signore dai capelli brizzolati che in quel momento stava tenendo banco ad un attento uditorio e su tutte le pareti erano appese numerose stampe di varie dimensioni raffiguranti soggetti della Londra di fine Ottocento. Numerose coppie avevano già affollato la pista da ballo e Ashton, sentendosi come Cenerentola per una sola sera, si chiese come sarebbe stato volteggiare fra le braccia di un affascinante cavaliere.

Sbirciò di sottecchi il suo accompagnatore in un momento in cui egli si era distratto a salutare un conoscente e dovette riconoscere che si trovava di fronte ad un uomo incredibilmente bello.

I lineamenti severi e un tantino spigolosi del viso erano mirabilmente scolpiti ma bastava un sorriso appena accennato che gli arricciasse gli angoli delle labbra perché l’espressione del suo volto venisse addolcita, procurandogli anche una piccola fossetta sul lato destro della bella bocca.

La fronte era alta e spaziosa e la mascella volitiva era segnata da una basetta sottile. Gli zigomi pronunciati sopra le guance leggermente incavate erano forse la caratteristica più affascinante di quel volto maschile, mentre un naso importante e diritto si stagliava sopra le labbra sottili e finemente cesellate.

Possedeva un’aura di puro magnetismo che catalizzava su di sé gli sguardi della gente ed emanava ondate di puro fascino maschile con la stessa disarmante naturalezza con la quale la maggior parte degli uomini respirava. Nonostante fosse inverno il suo viso era abbronzato come se fosse appena ritornato da una vacanza in qualche luogo esotico e i capelli scuri, piuttosto lunghi, erano stati pettinati all’indietro e si arricciavano leggermente attorno alle orecchie e alla base del collo.

Doveva essere di parecchi anni più vecchio di lei e dal modo in cui Sandra lo aveva salutato era sicuramente personaggio famoso. Lo si capiva anche dalla sicurezza ferma e quasi sensuale con cui accompagnava ogni gesto o movimento ma, per quanto si sforzasse, Ashton non ricordava di averlo visto in nessuna trasmissione televisiva.

Indossava un completo scuro dal taglio sapiente che ne metteva in risalto l’altezza e la bruna avvenenza, mentre una sottile maglietta grigia a girocollo sottolineava il torace ampio e muscoloso, la vita stretta e il ventre saldo e piatto.

Accorgendosi di averlo squadrato apertamente distolse gli occhi, imbarazzata per come aveva indugiato su di lui in preda alla curiosità e, in quel momento, Orlando si voltò e le sorrise compiaciuto, con l’aria del gatto che ha appena mangiato l’incauto topolino.

Il sorriso che balenò rapido sul suo volto bruno mise in mostra una fila di denti bianchissimi e il cuore di lei diede un balzo come per un’emozione improvvisa

- Dom aveva ragione, sei davvero molto bella, Ashton -

Il suo nome pronunciato da quella voce dal profondo timbro baritonale acquistava una musicalità particolare e, quando alzò il capo, Orlando intrecciò lo sguardo con quello di lei per la seconda volta quella sera. La magia si ripeté facendola abbandonare alla travolgente seduzione che gli occhi scuri di lui sembravano operare con tanta facilità. Magnetici e brucianti inghiottivano e consumavano qualunque cosa percorressero, quasi nell’estremo desiderio di godere di ogni più piccolo aspetto della vita ma, nei momenti di calma, possedevano una sfumatura di morbido castano, screziato da alcune venature più scure, come il miele denso e scuro.

- Sembri molto giovane… - Orlando inclinò leggermente il capo di lato, come se cercasse di indovinarne l’età – Quanti anni hai? Ventidue? Ventitre? -

Ashton sorrise leggermente, segretamente compiaciuta di come quell’abito e quell’acconciatura sofisticata la facessero apparire più adulta

- Più o meno. – ribatté misteriosa.

- Conosci già qualcuno qui alla festa? - 

Lei scosse il capo – Di solito non frequento queste occasioni mondane. -

Chissà perché quella semplice affermazione gli fece piacere e le sorrise di rimando, impossessandosi della sua mano sottile mettendole via il bicchiere che ancora stringeva fra le dita

- Immagino che siamo qui per divertirci – disse con sciolta naturalezza - che ne dici di ballare? -

Gli occhi color zaffiro di Ashton brillarono più lucenti che mai, rivelandogli quel suo ingenuo desiderio – Oh si, grazie! -

Orlando la condusse sulla piccola pista da ballo e strinse fra le mani la vita sottile di lei, mentre Ashton gli posava le mani sulle ampie spalle rivestite dal fine tessuto della giacca. Iniziarono a muoversi lenti e aggraziati, seguendo il ritmo della musica, come se avessero ballato insieme da sempre. Formavano una coppia di una bellezza impressionante: lui alto, bruno e virile e lei così eterea e sensuale, tanto che alcuni tra gli ospiti radunati attorno alla pista si soffermarono ad ammirarli i silenzio.

Orlando sentiva il corpo minuto di lei danzare leggero fra le sue braccia, senza cercarlo, sfiorando appena il suo, ma quel tocco fuggevole, quasi una carezza, era più stuzzicante di un qualsiasi contatto diretto e decisamente molto più intrigante. Gli sembrò strano essere così attratto da una donna pochi minuti dopo averla conosciuta ma, a prescindere dalla sua incredibile rassomiglianza con Galatea, Ashton era bellissima, sapeva parlare con proprietà e aveva modi gentili. Non aveva nulla della smaccata sicurezza ostentata da Sandra e dalle altre accompagnatrici presenti alla festa e l’emozione che riusciva a scorgere degli occhi di lei sembrava piuttosto quella di una ragazzina alla sua prima festa tra adulti. Ad una prima occhiata nessuno le avrebbe mai affibbiato l’etichetta di accompagnatrice e Orlando concluse che la ragazza, con tutti i suoi rossori e il suo comportamento dignitoso, ci sapeva davvero fare.

Ashton non si accorse affatto delle occhiate curiose che le venivano rivolte.

Per lei esistevano soltanto quelle braccia robuste che la circondavano, guidandola al ritmo fantastico di quella musica che sembrava trascinarli senza sforzo, e il volto bellissimo del suo cavaliere chino su di lei, quasi a sfiorarle la guancia con la punta del mento.

Era Cenerentola al ballo del principe, vestita con un abito luccicante, stretta tra le braccia di un uomo che avrebbe incarnato il sogno di qualsiasi ragazza, e il suo cuore sembrava non riuscire a contenere tutta quella profusione di gioia.

La musica finì e Orlando si staccò da lei pur continuando a tenerle una mano possessivamente posata sulla schiena appena velata dallo scialle sottile.

Ashton accettò tranquilla il suo tocco e, dopo che si furono allontanati dalla pista affollata non rifiutò il nuovo bicchiere di champagne che egli le mise fra le mani.

- E’ andata piuttosto bene, direi – commentò Orlando, prendendo un calice anche per sé – Non ti ho pestato i piedi e mi sembri ancora tutta intera. Divertita? - chiese con un sorriso.

Ashton annuì felice mentre lo champagne la faceva sentire straordinariamente rilassata. Bevve cautamente un altro piccolo sorso e scoccò un’occhiata curiosa a Orlando che buttava giù lo champagne come se fosse stato acqua. 

- Si, moltissimo – rispose, sentendosi come la principessa delle fiabe – Non avevo mai ballato così prima d’ora – confessò felice.

Orlando la condusse al tavolo del buffet e rimase piuttosto perplesso dal fatto che la ragazza si riempisse il piatto di tutte le leccornie esposte senza fare minimamente cenno alla linea o ad una dieta da seguire. Ashton si serviva con metodo, non trascurando nulla di quanto era stato esposto nei grandi vassoi circolari, chiacchierando garbatamente con i camerieri incaricati del servizio. Rimase deliziata di fronte alle crespelle al salmone.

- C’è da mangiare per un intero reggimento – commentò manovrando con destrezza le posate e servendosi abbondantemente – Ne vuoi? – gli chiese, reggendo fra le mani la pinza di portata. Orlando annuì e poco dopo si trovò fra le mani un piatto pieno fino all’inverosimile.

Si mise a ridere – Non riuscirò mai a mangiare tutta questa roba. – esclamò e anche Ashton si trovò suo malgrado a fissargli il piatto. Non poté trattenere una smorfia divertita.

- Forse ho un po’ esagerato – ammise e Orlando restituì il piatto al cameriere per riceverne in cambio uno con porzioni più modeste.

- Sono molto lusingato del fatto che tu volessi darmi così tanto da mangiare – le disse con aria maliziosa – di solito chi offre del cibo è una persona molto… generosa. -

Lei non parve rilevare il doppio senso contenuto nella sua frase e si strinse nelle spalle.

- E’ un peccato non poter assaggiare tutte queste cose buone – dichiarò, rivelando uno spiccato senso pratico – anche perché domani penserò a questa cena e rimpiangerò ogni singola portata. -

Lui la fissò attentamente per un istante

- Che cosa fai nella vita, Ashton… oltre a questo, intendo dire? -

Lei lanciò un’occhiata distratta alla stanza come se quel mondo in realtà non le appartenesse affatto - Studio – rispose rimanendo sul vago e appoggiando il piatto su uno dei tanti tavolini che la ditta del rinfresco aveva sparso qua e la per la stanza – Ma non mangi? – chiese, dopo alcune forchettate, rendendosi conto che lui era rimasto a guardarla in silenzio.

Orlando scosse lentamente il capo

- Preferisco guardare te. -

Memore delle istruzioni ricevute da Sandra Ashton non arrossì - Puoi fare entrambe le cose contemporaneamente – replicò con disarmante naturalezza, riprendendo a mangiare e facendolo sorridere. Per tutta risposta Orlando prese due calici di champagne da un vassoio che il cameriere gli stava porgendo e gliene tese uno

- Al nostro incontro di stasera – disse, sfiorando il bordo del suo bicchiere con il proprio – e a tutte le cose che si possono fare contemporaneamente. – concluse in modo bizzarro.

Ashton bevve un sorso di champagne e poi, incoraggiata dallo sguardo di lui che non la lasciava per un solo istante, sorrise.

Fu come se l’intera stanza si fosse illuminata dello splendore radioso del suo sorriso e Orlando rimase per un istante senza fiato. Nessuna altra donna quella sera avrebbe mai potuto competere con quella piccola fata dai capelli scuri e dagli occhi scintillanti e una sferzata di desiderio prepotente e inaspettato gli incendiò i lombi. Decise che sarebbe stata sua e chinò il volto ad aspirare il lieve profumo di gelsomini che emanavano i suoi capelli

- Sei bellissima. – le ripeté piano, incrociando lo sguardo con quello luminoso di lei.

Ashton gli scoccò un’occhiata perplessa – Deve essere merito del vestito – spiegò seria - Non ne ho mai indossato uno così prima d’ora. -

L’aveva detto con tale ingenua fiducia che per un attimo Orlando fu tentato di crederle.

Si dette mentalmente dello stupido. Accompagnatrici di quel livello avevano probabilmente gli armadi pieni di abiti costosissimi e il vestito di Ashton non era differente da quelli indossati dalle sue colleghe.

Interpretò quella frase come la battuta di un copione che la ragazza stava recitando a suo esclusivo beneficio e sorrise con condiscendenza.

A differenza di Sandra e delle altre sue colleghe, Ashton appariva estremamente giovane e vulnerabile, una sorta di ragazzina che avesse messo per la prima volta i panni di un’adulta, e la sua innata sensualità mista a quel sentore di innocenza la rendevano estremamente desiderabile, accrescendo l’alone di mistero che al circondava.

Stava recitando la parte della fanciulla ingenua che andava sedotta con tutti i sacri crismi?

Ebbene lui l’avrebbe accontentata! Era o non era, Orlando Bloom, l’attore?

L’alcool che aveva bevuto gli ottenebrava un tantino i sensi e per un attimo l’immagine di Galatea si sovrappose a quella ben più viva e reale di Ashton. Sentì il desiderio scorrergli impetuoso nelle vene al pari di un forte liquore e chinò leggermente il volto sopra quello di lei fino a percepire un lieve profumo di gelsomino esalare dai suoi capelli.

- C’è troppa confusione qui. – disse con un sorriso e uno sguardo lanciato da dietro quelle folte ciglia scure - Mi chiedevo se ti andava di fare una passeggiata sul terrazzo del piano di sopra. -

Ashton aggrottò un tantino la fronte – Dovrei dirlo a Sandra… - mormorò esitante.

Lui le indicò l’amica che in quel momento stava ballando sfrenatamente con Dominic Moneghan. Sorrise.

- E’ parecchio impegnata adesso – disse con un luccichio di intensa soddisfazione negli occhi scuri – Non staremo via molto. Ho bevuto troppo e ho solo bisogno di prendere una boccata d’aria e schiarirmi le idee. -

Ashton vide Dominic posare un bacio sulla sua spalla nuda di Sandra e non riuscì a risolversi di andare a disturbarli. Annuì titubante e si lasciò condurre tra la gente. La mano ferma di Orlando sotto il suo gomito era una stretta delicata ma salda che le impediva di allontanarsi dal suo fianco ma, quando giunsero ai piedi della scala che portava al piano superiore, lui la prese per mano, intrecciando le lunghe dita snelle alle sue. Salirono in silenzio e scivolarono sulla terrazza attraverso le vetrate aperte. Lungo tutto il perimetro della villa si aprivano le portefinestre delle camere da letto che Lij aveva generosamente lasciato a disposizione dei propri ospiti e Orlando si mosse in quella direzione.

L’aria era fredda e Ashton si strinse sulle spalle il leggero scialle trasparente. Le girava un tantino la testa per via dello champagne a cui non era abituata e alzò lo sguardo verso l’alto ad ammirare il cielo. La notte era scura e la volta celeste si stendeva magnifica sopra di loro illuminata da poche stelle che sembravano piccoli fari accesi nell’oscurità. In lontananza e ovattati si udivano i rumori e la musica della festa.

Orlando le prese nuovamente la mano portandosela alle labbra e la trascinò verso una portafinestra aperta. Ashton sorrise e, confusamente, pensò che egli assomigliava sempre di più al principe azzurro delle fiabe. Lo seguì all’interno della stanza e prima che i suoi occhi si abituassero all’oscurità che vi regnava lo sentì rovesciare il palmo della sua mano e passarvi sopra un dito lentamente, quasi come se lui avesse potuto leggere il futuro nelle linee leggere che lo segnavano.

Si lasciò sfuggire un sospiro a quella lieve carezza

- Cosa vedi? – disse, sfilando via la mano da quella di lui – La mia stella della fortuna, forse? -

Orlando aggrottò un tantino la fronte meravigliato, perché, per quanto sottile e affusolata, la mano di lei non era morbida e curata come avrebbe dovuto essere quella di un’accompagnatrice o una studentessa, ammesso che fosse vero. Le unghie rosa erano tagliate corte e prive di smalto e sul palmo alcuni piccoli calli segnavano dei rilievi sulla pelle sottile. In un altro momento, forse, avrebbe perso del tempo ad interrogarsi su quello strano particolare ma la silhuette del corpo di Ashton si stagliò contro il tenue bagliore della luce che proveniva dall’esterno, appena velato dalla seta trasparente.

L’alcool si mescolò al desiderio e la brama di lei divenne un’impellente bisogno da saziare, incendiandogli i sensi.

Un sorriso lento e seducentemente calcolato si aprì sul suo viso e Ashton vide il biancore del suo sorriso da lupo balenare nell’ombra. Le girò attorno proprio come una fiera pregusta una preda prelibata e giunto alle sue spalle le posò entrambe le mani alla base del collo, sfiorandole l’orecchio con le labbra  

- Sì – mormorò rauco – E sono io il tuo destino, questa sera. -

Il calore dei palmi di lui sulla pelle e il tocco intimo di quelle dita che sfioravano le corde sensibili della nuca le fecero battere il cuore all’impazzata e contemporaneamente sul viso di Ashton si dipinse un’espressione di sgomento.

Distinse la sagoma del letto a due piazze tra le ombre che avvolgevano la stanza e improvvisamente si rese conto di essere rimasta maldestramente intrappolata nella tana di quell’astuto profittatore e di non avere armi per contrastarne la ferrea volontà.

Impaurita si scostò da lui e si voltò indietreggiando di alcuni passi.

- Non credo sia una buona idea rimanere qui – si costrinse a dire, cercando di nascondere il nervosismo che le faceva tremare la voce – Sandra mi starà cercando… -

Orlando emise un risolino basso e divertito, mentre avanzava sicuro costringendola ad indietreggiare per evitare il sicuro contatto

- A quest’ora Sandra sarà occupata con Domreplicò, bloccandole ogni via di fuga attraverso la portafinestra aperta con il suo corpo – E noi due abbiamo di meglio a cui pensare. -

Ashton impallidì di fronte alle ormai ovvie intenzioni dell’uomo e cercò di sfuggirgli aggirandolo di lato ma Orlando appoggiò le mani contro la porta circondandola con le proprie braccia e costringendola ad appiattirsi contro il pannello di legno. Con incrollabile fermezza abbassò il volto nel tentativo di catturarle le labbra in un bacio.

- No, ti prego! – Ashton girò il volto di lato di scatto, mandando a vuoto i suoi propositi – Per favore, lasciami! -

Orlando aggrottò la fronte un tantino contrariato. Nella sua mente ottenebrata dall’alcool non era previsto che la “sua” Galatea gli resistesse e, giunti a questo punto, non l’avrebbe lasciata andare per nulla la mondo. Ne scrutò attento il pallido volto contratto e improvvisamente gli parve di intuire qual fosse il problema.

Quella non era Galatea! Era una delle ragazze di Dominic!

Infilò la mano nella tasca interna della giacca e sfilò dal portafogli uno spesso mazzetto di banconote, lasciandole cadere sul ripiano del cassettone

- Credo che queste possano bastare. -

Ashton sgranò gli occhi di fronte a tutto quel denaro e davanti alle chiare intenzioni dell’uomo raddoppio la propria convinzione nel cercare al più presto una via d’uscita da quella situazione imbarazzante. Cercò di rimanere calma proprio come Sandra le aveva suggerito e lo fermò di nuovo

- Non voglio i tuoi soldi – ribatté seria, cercando di essere convincente e al contempo di difendersi dagli attacchi di lui che tentò nuovamente di baciarle le labbra  – Lasciami uscire, ti prego. -

Orlando inclinò leggermente la testa da un lato come se riflettesse. Il desiderio gli scorreva bruciante nelle vene e in quel momento non sarebbe riuscito a lasciare andare quella piccola fata senza sentirsi strappare le viscere dal ventre.

Era Galatea, era sua, e non avrebbe accettato un rifiuto.

Scostò le braccia dalla porta e si raddrizzò come per lasciarla libera

- Allora, forse, questo ti piacerà di più. – disse sfilandosi dall’anulare destro una fascia d’oro con degli strani simboli incisi sopra – Ogni attore della “Compagnia dell’anello” ne ha uno. E’ un pezzo unico e adesso è tuo. – mormorò con voce impastata – Se parli con un collezionista ti assicuro che vale più di quanto tu possa immaginare. -

Ashton non capì un accidente di quello strano discorso ma, prima che potesse in qualche modo replicare, Orlando le fece scivolare il gioiello al dito medio della sua mano sinistra e l’attirò a sé in un unico fluido gesto. Le sue braccia muscolose scivolarono come fasci d’acciaio attorno alla vita sottile di lei, premendola contro il suo corpo e, senza tanti preamboli, sbatté le labbra sulle sue.

Ashton rimase impietrita, le braccia tese lungo i fianchi, troppo stupita e sconvolta per reagire. Avrebbe dovuto dibattersi e allontanarsi da quell’uomo pericoloso e determinato ma la paura che paralizzava ogni suo movimento si mescolò all’incredibile fiotto di piacere che le attraversò il corpo come una saetta al contatto con le labbra di lui.

Orlando la strinse a sé, facendo aderire il suo corpo alle morbide curve di quello di lei. La sua lingua si mosse invadente e scandalosamente erotica, saggiando gli oscuri recessi della bocca della ragazza, seducente e ipnotica, plasmando le labbra contro quelle soffici di lei, cercando, esigendo una risposta appassionata.

Il corpo di Ashton venne percorso da tremiti violenti mentre tutta la sua innocenza veniva spazzata via da quel bacio selvaggio e lascivo. Nella sua ingenuità aveva sempre immaginato il suo primo bacio come qualcosa di delicato da cui trasparisse affetto e sentimento e non era certo preparata a quella devastante esplosione dei sensi che il bacio di Orlando aveva scatenato.

Le mani di lui percorsero avide la sua schiena appena velata in una lunga e sensuale carezza e lo scialle trasparente cadde a terra sotto il suo tocco sicuro, esponendo a carezze appassionate la pelle serica delle spalle, la vita sottile, la liscia setosità dell’incavo delle reni.

Ashton sgranò gli occhi sconvolta, sentendo le sue mani vagare sulla sua pelle nuda e si dibatté cercando di sottrarsi a quell’abbraccio soffocante. Voltò il viso di lato impedendogli di baciarla ancora ma con il fianco sfiorò senza volerlo il bacino di lui, incontrando la prova evidente della sua passione scatenata. Si voltò di scatto arrossendo violentemente e vide il fuoco negli occhi scuri di lui divampare incontrollato. Impaurita prese a dimenarsi per sfuggire alla sua presa ma l’uomo parve non fare caso ai suoi deboli tentativi, annullando senza fatica ogni sua resistenza. Le sue labbra tracciarono una scia di baci ardenti sulla guancia fino alla delicata conchiglia dell’orecchio, per poi scendere lungo la colonna della gola sotto la quale il suo cuore impazzito palpitava in battiti frenetici.

Terrorizzata raddoppiò i suoi sforzi ma la determinazione di Orlando sembrava non avere limiti. Il suo pollice le sfiorò la spalla sinistra e la catenella d’argento che reggeva sul davanti il corpetto dell’abito si sganciò ubbidiente sotto le sue dita abili. Il tessuto sottile scivolò via dalla sua pelle, esponendo completamente la morbida rotondità di un seno allo sguardo rapace di lui.

Orlando smise per un attimo di baciarla e i suoi occhi si appuntarono sullo splendore di quel globo d’avorio dalla punta delicata di un pallido rosa, ammirandone la perfezione ora finalmente esposta al suo sguardo. I suoi occhi bruciarono fiammeggianti la pelle d’alabastro e Ashton boccheggiò stupita e sconvolta quando il palmo caldo della mano di lui racchiuse a coppa il suo seno, fregando leggermente il morbido capezzolo.

Lacrime pungenti le affollarono gli occhi annebbiandole la vista e con un gemito strozzato fece forza contro il petto solido di lui, divincolandosi. Alzò il braccio per allontanarlo e il suo pugno sollevato alla cieca e ornato dal pesante anello si abbatté con forza sul suo naso, colpendolo. Colto di sorpresa dalla sua brusca reazione e dal dolore improvviso Orlando la lasciò andare con un gemito tenendosi il naso con una mano.

Libera!

Le braccia dell’uomo non la stringevano più e senza voltarsi indietro Ashton si strinse al petto il lembo del vestito e afferrò lo scialle trasparente. Non si voltò neppure un istante a constatare le sue condizioni e aprì con foga la porta della camera da letto facendola sbattere contro la parete. Senza trattenersi a sistemare il vestito volò giù per le scale sotto lo sguardo stupito e vacuo di qualche invitato un po’ alticcio.

Doveva andarsene!

Vide Sandra sulla porta, al braccio di Dominic Moneghan, e la chiamò con la forza della disperazione.

La donna si voltò e le sorrise un tantino brilla. Con una rapida occhiata notò la spallina slacciata dell’abito e lo scialle trasparente dentro il quale Ashton sembrava volersi sprofondare ma non fece commenti sullo stato del suo abbigliamento e su quello che poteva essere successo.

Le posò una mano sulla schiena tremante e la spinse con nonchalance davanti a sé - Eccoti qui, Ashton. Ci chiedevamo dove fossi finita. – disse calma a beneficio del suo accompagnatore – Andiamo via. Si è fatto tardi e la festa è finita ormai. – le sussurrò piano.

Ashton annuì e si affrettò verso la porta. Non osava voltarsi indietro. Poteva quasi sentire i passi di Orlando Bloom scendere veloci le scale per raggiungerla e non vedeva l’ora di mettere quanta più strada possibile tra lei e quell’essere diabolico.

Si infilò in fretta nella limousine nera e respirò di sollievo quando l’auto si mosse lasciandosi alle spalle il giardino della villa di Elijah Wood senza che nessun uomo inferocito scendesse dal piano superiore tentando di raggiungerla.

Sprofondò nel morbido sedile di pelle cercando di ignorare un ubriaco Dominic Monaghan che tentava di infilare le mani nella scollatura di Sandra senza trovare alcuna valida resistenza e sentì le lacrime cocenti colare inarrestabili sulle sue guance e caderle in grembo, macchiando la morbida seta del vestito. La festa era stata un disastro e lei non avrebbe mai dovuto parteciparvi.

L’anello d’oro con i simboli elfici le andava parecchio largo e Ashton strinse il pugno per impedire che scivolasse via.

Quell’uomo l’aveva erroneamente creduta una prostituta al pari di Sandra e come tale l’aveva trattata, non facendosi alcuno scrupolo nel tentare di sedurla, ricompensandola con quel gioiello.

E lei glielo aveva quasi permesso!

Ashton rabbrividì disgustata, sperando in cuor suo di riuscire a dimenticare al più presto quell’avvenimento orribile. Fuori dal finestrino dell’auto le luci della città scorrevano davanti ai suoi occhi mentre una sensazione angosciante si faceva strada nella mente e arrivava fino al cuore. Quella sera aveva lottato ed era stata solo pura fortuna se era riuscita ad evitare le conseguenze di quella seduzione sconsiderata ma in quella stanza e fra le braccia di Orlando aveva percepito per la prima volta il desiderio scuotere il suo giovane corpo e aveva perso del tutto ogni traccia di innocenza.    

 

  
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