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Autore: michiru_    04/01/2011    1 recensioni
Fan Fiction su Haruka e Michiru riguardante l'anime "Bishoujo Senshi Sailor Moon". Premetto, non so ancora quanti capitoli farò. L'ottavo capitolo era l'ultimo da revisionare totalmente, ora penso ne aggiungerò uno ogni settimana, dato che iniziando la scuola il tempo a disposizione diminuisce >w
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Haruka Teno’h, con questo nome era conosciuta la bella ragazza androgina dai corti capelli biondi. Forte e indipendente, coraggiosa e determinata, velocista e pilota.

“Per me questo è il primo giorno di scuola, in un nuovo ambiente, in mezzo ad altre persone. Sono ansiosa, ma non ho paura..ma...no, non ho paura.”

Haruka desiderava essere come il vento. Lo voleva superare, per lei era una sfida. Amava la velocità più di ogni altra cosa: le donava una sensazione di libertà e potenza allo stesso tempo. Riusciva ad ascoltare il vento e, di certo, non era cosa da tutti. E quel giorno, il vento era tiepido ma forte. Caldo e potente. Sentiva che il primo giorno sarebbe andato bene, tuttavia intuiva anche che qualcosa in lei stava cambiando. Non sapeva ancora bene cos’era quella strana sensazione. Forse, un messaggio del destino?

Preparatasi in fretta, Haruka prese le chiavi della moto, chiuse la porta di casa e s’avviò verso la vettura a due ruote. Quanto le piaceva guidare! Si mise il casco, accese i motori e partì. Doveva raggiungere presto il suo nuovo istituto, non poteva arrivare in ritardo, non il primo giorno di scuola.

Mentre guidava, pensava a come si sarebbe trovata in mezzo a nuova gente. Sperava ci fosse un club d’atletica a cui iscriversi. Avrebbe tanto desiderato trovarsi bene in quella nuova scuola, farsi degli amici, essere una ragazza normale. Nella scuola dove andava prima non era vista di buon occhio: si era fatta una pessima reputazione dovuta ad un misterioso incidente, avvenuto per strada con la sua moto. Sperava che, in un nuovo ambiente, si sarebbe trovata meglio.

In men che non si dica raggiunse l’istituto. Tutte le ragazze che in quel momento si trovavano nel cortile ad attendere che la campanella suonasse per avviare l’inzio delle lezioni, si girarono a guardarla.

Tutti i pettegolezzi della mattina stessa si rivelarono veri: notarono che Haruka era una bella ragazza, che guidava una moto, com’era già stato supposto. Ma le ragazze parevano un po’ deluse, non era la persona che s’aspettavano d’incontrare.

 “Ma siete sicure sia una ragazza?”chiese una studentessa al suo gruppo di amiche.
“Shhhhh, zitta zitta che sta passando di qua!”  risposero loro, azzittendola.

Con passo svelto e sicuro, senza guardare in faccia nessuno, Haruka raggiunse le porte dell’istituto; prima di entrare si voltò a guardare il cortile e prese l’ultimo respiro di aria fresca e pulita. Entrata nella scuola, si avviò in segreteria per chiedere informazioni sulla classe a cui era stata assegnata.
La segretaria le disse che era in terza sezione B, corridoio infondo a sinistra, vicino all’aula di disegno.

Dirigendosi verso la sua classe, si guardò intorno. Notò che la scuola era ben strutturata: sembrava quasi moderna, con grandi e ampie finestre, muri colorati a seconda del piano, aveva un’aria un po’ severa ma al contempo, quel luogo, le donava tranquillità. Affacciandosi ad una vetrata vide pure un circuito d’atletica:
“Evvai! Fortunatamente posso correre, sapevo che potevo impegnarmi in un’attività in qualche modo!”
La corsa era un’altra delle sue passioni. Credeva che correndo più forte di tutti e impegnandosi, sarebbe riuscita a sfuggire al suo destino. Era imbattibile, nessuno l’avrebbe mai potuta fermare. Nessuno.

Accorgendosi di essersi distratta, si avviò nuovamente verso la sua nuova classe e, in poco tempo, la raggiunse.

“Infondo a sinistra..ecco, credo che l’aula sia questa!”

Entrata nella stanza, ancora vuota, Haruka appoggiò la cartella sull’ultimo banco vicino alla finestra e si sedette. Da quella postazione riusciva a sentire il vento che le soffiava dolcemente sul viso e immergersi totalmente nei suoi pensieri, in piena libertà. 
   
 
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