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Autore: LELYB    16/12/2005    3 recensioni
Ben poco ama colui che ancora può esprimere, a parole, quanto ami. (Dante Alighieri)
*E' la mia prima ff!! Leggetela e se vi piace commentatela!^^
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4 : Dues lustri ab fine te separant Mi trovai al cospetto di quell’immenso portone di quercia. Il vociare degl’altri studenti mi infastidiva...volevo mantenere la concentrazione per non far trasparire alcuna emozione. “Perchè così taciturna?”mi chiese Malfoy, “Hai paura?” “La paura è per i deboli... io sono nata per essere qui oggi e quindi non ho alcun timore.” “Cosa ti da tutta questa sicurezza?” mi chiese incuriosito dalla mia totale mancanza di nervosismo. “Tu vieni da una nobile ed antica famiglia di maghi, era scontato che una volta cresciuto questa sarebbe stata la tua meta,” dissi indicando il castello che si parava dinnanzi ai nostri occhi, “ma per me è diverso, i miei genitori sono due Babbani, non sapevano nulla sull’esistenza del mondo magico finchè io non ho mostrato per la prima volta i miei poteri. Per me non era così scontato, come invece lo era per te, che sarei stata una strega, quindi il mio è un dono, e il tuo solo u’eredità.” Mi guardò con gli occhi spalancati, come se in qualche minuto avessi fatto crollare ogni sua certezza. Non parlò più e si mise a guardare il portono con la sguardo perso nel vuoto. Era molto buio ed iniziava ad alzarsi un venticello freddo, che in pochi secondi mi scompigliò l’immensa chioma di capelli ricci. Finalmente una signora, sicuramente una professoressa, con un altissimo cappello a punta che accentuava la sua faccia ossuta, si fece largo tra noi studenti del primo anno; aprì il portone e iniziò a salire le scale che si erno prsentate subito dietro di esso. Arrivata in cima alla prima rampa si voltò, e con un gesto della mano ci fece segno di sguirla. Camminammo tutti simultaneamente verso di lei, che intanto aveva iniziato a parlare con un uomo che aveva un enorme scopettone in mano. Arrivati in cima Malfoy si allontanò, seguito da me e la sua schiera di amici. Quel ragazzo aveva qualcosa di magnetico che mi costringeva a non perderlo mai di vista, solo il saperlo a pochi passi da me mi faceva stare bene. Gli afferrai un braccio e lo voltai. “Che c’è ora?” mi chiese seccato. “Nulla, volevo solo sapere dove stiamo andando...”risposi un po’ intimorita. “Solitamente io non mi mischio con quelle come te, ma ti trovo simpatica, quindi puoi entrare nel mio gruppo...ma devi smetterla di farmi tutte queste domande, ok?” “Quelle come me? Cosa intendi...?” no, non poteva avermi insultata. “Non è colpa tua, è quello che sei...non offenderti, ma comunque il tuo sangue...insomma, non è un’offesa, ma...” era vistosamente in imbarazzo. “Non c’è bisogno che aggiungi altro, ho capito cosa intendi... sono una mezzo-sangue, dico bene?” Quando mi sentì dire quel termine rimese scioccato, pronunciavo quasi senza peso uno dei più grandi insulti che qualcuno avrebbe mai potuto rivolgermi. “So, quali sono le mie origini e non me ne vergogno, non lo vedo come motivo di offesa, ma preferirei che mi vedessi per quella che sono, non per quello che il mio sangue ti dice di me” Fece un piccolo cenno con la testa, poi si voltò e cominciò a camminare verso la sua precedente meta, il ragazzo con i capelli neri che avevo “visto” sul treno. “Allora è vero quello che dicevano sul treno: Harry Potter è venuto ad Hogwarts!” esclamò indicandolo e il poveretto lo guardò sorpreso. La cicatrice che spuntava dietro la frangia nera dimostrava che Draco non aveva detto un’assurdità. Il vociare di sottofondo era improvvisamente diventato un insieme di insopportabili schiamazzi, il cui volume cresceva sempre di più, facendomi avere la senzazione che la mia testa sarebbe scoppiata da lì a pochi secondi. “Io non Malfoy, Draco Malfoy...” si interruppe sentendo la risatina sotto i baffi del ragazzo dai capelli rossi accanto ad Harry. “Il mio nome ti fa ridere,” disse con un tono d’odio “non c’è bisogno che ti chieda il tuo: capelli rossi, una vecchia toga di seconda mano...tu devi essere un Weasley.” Poi si rivolse ad Harry “Ti accorgerai che alcune famiglie di maghi sono migliori di altre, Potter, posso guidarti io.” Gli porse la mano. “So scegliere da solo le persone con cui stare, grazie.” disse con tono arrogante. Draco girò la faccia e tornò al suo posto, seguito da altri suoi compagni. Io invece rimasi davanti ad Harry. “Volevo scusarmi per prima sul treno, avrai pensato che sono pazza o qualcosa del genere...” sentivo lo stesso calore di quando stavo accanto a Draco. Lui mi fissava ed io mi sentivo bene...era una sensazione molto famigliare, come se l’avessi provata centinai di altre volte. “Non preoccuparti, ho capito che non l’hai fatto volontariamente, eri sotto incantesimo...” ribattè un po’ imbarazzato. “Sì, infatti. Era solo per chiarire...” lo fissavo, quasi involontariamente, ma non potevo, non riuscivo a scostare lo sguardo. Sentii la voce di Draco in lontananza che mi chiamava, mi voltai per raggiungerlo, ma una mano mi trattenne. “Non farti incantare da quel Malfoy, non sono per niente persone raccomandabili.” Era il ragazzo con i capelli rossi a parlare. “Non ricordo il tuo nome...” “Ron...” “Ecco, Ron, come Harry, so scegliermeli da sola gli amici, grazie. Comunque io sono Hermione Granger...non vorrei che fraintendessi le mie parole, non le ho pronunciate perchè non mi sei simpatico, anzi...spero che avremo altre conversazioni in futuro.” “Già...” mi guardava con occhi sognanti, a metà tra l’offeso e l’affascinato. Mentre lui pronunciava il suo “già”, io mi stavo dirigendo verso Draco dall’altro lato della scalinata. “Cosa avevi da dire a quei due?” era irritato. “Nulla di importante...non ti preoccupare. Il magnetismo tra di noi era impressionante, i nostri sguardi si increciarono una miriade di volte, ma tutto si ruppe appena la professoressa prese la parola. “Salve a tutti, io sono la professoressa McGrannit e sono stata incaricata di spiegarvi il funzionamento di questo istituto: tra qualche minuto avrà luogo la cerimonia dello smistamento, che assegnerà ognuno di voi ad una casa tra Corvonero, Tassorosso, Grifondoro e Serpeverde. Per il tempo che stareti qui la vostra casa sarà la vostra famiglia. L’assoluta osservanza delle regole le farà guadagnare punti e la trasgressione di esse le farà perdere punti. Alla chiusura dei corsi alla casa con il maggior punteggio verrà assegnata la coppa delle case. Ora seguitemi, aspettano solo noi.” La seguimmo lungo il corridoio. Io ero sempre accanto a Draco, le nostre braccia si sfioravano ad ogni passo e mi accorgevo di qualche sua occhiata. Finalmente lui decise di parlare, ma ciò che diceva non era molto interessante: continuava a raccontarmi di come ogni menbro della sua famiglia fosse un Serpeverde. Comunque era sempre la voce di Draco a suonare nelle mio orecchie, e la cosa non mi faceva altro che piacere. Entrammo, dopo qualche minuto, nella Sala Grande. Era stracolma di ragazzi e ragazze distribuiti attorno a quattro immense tavolate. Vidi Malfoy molto disinvolto, salutava addirittura alcuni ragazzi seduti al tavolo di Serpeverde. Io invece ero terrorizzata, anche se non lo davo a vedere, e imbarazzata nel sentire tutti quegl’occhi su di me. Focalizzavo unicamente il mio punto di arrivo, quello sgabello ritto avanti a me, su cui era appoggiato il famoso cappello parlante. Quest’ultimo, appena tutti i nuovi studenti si radunarono attorno a lui, incominciò a cantilenare la filastrocca che precedeva l’inizio dello smistamento. Ricordo come un lamento sommesso ciò che recitava, lo stesso vale anche per il discorso di Draco, di cui avevo perso il filo dalla fine della sua prima frase. Riuscii a distinguere, fortunatamente, il mio nome pronunciato dalla professoressa McGrannit; ero la prima quell’anno ad indossare il cappello. “Difficile collocarti, la tua mente è ricca di ricordi e pensieri contrestanti...” “Non voglio finire nel Grifondoro, diventerei nemica di Draco...” pensai. “L’amore finisce mia giovin fanciulla, e nella casa che mi stai chiedendo di scegliere per te potrebbe non essere valorizzato il tuo talento...” “Serpeverde, ti prego, Serpeverde...”imploravo. “Se è ciò che desideri...SERPEVERDE!” Un boato si innalzo dal tavolo a sinistra e tutti cominciarono ad applaudire. Malfoy mi fece l’occhiolino e sono sicura che vedendolo arrossii vistosamente. Mi incamminai verso la panca dei serpeverde e emi sedetti. Poco dopo anche Draco fu smistato tra i serpeverde e si sedette accanto a me. Subito dopo venne chiamato Harry Potter e mi incantai a fissarlo; poi l’occhio cadde sul tavolo dei professori e riconobbi al centro il vecchietto con gli occhi vispi che mi era “apparso” al lago. “Chi è quello?” chiesi a Draco indicando l’uomo. “Quello è il preside, il professor Albus Silente...” disse ancora qualcosa, ma non lo ascoltai, anzi, non riuscivo più a sentirlo. Tutto si fece annebbiato, confuso, e immagini terribili flashaviano davanti ai miei occhi. Sentivo qualcosa strisciarmi sulla schiena e raggiungere il mio cranio, infondendomi un grande senso di vuoto; un freddo di morte mi invase. « Obscurus dominus unquam non parcet. Ultio sua proxima est et super causa eius exitii irruet,” indicavo Harry, “Dues lustri ab fine te separant.” Quando ripresi conoscenza ero a tre metri da terra, con la gola terribilmente infiammata e centinaia di persone che continuavano a fissarmi. “Che cosa ho fatto???” *La frase in latino significa: il signore oscuro non perdona mai. La sua vendetta è vicina e si scaglierà sulla causa della sua rovina. Due lustri ti separano dalla fine. BACIONI DA LELYB!!!!!! COMMENTATE!!!!!
  
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