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Autore: AnnIla    03/01/2011    1 recensioni
Due gemelle milanesi, compiuti diciotto anni, si trasferiscono a Los Angeles per rincominciare da capo la loro vita. Ma non sanno che nella città degli angeli ci sono cinque strambi ragazzi che le faranno andare completamente fuori di testa...
Genere: Comico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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15. In a cold night..

(Ilaria)
Ora che Slash ed Annie se n’erano andati c’era come un vuoto in casa. Certo, il caos e le risate non mancavano con gli altri quattro tra i piedi che ogni due per tre trovavano un motivo per festeggiare. Però mancava.. Mancava qualcosa. Mancava mia sorella, la persona con cui avevo sempre vissuto. Con lei avevo condiviso anche la pancia di nostra madre e non averla vicino, sotto lo stesso tetto, che dormiva nel letto di fianco al mio, mi creava un buco nell’anima. Non poter sentire il suo dolce profumo ancora prima di alzarmi, non poterla sentire venire a dormire vicino a me era straziante. Le cose che più mancavano di lei erano i piccoli gesti, le cose a cui non ci si fa caso, ma che quando non si hanno, ne si sente davvero tanto la mancanza.
Nei confronti di Slash, invece, provavo solo un po’ di nostalgia. Una nostalgia diversa da quella che provavo per Annie. Nostalgia per quel breve periodo che avevamo passato insieme, ma che mi aveva dato tante emozioni e gioie che mi mancavano da tempo. Poi però subentrava l’idea che mi avesse maleficamente tradito alle spalle, con la persona che più amavo al mondo poi, e la tristezza spariva, lasciando spazio solo ad un’immensa rabbia. Rabbia, ira, rancore.
Certo, anche Annie stando con lui in un certo senso mi aveva tradita e questo mi dava fastidio più di ogni altra cosa.
Ero molto confusa. Provavo dei sentimenti contrapposti per entrambi. Un po’ li odiavo perché mi avevano ferita, un po’ mi mancavano, tanto.
Cercavo di nascondere tutto questo sotto una stupida maschera, sotto un velo di fondotinta forse addirittura troppo chiaro per la mia carnagione e un sorriso falso. Non mi volevo far veder infelice dai ragazzi anche ora che avevamo mandato via di casa Slash ad Annie, e per fortuna loro ci cascavano. Non Axl però. Era un ragazzo furbo. Riusciva sempre a vedermi nei momenti in cui il sipario si chiudeva e la maschera veniva tolta. Non credeva al sorriso che sapeva di lucidalabbra alla fragola, a lui bastava guardarmi un attimo negli occhi per capire cosa nascondevo. E questo mi inquietava. Stavo lottando tanto per non far trasparire quello che provavo dentro, e a lui bastava così poco per far sbriciolare tutto. Infatti cercavo sempre di evitare i suoi occhi di smeraldo. Quando sentivo il suo sguardo pesarmi addosso, scrollavo le spalle e sparivo. Ma lui lo faceva apposta a guardarmi, mi fissava sempre. Sembrava quasi che fossi una calamita per lui. O lo era lui per me? Anch’io non riuscivo a smetterla di guardarlo. Era un’attrazione troppo forte per il mio cuore in quel momento troppo debole. Aveva qualcosa di magico.. Qualcosa con cui stavo imparando a convivere e che stava diventando essenziale. Che mi stessi innamorando di lui? No, non potevo. Non potevo prendere un’altra delusione, un’altra sconfitta, un’altra pugnalata, avrebbe fatto troppo male: le ferite precedenti erano ancora squarciate e sanguinanti. Lui pensava ancora ad Annie, lo si vedeva. Sapevo che anche lui si era affezionato a lei, in fondo non era solo tutto sesso.
A volte di nascosto mi soffermavo a guardare i tratti gentili del suo profilo. Erano aggressivi e feroci, ma allo stesso tempo dolci e morbidi. Erano attraenti da morire, ma mi faceva paura. Alzavo la mano a mezz’aria, come se li stessi sfiorando, invece tracciavo solo linee immaginarie nell’aria, e quando mi rendevo conto di quanto fossi stupida me ne andavo.
Una sera di fine estate, forse anche troppo fredda per quel periodo dell’anno, me ne stavo chiusa in camera ad ascoltare la musica dal mio stereo e a guardare le forme strane che formavano le gocce di pioggia quando si infrangevano sul vetro della finestra, pensando ad Annie, a cose stesse facendo in quel momento con Slash. Magari stavano facendo l’amore, si stavano divertendo, lasciandomi qui da sola. E chissà dov’erano.. Magari lui l’aveva portata in un posto romantico in riva al mare e si stavano scambiando le effusioni più dolci.
Avevo completamente perso la cognizione del tempo, non avevo la minima idea di che ore fossero. Potevano essere appena le nove, come avrebbero potuto essere le due di notte, ma a me non importava, ero rinchiusa nel mio mondo a fantasticare.
Quando sentì un tocco leggero sfiorarmi la schiena, mi spaventai a morte.
- Ehi, non c’è bisogno di gridare, sono io.. -
Riconobbi subito quella voce densa, quel sussurro che mi rassicurò subito.
Mi voltai appena per vedere il suo volto. Era ancora più bello illuminato solo dalla luce fioca che emanava una candela accesa sul davanzale.
Gli sorrisi. – Scusa, non volevo urlare, soltanto che mi hai spaventata -
- Scusa io, non era mia intenzione -
Gli sorrisi ancora. Era l’unica cosa che sapevo fare in suo compagnia. Sorridere e sentirmi bene. Mi bastava sapere che almeno lui era rimasto e mi sentivo già meglio.
Mi abbracciò, facendomi sentire sicura in quelle braccia possenti e forti. Abbandonai la testa nell’incavo tra la sua spalla e il collo, chiudendo gli occhi.
- Cosa ci fai ancora sveglia? – mi sussurrò.
- Che ore sono? -
- Mezza notte e mezza, piccola. E mi sa che è meglio se abbassi un po’ il volume dello stereo se no fra un po’ Duff, Izzy e Steven vengono qui a spaccartelo -
- Giusto -
Abbassai un po’ il volume, lasciando che la melodia si sentisse appena.
- E’ meglio se vai a nanna, piccola, hai una faccia stravolta -
- Non ho sonno Axl.. – protestai. – E’ da giorni che ho questa faccia da defunto, e tu sai anche perché.. -
Mi buttai sul letto senza tanta delicatezza, lasciando che una lacrima mi solcasse il viso, lasciando una traccia quasi invisibile del suo passaggio.
Axl si sdraiò al mio fianco, guardandomi. Non asciugò quella lacrima solitaria, lasciò che facesse il suo percorso fino al collo, ma poi la fermò con un bacio. Un bacio dolce, quasi impercettibile sul mio collo fine. Sentì il cuore pulsare più forte del solito. Sentì una scarica elettrica lungo tutta la schiena.
Lo guardai, guardai da dove quel bacio proveniva. Quella bocca fine, scolpita, rosea. Perfetta.
Senza rendermene conto mi avvicinai sempre di più a lui e lo sfiorai con la punta della dita. Finalmente tracciai il contorno del suo viso. La fronte alta, gli occhi lunghi, il naso appuntito, la bocca. Non mi fermai, scesi anche sul mento, sul collo muscoloso, sul torace scolpito, sui capezzoli ornati dai piercing, sulla pancia piatta. Quando arrivai all’ombelico, però, smisi, rendendomi conto di star varcando la soglia di una zona abbastanza pericolosa.
- Perché ti sei fermata? Continua.. – mi sussurrò con la voce rauca.
Obbedì e continuai. Scesi sempre di più con la punta dell’indice. Da sopra i jeans sfiorai il suo sesso che sentivo diventare duro, poi sulle cosce tornite e muscolose, i polpacci forti e i piedi fini, percorsi da vene blu. Aveva reclinato la testa indietro, sospirando appena. Sorrisi.
Allungai una mano e accarezzai i suoi capelli rossi, lunghi, morbidi, che si liberavano sul cuscino creando quasi un sole intorno al suo viso.
- Sei.. – balbettai, rimangiandomi però la parola che stavo per dire.
- Sono cosa? – chiese, maliziosamente.
- Bellissimo.. -
- Anche tu -
Le nostre voci risultavano poco più che sussurri.
Con le mani mi accarezzò il viso, poi si avvicinò sempre di più a me. Eravamo vicini, vicinissimi, forse anche troppo.
Poi sentì il calore delle sue labbra che si poggiavano sulle mie e dentro al cuore sentì la gioia di quel contatto. Erano morbidissime e sapevano di buono. Lasciai che la sua lingua accarezzasse la mia, che giocasse con lei come più le piaceva. Non reagivo, lasciavo che fosse lui a guidare il gioco.
Mi fece stendere piano piano e venne sopra di me, mettendosi a cavalcioni, con il suo bacino che sfiorava il mio. Mentre riuniva le nostre bocche, mi accarezzava i capelli e poi il corpo, il collo, il seno, la pancia e poi tornava di nuovo su alle guance che stavano andando in fiamme.
Il suo piacere e la sua voglia erano evidenti e i miei anche, stavo facendo fatica a reprimerli. Ma perché dovevo tenermeli dentro? Io lo volevo, volevo Axl, volevo solo lui in quel momento. Però c’era quel frammento di qualcosa che mi impediva di esprimere il mio stato d’animo del tutto. E credo che quel qualcosa fosse il ricordo di Slash, che ora era solo lontano nella mia testa, ma non faceva fatica a riaffiorare chiaro davanti ai miei occhi.
Quasi senza accorgermene mi ritrovai senza maglietta.
Le sue mani calde e esperte viaggiavano sul mio corpo, massaggiandolo, e stavano slacciando i jeans. Quando riuscirono a toglierli, si fermarono sui miei slip, dove la sua bocca lasciò un piccolo bacio soffice. Io gemetti. Lui sorrise.
Ora era il mio turno di spogliarlo. La maglietta non c’era già da prima, una fatica in meno. Gli slacciai i jeans e li feci cadere sul pavimento, facendoli andare a tenere compagnia ai miei.
Mi abbracciò e, visto che era con le mani sulla mia schiena, non si lasciò scappare l’occasione di slacciare i gancetti del reggiseno, buttandolo sotto il letto. Prese i miei seni tra le mani e li strinse, iniziando a baciarmi passionalmente, a leccarmi le labbra, a morderle, a scendere sul collo e leccarlo. Iniziai a sospirare e gemere sempre di più. Mi stava facendo impazzire. Sentivo la mente offuscata dalla voglia e dal piacere.
Lo volevo, lo volevo con tutta me stessa.
Quando mi liberò anche dagli slip, mi sentì vulnerabile. Così, nuda. Provai un’improvvisa vergogna, come se non mi sentissi all’altezza del suo sguardo famelico, che però passò subito quando lui iniziò a baciarmi la pancia scendendo sempre più in basso con una lentezza stremante.
I respiri si facevano sempre più grossi e affannati.
Non riuscivo più a resistere. Presi tra le mani l’elastico dei suoi boxer e iniziai a giocarci. Ben presto però mi stufai e glieli tolsi.
Era bellissimo nudo. Restai un attimo a contemplarlo nella bellezza totale del suo corpo.
Lui lo prese come un invito e, educatamente, chiese il permesso prima.
- Sicura? – mi sussurrò a un orecchio.
- Sì – gemetti.
Entrò in me, dandomi finalmente quello che volevo. La mia schiena si scosse dai brividi. Il mio respiro si mozzò, riducendosi ad un urlo di piacere. Era la cosa più dolce che il mio corpo avesse mai assaggiato, era il nettare degli dei. Il suo corpo nel mio. Era forse questo l’incastro giusto? Era forse questa la cosa più giusta che doveva esistere?
Gli passai una mano tra i capelli, stringendoli e lui si sdraiò di fianco a me, accarezzandomi delicatamente una guancia.
- Con le gote rosse e sudate sei ancora più bella.. -
- Tu sei sempre bellissimo.. -
Ci baciammo l’ultima volta. Era un bacio della buona notte.
- Ti amo.. – sussurrò appena, talmente piano che feci fatica ad udirlo. Forse era proprio questo che voleva, non farmelo sentire bene, farmi credere che fosse un’immaginazione della mia mente esausta e dolorante. Ma io lo sentì, lo sentì bene, e me lo impressi nel cuore come un marchio di fuoco. Però non gli risposi. Non avrei saputo cosa rispondere. I sentimenti che provavo per lui erano ancora troppo confusi e indefiniti. Nel mio cuore e nella mia mente c’era ancora Saul. O forse no..




Ciao Gunners! :D
Bene allora... Prima di tutto vogliamo augurarvi un fantastico 2011, anche se un po' in ritardo! Speriamo davvero che sia migliore di questo 2010 passato!
Speriamo che questo capitolo vi piaccia perchè Ilaria ci ha messo tutto il suo amore per il caro Axl a scriverlo <3
Speriamo anche in qualche recensione, visto che lo scorso capitolo non si è fatto sentire nessuno ç__ç
Un bacione a tutte! :)

  
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