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Autore: MiseryandValerieVolturi    07/01/2011    2 recensioni
[BellaXEdward]
Per la seconda volta, Edward se ne va. Perché? Cosa lo spinge ad abbandonare Bella e Renesmee?
Bella, distrutta e decisa a non rimanere a Forks, si trasferisce in Alaska ... ma non è tutto come sembra.
Dal primo capitolo:
Iniziò a leggere “So quello che pensi Bella, ma non è così: non vi ho abbandonate, e non ho intenzione di farlo per nessuna ragione al mondo …” si fermò quando si accorse che le lacrime iniziarono a cadermi leggere sulle guance e sospirò “… ho dovuto farlo, perdonami. Voglio che vi prendiate cura di voi, continuando a fare quello che avreste fatto con me al vostro fianco; senza fare stupidaggini Bella, promettimelo questa volta. Tornerò prima o poi, ve lo giuro. Vi lascio questi due cuori, nella speranza che vi possano aiutare a ricordarmi, vi amo. Edward”.
Dal terzo capitolo:
Ero alla ricerca delle parole giuste, di certo non potevo esprimere quello che avevo appena pensato.
“Niente, niente di grave” mentii “Abbiamo deciso di trasferirci”
Dal capitolo dieci:
“Va tutto bene” una voce calda e bassa mi risvegliò, suadente. Era famigliare, quanto il profumo che mi avvolse assieme alle sue braccia. Il freddo si sostituì al sintetico calore di una coperta di pile. Un solo nome, ora, soffiava dalle mie labbra.
“Edward …” mormorai. L’unica risposta fu un bacio a fior di labbra. Lo immaginai sorridere, dietro di me.
“Niente più brutti sogni” mi sussurrò, cullandomi.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Dedichiamo questo capitolo a chi ci segue, a chi legge, preferisce e ricorda.

E in particolare a Giselle S, che ha recensito tutti i capitoli, con commenti lunghi e dettagliati che ci fanno andare sempre avanti, per migliorare ogni giorno di più!

Capitolo IV 

Ricordi


(I did it for love

L’ho fatto per amore

No signs for me

Nessun segno per me


I saw your game but yet

Ho visto il tuo gioco, ma ancora

and still you got me

e ancora tu hai me)


BoA, I did it for Love

Sangue. Sangue. Sangue.

Troppo. Troppo. Troppo …

Liquido scarlatto che mi scivola tra le mani.

E la cosa che fa più male.

Tum.

E’ che questo sangue.

Tum.

E’ il suo sangue.

Tum.

E questo.

Tum.

E’ il suo cuore.

Tum.

Che sta smettendo.

Tum.

Di battere.

“Edward! Edward, la bambina!”. La voce di Carlisle è così, dannatamente, lontana. Non ce la posso fare.

Non con il suo profumo in testa. Non con la sua voce ancora nelle orecchie. Non con gli occhi di questa bambina, così simili ai suoi, che mi guardano. Che mi implorano.

Non posso.

Jacob parla, accanto a me. Anche lui mi implora. E’ il momento.

Non ci sarà più sangue. Mai più dolore. Solo vita.

Tum.

Lei vivrà.

Tum.

Afferro l’ago con il mio veleno. Ora. Devo.

La sento calmarsi, piano. Forza, Edward, forza.

Ma la amo troppo. Troppo.

La amo come non ho mai amato nessuno. Come potrò guardare ancora i suoi occhi, se questi diverranno scarlatti? Mi fermo. Attimi. Secondi. Battiti di cuore. Persi.

“Fermati” mi sussurra Carlisle. Poi, si volta verso Bella.

Attimi di sangue. Grida.

Anni, secoli, minuti dopo, la sua mano fredda sulla mia spalla mi risveglia.

Secondi. Sguardi.

“Sta bene. Starà bene” mormora Carlisle.

E dentro di me, sto giurando che la proteggerò. Lei e Renesmee. Sempre.





Il cielo era nuvoloso. Leggere nubi di pioggia volteggiavano dinanzi al sole, distraendolo dalla terra, dove, ne ero certa, stava per cadere la pioggia. Tanta pioggia.

Cercavo di non pensare. Dimenticare tutto. Abbandonarmi al silenzio.

Inciampai per l’ennesima volta in quella giornata, mentre Jacob mi riafferrava per evitare che fossi inghiottita dalla folla. Come se fosse possibile! L’aeroporto era pienissimo, la gente si spintonava, si urtava, si scontrava. Il mio mondo sembrava di colpo piccolissimo, e desideravo solo andare avanti e dimenticare i problemi. Ma quali problemi?

Mio marito se ne era andato, mia figlia non sapeva nulla e il mio migliore amico era deciso a sostituirlo per un po’. La mia famiglia era dispersa –l’avevo mai avuta una famiglia vera? Una madre e un padre, insieme?- e il mio mondo si stava spezzettando pian piano, senza Edward.

“Bells?!” . No, forse non ero più Bella Swan in Cullen. Ero andata. Ero un guscio vuoto.

“Sì?”

“Stai bene? Sai, mancano un paio d’ore, possiamo fermarci …” era davvero preoccupato.

Scossi la testa. “Sto bene” lo rassicurai.

E nei suoi occhi, vidi, chiaro e leggibile, che non mi credeva.

 Abbassai lo sguardo, sotto la forza del suo, fisso su di me. Mi chiesi se sarei riuscita ad andare avanti. Non ebbi risposta. Volevo solo piangere.

 

“Come sta?”

“Non lo so”

“Edward …”

“Non lo so ti ho detto! Dimmelo tu!”

Gli occhi di Alice fissi nei miei. Paura.

“Non lo so” ammette. Annuisco piano.

“Dobbiamo solo …” provo.

“Aspettare?” mormora lei, accarezzando la guancia pallida di Bella.

Annuisco.

“Un giorno i Volturi arriveranno”.

Altri sguardi, altra paura. Mi sorride.

‘Ce la faremo?’

“Non lo so” rispondo al suo silenzioso pensiero. E poi, di nuovo silenzio.

Ottenere i biglietti fu piuttosto facile.

Jacob era arrivato a passo veloce, portandosi dietro il trolley di marca che mi aveva regalato Alice, e Nessie con  lui, mentre io li seguivo a ruota. Aveva ammiccato alla donna al banco, chiaramente divertito, e non aveva neanche perso l’occasione di indossare un paio di occhiali scuri, che lo facevano assomigliare alla guardia del corpo di chissà quale Vip.  Dietro, Renesmee rideva estremamente allegra , e, quando anche Jacob lo notò, vidi il volto del licantropo aprirsi in un sorriso.

Incrociai i suoi occhi e li percepii brillare di qualcosa di chiaramente vicino alla felicità, finché non si rese conto di essere osservato e si voltò nuovamente per prendere le valigie.

Sembrava imbarazzato.

Mi stupii di quella reazione, ma non lo diedi a vedere. Lasciai andare il giacchetto, che cadde pesantemente sul mio trolley, per abbassarmi e sorridere a Renesmee, che ricambiò.

Le passai il passaporto e la vidi posare gli occhi su di esso. Poi annuì, impercettibilmente.

Mi sentii male.

Era una bugia: io non ero lì per andare all’università, Jake neanche. Non si chiamavano Vanessa e Jacob Wolf, non erano parenti. Eravamo uno strano gruppo di persone incontratasi per caso, un buon amico, una ragazza egoista e una splendida bambina.  Sorrisi dolorosamente a Nessie e ripresi la valigia, che Jacob afferrò velocemente e posò sul rullo trasportatore.

Sospirai, acciuffai la borsa con le poche cose preziose del matrimonio che avevo voluto portare con me –pesanti, ma sempre meno pesanti del buco che avevo al posto del cuore- e seguii il mio migliore amico alla dogana.

Gli uomini in divisa ci spinsero in avanti e sorrisi cortese quando, cadendo nuovamente, rischiai di farne capitolare uno. Dentro di me c’era silenzio, solo silenzio, oltre a uno strano ronzio e al battito incessante del mio cuore. Mi sentivo vuota, senza una meta, ne uno scopo.

Sospirai, mentre depositavo giaccone e borsa sul nastro trasportatore, e Renesmee mi precedeva, quasi danzando, davanti alle guardie. Anche se si fosse portata dietro un ordigno esplosivo, l’avrebbero guardata con la stessa aria incantata.

La seguii, e la differenza tra il mio portamento goffo e il suo fu estremamente evidente. Una donna dietro di me mi sorrise e poi mi sussurrò: “Che bella bambina … Ha i suoi occhi! Però non assomiglia molto al padre …” e lasciò cadere la frase.

Sorvolando sul fatto che il loro passaporto li definiva padre e figlia, mentre il mio aveva tutt’altro cognome, annuii vaga e con lo sguardo scivolai sulla figura di Jacob, che con un braccio cingeva le spalle di mia figlia e con l’altro si portava dietro la borsa di pelle che era il suo bagaglio a mano. Gli andai incontro, sorridendo a Nessie che era corsa verso di me.

‘Hanno controllato i biglietti. Credono davvero che sia Vanessa Wolf’ mi fece sapere, posandomi una mano sulla guancia. Annuii, più sollevata, finche non avvertii un tocco rude sulla spalla.

Un uomo in uniforme mi guardava dall’alto, le sopracciglia corrucciate, gli occhi fissi nei miei. Raddrizzai le spalle e lo fissai a mia volta, preoccupata. Si erano accorti che i passaporti erano falsi?

Li aveva fatti fare Emmett tempo fa da un uomo di sua conoscenza, perché Nessie e Jake potessero fuggire se le cose si fossero messe male, durante la visita dei Volturi. Io volevo rimanere con Edward, e il mio essere testarda e una minaccia di suicidio era riuscita a convincerli. Ora, però, non ero tanto sicura che quei documenti fossero abbastanza realistici.

Bastava una data, un numero fuori posto e addio.

Mi morsi il labbro.

“Qualcosa che non va, agente?” chiesi.

“C’è qualcosa che non va nel suo bagaglio a mano” mi rispose, con un breve sorriso, quindi mi fece cenno di seguirlo. Eseguii, con un' ultima occhiata a Jacob.

L’uomo mi riconsegnò la mia borsa, una tracolla di stoffa regalatami da Renee.

“C’è qualcosa di strano, sembra un …” indagò nel mio sguardo “… coltello” finì.

Mi trattenni appena dallo scoppiare a ridere.

“Probabilmente un regalo di matrimonio” cercai di spiegarmi, goffa “sa, mi sono sposata da circa sei mesi, ero qui per passare un po’ di tempo con il mio migliore amico e sua figlia …” feci un cenno verso Jake e Nessie. Lui mi fissò, le sopracciglia alzate, scettico.

“ … Ma non le interessa” finii, aprendo di scatto la borsa e frugandoci dentro. L’unica cosa sospetta era il cofanetto di Alice, dove conservavo le poche cose del matrimonio che non mi fidavo a lasciare in valigia e che avevo infilato trai bagagli senza neanche sapere a cosa mi potessero servire.

Lo aprii velocemente, scostai un paio di collane e ne estrassi un coltellino d’argento.

 “Questo?” chiesi innocentemente. L’agente lo esaminò, lentamente, quindi me lo tolse di mano.

“E’ questo” confermò. Sorrisi, vittoriosa.

“Vuole imbarcarlo?” iniziò un collega del primo. Scossi la testa, secca.

“No, potete buttarlo” replicai, e loro mi fissarono sbalorditi.

Mi voltai, leggermente imbarazzata, e presi in mano il cofanetto, con l’intenzione di chiuderlo. Prendendolo in mano, però, un gioiello cozzò con gli altri e rischiò di cadere.

Lo presi al volo e, con un il cuore che batteva più forte e il sangue che pulsava nelle orecchie, mi resi conto che era il bracciale di Edward, con il cuore di cristallo e il lupo in legno.

Una mano fredda sembrò passarmi attraverso la pelle e fermarsi sul cuore, mentre mi rendevo conto di un terzo ciondolo. Lo osservai: lo stemma dei Cullen.

Con mano tremante, lo girai, e la testa rischiò di scoppiare. Incisa nell’argento, c’era una frase.

I promise the lamb will be a lion’.

Prometto che l'agnello diverrà un leone.

E sentii la forza dei ricordi, che mi uccideva.

 

C’eravamo io e la mia famiglia, di fronte ai Volturi.

Sapevo che Bella era al sicuro.

Sapevo che Renesmee lo sarebbe stata.

Ma avevo comunque paura, paura di fallire.

Soprattutto ora che mi nei desideri di quegli esseri senza cuore.

  
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