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Autore: _4BadGirls_    04/01/2011    2 recensioni
Non importa quanto tu faccia la brava, non si può tenere a freno una ragazzaccia.
E se le ragazzacce poi sono 4, provate a fermarle...nessuna tana è sicura...
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Asia POV

Il viaggio proseguì lento e silenzioso.
Ognuna di noi stava elaborando la propria personale strategia quando l’auto frenò di colpo, sollevando una nuvola di polvere, e la ghiaia stridette sotto le ruote. Poco dopo l’autista, cortese, ci aprì le portiere ed io scesi stiracchiandomi e, guardando in volto le mie amiche, ci vidi il mio stesso entusiasmo:
“La cosa sta prendendo una piega interessante” affermai tirando su le braccia, ma l’euforia collettiva si spense appena i nostri occhi si posarono sulla costruzione che si erigeva alla fine del vialetto ghiaioso, nient’altro che un ingrandimento dei parallelepipedi col tetto spiovente che gli indigeni si ostinavano a definire abitazione: il nostro motel!
Mentre mi perdevo in queste osservazioni sentii il driver, che teneva ancora spalancata da portiera, gridare allarmato: “TERREMOTO!!!” per poi, nello stesso istante, buttarsi a peso morto al suolo.
Solo dopo qualche secondo si accorse, scrutandoci i piedi da sotto la macchina, della nostra immobilità e si sollevò lentamente reggendosi all’auto, con il naso appiattito contro la carrozzeria finché, all’altezza del finestrino non incrociò lo sguardo inferocito di Darko che gli ringhiò violentemente contro scoprendo i suoi terribili canini e facendolo sobbalzare e finire, nuovamente a terra, ma stavolta a gambe all’aria.
“Macché!!! Quale terremoto?!?” lo riprese Claud “è solo Darko che si è un po’innervosito” aggiunse, tornando con lo sguardo alla macchina violentemente scossa dai movimenti del cane che cercava di uscirne, ringhiando furiosamente e facendo pressione con le possenti zampe contro il vetro.
“Ma cosa lo disturba tanto?”fece Krissy poco distante.
“E c’è anche da chiederlo Gemy??? Guarda dove siamo finite... gli animali le avvertono prima certe catastrofi, come le alluvioni, i terremoti, i maremoti, gli uragani e finire a La Push a quanto pa...”
“Gatti!” mi limitai a dire.
“Gatti?” ripeté Ely poco convinta.
“Eh già...” aggiunsi seguendo con lo sguardo le traiettoria del suo puntare frenetico verso il vialetto poco distante “guardate lì in fondo” indicai.
Così poterono scorgere anche loro, a pochi metri da noi, proprio lungo il viale che avevamo appena percorso in taxi, quattro ragazze che passeggiavano con a seguito una bella gatta fulva e grassoccia seguita da tre gattini zampettanti che giocavano a mordicchiare la coda di quella che immaginai essere la loro mamma.
La gatta, accortasi del pericolo si era immobilizzata ed aveva appiattito le orecchie ed arruffato il pelo pronta a difendere la prole... in tutta onestà non sarebbe servito a molto contro Darko, ma di fegato ne aveva quella piccina e mi venne spontaneo sorridere.
Le ragazze si accorsero che le osservavamo e subito dopo, credo, capirono il pericolo che correvano i loro animali perché vidi, una di loro, davvero giovanissima, chinarsi a prendere in braccio due dei cuccioli, il terzo però le sfuggì e mentre faceva per seguirlo, una folata di vento le fece sfuggire i fogli che stingeva tra le mani.
“Oh no...” fecero in coro, affrettandosi a riprenderli. Qualcuno si fermò a pochi passi da noi e Claud si chinò con grazia a raccoglierli:
“Grazie mille” sorrise timida per poi allungarle la mano “sono Alejandra, ma puoi chiamarmi AleT!”
“Figurati” fu il suo turno di sorridere “io sono Claud e loro Ely, Krissy ed Asia” aggiunse indicandoci.
“Sono tuoi?” le chiesi indicando gli spartiti che cercava di non spiegazzare ulteriormente.
“Si, di tanto in tanto suono il piano nella parrocchia adiacente l’ostello benedettino che è poco lontano... Dovreste averlo visto arrivando... - poi aggiunse con aria sconsolata - è l’unico pianoforte decente qui a la Push”
Le B.A.D. mi guardarono allusive e sconvolte: avrei potuto essere al suo posto se fossimo rimaste dalle pinguine!!!!
“Povera – risposi istintivamente capendo quanto dovesse costarle la sua passione, chissà se la costringevano ad indossare quegli orrendi vestiti mentre era li, pensai poi aggiunsi:
“Anch'io adoro il piano, spero di poterti ascoltare presto”
“Ma certo, al ballo della scuola sicuramente”
Vedendo che era sicuro avvicinarsi, le altre sue amiche la raggiunsero in un baleno.
“Da pure a me” fece una dai lunghi capelli castani prendendole dalle mani gli spartiti ed infilandoli nella sua ampia borsa di pelle con tracolla, dipinta sicuramente a mano con una splendida stella dai colori freddi in netto contrasto col lupo grigio campeggiante al centro poi rivolta a noi “Piacere di conoscervi, io sono Anya” aggiunse squillante “voi siete le nuove arrivate, vero?”
“Eh già...in persona” rispose cordiale Krissy.
“Vi ho incrociate oggi a scuola, eravate con la nostra super segretaria, io sono Federica..o FediJ, come volete voi!” fece allegra allungandoci la mano ed accorgendosi solo quando ormai era a mezz’aria di stingere in essa un quaderno rosso con su scritto in una bella grafia elegante “Son of the Sun”,.
A quel punto, incerta per un attimo sul se passarlo o meno nell’altra mano, concluse che la soluzione migliore sarebbe stato un abbraccio, e cosi fece con tutte e quattro come se ci conoscesse da sempre.
“Salve! Io invece sono Clabby, piacere!” e, bella e sorridente ci porse la mano, facendo così tintinnare uno splendido braccialetto di legno ornato di mille pendenti .
“Che bello!” fece Ely notandolo subito ed afferrando il polso della ragazza per osservarlo meglio
“.. <>..” lesse lenta l’incisione che recava e vide arrossire impercettibilmente la ragazza “è davvero meraviglioso” concluse.
Clabby sorrise imbarazzata “Grazie, qui sono tutti bravissimi ad intagliare il legno, avrete modo di vedere molti pezzi unici”
“Wow” concluse Ely, pensando a quanti pezzi unici avrebbe potuto comprare tanto per iniziare.
“Bè, ancora benvenute, spero che vi troverete bene in questo piccolo paradiso” fece Anya.
Su quanto fosse davvero paradisiaco quel posto per noi, avremmo avuto molto da dire ma quelle ragazze erano troppo gentili per una rispostaccia Bad Style così ci limitammo ad annuire educatamente.
“Ci rivedremo a scuola” trillò Federica.
“Ma certo, e molto presto!!” le rispose Krissy.
“A presto, ciao” conclusero Clabby ed AleT
“Ciao” rispondemmo guardandole allontanarsi.
Sorridevamo ancora felici per quel piacevole incontro quando lo sguardo mi cadde nuovamente sul motel ed il fastidio mi invase di nuovo, fugata la possibilità di far danni a persone o animali, aprii il portellone del bagagliaio lasciando scendere Darko che si poté finalmente dare una bella scrollata e cominciò ad annusare l’aria a destra e a manca.
Ely lo guardò intenerita e gli passò leggera la mano sul pelo rossiccio “Beato te” sospirò rivolgendosi al mio cagnolone “almeno ora tu sei nel tuo habitat naturale... noi invece... diventeremo sempre più povere, dovrò indossare miei abiti almeno tre volte prima di poterli buttare via, finiremo a coltivare la terra per poter mangiare e Claud si tingerà i capelli castano per ambientarsi meglio!”
“Io non mi tingerò i capelli!!!!” sbottò Claud, poi, quasi in preda al panico: “non me li dovrò tingere, vero Krissy?”
“No, tranquilla, non te li tingerai e non mangeremo i frutti della terra” rispose lei avviandosi verso la costruzione “sono convinta che in fin dei conti quest’esperienza ci farà bene” aggiunse voltandosi e sorridendo, cercando una qualche approvazione nei nostri visi impietriti, che non trovò perché per la seconda volta, in poche ore con il suo assurdo modo di fare ci lasciò senza parole.
Facemmo per seguirla, ma la voce stridula del taxista ci scosse dallo stato confusionale che quell’affermazione ci aveva provocato.
“Signorine, le valigie?” Il tono interrogativo, ma velato dal panico di chi trema all’idea di dover trasportare sedici mostri di quelle dimensioni.
Puntai felina verso di lui e con fare casuale poggiai morbida una mano sul suo petto e mi sporsi oltre la sua spalla a guardare le valigie che giacevano scomposte fuori dagli altri taxi, i cui drivers appena ricevute i loro compensi, si stavano già defilando; mi scostai un po’ i capelli portandoli di lato e mi voltai nella sua direzione, il mio viso a pochi centimetri dal suo: “Mmm lei è così muscoloso...ce le porta su lei, vero?”
Soffiai, facendo scivolare la mano fino alla sua cintura. Il ragazzo deglutì vistosamente e il suo volto si aprì in un sorriso ebete
“C...certo, posso fare altro?” riprese con voce impastata, gli sorrisi morbida e all’istante nella mia mente prese forma una chilometrica lista di cosucce che avrebbe potuto fare per noi: scorazzarci in giro, portarci la colazione, occuparsi di Darko mentre ero a scuola, passare a ritir... quando i miei pensieri vennero bruscamente interrotti:
“Tao!! Io sono Claire, tome ti tiami tuuu?”
Una bimbetta di non più di tre anni era sbucata dal viale per correre ad attaccarsi, sorridente, alle gambe di Ely.
“Ciao piccola” rispose piegandosi verso di lei “io sono Ely” e le sorrise di rimando.
“Ecco fatto! Ora sì che siamo la famiglia del Mulino Bianco!” riprese Krissy, passando però teneramente una mano tra i capelli della piccina mentre la superava per raggiungere la reception del motel.
“Tane!!! Taneeeeeeee!!!” Urlò di nuovo entusiasta la bambina indicando Darko che seguiva guardingo tutte le mosse dal tassista, ancora incerto su quale valigia portare su per prima.
“Sarà meglio entrare” mi spintonò Claud, sicuramente temendo che lui una volta resosi conto del peso di ognuna, avrebbe rivalutato i suoi propositi di fedeltà eterna.
Da vicino, il motel era, se possibile, ancora peggio di come appariva dalla strada: interamente in legno e mattoni, avrebbe potuto essere del tutto accettabile solo per un cieco dato che non sarebbe stato costretto a sorbirsi quei colori alterati dalle intemperie o a provare la sensazione di diruto che dà il legno quando la pioggia lo inspessisce, passi anche sulle finestre orribilmente decorate da tende di improbabili tonalità, ma ciò che oltre ogni altra cosa mi colpì furono le dimensioni estremamente ridotte dell’insieme.
L’osservai a lungo e Krissy, ci girò perfino intorno muovendosi ora più vicina, ora più distante ed infine sentenziò “Non più di 200 metri quadri per piano” la voce fredda, chirurgica.
Rabbrividii, ne sono certa, afferrai la borsa e mi concessi un’ultima illusione:
“Ely ti prego, dimmi che non è stato Eric a consigliarti questo posto”
Ely esitò: “Bè, si ... posso anche dirtelo... se vuoi... ma poi non potrei informarti che non verrà a trovarti per un po’, anche lui è sotto la stretta sorveglianza di mamma Storm!”
“Cosa???” Quasi urlai, allarmata.
“Eh si, pare che l’isolamento rientri nella terapia prescelta dai nostri per accelerare la redenzione” concluse ridacchiando “ed ovviamente supervisore per la buona riuscita dell’intera missione, si è auto-nominata mamma Storm” sbuffò.
La rabbia mi invase, composi velocissima il numero, non mi preoccupai neanche di dirgli “ciao”: “Dove diavolo mi hai spedita???” tuonai “Sei o non sei un agente di viaggi???!!!??? Dannazione io sono As...”
“Io tono Tailor Moon!!!!!!!” Mi interruppe la bimbetta che saltellando disegnò per aria un mezzo cerchio con la sua manina.
Ely era piegata in due dal ridere, io mi limitai chiudere la conversazione al cellulare.
“Tio!!! Tio!!! Sono aivate!!! Tono aivate deje signoine!!!”
“SONO LORO! SONO LORO! FERMATELE!!! SARANNO LA NOSTRA ROVINA!” sentimmo pronunciare ad una certa distanza, senza però individuare la fonte.
“Quando si dice avere una fama che ti precede” sibilò Claud , ravvivandosi i capelli e afferrandone una ciocca di cui osservava l’estremità, come a cercare doppie punte e come se ciò fosse possibile.
Solo quando coprimmo anche gli ultimi metri che ci separavano dall’ingresso del motel, vedemmo un vecchietto seduto a lato della porta d’ingresso, intento a riscaldarsi al pallido sole che la giornata concedeva, lo stesso che quando ci avvicinammo ulteriormente ci puntò dritto il suo bastone contro.
Krissy che ci precedeva lo schivò e fece per entrare, ma lui imperterrito glielo ripuntò in faccia
“Ehi nonno, allontana immediatamente quel coso dalla mia Gemy!!!” gli urlò scocciata Ely ed allungò il passo per raggiungerla.
“Vi ho riconosciute. State lontane!” fece minaccioso
Fin qui si spinge la nostra fama? Su su, chi di voi tre è stata?” aggiunsi divertita “meglio confessare ora che siamo qui... quale cuore bronzeo avete spezzato?”
“Noi nessuno, qui è un po’ ... ehmmm... retrò per i nostri gusti, piuttosto... non è che tu hai spezzato qualche gamba quaggiù?” insinuò Claud.
“Me ne ricorderei” sorrisi sorniona “beh, direi che con questa il tempo delle confessioni si è ufficialmente chiuso! Entriamo!” aggiunsi per poi pensare tra me e me: chissà se funziona così anche in chiesa e dopo quanto tempo va ripetuta la procedura.. Certo potrei sempre tornare indietro e chiedere a una suor pinguina qualsiasi... Mmm
“State lontane o vi colpisco” fece sempre più testardamente il vecchietto, agitando ancora più minaccioso il bastone “correte!!! CORRETE QUI!!! sono loro!!! Le ragazze della profezia, sono loro!!!”
Claud scavalcò leggiadra il bastone come se stesse eseguendo un esercizio di danza e si ritrovò nella hall del motel, si voltò divertita a farci una linguaccia, prima di sparire nella penombra.
“Ma brava cavalletta...” la punzecchiò Ely “ora va a chiamare qualcuno che ci faccia entrare in fretta prima che io chiami il 911”
E mentre Calud rispose con una linguaccia, il vecchietto continuò a sbarrarci il passo, facendo svolazzare con il perpetuo agitarsi i suoi lunghi capelli bianchi ed aspirando lunghe boccate da una pipa dalla forma curiosa.
“Secondo me è erba quella che fuma” ipotizzai.
“Mmm, non lo escluderei”convenne Ely “Guarda che quella roba ti manda in pappa il cervello”proseguì allungando la mano “perché non me la...” il bastone fendette l’aria a pochi millimetri dalle sue dita costringendola a ritirarle.
“Non mi porterete via il mio amuleto!!! Con questo starò al sicuro dalla vostra potenza e dalla vostra seduzione”
“Ma anche senza, fidati” lo rimbeccai
“SARETE LA ROVINA DEGLI UOMINI DI LA PUSH!!! Andate via!!! Viaaaa!!!”
Finalmente intervenne una donna a calmarlo:
“Papà, lasciale passare sono solo delle ragazze”
“Noooooo! Sono il male! Sono arrivate!”
“La settimana scorsa il male erano quattro galline e quella prima delle api, per non parlare poi di quando si convinse fossero le formiche, quella si che fu una dura battaglia... scusatelo per favore”
Spiegò la donna rivolgendosi a noi imbarazzata per il comportamento paterno.
Li sorpassammo che ancora ci inveiva contro mentre lei tentava invano di farlo ragionare .
All’interno trovammo ad attenderci dietro il bancone un uomo smilzo e dagli improponibili baffi, loquace quanto un muto, il quale ci fece segno di seguirlo lungo la scala a chiocciola che portava al piano superiore, e a circa metà del percorso qualcosa richiamò la nostra attenzione
“Signorine???!!!!” La voce del panico il persona “SIGNORINEEEE!!!!”
Era il driver a chiamarci, disperato e terrorizzato ogni secondo di più
“Il caneeeeeeee!!!
Cuccia!
Stai giù cane!
Via!!! va via!!!
Signorineeeeeeeeeee!!!
AIUTOOOOOOOOOO!!!
Salvatemi!!!
Il caneeeeeeeeeee!!!!!!!!!!
Cuccia cane, cucciaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!”
Krissy mi fece segno, allarmata, mi sporsi dal ballatoio che dava sul parcheggio e sull’ingresso e vidi il taxista, rifugiatosi sul tetto della sua auto, in posizione fetale, perfettamente immobile a parte la bocca con Darko che gli ringhiava contro incessantemente attendendo un suo piccolo movimento improvviso, pronto a farlo in poltiglia.
“Forse dovresti intervenire” mi consigliò, visibilmente preoccupata per Darko.
“Forse” aggiunsi “ma è troppo divertente” e noncurante raggiunsi Ely e Claud, mentre lei si trattenne ancora lì ad assistere, cosi fummo le prime a raggiungere la nostra camera e soprattutto a vedere la parete che sovrastava i letti addobbata da una -devo ammetterlo- pessima stampa de La notte stellata di Van Gogh.
“Oh no!” facemmo in tre, all’unisono, ancora sulla porta. Il proprietario ci guardò perplesse senza capire il perché della nostra esclamazione.
Quello che sarebbe successo di li a poco, in realtà l’avevamo già visto accadere altre decine di volte, ma aveva un ché di scenico che colpiva sempre.
Ed infatti, come da copione Krissy raggiungendoci lanciò un’occhiata fugace alla stanza, si immobilizzò un attimo sullo stipite, poi felina saltò sul letto e con un gesto solo strappò via la stampa dalla parete, portandosi dietro anche il chiodo su cui era appesa.
Il viso del proprietario sbiancato completamente, la fissava in attesa di una spiegazione
“Non posso dormire sotto un falso” si giustificò con voce angelica “vede, l’arte...”
Continuammo con lei “... è un’amante gelosa!” si voltò a guardarci e poi scoppiammo in una fragorosa risata.
L’uomo decisamente infastidito, ma non abbastanza per esprimersi in qualche modo, uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Non si allontanò neanche di un passo che Claud sconsolata commentò “Ma è una camera bruttissima!!!”
“Ed è minuscola!” aggiunsi.
“E non c’è niente, neanche una cosa, nella mia valigia che si intoni con questa stanza, e neppure nelle vostre!!!” aggiunse Ely, con la voce salita di qualche ottava, sedendosi sul bordo del letto.
“Io non vedo nulla di bello da stamattina” piagnucolò Claud “... ed era la mia cameretta... a casa mia, con il mio letto, il mio divano, il mio impianto hi-fi, il mio...”
“...tranne quei ragazzi “ l’interruppi correggendola.
“Vero! Tranne i ragazzi a scuola” mi appoggiò Krissy “concentriamoci su di loro” concluse sorridendo e con gli occhi luminosi, anche se quella scintilla si spense in fretta mettendosi ad osservare la stanza.
Una cosa era certa: non saremmo potute rimanere lì a lungo. Krissy sarebbe arrivata a graffiare via la pittura dalle pareti pur di migliorare i colori della stanza ed Ely si sarebbe fatta un vestito con le tende pur di sentirsi in linea con lo stile di quegli ambienti e Claud... ma... dov’era finita Claud?
Non ebbi il tempo di tradurre quel pensiero che la sentii tuonare:
“NOOOOOOOO!!!!!!!! La cucina è chiusa, ci aspettavano nel pomeriggio, come faremo ora???”
Bè, Claud avrebbe di certo fatto arrivare in breve tempo, scopo assunzione istantanea, un cuoco francese che le cucinasse le sue delizie, riflettei certa di non essere troppo lontana dalle sue intenzioni.
“Ci sarà almeno un ristorante, no? Niente panico” fece Krissy.
Troppo tardi, Claud in preda all’ansia era già con la testa affondata nel suo zaino alla disperata ricerca di qualcosa da sgranocchiare.
“Bè, usciamo” proposi “ne approfitterò per acquistare i nuovi stivali di Chanel che fanno pendant con la mia moto.” E poi, si sa, Cenerentola è la prova vivente che un paio di scarpe può cambiarti la vita.
“Scarpe?!?” per un istante il volto di Ely si illuminò, poi guardò frenetica l’orologio “sono già 11 ore e 37 minuti che non acquisto nulla, sento che sto per avere una crisi d’astinenza da shopping” respirò a fondo per calmarsi e aggiunse “Devo comprare... SUBITO …” fece estraendo una rivista dalla sua maxi bag... questa!!!” e indicò trionfante una splendida borsa di Chanel total black di vernice.
“Wow Gemy, ma è bellissima!” ammise Krissy
“Eh si, è la Chanel Coco Cabas... ed ho almeno tre vestiti con cui si abbina perfettamente” aggiunse con voce squillante.
“Eccola all’attacco la Bad da shopping ossessivo- compulsivo” conclusi ridendo di gusto.
“Che aspettiamo?” concluse Claud “non vorrete mica saltare il pranzo?”
Dopo un rapido cambio d’abito, uscimmo ed informammo i gestori che ci saremmo trattenute giù in città fino a pomeriggio inoltrato, loro insistettero a lungo perché andassimo con loro fino al centro, approfittando del fatto che avrebbero usato la macchina più ampia per fare provviste, ma fummo ben attente a defilarci adducendo la necessità di passeggiare un po’ dopo un viaggio tanto fiaccante.
In realtà proprio non avremmo potuto sopportare un’altra dose di tutta quella dolcezza, io personalmente ne ero nauseata.
Così si limitarono ad indicarci il sentiero da prendere, che percorremmo in breve tempo e con tutta la grazia che si può avere con un tacco 12. Al termine di esso, le case cominciarono a farsi più frequenti anche se la sensazione generale che si aveva del posto era di precarietà, come se la natura non fosse stata del tutto domata dall’opera dell’uomo e fosse lì pronta a prevalere alla prima occasione: le strade erano sì ampie ma non asfaltate, le case basse e dalle tonalità della terra su cui poggiavano, i negozietti che si rincorrevano su entrambi i lati delle vie incorniciati dalla vegetazione a poca distanza, fitta, prepotente, ed alberi dai tronchi spropositati campeggiavano in ogni spazio che avrebbe potuto essere semplicemente sgombro.
Per un attimo ebbi la netta sensazione di essere ritornata ai primi giorni all’Olympia High School.
Oltre ovviamente al nostro indiscutibile stile ed a ciò che indossavamo, la carnagione diafana in contrasto con la loro bronzea, le nostre forme più spigolose ed i diversi tratti somatici fungevano da insegna luminosa dritta sulle nostre teste, così tutti gli occhi erano puntati su di noi: quelli maschili scrutatori, vogliosi e quelli femminili attenti, invidiosi, preoccupati.
Ma eravamo abituate a tutto ciò e quindi non ci scompose il gruppo di uomini che si voltò annuendo al nostro passaggio, né i bambini che correvano di angolo in angolo delle strade per poterci incrociare, né tantomeno il classico gruppetto di ochette gelose.
Si sa, le cagnette gelose del proprio osso sono un po’ ovunque e tutto ciò non faceva che alimentare la nostra competitività tanto che ancheggiavamo più del dovuto, ravvivavamo spesso i capelli, dispensavamo sorrisi, cose tipiche dell’universo femminile insomma, ma che se fatte dalle B.A.D. potevano far tremare il cuore dei poveri uomini.
“Ma si può sapere cosa state facendo voi due?” Esordì d’improvviso Claud rivolta alle Gemy che, rimaste indietro confabulando, distanziavamo di qualche metro. Ely ci raggiunse quasi correndo, quanto era leggiadra su quei tacchi assurdi?
“Krissy sta tracciando una mappa delle strade che percorriamo corredata dei relativi negozi ed io annoto le scarpe più adatte da indossare a seconda del luogo, così saremo sempre perfette, non vorremo mica sfigurare?”
L’organizzazione mentale delle sorelle Storm era per me l’ottava meraviglia del mondo.
“Ely” la ripresi con voce stanca “non riusciremmo a sfigurare neanche se lo volessimo con tutte le nostre forze ed il massimo impegno! Ti sei guardata intorno?” Istintivamente alzò la testa
“Ehi, ma qui ci siamo già passate”
“Due volte per l’esattezza” rispose Krissy.
“Vuol dire che è tutto? Il centro è questo?”
“No, questo è tutto e basta!”
Il silenzio piombò pesante come un macigno, non avevamo impiegato più di un’ora per vedere l’intera città, eravamo ufficialmente a Lilliput!
“Bene, direi che è il caso di andare a pranzo, in fondo siamo qui per questo” affermai, imponendomi con la voce più squillante che potevo “illuminaci Krissy!” conclusi
“Il ristorante più carino è...” diede uno sguardo veloce alla sua agenda “tra la quarta e la quinta!”
“Evvaiiiii!!!” ovviamente era Claud!
Giunti a destinazioni mi assicurai che Darko fosse bel legato all’esterno del locale, lo coccolammo tutte prima di entrare, sperando fosse più clemente durante l’attesa.
Il posto aveva un’aria accogliente, l’esterno era completamente in legno di una bella tonalità scura, mentre all’interno predominavano le tonalità di rosso, i tavolini erano sobriamente apparecchiati, ne scegliemmo uno posto di fronte all’ampia vetrata che affacciava sulla strada di modo che potessi tenere sotto controllo il cane, la prima pietanza, come sempre, fu la sua: una fantastica bistecca da fare invidia a qualsiasi altro Cucciolo, di qualsiasi altra specie, in qualsiasi altro posto.
La proprietaria, innegabilmente grassoccia, si avvicinò al nostro tavolo ed iniziò suadente ad elencare tutte le pietanze disponibili (all’accenno di ogni proposta il volto di Claud era illuminato dalla felicità) e quando ebbe finito si passò veloce le mani sul grembiule a righe rosse e bianche ed afferrò decisa penna e taccuino.
Fu la volta di Claud di parlare, la quale decisa elencò tutto d’un fiato: “Allora... porti: una porzione di risotto ai funghi porcini, gnocchi con sugo e besciamella, crépes ripiene di mousse di formaggio, crostini ricoperti di funghi e fontina, prosciutto, carpaccio di pesce spada, tagliata di carne alla brace con carciofi fritti, soufflé di formaggio fresco, un’insalata mista, patate arrosto, verdurine gratinate, macedonia di frutti esotici con gelato al cioccolato ed una mousse di fragole con panna.”
Man mano che l’elenco si allungava sentivo crescere il numero di occhi puntati su di noi..
“Mousse di fra-go-le” ripeté in ultimo la donna finendo di annotare, fece un sospiro soddisfatto e il suo viso pieno si aprì in un altro generoso sorriso, si voltò ma mentre fece per allontanarsi venne fermata
“Ehm... veramente quelle cose sono per me” trillò Claud senza la minima vergogna, mentre
noi altre abbassammo veloci la testa e scivolammo lungo le sedie quasi a voler sparire “anche le mie amiche dovrebbero ordinare ora!”
E sentii perfettamente ed all’unisono tutte le sedie e gli sgabelli ruotare impercettibilmente nella nostra direzione per guardarci.
La donna ci osservò interrogativa soppesandoci, con in volto un’espressione incerta tra la felicità pensando all’incasso (probabilmente equivalente a quello di una settimana) ed il sospetto di uno scherzo, ma l’assoluta compostezza di Claud la convinse in un lampo della bontà della sua affermazione.
“Tre porzioni di gnocchi e tagliata, grazie” fu Ely, lapidaria, a toglierci da quella scomoda situazione.
“Certo che nutrire Claud ci manderà in rovina” osservai sconsolata.
“Non stavolta..” sussurrò Krissy mentre riprendeva posto accanto alla gemella.
La guardammo interrogativa
“Vedete il tipo laggiù” fece indicando col mento un ragazzo adagiato in una posa statuaria alla cassa alto, capelli corti e neri, bronzeo, muscoli perfettamente definiti...
“Ma è bellissimo” fu il commento unanime.
“Già, ma il suo bel visino e il corpo spettacolare non l’ha reso più furbo: ha scommesso che Claud non riuscirà a mangiare tutto quello che ha ordinato quindi, praticamente, ci ha offerto il pranzo!”
“Ben fatto Baddina” approvai, allungandole il cinque e finalmente mi rilassai.
-Din din-
...
-Din din-
...
-Din din-
...
“Ma si può saper con chi messaggi di continuo?” chiese Krissy con finto, ma non troppo, tono inquisitore “cosa ci nascondi tu, col corpo di una ballerina e lo stomaco di un elefante???” aggiunse ridendo.
“Mmm” Claud deglutì un altro boccone prima di rispondere “ho una bellissima sorpresa per voi... vi ricordate di Christopher?”
“Il ballerino?”
“Ma no, dai, quello alto, moro...”
“Il dottore..?”
“No, quello era Cohen, parlo di quello che mi aspettava sempre all’uscita della scuola di danza...”
“Ci sono: è l’imprenditore!”
“Ma nooooo!!!”
“Lo dicevo io che dovevamo usare i numeri...”
“Era un mio ammiratore” precisò, teneramente imbarazzata.
“Lo sono tutti Claud, quindi questo non vale come dettaglio” rispondevamo a turno, incapaci di focalizzare il soggetto maschile che a lei pareva tanto ovvio.
“Ma si, Asia, tu l’hai conosciuto...”
“Quello con l’Honda?”
“No aveva la Porche...”finalmente arrivò un dettaglio degno di nota, da lì fu più semplice...
“Quello che ti portava i fiori ad ogni prima?”
“Si”
“E la colazione di mattina?”
“E che al tuo compleanno ti ha regalato una Birkin?”
“Si”
“E che ci ha offerto quella meravigliosa crociera l’anno scorso?”
“Si”
“E che tu non ti filavi neanche di striscio?!”
“Esatto!!!” concluse finalmente soddisfatta.
“Allora???” chiedemmo in coro, provate dalla caccia all’uomo.
“Ha trovato il modo di recuperare le nostre macchine e la tuo moto ovviamente Asia...”
“E come?”
“Bè, pare che i despoti non siano poi tanto furbi: tutti i nostri mezzi di trasporto sono stati trasferiti nell’ampio garage di casa King e...”
“Lasciami indovinare...” l’interruppi “mia madre si è fatta impietosire e gli ha permesso di portarcele” conclusi con disgusto.
“Ma è una bella notizia, no?”
“Certo che lo è!!! È che sono così abituata a contraddirla...” e finalmente ridemmo di gusto. La cameriera ci raggiunse discreta e con l’ombra di un sorriso sul volto ambrato.
“Come procediamo?” chiese cordiale.
“Siamo a posto così” disse precipitosamente Ely, temendo forse una qualche aggiunta sfiziosa di Cla.
“Posso portare il conto, allora?” riprese.
“Lo porti a quel ragazzo laggiù” sentenziò Krissy divertita e soddisfatta.
“Lui?” fece l’altra interrogativa cercando di accertarsi di aver individuato correttamente la persona indicata.
“Non ho idea di chi sia quel bonaz..ehm..ragazzo , ma stia certa, pagherà lui”
La cameriera si allontanò dirigendosi verso il ragazzo, li vidi parlottare un po’, il ragazzo si passò la mano tra i capelli, quasi a volerli accarezzare per poi fermarla sulla nuca, si voltò verso di noi, bello come un dio greco e Krissy, disinibita, gli fece innocentemente l’occhiolino sorridendo e rivolta a noi
“Immagino stia pensando a come possa entrare tanto cibo in un corpo così esile”
Claud si accarezzò la pancia soddisfatta, poi disse stiracchiandosi “Bè, direi che l’ora di Chanel è giunta, in fondo siamo qui anche per questo, no?”
“Già, i magnifici overkness bicolor di Chanel... si possono fare follie per scarpe del genere”
“Andiamo allora, il negozio di scarpe è proprio qui all’angolo” ovviamente era Krissy, già con il notes in mano anche se io non l’avevo vista recuperarlo dalla sua incredibilmente capiente pochette.
L’impatto con la vetrina del negozio non fu dei migliori, già dall’esterno non mi sembrava affatto fornito di quanto desideravo.
“Sicura che sia un negozio di scarpe?”
“Mmm..” rapido scorrere di fogli “di scarpe, sì..”
“Dici che hanno ciò che vuoi?”
“Se il principio è meritocratico...no! Loro non si meritano Chanel” conclusi spietatamente.
“Contieniti! Sii gentile!” mi urlò dietro Claud mentre mi accingevo ad entrare.
Tieniti sul vago, tieniti sul vago continuavo a ripetermi “Trattate Chanel?” fu quanto di più incolore la mia mente riuscì a partorire.
La donna mi guardò prima perplessa poi senza chiedere una qualche spiegazione, compassionevole, mi poggiò gentile una mano sulla spalle e disse “Cara, questo non è il negozio giusto” e così mi accompagnò alla porta e messasi sull’uscio indicò “Devi solo attraversare la strada, è proprio lì di fronte, dì pure che ti ho mandato io...”
“Certo, Anna Wintour!” esclamai, tanto istintivamente da non potermi trattenere, e subito sul suo volto comparve un’espressione dubbiosa, poi decise fosse un complimento e si aprì in un bel sorriso schietto, indicò ancora una volta il negozio che secondo lei era la mia vera meta e finalmente mi lasciò andare.
Raggiunsi a passi svelti le B.A.D.
“Pare si debba andare lì”dissi, apprestandomi al contempo ad attraversare la strada.
Il secondo negozio ci lasciò, se possibile, ancor più confuse del precedente, dato che sulla porta a vetri campeggiava la scritta ricamata “Quil’sweety”
“Ormai siamo qui” notò Krissy dinnanzi alla mia indecisione “tanto vale entrare”
Legai svelta Darko ad un paletto posto vicino all’ingresso e ci accingemmo ad entrare, la porta si aprii e, intanto che sulle nostre teste tintinnarono decine di campanellini che scendevano disordinati da un meraviglioso intaglio in legno a forma di lupo poggiato sullo stipite, subito ci invase un profumo dolcissimo di zucchero e cioccolato.
“Wow” fece bassissima Claud, con gli occhi chiusi per meglio assaporare quel profumo.
“Taoooooo” ci accolse la voce ormai familiare di Claire che sedeva sul bancone, le gambette ciondolanti e le mani ricolme di caramelle colorate, vedendoci si fece mettere giù dalla commessa e mi corse incontro porgendomi le braccia per farsi sollevare.
“Oh no, no” alzai le mani e indietreggiai istintivamente “su, và dalla mamma, piccola”
Ma lei corse da Ely, aggrappandosi di nuovo alle sue gambe, l’adorava ormai e, me ne rendevo conto, non poteva essere diverso; subito lei la sollevò per metterla a sedere sul davanzale della finestra che dava sulla strada, così che potesse vedere Darko.
“Tane!!! Tane!!!” urlò felice la bimba appena lo scorse. Mi schiarii la voce “Trattate Chanel? Mi manda la signora del negozio dall’altra parte della strada”
L’avevo detto davvero??? Possibile che avessi davvero detto che mi mandava quella tipa... il panico da bambino- bavoso-che-vuole-abbracciarti fà brutti scherzi.
La donna mi guardò stranita, poi lanciò una lunga occhiata alle mie amiche, raggiunse ed aprì la porta che ancora una volta tintinnò, con un gesto della mano chiamò la sua collega che, c’era da immaginarselo, non ci aveva perse d’occhio.
Infatti, quella ci raggiunse quasi correndo “Dice che vuole Chanel, e che l’hai mandata tu” parlavano di me come se non ci fossi o non potessi sentirle, stavo per intervenire, ma l’altra rise fragorosamente aggiungendo “Non vedi che sono straniere? Vuole dire CARAMELLE!!!”
Lo stupore mi impietrì.
“No sai dire caamelle??” mi chiese ansiosa la piccola Claire.
Ely e Claud scoppiarono in una risata incontenibile, Krissy invece, più vicina a me, si irrigidì certa della reazione imminente e spiacevole che ne sarebbe venuta.
Feci un passo furioso nella loro direzione quando Claire urlò fortissimo:
“Tane! Tane torre via!!! Torre!!!”
Ci misi un attimo a capire: Darko doveva essere riuscito a liberarsi ed ora correva libero e pericoloso per le vie della città. In un lampo fui sulla maniglia che tirai con forza, prima di precipitarmi fuori due cose attraversarono la mia mente: la prima fu il pensiero che quelle donne si erano salvate dalla mia ira grazie al mio cane e la seconda fu la voce di Claud che tutta entusiasta diceva: “sì sì, esatto voleva proprio dire CARAMELLE! Allora, da brava, mi dia... “e potei solo immaginare l’elenco infinito che ne seguì perché non avevo tempo: dovevo riprendere il mio cane.
  
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