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Autore: DrHouse93    02/01/2011    4 recensioni
Voldemort puntò la bacchetta contro James, che si immobilizzò, poi sorrise e disse: «Avada Kedavra»
Ci fu il consueto lampo di luce verde e James Potter cadde a terra come una marionetta. Voldemort salì le scale, bramoso di gloria. L’unica minaccia al suo potere stava per essere neutralizzata. Entrò nella camera da letto dei Potter, e non fece caso a Lily Potter, con un completino sexy e ammanettata sul letto, tanto era concentrato. Perquisì la stanza, ma non c’era nessuno. Solo allora si girò verso Lily e gli disse in tono minaccioso: «Dov’è?»
«L’hai ucciso…l’hai ucciso…» singhiozzò Lily.
«Non tuo marito, cogliona» sbottò Voldemort. «Dov’è tuo figlio?»
«F-figlio?» pianse Lily. «Noi non abbiamo un figlio»
Voldemort fu sorpreso. Non era vero, non poteva essere vero
«Stai mentendo!» urlò, poi gli lesse nel pensiero per accertarsene, ma le parole di Lily erano vere: i Potter non avevano un figlio.

NB: Il titolo della fic non ha niente a che vedere con l'omonimo film horror
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Auguri a tutti di un buon e felice 2011! Da DrHouse93

***

Il Mai Nato
- Capitolo 5: La rinascita -

Eccola…trovata…
Avvisate…squadra…
Portiamo…Ricerche…

Hermione sentì rimbombare per la sua testa queste parole, ma nonostante tutto non riusciva a capire da dove provenissero, poiché continuava a non vedere nient’altro che nero, inoltre le pareva di essere appena cosciente, quasi come se fosse nel dormiveglia.

Dobbiamo…presto…

Dopodichè, anche quel breve momento di coscienza svanì.

Direttore…Virus…
Funziona?
…sì
…si sveglia

Hermione aprì piano gli occhi. Non riconobbe il posto dove si trovava. Poi, mano a mano, la vista le si schiarì, e riconobbe una camera da ospedale. Fu presa dal panico, convinta che anche questo fosse pieno di zombie. Ma, non appena prese ad agitarsi, entrò nella stanza un infermiere
«Ehi, ehi, buona, calmati» le sussurrò quello. «Non c’è niente di cui preoccuparsi»
Hermione si calmò e prese un bel respiro. Si guardò intorno spaesata.
«Stai bene?» le domandò l’infermiere. Hermione non rispose subito. Rimase un po' a riflettere su come si sentisse. Era in ottima forma, ora che ci pensava. Si girò e accennò un sorriso.
«Sì» rispose. «Ma che m’è successo?»
«Be’» cominciò l’infermiere, «quando ti abbiamo trovato eri in preda a una folle febbre»
Hermione d’improvviso ricordò il calore immane che aveva provato poco dopo che era miracolosamente comparsa una barriera tra lei e gli zombie.
«Non c’erano zombie, quando siete arrivati?» chiese la ragazza
«Zombie?» ripetè l’infermiere. «No, non mi pare. C’erano schizzi di sangue dappertutto, ma nessuna traccia di zombie»
Hermione si ricordò del rumore di carne disintegrata che aveva sentito prima di cadere nell’incoscienza, e la conclusione che ne tirò fuori le sembrò tutt’altro che sensata: Sembra che in qualche modo ho fatto esplode la barriera contro gli zombie e li ho ammazzati. Ma non ha senso!
Hermione stava ancora rimuginando su cosa fosse successo, quando l’infermiere la rassicurò: «Ma ora non ti devi preoccupare. Qualunque cosa ci fosse in quell’ospedale, ora è tutto finito»
L’infermiere la lasciò sola, ma Hermione non vi badò. Stava ancora ripensando a cosa le fose successo, e alla fine si rassegnò al fatto che quella della barriera esplosa era l’unica spiegazione plausibile, anche se insensata
Ma che cazzo me sta a succede?

Verso l’ora di cena comparve un inserviente con un vassoio di cibo. Hermione si tirò su sul letto, e non appena se ne fu andato, si fiondò sulla prima ciotola, senza neanche soffermarsi a guardare cosa fosse. Vide appena che si trattava di una brodaglia marroncina, quando ingurgitò la prima cucchiaiata. Hermione non riuscì a distinguerne il sapore, ma continuò imperterrita. Spazzolò da cima a fondo il vassoio con il cibo, ma quando ebbe finito si rese conto che tutto quello che aveva appena mangiato poteva benissimo non essere mai entrato nel suo corpo. Si sentiva lo stomaco esattamente uguale a come l’aveva prima del pasto, come se non avesse mangiato praticamente nulla. Perplessa, scansò il vassoio e si stese sul letto, cercando di dormire. Rimase per un’oretta buona lì sdraiata, ma senza successo. Confidando nella notte, sperò di prendere sonno magari più tardi.

Invece la notte passò insonne. La ragazza aveva provato più e più volte a prendere sonno, ma era come se il suo corpo si rifiutasse categoricamente di dormire. Si sentiva piena di energia, e la stanchezza era qualcosa che non sentiva neanche lontanamente. La notte fu quindi di una noia mortale. Quasi non si accorse che nel frattempo la stanza si rischiarava sempre di più, segno che si avvicinava l’alba. Hermione non vi fece caso, e continuò a ripensare alla situazione assurda in cui si trovava: solo fino a qualche giorno fa la sua massima aspirazione era scoparsi Cristiano Ronaldo e adesso invece…pareva tutto irreale. Alle sette arrivò l’inserviente con il vassoio, ma Hermione non vi badò. Solo quando se ne fu andato, si apprestò a fare colazione. Di nuovo i cibi che le avevano portato non non la saziavano minimamente, e infatti quando Hermione ebbe finito di mangiarli aveva ancora lo stomaco vuoto. E così passò circa una settimana rinchiusa in ospedale, settimana che a lei parve inutile. Si sentiva forte e vigorosa come non mai, e le pareva che le sue percezioni fossero migliorate. Nonostante tutto ciò che mangiasse sembrava rifiutarsi di passare dal suo stomaco, non aveva mai fame. A volte le pareva persino di riuscire a vedere al buio, ma si disse che doveva essere solo frutto della sua immaginazione. Ogni tanto continuava a sentire quel profumo così inebriante, ma non riusciva mai a trovarne la fonte.

Poi, un giorno, ricevette una visita.
Era un uomo, con capelli biondo cenere tirati indietro, una barbetta corta, di statura e corporatura leggermente superiore alla media
«E allora, Hermione» esordì quello. Aveva una voce che ammaliava e affascinava Hermione. Intuì che doveva essere molto carismatico. «come andiamo oggi?»
Hermione non rispose subito. Riflettè a lungo su come si sentisse. Non aveva fame, né sete, né sonno, né nessun altro bisogno fino ad allora comune in ogni essere umano
«Bene» rispose lei. L’uomo parve per un attimo sorpreso, poi tornò a sorriderle incoraggiante. «Ho solo bisogno de lavamme, che  puzzo come un metallaro» rise della sua battuta: odiava i metallari. L’uomo non battè ciglio, continuò ad analizzare la sua cartella clinica, poi annunciò il verdetto:
«Be’, Hermione, le cose stanno così. Ti abbiamo guarito alla meglio in questi giorni, e ormai sei come nuova. Puoi quasi sentirti rinata. Perciò puoi andare»
Hermione fece per alzarsi, poi si fermò di botto, con un pensiero atroce.
«Un momento» disse. «Ma, i miei genitori?»
L’uomo assunse un’espressione triste, e Hermione intuì cosa gli stava per dire. «Non te l’hanno detto?»
«So’…» Hermione singhiozzò. «…morti
L’uomo scosse la testa. «Peggio. Sono stati morsi dagli zombie»
Hermione scoppiò a piangere. Perché a lei? Perché era dovuto succedere proprio a lei?
L’uomo si avvicinò e l’abbracciò per consolarla. Hermione pianse senza ritegno per due ore buone.
Quando alla fine si calmò, chiese all’uomo: «Lei è un medico?»
«Sì» rispose. «Sono il direttore dell’ospedale»
Hermione tirò su col naso. «Direttore, cosa devo fare? Dove posso andare?»
«Non avevi dei parenti?»
Hermione fece di no con la testa.
«La situazione è disperata» spiegò il direttore. «Roma è caduta in mano agli zombie. C’è un campo sopravvissuti da qualche parte, ma non so dove sia. Potresti provare a cercare loro»
Hermione si alzò decisa dal letto e firmò i documenti di rilascio.
«Aspetta, non puoi andare così. Il sole è tramontato, e gli zombie sono tanti. E non hai nemmeno un’arma. Aspetta almeno che sia giorno»
«No, me so rotta er cazzo di stare qua» ribattè la ragazza. «E se becco gli zombie, mi metto a correre. Tanto quelli so’ lenti, non è un problema»
Voleva andarsene il prima possibile da lì. Si recò all’armadio, ma non c’erano vestiti. Imprecò quando si ricordò che quando l’avevano trovata aveva addosso un pigiama da ospedale. Il direttore si avvicinò.
«Non vuoi nemmeno un’arma?»
Hermione si girò a guardarlo. «Perché, ce l’avete?»
«Be’, dovevamo premunirci nel caso gli zombie ci trovassero» rispose. «Te ne faccio portare una»
Uscì dalla camera. Hermione si avvicinò alla finestra e vide il buio calare sulla città. Le luci erano accese, ma Hermione sapeva che non doveva essere rimasto nessuno a gestire le centrali elettriche. Si gettò sul letto, con le lacrime che le tornarono agli occhi. Si costrinse a ricacciarle indietro: non era quello il momento di mettersi a piangere. Il direttore tornò dopo un quarto d’ora con una pistola in mano e un paio di vestiti.
«Ecco» gli consegnò arma e vestiti. «Sai come funziona?»
«Be’, non è che è difficile» rispose sarcastica la ragazza, mentre si vestiva. Erano vestiti da infermiere, ma andavano bene.
«Devi togliere la sicura prima» le spiegò il direttore. Azionò una levetta sulla pistola. «Ecco, ora è pronta all’uso. Ricorda, non sprecare munizioni su altri bersagli che non siano la testa degli zombie: hai solo quindici colpi»
Hermione lo fissò. Aveva un'espressione indecifrabile, ma Hermione era comunque grata a quell'uomo che aveva fatto tanto, per lei. E ora, insieme alla nuova vitalità che avvertiva, era determinata a ritrovare almeno i suoi amici. «Grazie» disse, poi uscì a passo veloce.

Non appena si ritrovò fuori dall’ospedale, vide subito che la situazione era complicata. Le guardie all’ingresso le avevano mostrato una via d’uscita che gli zombie, visto il loro QI, non avrebbero mai scovato. Ma Hermione vide le condizioni in cui versava la sua adorata Roma: strade deserte, tracce di sangue alternate a cadaveri qua e là, cianfrusaglie varie sparse tutt’intorno. La ragazza stava per farsi sopraffare dalla maliconia, ma si riprese subito. Cominciò a rimuginare su dove potesse trovarsi il campo sopravvissuti, ma non ne aveva la più pallida idea. Provò a girare il centro, ma non incontrò nient’altro che zombie. Fortunatamente riuscì a non farsi mai scoprire da quegli esseri rivoltanti, e quando si apprestò a setacciare la periferia aveva ancora tutti e quindici i colpi e non era minimamente stanca, sebbene avesse vagato tutta la notte per tutto il centro di Roma a piedi. Rimase sorpresa del fatto che non fosse stanca, e il suo rimuginare rischiò di portarla dinanzi a morte certa. Dopo aver saccheggiato un negozio di abiti di lusso, vestendosi con un elegante vestito rosso, che lasciava molto poco spazio all'immaginazione, e delle scarpe coi tacchi nere e un fiocchetto rosa alla punta, si rimise in marcia. Stava camminando a passo spedito in Via del Corso, che conduceva a Piazza del Popolo. Non si accorse del brulicare di persone che imperversava nella piazza di fronte a lei. Quando vi giunse e si riscosse dai suoi pensieri, era troppo tardi: gli zombie l’avevano vista e ora si incamminavano famelici verso di lei. Hermione bestemmiò e cominciò a sparare, con una precisione infallibile che sorprese persino sé stessa, agli zombie, che mano a mano che venivano colpiti alla testa cadevano come marionette. Ma erano ben più di quindici, e presto Hermione si ritrovò senza colpi. Lanciò la pistola contro la marmaglia, colpendo anche stavolta uno zombie in pieno cranio, e prima di girarsi e mettersi a correre guardò stupita le proprie mani. Si girò e si apprestò a correre, ma aveva fatto appena pochi passi che il tacco della scarpa destra si infilò in un tombino Hermione si fece prendere dal panico e iniziò a strattonare la gamba. Ma si limitò solo a peggiorare la situazione. Quando, infatti, riuscì a sfilare la scarpa dal tombino, l'aveva gravemente danneggiata, e al primo passo il tacco si ruppe con violenza assieme alla caviglia di Hermione. La ragazza urlò di dolore e cadde a terra. Nel frattempo, gli zombie proseguivano imperterriti.
Questa è la fine, pensò Hermione, mentre le pareva che la sua pelle fosse sul punto di sgretolarsi e gli zombie avanzavano affamati.

FINALE DRAMMATICO! Salve gente, eccomi qua! Mi dispiace che questa fic interessi solo a due ragazze, che ringrazio perché continuano a seguirmi, ma pazienza. L’importante è che almeno a qualcuno piace, perciò ora vado a rispondere alle uniche due che puntualmente recensiscono questa storia:

Sapphiria Kane: Carina l’idea di Ron? Ti spiego come m’è venuta: non essendo Harry mai nato, nessuno ha tolto a Ron la possibilità di diventare il figo che ha sempre sognato di essere. E sì, i Weasley sono Serpeverde, anche se non tutti: Charlie e Bill erano Grifondoro. Il perché di questa spaccatura lo rivelerò più avanti, perciò continua a seguirmi!
Black Hayate: Prima che tu decida di rosolarmi con un lanciafiamme, c’è un motivo del perché Fred e George sono così, e nei prossimi capitoli verranno chiariti alcuni punti salienti della trama. Il ruolo di Piton l’hai azzeccato, come nel settimo è diventato Preside di Hogwarts, quanto a Silente e Lily vige il mistero ancora. Mi piace il fatto che leggi questa storia con la bocca che si muove stile pesce rosso, perché vuol dire che ti interessa davvero :D.

Eccoci qui alla fine di un nuovo capitolo! Cosa sarà successo a Hermione? Gli zombie l’avranno digerita? Oppure la ragazza morirà perché preda di quel dolore apparentemente inspiegabile? E Ron, Draco, e i Weasley? Che notizie portano dal mondo magico? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! L’appuntamento è come al solito a domenica, ciao ragazzi/e!

  
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