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Autore: OttoNoveTre    08/01/2011    8 recensioni
In quel di Volterra, con budget un pochino più pingui di quelli dei comuni mortali, i nostri vampiri preferiti vanno in cerca del regalo perfetto. Raccolta di storielle molto brevi e non particolarmente serie.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aro, Caius, Marcus, Sulpicia, Volturi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Vento focoso e passionale sotto le magnolie'
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Natale

La prima volta che Caius aveva visto Aro così gongolante fu quella in cui (nel 218 a.C.) aveva fatto trovare un chioschetto di vin brulè sul valico del Piccolo San Bernardo ad Annibale e al suo esercito.
La più recente era stata negli anni '30 quando, per aver donato un autentico fascio littorio al governo in carica, aveva ricevuto una medaglia d'argento. Alla cerimonia, di fronte alle massime autorità, se n'era uscito dicendo - E io me ne fregio!-
Sulpicia aveva mandato a prenderli quattro gondole, condotte da fedelissimi di Augustus Giovanni. Ora si stavano godendo la gitarella sul Canal Grande. Strinse a sè Dora, che gli diede un bacio sul collo.
- Proprio non mi vuoi dire cosa c'è nel sacchetto che hai messo di fretta nell'armadio l'altro giorno?-
- Solo se tu mi dici perché ho trovato MMA Magazine e Armi da Tiro nascosti nel tuo comodino.-
- Tra pochissimo lo saprai.-
- Lo stesso per il mio sacchetto.-
Nella gondola alle loro spalle, Chelsea era accoccolata sul braccio di Afton.
- Quindi eccoci a Venezia, città dell'amore!-
- Mh...-
- Sai che ogni 25 aprile si usa regalare una rosa rossa alla propria amata?-
- Perché regalare fiori recisi come pegno d'amore? Sembrano augurare che la storia appassisca in fretta...-
- In realtà, l'usanza nacque da un cavaliere partito per le crociate. Aveva ricevuto in pegno una rosa bianca dall'amata. Ferito a morte, il suo sangue inzuppò la rosa che teneva sul cuore, e un suo amico la riportò indietro alla fanciulla. La rosa non appassì mai.-
Afton alzò impercettibilmente le sopracciglia.
- Interessante.-
E accarezzò la guancia di Chelsea. Lei si girò verso la terza gondola e fece l'occhiolino a Corin, che le aveva passato un libro intitolato Leggende della laguna.
Arrivarono al pontile di una casa decorata in marmi policromi. Sulla soglia illuminata, li aspettavano Sulpicia e Augustus.
Aro scese dalla gondola e fece il baciamano alla moglie.
- Ben fatto, Sulpicia.-
Lo so.
L'illuminazione giocava con gli specchi che percorrevano tutto il perimetro della stanza, di modo che la pelle dei vampiri emanasse un tenue bagliore.
- Corin, da quando brilli?-
- Mavalà, sarà l'effetto degli specchi...-
- Bimba, ti luccicano anche i capelli.-
- Ehm... la magia del Natale?-
Corin si strinse nella stola ed entrò nella villa. 
Al centro del salone principale c'era un albero il cui puntale sfiorava gli stucchi del soffitto. Sotto di esso, almeno una cinquantina di pacchetti. Da un angolo si sentiva lo scroscio di una cascatella: c'era un presepino con una sorgente che scendeva dalle dune desertiche per finire in un laghetto, a cui si abbeveravano le pecorelle e qualche papera. Aro estrasse dalla tasca un pacchettino e ne tirò fuori il Bambinello. Con l'aria giuliva che aveva da quando il loro aereo era atterrato al Marco Polo, lo mise nella mangiatoia.
- Ora si può cominciare la festa!-

- Poison Rouge?-
Heidi si rigirò tra le mani la boccetta rossa sfaccettata. Il tappo era una mezzaluna d'argento su cui si adagiava una donna stilizzata, che aveva come occhi due piccoli rubini.
- E' una fragranza personalizzata. Ho scelto e progettato sia quella che la bottiglia.-
- Che coincidenza, anche il mio regalo è rosso.-
Heidi porse a Demetri una busta. Dentro c'erano due foto: una, in bianco e nero, ritraeva Demetri accanto ad una macchina nuova, per le strade di campagna attorno alla Volterra di inizio secolo. La seconda era della stessa macchina, a colori, nel loro parcheggio privato. Demetri guardò la prima foto, poi la seconda, poi di nuovo la prima. Fu distratto da un profumo celestiale che gli si stava posando sulle spalle. Sentì un boccolo dei capelli del suo veleno rosso che gli sfiorava la guancia.
- Che ne dici di un ritratto? Però lo voglio con addosso solo una goccia di profumo...-
Dieci minuti dopo erano in una camera del piano di sopra. Demetri si alzò un attimo in ginocchio per sistemarsi i capelli.
- Adoro Venezia.-

Renata stava guardando le luci del Canal Grande fuori dalla finestra, quando Felix era comparso davanti a lei e le aveva scaricato ai piedi una decina di pacchetti.
- Cioè, non sono proprio per te...-
Renata tastò la carta del più voluminoso: sotto l'accartoccio della confezione c'era qualcosa di morbido. Gli altri pacchi più piccoli invece erano rigidi.
- Beh, un regalo è fatto per essere scartato, no?-
Renata strappò la carta e trovò con una grossa cuccia.
- Oddio, è per Duchessa e i micini, vero?-
Cominciò anche coi pacchetti più piccoli, e ne uscirono palline, affila unghie, scatolette e giocattoli.
- Guarda, qui mi hanno spiegato che si dà la carica e parte.-
Felix le prese dalle mani un topolino finto, lo caricò e il giocattolo iniziò a scorrazzare per il pavimento. I due lo guardarono per un pochino, accovacciati.
- Stai bene stasera.-
Renata si accarezzò la stoffa del vestito, abbassando gli occhi.
- Davvero?-
- Già, il pelvico ti dona.-
- Eh?-
Felix si alzò la manica della camicia: c'era qualcosa di pasticciato sul polso.
- Pervinca! Cazzo, l'avevo detto a Chelsea che non avrebbe funzionato...-
Renata rise, e in quel momento il topolino andò a sbattere contro la punta delle sue scarpe. Lo fermò e lo mise assieme alle altre cose nella cuccia.
- La cuccia è stato un pensiero molto carino, grazie. Anche io ho pensato a qualcosa per te, però...-
L'urlo di trionfo di Felix e Santiago di fronte al plastico della nuova palestra spaventò i piccioni nel raggio di chilometri.

Chelsea recuperò Afton mentre parlava con Augustus.
- Quindi prima si evocano i fantasmi, poi si impara come imprigionarli in un corpo?-
- Esattamente. Potrei anche scambiare il mio spirito con quello di un mortale. Non che sia saggio lasciare a qualcuno il mio corpo assieme ai miei poteri. So di un demente che ci ha provato, non gli è andata tanto bene.
- Ma la cosa è temporanea.-
- Già, la morte non si può ingannare troppo a lungo.-
Afton sorrise come se gli avessero fatto un complimento.
- Disturbo?-
- Chelsea! Dobbiamo assolutamente andare a san Michele prima di partire.-
- Va bene. Però ora posso parlarti un momento?-
Augustus si inchinò e andò a parlare con Aro, lasciandoli soli.
Chelsea tirò fuori da una scatola un teschio umano tempestato di gemme, a cui aveva aggiunto un berretto e una sciarpa di lana con una fantasia a teschietti.
Con le orbite a cuoricini, ovviamente.

- Ho pensato, in attesa dell'unico diamante a cui risponderò sì,  a regalarti un diamante per ogni volta che mi hai detto no.-
- For the love of God!-
- Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Il signor Hirst è stato molto felice di trovare un acquirente.-
Chelsea mise in testa ad Afton il berretto e gli avvolse la sciarpa attorno al collo.
Lui prese da sotto l'albero una scatolina, e Chelsea ne tirò fuori l'orologio in filigrana.
- Così posso tenere il conto di quanto tempo ci metterò a convincerti?-
- Mettiamola così.-

Corin si chiuse alle spalle la porta di una sala secondaria della villa. Santiago, buttato a forza su una poltrona, si aggiustò la cravatta. Vide che la mano di Corin aveva lasciato un alone di brillantini sulla stoffa.
- Bimba, se mi desideri con tutta questa passione bastava dirlo.-
- Oh, zitto!-
Corin stringeva tra le mani una busta gialla da cartoleria. La porse a Santiago con entrambe le mani, guardando fuori dalla finestra.
- E' da leggere. Il regalo vero è la palestra, questo è... beh, vedrai. Ma non leggere adesso!-
Santiago prese la busta e uscì dalla stanza. Corin continuava a fissare Palazzo Grassi, dall'altra parte del canale. Santiago rientrò e gettò un pacco sulla poltrona.
- Spogliati.-
- Cosa?-
- Voglio vedere se ho scelto bene.-
Corin rimase indecisa se mollargli uno schiaffo o farlo stritolare dalle ombre delle tende, poi capì che il pacco doveva c'entrare qualcosa.
- Vai dietro la tenda. Giuro che non guardo.-
Santiago si portò la mano sul cuore.
Corin andò dietro la tenda e allungò le ombre a coprirla.
Santiagò si sedette sul divano e ascoltò da lontano la carta strappata, accartocciata e caduta per terra. Ci fu un attimo di silenzio, poi il fruscio familiare di vestiti che venivano sfilati.
Nell'attesa aprì la busta e vide che conteneva dei fogli stampati. Erano graffettati in due blocchetti, Ebano e America. Lesse le prime righe del secondo a mezza voce. Man mano che la lettura procedeva gli si smorzò la voce, poi proseguì in silenzio. Fu scosso da un colpetto di tosse.
- Ehm...-
La testa e un braccio di Corin sbucavano dalla tenda.
- Devo proprio uscire?-
- Se non lo fai mi sa che vado a spruzzare il tuo talco coi brillantini in giro per la sala, bimba.-
- E' un vile ricatto!-
Santiago posò sulla poltrona i fogli e andò verso la tenda. Porse a Corin la mano.
- Proprio così.-
Corin alzò lentamente il braccio, e appoggiò il palmo su quello di Santiago. Mise fuori la prima gamba, su cui cadevano, fino al ginocchio, frange di minuscole perline rosso cupo. Lasciò la presa dell'altro braccio sulla tenda e svelò il resto del vestito nero.
- Sei molto graziosa, querida.-
Santiago le fece fare una piroetta. La farfalla spiccava sulla schiena bianca. Se la avvicinò al petto.
- Visto? Ho trovato un rosso è simile a quello dei tuoi occhi.-
- Cioè nero sporcato di rosso?-
Santiago le prese le guance tra le mani e con i pollici tirò via lo strato di brillantini.
- Bimba, prima o poi mi spiegherai in che modo renderti uguale a tutti ti servirà per essere notata.-
Corin era troppo concentrata a sentire le sue dita tra i capelli per rispondere, e si limitò a fare un timido sorriso.
- E' la divisa per le tue lezioni di tango, come ti avevo promesso. E grazie per le storie, un bel tuffo nei ricordi.-
Le scoccò un bacio sulla guancia, prese la busta con i fogli e rientrò nel salone principale.
Corin, con le mani sulle guance, guardò la porta chiusa per una decina di minuti.
Poi si mise a saltellare sul divano.

- Eddai, vado fuori in laguna, non mi vedrà nessuno!-
- Ti ho detto che devi aspettare.-
- Una sola sventagliata di proiettili?-
- No.-
- Una granatina su un'isola disabitata, tanto per provare?-
- Ho detto no! Aspetterai un momento migliore.-
Caius, intristito, appoggiò in un angolo il suo mitragliatore-lanciagranate. Il tempo di girarsi di nuovo, e Dora era sdraiata sulla pelliccia d'orso, la pelle candida immersa nel morbido e i capelli che le coprivano la schiena, lasciando spuntare le gambe nude e affusolate.
- Avevo in mente di provare il tuo, di regalo...-
- Tu si che hai argomenti decisivi per convincere un uomo.-

Aro vagava per la sala con il suo nuovo cappotto Visual K, un cilindro e il bastone col pomello d'argento, con gran soddisfazione di Jane, che in un angolo coccolava il suo Gregoire. Alec stava provando la batteria, mentre discuteva con Afton sul nome da dare alla loro band (erano partiti da varie combinazioni tra "massacre, bloody, morgue, carnage", per poi orientarsi su latino, più fine), Felix si stava facendo spiegare da Corin le regole della Masquerade, e aveva già deciso di essere un Gangrel, mentre Demetri pensava ai nuovi orizzonti che il clan Malkavian aveva aperto alla sua comprensione di Aro. Il loro capo, ovviamente, aveva insistito per fare un live nelle segrete il più presto possibilie.
Marcus aveva apprezzato molto l'idea della villa in Giappone, ed un mezzo sorriso aveva increspato la sue labbra.
Augustus offrì ad Aro, come ogni anno, di riportare per un attimo tra loro il fantasma di Dydime, ma Aro declinò con gentilezza: sarebbe stato peggio, solo un'illusione destinata a scomparire. 
- Non vorrei far soffrire Marcus inutilmente...-
Non aggiunse che avrebbe trovato sgradevole anche il fatto di essere squartato e gettato nel caminetto dal suddetto fratello, se Dydime richiamata avesse svelato il suo vero carnefice.
Sulpicia, da brava padrona di casa, aveva appena finito di distribuire i regali alle guardie, e stava aggiustando una decorazione sull'albero.
- Mia cara, non ti ho ancora ringraziato abbastanza per la splendida sorpresa, permettimi...-
Uscirono sul pontile, Aro fece accomodare Sulpicia in una delle gondole, prese il posto di guida e iniziò a vogare.
Sulpicia seppe che stava per arrivare il momento del suo regalo.
Aro, per Natale, donava ricordi delle loro lunghe vite, momenti che loro stessi avevano dimenticato, profumi e luoghi della loro prima e seconda vita: il primo scampolo di stoffa che aveva cucito con mani maldestre, sotto il pergolato della villa di suo padre, a Roma; la canzone che la sua tata etrusca le cantava per addormentarsi.
Arrivarono all'isola di san Servolo, davanti a loro stava solo la laguna.
La barca dondolava leggera, ormeggiata al molo.
Aro prese da sotto i sedili un involucro nero, e lo porse a Sulpicia. Lei sciolse la cordicella di cuoio, e la luna illuminò una lyra.
Erano in corso i Saturnalia, e lei aveva appena posto sul volto del magister Aro la corona del princeps, il re per un giorno. Ricordava di abbondante vino siciliano, e di come ridesse più del solito. Ricordava anche che il magister, nonostante la buffa corona, sembrasse più autorevole dell'intero senato. Si era inchinata di fronte a lui.
- Princeps, per oggi sono ai vostri ordini.-
Ricordava il sorriso di Aro, il suo cenno ad un musico che aveva imbracciato un lyra.
- Allora danza per me, domina.-
Sulpicia porse la lyra ad Aro e ripetè quelle mosse da etera là, nel giardino. Quando la canzone finì, si sedette accanto al marito.
- Regalarmi il tuo primo ordine, che cosa di cattivo gusto.-
- Sulpicia, amore mio! Perché pensi così male di me?-
- Perché ti conosco.-
Le stelle splendevano sulla laguna, in una limpida notte di Natale.








Ed ecco il finale!
Anche o festeggerei volentieri il Natale in una bella villa a Venezia...
Ho ripreso solo i regali di cui avevo parlato, a coppie, ma ovviamente tutti hanno fatto regali a tutti. Sarebbe però un numero di cose spropositato, quindi sarà per i prossimi anni ^^
Alcune spiegazioni:
L'episodio di Annibale e degli elefanti credo lo conosciate tutti. Invece la battua di Aro a Mussolini l'ha fatta davvero un grande comico napoletano, Petrolini, che con un garbo e un'ironia sublimi è ruscito a sbeffeggiare il regime senza incorrere in ritorsioni.
Il Marco Polo è l'aereoporto di Venezia.
La storia del boccolo di rosa è vera. I veneziani regalano una rosa rossa il 25 aprile alle loro innamorate per ricordare il cavaliere e la sua dama. Afton dice che è la sua storia d'amore preferita.
La frase che Demetri pronuncia impegnato in effusioni amorose con Heidi è la stessa che pronuncia Indiana Jones, impegnato in simili attività con la dottoressa Schneider.
Palazzo Grassi è il museo di arte contemporanea di Venezia, san Michele il cimitero. San Servolo è un'isola di fronte (più o meno) a piazza san Marco.
La famiglia di vampiri veneziani Giovanni ha il potere di evocare e manipolare i fantasmi. I Gangrel sono una tribù sempre dello stesso gioco (Masquerade), i più animaleschi e fisici, i Malkavian sono vampiri pazzi. I live sono cose in cui vai in giro a far finta di essere un vampiro. Aro ama molto il metateatro, quindi ne vuole organizzare uno.
Le storie che regala Corin a Santiago compariranno nei prossimi mesi sul sito, sono lavori in corso sui due personaggi  e la loro vita umana.
Il teschio che Chelsea regala ad Afton esiste, si chiama For the love of God e l'ha fatto un artista inglese. Lo comprerà mai qualcuno?
Il visual K è un genere musicale giapponese, legato alla moda goth-punk-eccetera.
Nei Saturnalia, incrocio tra il nostro carnevale e il nostro Natale, c'era un po' un ribaltamento di ruoli. Veniva eletto un princeps, che poteva comandare anche i nobili. Per me Aro, già vampiro, era entrato in casa di Sulpicia come un istitutore o qualcosa del genere, pronto a dare la scalata sociale all'impero. Sulpicia la vedo come una donna molto composta e altera. Ballare era una roba da schiave o da etere (almeno fino alla prima età imperiale), quindi è stata una concessione non da poco ad Aro, che si è gasato un macello, egocentrico com'è.

Grazie a tutti quelli che mi hanno seguito fin qui, in queste feste anche i vostri commnenti sono stati un gran bel regalo!
Ed ora un bonus con anticipazioni su un lavoro che sto combinando con Dragana. So che sembra senza senso ora, ma tutto si svelerà a tempo debito...

Bonus: il regalo di Marcus

- Signor Marcus, vuole provare?-
Chelsea aveva ricevuto da Renata un mazzo di tarocchi, e stava provando a predirre il futuro dei presenti. Marcus smise di leggere un libro, e si avvicinò al tavolino dove la vampira mise sei carte a croce e altre quattro a destra delle altre.
Scoprì le prime due.
- Dunque, nel presente una festa, però adombrata di malinconia.-
Marcus fece il suo sorriso rassegnato: che altro aspettarsi?
- Vedo però una sagoma avvolta da un filo dorato, insidiata però da tre figure. Questa sagoma porta un antico simbolo che...-
Sollevò la quarta carta.
- ...è collegato al suo passato remoto col sangue.-
Quinta carta.
- Nel suo passato recente ha sentito parlare di un luogo legato alla figura misteriosa.-
Sesta carta.
- Una fuga disperata porterà al vostro incontro.-
Finì con le quattro carte laterali.
- Il risultato finale sarà gioioso, ma molte insidie vi sono prima della meta. Vedo l'influenza della nostra famiglia e quella di un animale velenoso e pungente.-
Chelsea era perplessa.
- Beh, non mi era mai venuto un risultato così confuso, sembra sia come adombrato... Ma è solo un gioco, giusto?-
Marcus guardò le carte in tavola, preso da una strana sensazione di inquietudine.























   
 
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