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Autore: AlexDavis    06/01/2011    17 recensioni
Isabella Swan un'affermata giornalista della Grande Mela vive con sua figlia Nessie.
Nessie non ha mai incontrato sua padre e Isabella non ha mai fatto nulla che potesse farli incontrare anche perchè non sapeva dove fosse finito quell'avvenente ragazzo che l' aveva sedotta sui sedili posteriori di una limousine al ballo di fine anno.
Cosa succederebbe se Nessie prenderà lezioni di piano proprio da suo padre?Isebella come reagirà?E Nessie?
Se volete scoprirlo leggete...
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Salveeeeeeeeeeee.
Qual è il risultato  di una notte insonne dopo aver visto quel figo della madonna di Damon Salvatore in tv?Una storia, una storia scritta all'una di notte dopo averci pensato un'ora.
Io sono l'autrice di Ladro di Cuori e Inevitabilmente Tua e Due uragani a sconvolgerci la vita (twilight cast) e adesso rieccomi con un'altra un pò diversa.
In questa storia la nostra Bella Swan è la caporedattrice del New York Times e vive con sua figlia Nessie di quindici anni che ha una grande passione. Il piano. Ma il suo caratterino tutto pepe la costringe a cambiare insegnate molte volte, ma cosa succederà quando l'ennesimo insegnante che si ritroverà alla sua porta fosse proprio suo padre e lei non lo sapesse, ma inispiegabilmente provasse un affetto profondo per lui?Isabella Swan come si comporterà quando se lo troverà davanti più bello e sexy che mai?
Se vi ho incuriosito a seguire c'è il capitolo!!!
Buona lettura...



Capitolo 1




Finalmente dopo un’intera giornata a scrivere articoli e ad impartire comandi per far si che il giornale andasse in stampa, potevo rilassarmi sulla comodissima poltrona girevole del mio confortissimo ufficio che offriva una straordinaria vista sulla magnifica New York. Amavo quella città, e nonostante provenissi da una piccolissima quanto anonima cittadina di Washington non mi ero affatto scoraggiata quando ero approdata in questa enorme quanto caotica città degli Stati Uniti. Allora quando ero arrivata a New York ero una ragazzina fresca di università e subito mi ero rimboccata le maniche per trovare un lavoro e con un po’ di fortuna e un po’ di gavetta adesso all’età di trentadue anni ero caporedattrice del New York Times ed ero una delle donne più influenti dell’elite newyorkese. Ma non sono il tipo che si gasa quando ti viene proposta un’intervista, sono un tipo semplice che ama moltissimo il suo lavoro e non lo fa per avere meriti o altro, ma perché si sente in pace con se stesso quando lo fa. Girai la mia adorata sedia girevole e mi immersi nella contemplazione di quel paradiso al tramonto. Non avevo mai visto il tramonto o almeno non lo avevo mai visto senza che le nuvole lo coprissero, prima di venire a vivere li e la prima volta che lo vidi quasi mi emozionai per quanto fosse bello e il quel momento capii che tutto quello che era stato era successo per un motivo e ringraziai il cielo che fosse successo. Mi lasciai andare in un sospiro beato e sorrisi pensando a quanto fossi fortunata, avevo tutto. Un lavoro che mi dava soddisfazioni e un tetto sulla testa, una città bellissima e una…
Ma i miei pensieri furono dirottati a quel bussare insistente alla porta. Sbuffai e mi girai in tempo per vedere la testa della mia segretaria oca e bionda Jessica che mi sorrideva come se non mi avesse appena disturbato dal mio più che meritato riposo.
<< Dimmi, Jessica.  >> dissi un po’ più acida del solito.
<< C’è sua figlia sulla uno, capo! >> trillò con un sorriso a trentadue denti e si richiuse la porta alle spalle.
Avevano inventato la doppia linea, non poteva semplicemente avvisarmi tramite il telefono?Non poteva o le altre ragazze non avrebbero potuto farle i complimenti per quel nuovo completo di Armani che aveva comprato con lo stipendio che le davo io ogni mese nonostante passasse la maggior parte delle sue ore lavorative a limarsi le unghia o a parlare al telefono con le sue amiche oche.
Sospirai e schiacciai il pulsante che indicava la linea uno e subito la voce del mio angelo si diffuso per la stanza.
<< Ciao mammina cara! >> trillò mia figlia.
Avevo una figlia di quindici anni ed era la mia gioia più grande. Si chiama Renesmee, ma da quando ha aperto gli occhi affettuosamente viene chiamata Nessie anche perché è più facile da pronunciare.
Alzai gli occhi al cielo. << Tesoro cosa hai combinato questa volta? >>  chiesi convinta che ne avesse fatta qualcun’altra delle sue.
Era davvero un tornado e lo era sempre stata. Mi dava tante soddisfazioni quante scocciature, era una ragazzina tutto pepe e ricordando a chi potesse somigliare mi si strinse lo stomaco. Mi ricordava tanto la mia migliore amica del liceo che non era altro che la sorella del padre di mia figlia che non vedevo da quasi sedici anni cioè da quando mi aveva messo incinta sui sedili posteriori di una limousine al ballo di fine anno.
<< Mamma come puoi pensare una cosa del genere della tua adorata e perfetta figlioletta? >> mi chiese e già immaginai la sua faccia finta offesa.
Mi venne da ridere, l’adoravo quando faceva così. << Nessie dove sei? >>
<< Bhe… sul pianerottolo del signor Smith! >> mi disse quasi paurosa della mia reazione e aveva ragione.
Il signor Smith era il suo insegnate di piano da qualche mese. Nessie adora suonare il piano una delle tante cose ereditate dal padre, quel gran pezzo di merda.
Subito rizzai le orecchio quando mi disse quello. << Nessie non dirmi che… >>
<< Scusami, mamma, ma… >>
Intanto mi ero alzata e mi ero avvicinata all’attaccapanni per prendere il cappotto.
<< Tesoro non un altro, non puoi fare sempre così.  E’ il quarto che cambiamo in sei mesi, Nessie! >>
Mia figlia essendo un vero peperino non era capace di non dire ciò che pensava anche se in quel momento la cosa migliore era stare zitta ed incassare come avevo fatto io ed ora era una donna in carriera e affermata, ma lei no. Lei doveva sempre distinguersi e questa sua esuberanza mi aveva costretto parecchie volte a chiedere scusa anche umiliandomi. Era il quarto insegnate di musica che cambiavamo in sei mesi per colpa della sua mania di correggere e di avere sempre ragione.
<< Mamma, ma è stato lui questa volta. Non è colpa mia se è un po’ permaloso! >> mi disse e quasi risi, ma non mi lasciai ingannare.
Intanto mi ero infilata il cappotto e la sciarpa e stavo mettendo i vari documento nella mia ventiquattrore.
<< Cosa è successo stavolta? >>
<< Cercavo di fargli capire che forse aveva sbagliato qualche nota, ma lui non mi ha creduto io ho insistito e lui mi ha buttata fuori! >> qualcosa mi diceva che quella era la versione pulita dei fatti.
<< Nessie devo andare da lui o mi dici tu realmente come sono andati i fatti? >> ormai ero pronta.
La sentii sospirare e sorrisi. Solo una madre conosce pienamente a fondo il proprio figlio ed io conoscevo Nessie come se fosse me stessa, perché lei è me stessa, lei è tutta la mia vita. Ho solo lei al mondo apparte il mio caro padre che vedo due volte al mese.
<< Bhe… potrei per sbaglio averlo chiamato ‘vecchio zuccone’. >> disse.
<< Nessie! >> e riattaccai per correre da lei e riparare all’ennesimo errore.
Era un peperino, ma adoravo quello scricciolo.  

E' un pò corto, ma è una piccola introduzione per così dire. Aspetto qualche vostro commento, spero vi piaccia!!!
Baci Alex :)

   
 
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