Entrò in casa… finalmente poteva concedersi la pace dei
sensi. Non che gli dispiacesse andare ai rave
organizzati dagli amici, ma ogni tanto aveva bisogno di staccare. Il lavoro lo
stava veramente distruggendo e non sapeva fino a che punto avrebbe retto sostenendo
quel passo. Aveva forse fatto il passo più lungo della gamba? No… ne era certo: da sei anni a quella parte non aveva più
sbagliato un solo movimento! Aveva ventitre anni e la
cosa migliore che avesse fatto era stata quella di lasciare Hogwarts e tutti i
maghi con una faccia da ebeti mentre lui: l’erede Malfoy, Draco Lucius Malfoy,
abbandonava per sempre il mondo magico. Vivere all’ombra di Lucius? Perché?!
Sottostare alle idee di un pazzo? Per qual motivo?!
Fidarsi di un mezzosangue? Possibile, ma che non si chiamasse Riddle… altro che
mezzosangue e maghinò! Erano sei anni che non vedeva l’ombra di una scintilla
magica. Si era abituato fin troppo ad usare tutte le diavolerie che i babbani
avevano inventato per sopperire alla mancanza di una bacchetta magina e qualche
“cromosoma impazzito” che sprigionasse energia da vendere… non si riconosceva
più: lui che ridicolizzava i maghi, i purosangue, che difendeva
i babbani e che ne faceva parte… il mondo girava alla rovescia e i poli
dovevano essersi invertiti!! Invece no: più semplicemente Draco Malfoy aveva
capito che la testa non serve solo per
dividere le orecchie, ma anche per
pensare e proprio per quello ognuno aveva una testa
“personale”: ognuno lo doveva fare da solo! Ed eccosi
accontentato. Aveva riflettuto quanto? Una notte? Una notte di
insonnia indotta e basta? Forse ci aveva pensato un po’ su anche al mattino, magari mentre si lavava i denti o gettava il gel
fuori dalla finestra, non se lo ricordava, ma non avrebbe mai dimenticato le
facce attonite e il ghigno di Silente: così simile al suo in quel momento! Un
cenno del capo al preside e poi si era diretto al portone centrale
mentre tutto il settimo anno di Slytherin gli si riversava alle calcagna
per spiegazioni… poveri illusi. Non si era mai sentito così leggero. Li stava
beatamente ignorando sorridendo all’infinito che gli si apriva davanti.
L’ultima cosa che aveva fatto era stata un saluto
appena accennato a Blaise e poi aveva chiamato il Nottetempo. Il resto era solo
storia. E fortuna!! Quanta fortuna! Meno male che
all’università aveva conosciuto Mark… d’accordo! Era più giovane di tutti
quelli del proprio corso perché aveva solo diciassette anni anziché i loro
18-20, ma non era mica la fine del mondo! Alla fine li aveva superati tutti…
eheheheh la sua solita modestia innata. Per i primi tempi aveva avuto molta
paura: il padre lo cercava ed era intenzionato ad ammazzarlo! Di certo non
gliel’avrebbe fatta passare liscia… ma o Lucius era
troppo scemo per pensare di cercarlo tra i babbani o reputava che suo figlio
fosse davvero un coglione che si era lasciato riempire la testa di segatura e
sogni altrui.
Si
tolse la giacca e lanciò le chiavi nel piattino che raccoglieva tutto quello
che aveva in mano all’entrata. Sfilò tutto fino a rimanere a torso nudo e si
stravaccò sul divano per godersi quel moemnto di assoluto
silenzio. Erano rari in quella città caotica e non voleva assolutamente
perderselo. Come ogni volta però il “rumore” di quel silenzio cominciò ad
insinuarglisi nella testa prepotente, irrispettoso e privo di scrupoli. E come ogni volta si vide costretto a rifugiarsi nell’altro mondo.
Si alzò svogliatamente e prese a sfogliare tutte le varie custodie dei cd
originali e masterizzati che aveva fino a firmarsi ad uno che aveva fatto lui
stesso e che una sua cara amica gli aveva gentilmente decorato con la scritta “Ti piace la
musica? È solo il mondo in cui ti rifugi per spezzare il silenzio della tua
solitudine…” sorrise al ricordo e infilò
il cd senza ulteriori indugi nel lettore dell’impianto… ancora pochi attimi…
canzone? Tre… nemo… non gli piaceva il metal, ma
quella era veramente da ascoltare… la voce melodica di una donna cominciò a
cantare…
This
is me for forever One of the lost ones The one without
a name Without an honest heart as compass…
Sbuffò
divertito dall’ironia… nemo, nessuno. Proprio come lui… oltretutto quel nome
gli faceva tornare alla mente il personaggio di un romanzo che aveva letto
tempo fa sulla saga di artù… una ragazza di nome Nemo
che era arrivato ad odiare per la sua stupidità infinita!!! Quell’orchestra che
risuonava nelle stanze era proprio ciò che gli voleva… 4 minuti e 37 secondi di
pace assoluta e nemmeno le proteste del rompi palle di sotto sarebbero valse a
rovinargli l’angolo di paradiso in cui si era calato a forza!
This
is me for forever One without a name These lines the
last endeavor To find the missing lifeline
Era
piacevole… senza alcun dubbio era piacevole lasciarsi
scorrere addosso quelle parole così melodiose e così strazianti… in fin dei
conti era una supplica quella canzone. Una supplica non accettata cm quasi
tutte le suppliche che vengono dette nel mondo,
suppliche che lui per primo aveva ignorato in più occasioni. Madonna che sonno… si alzò
mentre cadenzava i passi con il tempo della strofa e oscillava le
braccia per accompagnare l’ancheggiare… si preparò qualcosa di bere di veloce:
non aveva assolutamente voglia di perdere tempo con shaker e alambiccarsi il
cervello inutilmente: non doveva farsi vedere proprio da nessuno in quel
momento. Andò nel bagno… doveva togliersi quelle lenti o sarebbe
impazzito. Alle volte non le sopportava anche se
gli erano fondamentali per sopravvivere… certo che era triste dover aver paura
della propria immagine riflessa negli occhi degli altri… voleva almeno sperare
che se un giorno avesse incrociato ancora gli occhi freddi e spietato di Lucius
Malfoy il padre non avrebbe visto lo stesso color argento rispondergli, ma un
rosso acceso. Il rosso non era mai stato un colore della nobile e aristocratica famiglia Malfoy anzi! Era quasi considerato
sciatto e volgare… eppure nel castello ne aveva tinte
di pareti con quel colore… soprattutto nelle segrete…
Oh
how I wish For soothing rain All I wish is to dream again My loving heart Lost
in the dark For hope I`d give my everything Oh how I wish For soothing rain Oh
how I wish to dream again Once and for all And all for once Nemo my name
forevermore
Aveva
persino chiuso il rubinetto per poter sentire meglio il ritornello.. lo faceva letteralmente impazzire!! D’altronde chiunque
sarebbe impazzito per quelle parole, a meno che non si
stesse parlando con delle capre nigeriane assolutamente intente a belare e
ruminare…
-All i wish is to dream again… mmmmh-mh… nemo my name…
forevermore… m-mhhhh…-
E
se lui arrivava a canticchiare una canzone voleva dire
che ne era rimasto davvero colpito!
My flower, withered
between The pages
2 and 3 The once and forever bloom gone with my sins
Il mio fiore appassito tra
pagina 2 e 3?! No.. questo
decisamente no…
no.. lui aveva salvato se stesso prima di appassire e di questo doveva solo
ringraziare se stesso! Quel cretino di suo padre… non aveva apprezzato ed era
subito corso ad acciuffarlo. Non se lo aspettava, non aveva pianificato una sua
mossa del genere e il primo tentativo era svanito come fumo in mezzo ad una
forte raffica di vento… al manor era sotto sorveglianza, ma non troppo stretta
e ovviamente giocava in casa. Sua madre l’aveva aiutato… l’unica parente che
gli mancasse davvero, in fin dei conti. Il secondo
tentativo non era stato così spavaldo come il primo: aveva capito che salvare
la pelle non voleva dire salvare anche l’apparenza!!
Era sgattaiolato via, di notte, sotto un mantello che probabilmente in futuro
lo avrebbe segnato come mangiamorte dietro una maschera d’argento. Peccato che
lui avesse appena buttato la sua maschera personale e non aveva assolutamente
intenzione di mettere quella di qualcun altro!! Che roba…
Walk
the dark path Sleep with angels Call the past for help Touch me with your love And reveal to me my true name
Belle
parole… quella canzone era tutta belle parole, ma lui?
Lui che dal passato stava fuggendo come poteva anche solo pensare di chiedere
aiuto ad azioni morte e sotterrate da tempo?! Lui che
rifiutava anche il presente che avrebbe dovuto
appartenergli! Lui che rinnegava la conoscenza di qualunque cosa definita
“sopranormale” e che predicava la magnificenza delle stronzate scritte sui
maghi nelle saghe fantasy! Lui che aveva vietato a chiunque
di raggiungerlo, di parlargli. Ogni persona. Per qualunque motivo. Non
comprava nemmeno più la gazzetta: si era totalmente disinteressato. Non era
quello il suo mondo. Era solo il mondo che qualcun altro aveva creato e ora non
riusciva più a sorreggere. Bhè: lui non era lì per beneficienza! Mettersi al
servizio di qualcuno e rischiare la propria vita per l’incapacità altrui? Ma anche no!
Nemo sailing home Nemo letting go
Ed
era finita… di nuovo era finita quella canzone… guardò l’ora con poco interesse: le
7:10… aveva circa 3 ore di sonno prima di andare ad adempire al suo lavoro… e
con i pantaloni ancora addosso si buttò tra le braccia protese di morfeo
addormentandosi quasi all’istante…
Le
dieci lo scoprirono fin troppo presto e lo svegliarono con quel suono schifoso
ed odioso della sveglia… che nervi quell’aggeggio! Eppure era utile nel suo
piccolo: non voleva che la “vecchia megera” avesse di che dirgli dietro più del
solito!! Mentre si alzava allungò il giro fino davanti al rettilario e ne tirò fuori il suo grazioso
famiglio… uno di quei serpentelli assolutamente innocui che ti attorcigliano
addosso… di un bel verde sgargiante! Giusto per non essere appariscente… era
divertente quel serpente mal riuscito… ed era silenzioso! Ottima qualità… lo
districò dal suo polso lasciandolo scivolare sul tavolo e gli lasciò cadere
davanto al piccolo muso triangolare qualche cubetto di carne: non voleva certo
che morisse di fame!! Era il suo confidente e anche
l’unico a conoscenza della sua vera identità. E di certo non avrebbe potuto
raccontarlo ad anima viva… si rabbuiò a quel pensiero: riflettendoci conosceva
un paio di persone a cui quel maledetto rettile avrebbe potuto raccontare vita, morte e miracoli di Draco Malfoy… scacciò con forza il
pensiero dalla propria mente e si concentrò sulla clazione, la propria questa
volta!
Alle
11 spaccate era davanti alla serranda di un negozio. Lui era
in orario, la padrona un po’ meno… dopo dieci minuti buoni sul voso
dell’”albino” si dipinse un ghigno poco promettente…
-Ehilà
capo!! È questa l’ora di arrivare per caso??-
-Oh
sta’ zitto Ivan!! È la prima volta in tre anni che
capita una cosa del genere!! E oltretutto ho un’ottima mot…-
-Si
capo, non stento a crederlo… apri ora o lasciamo che i
clienti facciano self service??-
L’altra
gli scoccò un’occhiataccia che non gli fece ne caldo
ne freddo e si affrettò ad alzare la serranda illuminando il negozietto pulito
ed estremamente umido… tutti ordinati su scaffali e ripiani c’erano decine e
decine di fiori che mischiavano l’aria di troppi odori perché ci si potesse più
raccapezzare, ma lui adorava quella strana atmosfera e forse, inconsciamente,
gli ricordava quegli aloni stravi chespesso aleggiavano ad Hogwarts, ma non
l’avrebbe mai ammesso a se stesso. Ad ogni modo il “capo” aveva notato come lo
sguardo del giovane si rilassasse appena metteva piede
in quell’ambiente. E pensare che tutto era partito per
scherzo. Ivan voleva lavorare e lei aveva bisogno di un paio di braccia
cn sacchi e casse e poi da lì tutto si era evoluto: la straordinaria conoscenza
di piante e semi che il ragazzo mostrava raramente, la misura nei gesti con i quali non rompeva mai uno stelo, la passione che filtrava
da quegli occhi rosso sangue che ad avviso della donna stonavano in quel viso diafano. Era come dire
che lì dentro, in mezzo a quel casino, quella terra impregnata di odore di
“vero”, quegli strumenti che richiamavano il principio dello sviluppo di tutto,
quegli innaffiatori ricolmi di acqua cristallina, ma celata lui fosse se
stesso. Ed ora erano anni che si conoscevano e collaboravano e pareva davvero
che quella sarebbe stata l’unica cosa nella vita dei due che non sarebbe mai cambiata a discapito di qualunque situazione.