Capitolo 23
Nishikado stava sospirando esasperato. Goro non
faceva altro che correre fra le bancarelle prendendo in mano
tutti gli oggetti che più gli ispiravano simpatia, iniziando ad urlare a
squarcia gola "lo voglio, lo voglio" e, se non lo assecondava,
iniziava a fare i capricci e a piangere disperatamente, dicendo che era un
povero bambino, che era maltrattato e altre sciocchezze simili. Così lui veniva rimproverato dalle dolci fanciulle che gestivano le
bancarelle... rovinandosi la reputazione. Daiki, che li seguiva a poca
distanza, era assediato da almeno cinque ragazzine urlanti, che facevano moine
a più non posso, pur di ottenere anche un misero
sguardo dal ragazzo. Daisuke lanciò
un'occhiataccia di pura invidia al fratello, e poi quasi inciampò nei suoi
stessi piedi, mentre Goro lo tirava verso la bancarella di alcuni
giocattoli elettronici. Si avvicinò ad un piccolo robottino
di Mazinga Z che sbraitava qualcosa del tipo
"Pugno fotonico" e rise come un pazzo.
"Lo voglio, lo voglio!!!!", gridò anche per
questo, ridacchiando felice.
- No Goro... adesso
basta. Hai già riempito due intere borse di giocattoli! -, disse mostrando al
bimbo i due enormi sacconi che si portava dietro.
Gli occhi del piccolo si riempirono di lacrime, mentre
il suo corpo iniziava ad essere scosso da alcuni singhiozzi. Daisuke incrociò
le braccia, assumendo un espressione decisa.
- N-O!!! Questa volta
non mi freghi!
Mentre il bimbo stava per irrompere nel pianto più sfrenato della sua
vita, una mano porse i soldi al venditore e prese il giocattolo, dandolo poi al
bambino. Goro si asciugò le lacrime e abbracciò il giocattolo, ancora
imbronciato, mugugnando qualcosa di imprecisato. -
Grazie, zio Akki!-, disse il bimbo, in direzione
dell'uomo che gli aveva comprato il robottone. Akito
sorrise e gli scompigliò i capelli, affettuosamente.
Daisuke guardò esterrefatto i due.
- Zio Akki? Tu conosci
questo tizio? -, domandò spaesato al piccolo, che ancora coccolava il robot.
Goro alzò un sopracciglio e guardò in malo
modo sui cugino Daisuke.
- Ma sei stupido?
Beh, domanda retorica, ovvio che lo sei... zio Akki,
è zio Akki! Come fai a non conoscerlo... certo che sei proprio cretino...-,
bofonchiò incavolato Goro, abbracciando Akito, che lo prese in braccio e lo
fece sedere su una sua spalla, tenendolo ben saldo.
Daisuke li guardò perplesso, mentre un gran rabbia gli montava dentro. COME SI PERMETTEVA QUEL
MOCCIOSO DI DARGLI DELLO STUPIDO? E poi chi gli aveva
insegnato parole come "Retorica"? Nemmeno lui conosceva il significato
di quella sconosciuta. Chissà cos'era... Si scosse ad
uno scappellotto di Daiki dietro la sua testa.
- Babbeo...-, disse il maggiore dei
Nishikado, prima di guardare Akito. - Ho sentito parlare di te da mia madre... ma non parla mai della vostra famiglia davanti a
mio padre, per noi siete Tabù... sei il fratello della madre di Goro, eh? Ma
non credevo che quell'Akito fossi proprio tu, uno
degli amici delle Matsumoto. Ti dirò, la cosa mi ha
piacevolmente sorpreso.-, spiegò Daiki, mentre Daisuke, appollaiato a terra, si
massaggiava la testa dolorante.
Akito sorrise amaro.
- La vita è sempre piena di sorprese...
ma la vostra famiglia ancora non ha superato quella storia? Andiamo, ormai sono sposati da dieci anni... solo perchè mia
sorella non è ricca dovete far diventare l'elemento tabù? Siete veramente
pessimi...
Daiki si passò una mano tra i capelli,
sorridendo.
- A me sinceramente non importa niente di
ciò che siete per i miei genitori... ricchi, poveri...
è tutto relativo, no? Io e te non dobbiamo frequentarci,
quindi quello che sei non conta, basta che non mi dai fastidio ed è tutto ok.
Daisuke li scrutò dal basso, curioso. Non
riusciva a capire la logica di quella discussione. Non sapeva nemmeno che la
madre di Goro avesse un fratello così giovane. Beh, non che
lei fosse vecchia: aveva solo trentadue anni, e ci aveva provato spesso con
Daiki. Però lui non aveva mai saputo il finale
di quella storia. Chissà se suo fratello c'era stato?
- Non sono io che ho chiesto un legame con i
Nishikado, ma siete voi che state invadendo il mio mondo... -, sibilò cattivo.
Daisuke scattò immediatamente.
- Ehy, Rumiko non è di tua proprietà!
Akito scosse il capo.
- Bene... non sarei d'accordo, su questo,
ma ora come ora non c'è tempo per discutere... sentite ho fretta, fra poco
comincia il concerto e noi siamo fra i gruppi che suonano, devo sbrigarmi...
Nishikado, ti affido Rumiko!!!-, disse serio, posando
le mano sulle spalle di Daisuke e con gli occhietti sbrilluccicosi,
tanto da farlo rabbrividire. Daiki pensò che la scenetta sembrava
quello di un padre che dava il suo assenso ad un ragazzo che voleva frequentare
la figlia.
Detto ciò salutò con un bacio sulla guancia e un arruffata di capelli il nipotino e si diresse in
direzione del palco. Daisuke alternò il suo sguardo fra l'acquisito parente e
il fratello.
- Ohibò! -, fu solo capace di dire, mentre
sentiva la felicità salire alle stelle.
Daiki scosse il capo.
- Non salire subito di testa... non è mica
suo padre, non te l'ha affidata in quel senso, stupido... c'è qualcosa sotto.... ha detto che loro sono impegnati con il concerto
stasera... ciò significa che forse dobbiamo star con Rumiko Matsumoto per
essere sicuri che non le accada niente? Ma perché poi
proprio a noi lo chiedono? Mhhh... non capisco...
***
Uscì quatta, quatta dai
camerini. Dopo il suo quasi svenimento quella sanguisuga di Nobu non le si voleva più scollare di dosso e lei si sentiva
asfissiata. Ok, era dolce. Si preoccupava. Dimostrava
di tenerci a lei. Ma a tutto c'era un limite! Si
guardò intorno, mentre si inoltrava nella folla che
già circondava il palco. Il primo gruppo aveva da poco iniziato suonare, e
sembrava pure avere un successone. "Tipico",
fu il suo primo pensiero. Era un gruppo pop e,
malgrado le costasse ammetterlo, sicuramente era il favorito. Pop equivaleva a
commerciale, ovvero a vendita facile. Se i dipendenti delle major lì intorno si sarebbero interessate a qualcuno,
probabilmente quel qualcuno erano le “Candy”. Cinque giovani ragazze in abiti provocanti che canticchiavano dolci
canzoncine... disgustoso. Fortunatamente la scena del punk, in quegli
ultimi anni, stava riprendendo parecchio e questo la rassicurava molto. Il suo
pensiero saettò su Rumiko. Doveva trovarla, ma come fare? Si avviò verso la metà del parco opposta a quella del palco, dove
ora c'erano tante bancarelle delle più diverse varietà. Si guardò intorno,
cercando una ragazza carina, con i capelli neri e con i suoi abiti. Ma nessuno lì intorno, nemmeno di spalle, assomigliava
vagamente alla sua amica. Cominciò seriamente a preoccuparsi che Rumiko si
fosse già imbattuta in quel bastardo di Ichinose.
Ripensò a quando
si erano conosciute, quando Rumiko veniva maltrattata dai Nishikado. Era così
strano tutto ciò. Era passato poco tempo, eppure ora era proprio a quegli
stessi Nishikado che prima disprezzavano che volevano chiedere di proteggere
Rumiko. Buffo...
Si voltò un paio di volte indietro, avendo
avuto la strana sensazione di essere seguita da qualcuno, ma le prime volte
pensò fosse stata una sua impressione. La terza volta
che si girò, però, si trovò faccia a faccia con
l'individuo che più odiava sulla faccia del pianeta (dopo Ichinose ovviamente):
Daiki Nishikado.
- Potrei farti arrestare, lo sai?! Violazione di privacy, di spazio
personale! Sei a meno di un metro da me. E, tanto per appesantire la dose, mi stai seguendo come fossi un pazzo maniaco omicida, in
procinto di mettermi le mani addosso e che so... rapinarmi? Violentarmi? Non
oso immaginare! -, bofonchiò stizzita, ricominciando a camminare alla ricerca
dell'amica.
Daiki continuò a seguirla, ignorando i suoi
commenti, nonostante essere denominato "pazzo maniaco omicida"
l'aveva disturbato.
- Non sono mica così disperato da mettere
le mani addosso a te... -, commentò prima di tornare serio. Lei si girò
lanciandogli un'occhiataccia, ma lo sguardo freddo di lui la mise
a tacere. - Voglio sapere cosa sta succedendo... tu che corri nella
folla come un'ossessa... il tuo amico Akito che dice a
Daisuke che gli avrebbe affidato Matsumoto, l'altra, non tu... esigo una
spiegazione, qui, ora, subito!
- Io non sono tenuta a dirti niente... fai pagare dal tuo paparino
qualche spia e magari saprai qualcosa... -, alzò un sopracciglio, evidentemente
contrariata, - Andiamo, a te che ne può fregare se fra me ed i miei amici
corrono acque poco tranquille?
- Non mi fregherebbe niente se non aveste buttato in mezzo a questa cosa anche Daisuke, che ora
ha il cervello in fumo perché non riesce a capire cosa vogliate da lui… -,
disse assumendo un'espressione che Ritsuko non gli aveva mai visto.
Lo osservò bene, poi si
portò una mano sulle labbra, per trattenere le risate. Quello era forse
uno sguardo da fratello maggiore che si preoccupa per
il fratellino minore? Che dolce!
Non riuscì a trattenere le risate, e alla
fine scoppiò, scaricando tutta la tensione che i suoi nervi avevano accumulato
quella giornata.
Daiki fece per lanciarle un insulto poco fine, ma
si trattenne. Se voleva spillarle qualche cosa doveva
essere il più accondiscente possibile con lei. Roxy
si asciugò una lacrima, che minacciosa rischiava di scenderle lungo il viso,
rovinandole il trucco.
- Non avrei... mpf...
mai detto che ti saresti preoccupato così per tuo
fratello...
Daiki le diede un piccolo sberlotto in testa.
- Stupida... siamo
cresciuti senza una madre... saremo anche i temibili diabolici fratelli
Nishikado, ma siamo pur sempre cresciuti da soli... secondo te non dovrei
preoccuparmi per mio fratello? Beh, io non posso farne a meno... è così
stupido, se non ci fossi io il mondo lo inghiottirebbe
con la sua cattiveria. - spiegò pacato. Ritsuko pensò
che lo sberlotto che le aveva dato non era stato ostile, era stato semplicemente per farle capire
che faceva sul serio. E pensò che dopotutto anche nel suo discorso non c'erano note di rabbia o rancore. Stava
semplicemente spiegando, parlando civilmente, come avrebbe fatto un qualsiasi
altro suo amico. Forse doveva ricredersi, non era poi così terribile, e
non era nemmeno difficile parlare con lui. Dopotutto era un ragazzo come tanti
altri, cresciuto senza una madre, e per dirla tutta senza neanche un padre,
dato che era troppo preoccupato a pensare ai suoi soldi e al suo
lavoro, e che doveva occuparsi di suo fratello. Lo osservò meglio, e si sentì
quasi penetrata da quegli occhi sconosciuti che erano così diversi dalle
espressioni che solitamente i suoi amici serbavano per lei. Era uno sguardo
intenso, che nascondeva qualcosa di misterioso. E per
un attimo si sentì attratta da quel mistero celato in quegli occhi color della
pece.
- Beh... -, farfugliò impacciata, - Io non so
cosa vuol dire avere un fratello o una sorella... sono
figlia unica...
Fece una mezza piroetta su se stessa, per poi tornare a guardare Daiki. Aveva assunto un
visino imbarazzato che Nishikado non seppe se
prenderlo in positivo o in negativo.
- ... però... -, continuò, - Secondo me Daisuke è fortunato ad avere te che badi a lui.
Daiki la guardò appena due secondi, come
inebetito, poi si scosse.
- Sì... sì... ok...
ma non cambiare discorso... -, disse voltandosi da un'altra parte, imbarazzato.
Sentiva lo sguardo di lei
puntargli sulla schiena, innervosendolo parecchio. Ad un certo punto sentì un
"toc-toc" sulla sua spalla.
- Guarda che non cambio discorso... tu gentilmente
mi hai spiegato la vostra situazione ed io ti ho dato un mio parere! -, disse
spostandosi di fronte al ragazzo e sorridendogli dolcemente.
Lui fece un paio di passi indietro, e la
guardò in un misto tra il disgustato e l'imbarazzato.
- MA CHE HAI OGGI
MATSUMOTO? RIPRENDITI!!! DOV'È FINITA
- Ehy! EHYYYYYYYYYYYY! -, iniziò ad urlare lei,
cercando di scollarselo di dosso, - Non lo sai che le donne non si toccano
nemmeno con un fiore?! Animale!
Finì la frase piantandogli un pugno ben assestato
in pieno cranio.
- ... e poi io non sono
una bestia...
Lui si massaggiò la testa, pensando che era
strano ricevere pugni, di solito era lui che li dava a Daisuke.
- Si che lo sei...
sei un elefante sgraziato... se fossi più femminile piaceresti anche ad altri
ragazzi... se piaci a quel Nobu è solo perché ti compatisce... -, disse
sperando di ferirla, ma si accorse lui stesso che era suonato tremendamente
ridicolo. Lei sbuffò. Ma come poteva essere così
idiota? - Senti, cambiando discorso... torniamo a mio fratello e alla tua amica
secchiona...
- Semplicemente non ci va stia con Ichinose...
quello è falso, invece Daisuke le sbava dietro, quindi non le farebbe mai del male... -, continuò acida, - Se vuoi
scusarmi... Rumiko al momento è in giro da sola, quindi ho un impegno più
importante che parlare con te! Ciao, ciao!
Il ragazzo la fermò, trattenendola per il
polso. La tirò verso di sé e le diede un bacio sulla guancia.
- Ti ringrazio.-, disse facendole
l'occhiolino, e se ne andò, perdendosi tra la folla.
Ritsuko lo guardò andarsene perplessa, poi cadde a terra, le ginocchia
tremolanti non avevano retto il suo peso. Si portò una
mano sulla guancia, e pensò che era una grande
stupida, perché per un attimo aveva pensato che le avrebbe dato un bacio sulle
labbra.
***
"No... No... No...
", pensava scrutando fra tutti quei ragazzi. Nessuno che
aveva anche una misera somiglianza con Nishikado, accidenti. Da quando
se n'era andata dagli altri, presa dall'impulso irrefrenabile di vederlo, era
già passata almeno un'abbondante mezzora. Sentiva la
stanchezza impossessarsi di lei, non era abituata a camminare tanto fra
così tanta gente. Doveva fare uno slalom assurdo e spesso rimaneva intrappolata
fra dei bestioni di ragazzi, in delirio per le cantanti sul palco. Era
stancante, insomma. Lei,che era pure una frana
nell'attività fisica, doveva trovarsi in una situazione simile. Era una
cattiveria. Vide in lontananza una bancarella che vendeva bibite fresche e il
suo sguardo si illuminò. Finalmente una fortuna nella
sfortuna! Riuscì a districarsi dalla folla e corse
verso il fulcro della sua attenzione, in quel momento, quando improvvisamente
si sentì cingere per la vita. Era in un posto piuttosto isolato, lontano dalle
bancarelle e lontano dal palco, e non poteva urlare perché lo sconosciuto
dietro di lei le stava premendo la mano sulle labbra. Si sentì mancare, e si
accorse per un attimo che tra la mano e le sue labbra c'era qualcosa, un
pezzo di stoffa... un fazzoletto. Imbevuto di qualcosa che le
stava facendo perdere i sensi. Lottò con tutte le sue forze per
liberarsi, ma il narcotizzante ebbe la meglio su di
lei, che svenne e fu raccolta dallo sconosciuto prima di sbattere a terra con
un tonfo. Ichinose si guardò intorno, assicurandosi che nessuno l'avesse vista.
Ovviamente no, erano tutti troppo occupati a fare i deficienti e urlare per il
gruppo di quelle cinque oche sul palco. Beh, che se le
tenessero pure. Lui ora aveva qualcosa di molto più prezioso: la ragazza
più dolce e bella della scuola. Ed era solo sua.
***
Mugugnò, sbattendo qualche volte le palpebre per
mettere a fuoco. Gli occhi le bruciavano un poco, probabilmente a causa delle
lenti a contatto. Non era abituata ad usarle. Si guardò intorno. Dove cavolo
era finita? Ehi... perchè era legata peggio di un
salame su di un letto?! Rabbrividì. Ok,
calma e sangue freddo, doveva prima scoprire dov'era, poi dopo si sarebbe chiesta perché era legata e imbavagliata. Si guardò
intorno ancora una volta, ma la stanza era piuttosto buia, così non riuscì a
vedere nulla, oltre un paio di rami pieni di foglie non vedeva nulla. Improvvisamente
fece caso ad uno strano profumo. Un
profumo che ricordava bene. Quella era acqua di colonia maschile, una
fragranza molto in voga ora tra i giovani, l'aveva sentita anche sui vestiti di Akito e di Yamato. E se la
memoria non la ingannava, era una fragranza che usava anche Ichinose.
Che uno di loro tre l'avesse ridotta in quello stato era categoricamente impossibile. Akito, per quanto
avrebbe voluto sicuramente liberarsi di lei, non si sarebbe mai permesso una
mossa simile. Era adulto e responsabile, non un moccioso. Yamato... beh, il suo
Yamato nemmeno era da citare. Ichinose. Beh, lui avrebbe potuto voler
continuare quello che avevano lasciato in sospeso, magari con un giochino un po' hot... No, impossibile. Era troppo dolce per fare una cosa simile. In mezzo a
quello folla avrebbe potuto esser stato chiunque, così come a portar
quel profumo tanto alla moda. Sospirò provando a muovere le braccia e le gambe.
Le corde le facevano male, erano troppo strette... Pian piano, comunque, i suoi occhi si stavano
abituando al buio. Si accorse che la tavola dura su cui poggiava non era
propriamente un letto, bensì una cattedra. Gli occhi cominciarono a riempirsi
di lacrime quando si rese conto che i rumori della
festa arrivavano fin lì, ed erano così forti che anche urlando nessuno
l'avrebbe sentita. All'improvviso sentì dei passi avvicinarsi sempre
di più al suo corpo. Tremava come una foglia, aveva
paura.
- Oh piccola mia... non devi
avere paura... presto ti sentirai meglio. -, disse una voce artefatta, mentre
tentava di farle ingerire un bicchiere d'acqua. - Avrai
sete... bevi. La ragazza serrò le
labbra, ma sentì un dolore lancinante alle guance. Lo sconosciuto stava
forzando la sua mascella per farle aprire la bocca e ingerire quel liquido
dall'odore disgustoso, sicuramente qualche droga.
- Mhhh... - tentò
di urlare lei, riuscendoci con scarsi risultati. Strinse gli occhi,
arrendendosi al forte dolore ai lati del viso. Aprì la bocca e lasciò che
quella bevanda disgustosa emanasse le proprie sostanze, che entrarono in
circolo in poco tempo. Si sentì un'altra quasi subito. Una minuscola parte di
sé ancora cosciente capì cosa stava per succedere: non aveva più il controllo
del proprio corpo, come se un'altra personalità avesse preso il sopravvento.
Lui, che al buio ancora non era riuscita a riconoscere seppur la sagoma le
fosse familiare, si tolse la giaccia e la slegò dalle
corde strette, che le avevano segato polsi e caviglie. Lei voleva scappare, ma
non ci riusciva: il suo corpo si muoveva, ma non faceva ciò che voleva lei.
- Dunque... io trovo non sia giusto che i preliminari tocchino sempre a me... -, disse prendendo
la mano della ragazza e poggiandola sulle sue parti basse. -, Che ne dici di coccolarmi un po'? Ho voglia che mi
stimoli... voglio sentirmi eccitato, ma non
preoccuparti che nel frattempo io penserò a te, non voglio di certo farti male
quando lo faremo. Beh... quello te lo farò di certo,
sei vergine... ma verrà presto cancellato dal piacere, vedrai.
Meccanicamente Rumiko si alzò, ormai anche
la sua parte razionale era assopita dentro di lei.
… continua…
Mamma mia gente, scusate per questi ritardi mostruosi,
soprattutto per Endless Love! Abbiamo ancora diversi
capitoli già scritti di Truly e nemmeno il tempo di
aggiornare, figuratevi scrivere quelli che mancano di Endless! Chiediamo venia, ma purtroppo tra impegni privati
e scolastici siamo out e senza un pizzico di tempo
libero.
Ninphadora: Accidenti amichetta, che cattivo sto fratellone! >O< Ti porta via
da noi! Ultimamente non ti si vede più (parliamo proprio noi ahah)! Speriamo che tuo fratello la prossima volta ti lasci
più tranquilla per poter leggere le nostre OPERE tranquillamente! :D Ghgh! Grazie sempre e comunque per i complimenti!
Shaida Black: Ahah
dici che siamo diaboliche? Sì, è vero… :D Ma devi ammettere che ci stanno anche dei fatti simili,
rendono più interessante e strabico ( come noi) il racconto! Eh, purtroppo non
è arrivato a breve, ma con l’arrivo delle vacanze invernali… forse… e sottolineamo FORSE, riusciremo ad essere
più costanti. *O* Oddio siamo magiche? Questa
ci mancava! Che figata! :D Siamo anche noi delle maghette…
ahah!
Al prossimo chappo gente!
San&Rachel Dickinson