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Autore: _NAO 94    08/01/2011    2 recensioni
Molti sono i vizi che circondano l'animo umano.
Io all'inizio avevo scelto quello di essere ladro,ma poi ho scoperto che i miei gioielli potevano essere appesi alle porte della città,allora ho trovato la giusta via di mezzo:quella di servire la chiesa.
Non come prete,no,ci sono troppe regole da seguire,ma come pittore sì.
Un artista insomma!
Me li facevo tutti:angeli,diavoli,vergini,suore..dipingere angeli con le palle non è un brutto modo di guadagnarsi da vivere,ma poi tutto cambiò....
Questa Fan Fiction è basata sul film DECAMERON PIE e mi è piaciuto talmente tanto che ho deciso di farci su una storiella apportando delle modifiche alla vicenda ovviamente!
Spero vi piaccia!
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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sava me

Save me 

- Isabella...?-
- Non si chiamava mica Solesi?-
- Ti chiamo forse con il tuo cognome io?-

- Cosa centra!Io e te ci conosciamo,siamo suore!Hai mai sentito chiamare una suora: suor Rivolta?Poi lei sarà nobile..guardala!-
- Beh allora chiamiamola per cognome,così si sveglierà sicuramente!-
- Ma guarda tu che..-
- Sorelle!-
Entrò la madre superiora all'interno della sala dove sorella Loise e sorella Serena cercavano di fare riprendere la giovane Isabella.
Si dice che la madre superiora del convento fosse una donna di inestimabile valore e generosità.
- Sì,madre..- risposero le due suore facendosi di lato,lasciando che la superiora potesse inginocchiarsi davanti al letto dove era sdraiata priva di conoscenza la nostra ragazza fuggitiva.
- Si è svegliata?- domandò posando la sua mano sulla fronte della ragazza,che a quel contatto spalancò gli occhi limpidi,saltando a sedere sul letto con il respiro affannato,gli occhi stanchi,il viso pallido.
-D-dove sono?- chiese spaventata guardando le tre suore davanti a sé. Dopotutto avendo tre suore davanti si può solo essere dentro una taverna..
- Shh,sdraiati ragazza mia...- mormorò la superiora invitando la giovane ad ascoltarla.
Isabella annuì e si sedette sopra il letto,guardando quelle tre in cerca di spiegazioni.
- Sorella Loise ti ha aperto ieri notte,stavi scappando,eri spaventata,sei entrata e sei svenuta..- spiegò con un breve sorriso la superiora.
Isabella annuì chiudendo per un istante gli occhi cercando di ricordare.
- Sì,ora ricordo..- aggiunse sospirando – Sono Isabella Solesi. Stavo scappando da dei soldati,volevano uccidermi..-
Le tre donne rimasero sbigottite dalla risposta della giovane la quale sembrava calma nonostante ciò che aveva divulgato.
- Dove sono?- domandò Isabella senza curarsi della reazione alla sua rivelazione delle tre donne.
- Nel convento delle Sacre Pie Addolorate..- rispose sorella Loise.
Isabella non disse nulla.
Un convento le avrebbe fatto comodo.
Sicurezza,protezione,nessuno avrebbe mai potuto immaginare che lei si fosse rintanata all'interno di un convento sperduto nella campagna.
Un piccolo problema sorgeva:lei non avrebbe mai e poi mai indossato le vesti di una suora,mai avrebbe creduto in quella figura mistica che tanto veneravano.
- Posso rimanere qui madre?Farò quello che vuole..cucinerò,laverò,farò ogni cosa..- chiese lei speranzosa guardando la superiora.
- Sorelle lasciateci sole..-
Le due annuirono e dopo un breve inchino uscirono dalla piccola stanza illuminata da un misero raggio di sole.
- Isabella non è cosa da poco indossare le vesti di una suora,di servire il nostro signore..da cosa fuggi?Cosa ti spinge a rinunciare alla tua vita?-
- Non voglio diventare una suora..non credo più in Dio,madre. Farò qualsiasi cosa possa servire le ho detto,qualsiasi cosa. Fuori ho troppi nemici,troppe paure,non riesco ad affrontarle tutte..- rispose lei abbassando lo sguardo.
- Quali nemici Isabella?Da chi scappi?-
La ragazza sospirò scuotendo il capo.
- Uomini potenti..uomini ricchi,uomini di mondo..- rispose lei con una smorfia.- Fuggo dal mio padrone,e dal mio capo madre. Da Gerbino della Ratta e Alessandro Felice..non chiedetemi troppo madre,non mi sento in grado di raccontarle tutto. Le basti sapere che sono stata venduta per saldare i debiti della mia famiglia..- disse Isabella seria guardando la superiora.
La superiora,non disse nulla,ed Isabella era certa che neanche conoscesse quei due luridi uomini che sperava avessero breve vita,ed era meglio così,altrimenti probabilmente,l'avrebbe rigettata in mezzo a quel sentiero di campagna dove era riuscita a trovare le porte aperte per la salvezza.
Sembrava impietosita da quel racconto breve e coinciso,sembrava disposta ad aiutarla.
Si alzò con aria solenne avviandosi verso la porta della sala.
- Puoi rimanere Isabella..- iniziò con un breve sorriso – Sorella Loise ti porterà dove potrai iniziare a stabilirti,ti darà nuovi vestiti..e potrai entrare in preghiera,se ne sentissi il bisogno..-
La giovane ragazza sorrise raggiante annuendo.
Questo significava che rimaneva,e non diventava una suora.
Addio alle sacre leggi...
- Grazie madre,grazie..-
La vera storia di Isabella Solesi,era molto più ampia,molto più complessa,una storia che preferiva tenersi per sé,una storia terribile e disastrosa.
Iniziò però un nuovo capitolo,e in questo nuovo capitolo Isabella abitava all'interno del convento delle Sacre Pie Addolorate,in una camera isolata dalla struttura,in una piccola casa di pietra,che un tempo ospitava gli attrezzi del giardiniere.
Sorella Loise andava a farle visita ogni giorno chiedendole del mondo esterno e della sua vita.
Isabella ogni tanto si dilungava in qualche sua esperienza,e alla fine raccontò la sua storia a Loise.
Isabella rimase lì per settimane,per mesi,occupandosi dell'arte culinaria,delle pulizie del convento,il tutto senza indossare i vestiti “sacri”.
Isabella era una ragazza umile,non aveva mai alcuna richiesta da fare.
Rimaneva nella sua casetta isolata dal resto,lavorando,passeggiando di tanto in tanto dentro il giardino e il convento,nascondendosi dietro ad un paio di pantaloni di cuoio,ed una maglietta ricavata da un sacco di nylon.
I suoi vestiti decorati da dolci fantasie li teneva dentro la propria dimora,insieme ai vestiti donatole dalle suore,e raramente li indossava.
Non voleva dare molto nell'occhio,nonostante avesse capito che quel sacro ordine fosse veramente tanto flessibile,non voleva scatenare le domande delle molte altre suore sulla sua libertà.
Lei non era vincolata dal regolamento di suore,lei era libera sotto un certo aspetto.
Preferiva girovagare per il convento vestita con indumenti poveri che celassero la sua identità,raramente passeggiava con i suoi preziosi vestiti di seta.
Si celava dietro abiti poveri,e dietro l'enorme capello di paglia intrecciata dove nascondeva i suoi lunghi boccoli dorati,dove nascondeva il suo viso perlaceo,le sue labbra rosa e carnose,le sue iridi limpide e gelide come lastre di ghiaccio.
Sembrava tutto tranquillo,ma è risaputo che dopo la quiete scoppia la tempesta.



- Prendiamolo!-
- Non deve fuggire questa volta!Gerbino lo vuole morto!-
Sempre lui direte voi,ma sappiate che Gerbino della Ratta,è un uomo assai famoso nel quattordicesimo secolo,o forse è famoso solo qui da noi,a Firenze.
La fortuna di avere personaggi del genere è rara,non credete anche voi?
Gli zoccoli dei cavalli battevano su quei sentieri di campagna,e quelle voci erano lontane per fortuna,anche se il fuggitivo sapeva che non lo sarebbero state per molto.
Il fuggitivo,questo giovane,Lorenzo,è sempre nei guai,sempre pronto a sfidare la sorte,è uno che ama molto il rischio,ma questa volta sembra che la fortuna gli abbia voltato le spalle,questa volta ha sfidato la persona sbagliata,che ormai conoscete: Gerbino della Ratta.
Gerbino non ama essere un perdente,egli non amerebbe perdere nemmeno contro quella piccola parte di escremento che resta nervosamente attaccata al nostro deretano..così è fatto l'uomo.
Lorenzo a cavallo del suo destriero,arrivò ad un bivio.
Dove andare?
Che strada prendere?
Un segno!Ci voleva un segno,una folata di vento,una manciata di sassi sul terriccio con scritto: "proseguire da questa parte se vuoi salvarti il culo".
Ma non c'era,questa volta il Signore aveva deciso di agire tramite un povero contadino,dall'aria buffa che portava su un carretto di legno qualcosa di altrettanto buffo,o forse preoccupante sta a voi deciderlo.
- Ehi aspetta fermati!Dove porta questo sentiero?- domandò Lorenzo guardando l'uomo che forse era giunto al posto della manciata dei sassolini.
- Per me ti stai chiedendo quello che faccio..- disse l'uomo con un sorrisetto sardonico appoggiandosi al carretto di legno dal contenuto bizzarro.
- No,no..non è così..- ribadì Lorenzo guardandosi alle spalle nervoso.
- Lui è un mio amico..- disse quello strano individuo indicando con un cenno del capo un uomo disteso sul carretto.
L'uomo era pallido,gli occhi chiusi,al suo fianco un arnese da giardinaggio.
- Cosa gli è successo?E' ubriaco?-
- No.- rispose l'ometto ridendo - è morto!-
- Cosa?!E' morto?- domandò esterrefatto Lorenzo.
- Bravo!- lo scimmiottò l'individuo sempre più bizzarro - Sei sveglio!-
- Ti prego:dimmi dove conduce questo sentiero!-
- Avrai la risposta solo perchè non sai se resterai vivo o morto..-
Lorenzo alzò gli occhi al cielo voltandosi alle spalle con preoccupazione.
- Sì è quello che penso anch'io..- disse ironico.
E in effetti gli uomini di Gerbino gli stavano ancora dietro,non poteva perdersi in chiacchiere con un uomo che parla con un cadavere su un carretto.
Per Dio!
Non dico che sarebbe tempo perso,chissà quali cose potrebbe mai insegnare al nostro Lorenzo,ma il tempo è nemico dell'uomo.
- Questo sentiero conduce senti,senti:al Sacro Convento delle Pie Addolorate!-
- Un convento?E lui che faceva nel convento?- domandò indicando l'uomo deceduto sul carretto.
L'uomo rise per poi ammiccare al cadavere sul carretto.
- Che facevi nel convento?Dai su dammi una mano!-
Ok,forse parlare con un morto non è una cosa che capita di vedere tutti i giorni,ma c'è sempre la prima volta.
- Lui faceva il..- e detto questo prese in mano il rastrello di legno guardando Lorenzo.
- Il giardiniere?-
- Sei fuori strada!- disse ridendo - questo è più morto di te..- mormorò al cadavere.
- Allora c'è bisogno di un nuovo giardiniere?- chiese nuovamente Lorenzo.
- No,lui era speciale!Cambia la domanda,sei fuori strada!Lui era speciale!-
- A fare che?Il morto!?-
- Nah!Aveva un'arnese speciale!-
- Ma..non lo so,io che caspita..ma non..Come faccio a saperlo?- diceva agitato Lorenzo,e direi che inizia ad innervosirsi,perchè personalmente un tipo del genere lo avrei già spedito al Creatore.
I cavalli correvano sui sentieri,mancava poco a raggiungere il ragazzo.
- Non è difficile!Era come morto!Era muto!Te l'ho detto aveva delle doti speciali!-
Eccoli:intravedeva i cavalli neri e gli uomini sulle loro groppe all'orizzonte.
- Sì,ma essere morti e muti non è un dono!- esclamò Lorenzo iniziando a spronare il proprio cavallo a galoppare - è una condanna!- finì alzando la voce per poi lasciarsi dietro le spalle quello strano ometto.
Una condanna..forse sì,forse no.
Molte volte ho desiderato essere muto,per non dovere dire cose tremende,o per non dover dire anche solo la semplice verità.
Probabilmente esserlo per davvero era..brutto?
Si,probabilmente era brutto,anche se non ho la massima certezza..beh non sono muto io!
Altrimenti come potrei raccontarvi questa storia,come potrei continuare a fare la voce fuori campo?
Sapete come?
Non potrei ecco tutto.
L'uomo ha certi limiti, il potere parlare quando si è muti è uno di questi.
Così è stato deciso,e così sarà sempre.
Certo,potrei dilungarmi sulle ingiustizie esistenziali,sulla penitenza,sul purgatorio,su tanti di quegli argomenti da non finire più,ma così lascerei Lorenzo da solo,e voi non sapreste mai se lo abbiano preso e gli abbiano fatto il piacere di raggiungere il Creatore,quindi torniamo a lui.
- Prendiamolo,ci sta seminando!-
Il cuore batteva dentro il petto furioso,il nostro giovane non poteva continuare a scappare per sempre,doveva liberarsi di quei galoppini.
Saltò il sentiero immergendosi nella prateria,dove l'erba cresceva rigogliosa,dove veniva baciata dal caldo raggio del sole.
Si fermò sotto una lunga fila di alberi secolari,che delimitavano quella vasta distesa di verde.
Si mise in piedi sul cavallo,e si tirò su con le forti braccia,arrampicandosi su uno di quei grandi e forti arbusti.
Il cavallo riprese la sua corsa,lasciando il giovane appeso ai rami frondosi,mentre osservava sotto di lui i soldati di Gerbino correre a cavallo,dietro al nulla.
Appena furono lontani Lorenzo sorrise vittorioso sospirando,e quel sospiro fu coperto dal rumore del legno spezzato,del ramo su cui già stava festeggiando,che lo aveva tradito lasciandolo cadere contro il suolo.
Tirò un urlo,che si spense non appena il suo corpo toccò terra.
Rimase lì sdraiato,inerme sul prato verde,riparato dal sole grazie alle chiome rigogliose di ulivo,un braccio verso l'alto,le gambe aperte e gli occhi chiusi.
Morto.
Sarebe interessante la sua morte,ma così finirebbe la storia quindi...



Il dolce suono dei passeri del loro cinguettare,del lieve sfiorarsi di spighe di grano,di fiori e foglie.
L'odore del terriccio umido che saliva verso sera,mentre il sole dipingeva il cielo di rosa,e..passi.
Piccoli e leggerissimi passi.
Calpestava l'erba con una innaturale delicatezza,il vestito azzurro pallido,ricamato da fantasie bianche e rosastre,che strusciava al suolo,che mostrava le caviglie ad ogni suo passo,che la stringeva in vita,che risaltava il florido petto delicatamente impreziosito da una catenella in oro bianco,e da un ciondolo che finiva tra i solchi dei seni,il quale incastonava una gemma di quarzo bianco.
I capelli ricadevano mossi sulla schiena,e sulla nuca,e sul capo erano state fatte trecce elaborate che alternate a nastri bianchi creavano una piccola corona di trecce che terminava dietro il capo ricadendo con il resto dei lunghi biondi capelli.
Isabella quella sera si era permessa di essere pienamente se stessa.
Tante volte passeggiava per i campi vergini del convento,lo faceva sempre sola,canticchiando,pensando,sdraiandosi sul prato per riposare.
Lo faceva ogni sera,ed era una sorta di appuntamento il suo.
Un appuntamento che le permetteva di essere la ragazza di sempre,la ragazza nobile e bellissima,la ragazza che un tempo era felice,e che ora si rifugiava in un convento,aspettando il momento propizio per riprendersi la sua vita.
In lontananza c'era il giardino,dove le suore erano riunite per il coro serale,e vide Loise salutarla con un gesto della mano.
Isabella sorrise ricambiando il saluto,mentre continuava a camminare.
Era da mesi che ormai era chiusa lì,e tuttavia non sapeva che cosa fare.
Doveva riprendersi la sua vita ma come?
Non lo sapeva,e la cosa la rendeva molto triste.
Sbuffò chiudendo per un istante gli occhi,mentre una brezza la colpì in pieno.
I capelli si mossero portandosi sulle sue spalle,e lei aprendo gli occhi corrugò la fronte.
In lontananza,sul prato..sembrava esserci qualcosa.
Si avvicino con aria curiosa,tirandosi la gonna del vestito su per non inciampare.
- Oddio..- mormorò iniziando a correre non appena il suo sguardo limpido aveva capito che cosa giaceva sul prato.
Si avvicinò al ragazzo,chinandosi al suo fianco presa dalla paura.
Posò la sua mano sulla fronte del ragazzo,mentre posava il proprio orecchio sul suo torace.
- Batte ancora..- mormorò a sè stessa nervosamente.
- Mi sentite?- domandò lei al ragazzo sul prato.
Nessuna risposta,il giovane rimase lì come lo aveva trovato.
Si alzò di scatto agitando le braccia sopra la testa.
- LOISE!SORELLE!VENITE QUI PRESTO C'E' UN RAGAZZO!- urlò lei per poi avvicinarsi nuovamente al ragazzo in questione,che nell'udire quella voce socchiuse appena gli occhi.
Isabella gli sorrise,posandogli una mano sul cuore felice che non fosse morto.
- Sei al sicuro ora..- mormorò lei spostandosi dal viso i capelli portatole dal vento,mentre le sorelle si avvicinavano e Lorenzo chiudeva nuovamente gli occhi.

Rainbow Line

secretdiary: Grazie tesoro!Sono contenta che ti sia piaciuto!Ahahah devi vederlo assolutamente!E' stupendo quel film,anche se un pò demenziale XD

Spero che ti piaccia anche questo capitolo,dimmi che ne pensi!

Bacioni!

Grazie anche a tutti i passanti lettori!=)

  
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