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Autore: michiru_    05/01/2011    1 recensioni
Fan Fiction su Haruka e Michiru riguardante l'anime "Bishoujo Senshi Sailor Moon". Premetto, non so ancora quanti capitoli farò. L'ottavo capitolo era l'ultimo da revisionare totalmente, ora penso ne aggiungerò uno ogni settimana, dato che iniziando la scuola il tempo a disposizione diminuisce >w
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Ehi ragazzina, cosa ci fai lì, ferma e immobile? Devo venirti a spostare io?”

Un camionista, con voce potente, urlò verso Michiru che era rimasta ferma in mezzo ai pedoni, bloccando il traffico. Non era da lei essere così sbadata e poco attenta al mondo circostante: tuttavia ciò che aveva visto l’aveva pietrificata totalmente, tanto che era rimasta sospesa tra i suoi pensieri, nel vuoto.

“M-mi scusi! Mi tolgo subito, mi spiace averla fatta innervosire!”

Scattando si tolse dalla strada e,  senza pensare, iniziò a correre verso casa più in fretta che poteva. In quel preciso istante non le importava apparire scomposta e disordinata: sentiva solo il bisogno di far chiarezza con se stessa, dare una risposta a quegli incubi insistenti, delucidarsi su ciò che aveva appena visto. E più di ogni altra cosa, desiderava fortemente conoscere quella ragazza.

Michiru era spaventata. Lo si notava dal viso, dai suoi occhi: non brillavano più di purezza. Erano diversi, parevano cupi, spaventati, intimoriti. E soprattutto, lucidi.
Finalmente, raggiunse il portone di casa. Salì frettolosamente le scale e aprì la porta d’ingresso: ancora tremante, entrò e pose la valigetta scolastica su una sedia. Dopo di che  accese il fuoco per prepararsi una tazza di thè caldo, ai frutti di bosco, il suo preferito.

Lasciando in infusione il thè, si sedette davanti alla finestra e cominciò a guardare fuori. Michiru abitava nei piani alti di un’ elegante palazzina: quando guardava fuori, da quell’altezza, le sembrava di volare, di essere in un altro mondo, un’altra città.

Fortunatamente Michiru viveva da sola, senza i suoi genitori: pensò che qualsiasi bravo padre o madre si sarebbe preoccupato alla vista di una figlia così spaventata. Ma forse i suoi genitori più che preoccuparsi l’avrebbero presa per pazza: non tutte le persone si sentono legate ai propri sogni, anzi la maggior parte della gente eviterebbe di pensarci su..ma lei sapeva, era certa che quegli incubi volessero comunicarle qualcosa.  Focalizzò i suoi pensieri verso essi:

“Mi trovavo sola, su una roccia, circondata dal mare, che appariva scontroso e agitato. Il cielo era nero, cupo, neanche si riuscivano a distinguere le nuvole, nemmeno la luce della luna riusciva a penetrare tra le oscure ombre. Una ventata improvvisa mi fece rabbrividire. Voltandomi, cercando di capire dove mai mi trovassi, riuscii a scorgere l’immagine di una guerriera. Quella strana ragazza, vestita di abiti scuri, mi disse che noi, io e lei, eravamo le prescelte per salvare il mondo dal Silenzio. Aggiunse anche che per riuscire a sconfiggere “il Silenzio” dovevamo trovare alcuni oggetti, che lei ha chiamato Talismani e il Santo Graal: successivamente richiamare al mondo la Suprema Essenza. Poi, tutto ad un tratto,quella ragazza  si volatilizzava e un maremoto colpiva la me stessa del sogno. Io sparivo nel nulla.
E’ questo l’incubo che mi tormenta ogni notte”.

Michiru non riusciva a capire cosa mai le volesse riferire quel sogno. Cosa poteva dirle? Non sapeva neanche di che stesse parlando quella ragazza! Parlava di talismani, della suprema essenza..ma cos’erano? Michiru desiderava delle risposte. Era sempre stata una ragazza normale, come tutte: le piaceva la musica, suonare, nuotare, dipingere, disegnare..e anche lo studio non le dispiaceva. Cosa poteva mai aver fatto per meritarsi questo? Chi era lei?
Prese la tazza di thè e tranquillamente la bevve, cercando di calmare i suoi pensieri e le sue ansie. Appoggiò sul tavolo la tazza, si alzò cautamente dalla sedia. Dopo di che, si diresse vero camera sua: prese due pennelli e un cd musicale.

Michiru sentiva un qualcosa, una strana sensazione. Sembrava le sussurrasse ciò che doveva fare, che le dicesse di raffigurare ciò che vedeva nel sogno, di rappresentarlo come lo vedeva lei.

Accese la musica è iniziò a dare sfogo alla sua creatività. 

Dipinse su una tela un enorme cielo nero, privo di stelle e di luci, ma colmo di ombre; raffigurò il mare, come una grande distesa blu, una distesa scura che rifletteva quell’orizzonte plumbeo. Ritrasse le onde che, agitate, sbattevano violentemente contro alcune rocce, come se volessero colmare l’odio e la paura che tenevano dentro loro. Infine, disegnò l’animo del maremoto: un terremoto acquatico che s’inalzava potente, maestoso, pronto a distruggere tutto ciò che stava intorno ad esso. E per terminare l’opera, Michiru dipinse un soffio di vento. Un vento che pareva gelido e possente, proprio come lo erano le onde che sbattevano sugli scogli.

Era la fine del mondo, il calare del silenzio. Michiru li aveva rappresentava perfettamente. Perfettamente.
   
 
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