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Autore: lames76    03/01/2011    1 recensioni
Altro racconto sul settimo cavaliere, più maturo e completo del precedente e leggibile singolarmente (leggibile anche senza aver letto il precedente). Menion si ritrova in una situazione critica e per una volta non sarà da solo a combattere il male ma sarà affiancato da valorosi compagni.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Settimo Cavaliere'
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Menion proseguì fino a sbucare in una caverna di dimensioni incredibili, illuminata da quello che pareva una sorta di muschio fotoluminescente, "Tipico dei libri e film fantasy", pensò sorridendo. La luminosità che emanava era poca, ma era amplificata da qualcosa di luccicante posto sul pavimento dell’enorme stanza.
Il cavaliere sgranò gli occhi.
Il materiale luccicante era in realtà un pavimento cosparso di oggetti d’oro e gemme preziose.
Era il tesoro più grande che avesse mai visto.
Neppure nei suoi sogni avrebbe potuto immaginare una cosa simile.
Avanzò ancora non del tutto sicuro di quello che stava vedendo, e sentì le monete tintinnare sotto i suoi stivali, mentre le calpestava.
La caverna era magnifica, c’erano stalattiti e stalagmiti di un color rossastro argilloso che spuntavano dal soffitto e dal pavimento, le pareti sembravano leggermente levigate, forse dall’erosione del vento.
Ora che ci pensava, sentiva una leggera brezza accarezzargli il volto e questo indicava che, da qualche parte, c’era un’apertura che dava sull’esterno.
C’erano delle colonne che sostenevano la volta, un grosso cumulo di materiale rossastro al centro della stanza e...
Menion si bloccò.
Forse si era sbagliato, ma gli sembrava che il cumulo di materia si fosse mosso.
Aguzzò lo sguardo e si rese conto che stava contemplando la parte posteriore di un essere gigantesco, accoccolato al suolo, proprio sopra il cumulo di monete e gemme più grande.
Con passo guardingo fece un largo giro attorno ad esso, calcolando che doveva essere almeno lungo una ventina di metri, coda non compresa.
La forma era quella che si era aspettato, quattro zampe di cui le posteriori più potenti, un paio di ali membranose che ora erano richiuse appoggiate ai fianchi, una coda lunga, collo abbastanza pronunciato ed un’enorme testa ornata di corna e di denti affilati.
Ora stava praticamente di fronte a quell’enorme cranio.
Il drago aprì un occhio guardandolo con fare scocciato, "Ladro", mormorò.
Con un movimento incredibilmente veloce per un essere della sua grandezza si sollevò ruggendo in piedi, reggendosi sulle quattro zampe.
"Non sono un ladro!", si affrettò a dire il giovane, "Sono un cavaliere di Faerie e sono qui per ricevere il vostro aiuto contro i demoni che hanno invaso..."
Non riuscì a finire la frase perché il grande rettile lo attaccò.
   
 
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