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Autore: Asiel    06/01/2011    1 recensioni
E se Buffy avesse veramente immaginato tutto? E se la Bocca dell'inferno fosse solo una manifestazione della sua mente provata..? E se quelle persone che credeva i suoi amici, non fossero mai esistite?...
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Buffy Anne Summers, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Di nuovo normale…

 

Prologo

 

 

 

La luce del sole aggredì i suoi occhi chiari. Istintivamente alzò una mano per ripararsi, mentre un pensiero folle le attraversò la mente.

Non possono attaccarmi con la luce del sole.

Rendendosi conto di quello che aveva pensato, si guardò terrorizzata intorno, convinta che gli infermieri, che gironzolavano nel parco, stessero per prenderla e riportarla a forza dento l’ospedale, nel quale aveva trascorso gran parte della sua adolescenza.

“Elizabeth!”.

La ragazza bionda si voltò verso la voce. Un dottore alto e con i capelli scuri stava correndo verso di lei. Sorrideva e sembrava veramente felice di vederla, ma lei sapeva che era una finta. Quante volte aveva visto quel sorriso prima che la imbottissero di psicofarmaci, o prima che la tenessero ferma mentre lui si preparava per iniettarle l’ennesima schifezza.

“Dottore” si limitò a rispondere.

Il dottore captò la sua inquietudine e il sorriso che aveva sulle labbra scivolò via.

“Sono solo venuto a salutarti. Abbiamo passato molto tempo insieme”.

“Troppo”.

Il dottore ridacchiò. “Sì, è vero. Ma spero che non ti dispiaccia tornare a trovarmi almeno tre volte la settimana”.

“Ma... Ma... Mi lasciate andare, vero? Perché mia madre ha detto che posso tornare a casa e… “.

“Elizabeth…”

“Buffy! Il mio nome è Buffy!” strepitò la ragazza, occhieggiando malevola il dottore.

L’uomo la fissò incerto, per poi assumere lo sguardo che Buffy aveva soprannominato “Lo Sguardo Clinico Prima Della Puntura!”.

“Mi scusi, Dottor Ross. Sono solo nervosa. È da molto che non torno a casa…”.

I lineamenti del dottore si addolcirono e Buffy tirò un sospiro di sollievo. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non ritornare in quella stanza bianca, prigioniera di una camicia di forza. Anche far finta di non aver vissuto a Sunnydale per tutti quegli anni, insieme ai suoi amici.

Tu non hai mai vissuto a Sunnydale. Non esiste! Tu non hai amici, lì. Tu non hai nessun amico!

Buffy respinse con forza questo pensiero e si riconcentrò sul dottore davanti a lei, il quale si era appena girato.

Joyce Summers stava camminando veloce verso di loro. Era sorridente e i suoi occhi brillavano dalla felicità. Buffy se ne stupì. Al dire il vero, si stupiva sempre ogni volta che vedeva sua madre. Fino a pochi mesi fa, era convinta che fosse morta e invece, in quel momento, stava venendo verso di lei.

Ancora incredula di questo miracolo, abbracciò sua madre non appena la raggiunse.

“Oh, Buffy! Non così forte!” si lamentò con tono scherzoso Joyce.

“Signora Summers” disse il dottore a mo’ di saluto, ma Buffy udì anche un tono di avvertimento in quelle due semplici parole, mentre lasciava andare sua madre.

Joyce si voltò verso l’uomo, arrossendo.

“Dottor Ross, mi scusi. Allora Beth, sei pronta ad andare?”:

Beth? Urlò nella sua mente Buffy.

“Certo, Mamma Joy” le rispose, voltando le spalle al dottore e camminando verso l’auto.

Anche se la macchina distava pochi metri dall’ingresso dell’istituto d’igiene mentale, per Buffy sembrò di attraversare un intero universo.

L’aria le sembrava più buona, la luce più intensa. Se questo significava essere liberi, sarebbe stata libera per sempre. E se qualcuno avesse in qualche modo intaccato la sua libertà, a quel qualcuno aspettava una brutta fine.

Non sei la Cacciatrice! Smettila! Tu sei una ragazza di ventidue anni, appena uscita da un manicomio.

“Bu… Beth?”. Buffy si girò verso sua madre. “Tutto bene?”

“Sì!” e detto questo, salì in macchina.

Appena si allacciarono le cinture, Joyce s’immise nel traffico. C’erano poche auto in giro quella domenica mattina, ma Buffy non se ne rese nemmeno conto. I suoi occhi erano puntati verso l’alto. Si distrasse cercando di trovare delle forme nelle nuvole bianche che tappezzavano il cielo, ma quando ne vide una a forma di paletto, distolse subito lo sguardo.

“Beth, tuo padre tornerà stasera e… Che c’è?” chiese sua madre, accorgendosi dell’espressione infastidita di sua figlia.

“Beth?” ripeté in tono sarcastico Buffy.

“Mamma Joy?” ribatté sua madre.

Le due si guardarono, per poi scoppiare a ridere di cuore.

“Oh, come mi sei mancata Buffy” confessò Joyce, mentre si asciugava una lacrima solitaria sfuggita ai suoi occhi.

“Anche tu, mamma. Posso chiederti una cosa?”.

“Tutto quello che vuoi, tesoro”.

“Beth?” domandò nuovamente Buffy, testarda.

Sua madre assunse un’espressione sofferente e gettò un breve sguardo verso sua figlia. Parcheggiò nel vialetto di casa, ma non scese dall’auto. Sapeva che doveva darle una risposta.

“Il Dottor Ross crede che sia meglio cancellare qualsiasi cosa che possa farti ricordare…be’, lo sai…”.

“La mia non vita a Sunnydale?” indagò Buffy.

“Sì”.

“E questo che cosa a che fare con il diminutivo che tu e papà mi avete dato fin dalla nascita?”.

“Buffy, lo sai il motivo. Meno pensi a Loro, più stai meglio. Io non so che cosa tu abbia fatto per liberarti di Loro, ma mi ricordo come sei stata le settimane successive alla tua decisione di lasciarli…”.

“Dì i loro nomi”.

“Buffy…”.

“Dì i loro nomi!” disse con forza Buffy, combattendo contro le lacrime che minacciavano di sopraffarla.

Joyce prese un profondo respiro. “Willow, Xander, Giles e… Dawn”.

“Né hai dimenticato qualcuno, ma non importa. Willow, Xander, Giles, Dawn, Tara, Angel, Anya e Spike sono solo delle mie fantasie. Loro non esistono. La citta di Sunnydale non esiste. Io ho passato sei anni della mia vita rinchiusa in un manicomio…”.

“Buffy, lo sai che tuo padre ed io l’abbiamo fatto per il tuo bene!” la interruppe sua madre disperata.

“… per colpa loro.” continuò Buffy, facendo finta che sua madre non avesse aperto bocca. “ e fidati, quando ti dico, che io li odio per questo. Farò qualsiasi cosa per non ritornare in quel posto. E se questo comporterà che d’ora in poi sarò chiamata Beth, va bene. Buffy Summers muore esattamente in questo preciso istante”.

Buffy guardò sua madre con il respiro affannato. Pregava in cuor suo che sua madre capisse quanto le costava dire quelle cose ad alta voce. Il suo cuore si era rotto in mille pezzi e sapeva che per riattaccare tutti i cocci sarebbero passati anni.

Joyce la prese tra le braccia e la strinse forte. Aveva capito.

Buffy sorrise, ma dentro di sé un maremoto di tristezza la stava colpendo nel profondo del suo io.

“Forse è meglio entrare, se no papà inizierà a farsi delle domande, se ci troverà ancora qui dentro quando tornerà” scherzò la ragazza, sciogliendo dolcemente l’abbraccio.

“Sì, hai ragione”.

Le due donne scesero dall’auto e si diressero verso casa.

Appena Buffy entrò, si sentì completamente spaesata. Non perché non entrava in quella casa da tempo, ma perché sapeva che quella non era casa sua. La sua casa era a Sunnydale.

Mentre si dirigeva verso il piano superiore, trascinando la valigia su per le scale, si aspettava di sentire la voce di Dawn che chiacchierava con la sua amica Janice al telefono, oppure le risatine soffocate di Willow e Tara provenienti dalla loro camera da letto.

Ma solo il silenzio la accolse sul pianerottolo.

Aprì la porta che si trovò davanti. Era il bagno.

Rise di sé stessa. Avrebbe dovuto riabituarsi a casa sua. Al terzo tentativo, trovò la sua stanza.

Mollò la valigia sul pavimento, chiuse la porta dietro di sé e si buttò sul letto, mentre le lacrime cominciavano a sgorgare dai suoi occhi.

Lo sapeva che si era immaginata tutto, ma non riusciva a smettere.

Doveva piangere per l’addio definitivo che aveva dato ai suoi più cari amici mai esistiti.

 

 

Non so da dove mi sia uscita, ma spero che sia piaciuta. Credo che ogni singolo fan, di questa magnifica serie, si sia sempre chiesto che cosa sarebbe successo se veramente Buffy si era inventata tutto.

Non so dove mi porterà, ma fino a quando la storia m’ispirerà… io la continuerò.

Grazie per la lettura.

Asiel…

  
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