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Autore: _DyingAtheist    08/01/2011    5 recensioni
"Ogni sinfonia, ogni melodia, ogni componimento necessita di tutte le sue note, né una in più, né una di meno. Non sarebbe stata la stessa cosa se fosse mancato quel la oppure quel sol, magari per disattenzione o per volontà. Non l’avrebbe migliorata, l’avrebbe soltanto sfumata, rovinata."
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Muovendo con grazia le mani sulla tastiera d’avorio, riusciva a comporre una melodia elegante e raffinata, con un tocco di eccentricità e di mistero. Quei movimenti fugaci ed esaltanti, quelle note delicate, quella sinfonia eccezionale, non erano altro che il risultato di un talento musicale innato esercitato per più di vent’anni sommato alla concentrazione e alla bravura del musicista.

Continuava a suonare spensierato, concentrandosi solo su quelle note, su quei tasti bianchi lucidi, senza accorgersi di avere uno spettatore da ben più di mezz’ora. La sinfonia continuava senza sosta, ormai sembrava di essere entrati in un luogo di magia, magari un bosco incantato, una spiaggia con un mare sconfinato, di notte con mille stelle ad illuminare quella poesia di immagini e musica. Ogni nota aveva il suo peso, il suo significato, la sua rilevanza. Nessuna di loro fungeva solo da accompagnamento o da accordo, ognuna aveva il suo preciso, rilevante ruolo nella melodia. Se ne fosse mancata solo una l’immagine che si era andata a creare sarebbe scomparsa per sempre, non ci sarebbe stata alcuna magia, alcun mistero, nessuna stella e tutto ciò solo e solamente per una piccola nota mancante.

Ogni sinfonia, ogni melodia, ogni componimento necessita di tutte le sue note, né una in più, né una di meno. Non sarebbe stata la stessa cosa se fosse mancato quel la oppure quel sol, magari per disattenzione o per volontà. Non l’avrebbe migliorata, l’avrebbe soltanto sfumata, rovinata. Le avrebbe tolto una parte di sé, sarebbe stato come un uomo senza un braccio o un gatto senza una zampa. Bisognava dare la dovuta importanza ad ogni singola, piccola, nota, che fosse una breve o una semi bisdrucciola.

Quel breve componimento sembrò durare un’eternità, tanta era l’enfasi con cui era suonato. Sembrava quasi di poter sentire i sentimenti del compositore solo ascoltandolo, in silenzio e chiudendo gli occhi. Si veniva trasportati in qualunque luogo si volesse, e solo la magia di uno strumento come il pianoforte poteva avere questo effetto, soprattutto se suonata da un eccellente pianista. Quel susseguirsi di note così limpide, delicate e senza qualsivoglia segno di impurità non costituivano altro che un vero e proprio incantesimo musicale.

Il musicista suonò infine l’ultima nota, la più lunga e per certi versi anche la più significativa. Tolse le mani dalla tastiera chiudendone la custodia e voltandosi notò il suo ascoltatore. Sorrise e gli si avvicinò.

- Da quanto tempo sei qui?

- Sin dall’inizio, ovvio.

Gli si sedette vicino e lo baciò delicatamente sulle labbra.

- Ti amo, Dom.

  
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