N.d.A.:
In primis ringrazio Tetide
e Ici Drive per
avere recensito anche il terzo capitolo di questa storia.
x Tetide: Beh,
in effetti Rei, da "esterna" alla vicenda riesce ad avare una visione
più lucida e poi ha 4 anni più di Maya quindi un
po' più matura ed esperta...hehe!!!.
x Ici Drive: La
continuo, non preoccuparti!
Il grande sogno di Maya (Garasu
no kamen), Maya, Masumi e tutti gli altri personaggi sono
proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan
Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e
pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata
creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti
vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene,
pertanto, intesa….
Seulement à
Noël
By Aresian
Parte Quarta
Maya
si era rifiutata di rivolgere la parola a Rei per le successive due
ore, sino a quando le due ragazze non erano state raggiunte da Mina e
Sayaka che, alquanto sorprese, appresero solo in
quell’istante
della strana proposta di Hayami.
Mina scambiò uno sguardo
perplesso in direzione di Rei mentre Maya camminava nervosamente,
avanti e indietro, per la stanza in attesa di scendere per
pranzare.
“Si può sapere perché hai dato
ragione ad Hayami?” chiese dopo un attimo di silenzio.
Rei
si volse a studiare la sguardo confuso dell’amica e senza
mostrare alcun ripensamento soggiunse prontamente.
“Se la
cosa vi crea tanti problemi potete sempre offrirvi di unirvi a
loro”
e senza attendere replica si alzò e si avviò
decisa
verso il bagno. Cosa si aspettavano come risposta? Se avesse detto,
davanti a Maya, cosa pensava dell’invito di Hayami non le
avrebbe rivolto la parola per i prossimi tre anni. A questo punto non
le restava che sperare che quel pomeriggio non si rivelasse un
disastro colossale.
Sayaka scosse lievemente la testa. Forse erano
eccessivamente prevenute, erano sempre tutte convinte che Hayami
tramasse anche quando dormiva, magari era un invito di cui lui per
primo, a mente fredda, si era già pentito. Se si fosse
realmente presentato nella Hall alle due e mezzo… beh, Maya
avrebbe avuto una movimentata lezione di sci.
Mizuki
stava ricontrollando gli appunti sul blocknotes mentre Masumi si era
alzato e si era portato innanzi all’ampia portafinestra della
suite, ammirando il panorama mozzafiato.
“Ha preso nota di
tutto?”.
In realtà quella di Hayami non era una
domanda, conosceva bene la sua segretaria e sapeva che era una
richiesta superflua.
Misuki levò lo sguardo nella sua
direzione, puntandolo sulla sua schiena.
“Si, signor Hayami”
rispose prontamente, consapevole che si trattava, di fatto, del modo
con il quale Masumi sott’intendeva ^Abbiamo
finito^.
Soddisfatto, l’uomo si volse a studiare il volto
serio e composto della donna.
“Ottimo. Ormai è ora di
pranzo. Per ora non ho più bisogno di lei, può
prendersi il resto della giornata di libertà”
sottolineò
chinandosi a prendere una sigaretta ed accenendola con fare
indolente.
Misuki annuì.
“Credo che farò
qualche discesa lungo le piste” sottolinò poi,
sistemandosi la montatura degli occhiali con fare indifferente
mentre raccoglieva il blocco degli appunti e lo metteva nella pratica
ventiquattr’ore.
Masumi non colse l’allusione. A volte
Misuki aveva l’abitudine di intromettersi un po’
troppo
in faccende che non la riguardavano.
“Come crede” si
limitò a rispondere prima di voltarsi ed entrare
nell’ambia
stanza da letto, sulla sinistra, palesando che la conversazione era
già conclusa.
Misuki sorrise lievemente sapeva di averlo
irritato e, presa la ventiquattr’ore, lasciò la
suite.
A
pranzo Maya sbocconcellò a malapena quello che aveva nel
piatto, troppo nervosa per riuscire ad avere fame, e la sua tensione
crebbe ancora finchè alle 14.25 non si avviò, con
passo
stanco e mesto, verso la hall con la tenuta da sci al completo. Aveva
così tanta voglia di tirare il bidone ad Hayami che per
almeno
una decina di volta meditò sull’idea di sparire
dalla
circolazione ma, mentre meditava il fatto per l’ennesima
volta,
lo vide arrivare. Istintivamente strinse a sé il paio di
sci,
come se potessero fare da scudo allo sguardo penetrante
dell’uomo
che la salutò con un leggero sorriso, innarcando un
sopracciglio.
“Ammetto che sono sorpreso. Mi aspettavo di
non trovarla” esordì dopo un istante e Maya si
pentì
immediatamente di non averlo fatto.
“Faccio sempre in tempo
ad andarmene” ribattè piccata, ottenendo in
risposta un
sorriso decisamente più aperto che la indispettì.
“Su,
coraggio. La giornata e splendida, la condizione della neve ottimale,
non vorrà mica rinunciare proprio adesso” la prese
bonariamente in giro l’uomo.
Giusto per evitare che
proseguisse su quel tono, la giovane scosse la testa e senza
replicare si avviò decisa verso l’uscita.
Hayami
aveva ragione il cielo era terso, le piste già invase dai
provetti e neofiti sciatori, sulla terrazza panoramica c’era
gente che prendeva il sole mentre il villaggio, sottostante,
si
stagliava lungo la valle mostrando la sua elegante ma semplice
bellezza. Maya, interdetta sul da farsi, si blocco non appena
giunsero alla spianata che dava agli impianti di risalita.
“Ha
già preso lo ski-lift?” si sentì
chiedere
alll’improvviso mentre Masumi deponeva sulla neve i propri
sci
e li agganciava con estrema naturalezza. Maya lo fissò
confusa
per un attimo pertanto lui le indicò, con un gesto della
mano, l’impianto di risalita che si trovava alla loro
sinistra
dove una discreta coda di sciatori attendeva pazientemente il proprio
turno. Comprendendo ad un tratto a cosa si riferiva la giovane
balbettò un confuso.
“No. Ho solo provato qui
attorno, risalendo a piedi qualche centinaio di metri”.
Masumi
non fece osservazioni al riguardo risparmiandole, di fatto,
l’imbarazzo.
“Bene, vorrà dire che
verificheremo quanto è stabile sugli sci, ragazzina, prima
di
avventurarci con i mezzi di risalita. Su, li infili che
cominciamo”.
Maya lo avrebbe volentieri strozzato, perché
diamine usava quel tono autoritario? Un istante dopo si
ritrovò
poi a pensare che lui sapeva sciare lei no, pertanto era meglio non
protestare.
Stringendo i denti e trattenendo una rispostaccia si
chinò ad agganciare quei trabiccoli, faceva fatica a
considerarli in modo diverso, del resto almeno quello le riusciva
senza troppi problemi. Aveva appena conclulso l’operazione
che
Rei, Sayaka e Mina passarono loro accanto, puntando decise verso lo
ski-lift. Traditrici.
Masumi ignorò la cosa e con decisione
impartì i comandi per la prima lezione.
“Ora
scendiamo lungo il crinale, sulla destra. C’è una
sorta
di compressione. Lasci andare gli sci senza frenare e
rallenterà
automaticamente come reinizia la salita. Da lì saliremo
ancora
più a monte e poi torneremo indietro provando a girare a
destra e a sinistra, tutto chiaro?”.
Maya guardò
nella direzione che indicava domandandosi dove diamine volesse
andare.
“Ma io non sono capace di risalire con gli sci ai
piedi?” obiettò, valutando che sarebbe stata
costretta a
farlo vista la ripidità del pendio.
“Non è un
problema, ragazzina. Le insegnerò io a farlo. Adesso mi
segua”
e detto questo non le diede il tempo di ribattere e con una rapida
spinta delle racchette si lanciò lungo la discesa della
compressione, mostrando di fatto a Maya come avrebbe dovuto fare.
Beh! Visto da lui sembrava una cosa piuttosto semplice…
Prendendo un lungo respiro Maya si diede una lieve spinta con le
racchette. Quando iniziò a prendere velocità, a
sci
uniti, fu colta dalla paura ed, istintivamente, cercò di
frenare a “spazzaneve”, come le aveva insegnato
Sayaka,
questo però le fece perdere lo slancio ed invece di trovarsi
al fianco di Masumi dall’altro lato della compressione si
trovò
esattamente a metà risalita mentre gli sci, in contro
pendenza, la stavano facendo tornare indietro.
“Non resti
sulla verticale. Si porti sul fianco della pista” fu il secco
ammonimento di Hayami. Impacciatissima Maya finì con il
cadere
nel tentativo di seguire il suggerimento, mentre scivolava lentamente
di qualche metro verso valle.
^Perfetto!^ pensò stizzita.
^Ho appena messo gli sci nei piedi è già sono
caduta
come un sacco di patate. Ma perché ho accettato di prendere
lezioni da Hayami?^
L’oggetto delle sue considerazioni,
frattanto, l’aveva raggiunta fermandosi al suo fianco,
sollevando un piccolo sbuffo di neve. Maya ebbe la spiacevole
impressione di un dejà-vu poco simpatico. Questa volta si
sarebbe rimessa in piedi senza travolgerlo, si ripromise.
“Perché
non fa mai quello che le dico?” fu la domanda di Masumi tra
l’esasperato e il divertito al contempo.
“Gliel’ho
detto che non sono capace” bofonchiò la giovane
rifiutandosi di guardarlo in viso.
“E già si arrende?
La credevo più combattiva. E’ con la stessa grinta
che
vuole lottare per la Dea Scarlatta?” fu la sardonica risposta
che ottenne.
Risentita da quell’affermazione Maya alzò
bruscamente la testa.
“Non si illuda, non rinuncerò
alla Dea Scarlatta e quando l’avrò ottenuta non le
cederò mai i diritti di rappresentazione” fu la
secca
risposta che gli rivolse mentre gli occhi neri si accendevano di una
luce di sfida e determinazione. Era talmente arrabbiata per
quell’affermazione che si alzò in piedi, con
l’aiuto
delle racchette, senza nemmeno rendersene conto, per poterlo
fronteggiare meglio.
Inaspettatamente Hayami sorrise. Un sorriso
aperto, così diverso da quelli ironici e beffardi che
solitamente le riservava.
“Ottimo, vedo che provocarla dà
i suoi frutti. Visto che è in grado di rimettersi in piedi
da
sola possiamo anche procedere con la lezione. Dobbiamo raggiungere, a
scaletta, la cima della compressione. Mi segua e imiti esattamente i
miei movimenti, vedrà non è difficile”.
Frastornata
la giovane rimase a fissarlo a bocca aperta mentre questi si metteva
al suo fianco e le mostrava come spostare il peso da uno sci
all’altro, paralleli, aiutandosi con le racchette, per
risalire
la pendenza.
“Allora, aspetta forse l’invito?”
la rimbrottò bonariamente vedendo che non lo imitava. A quel
punto Maya si rese conto, con sgomento, che Masumi Hayami aveva il
potere di farle dire o fare le cose contro la sua stessa
volontà
e la cosa era assolutamente sconcertante. Anche adesso che avrebbe
desiderato essere a chilometri di distanza dall’inviso
presidente della Daito Art Productions, si ritrovava invece impegnata
a seguire, scrupolosamente, le sue istruzione e risalire, lentamente
ma senza intoppi, il pendio innevato con gli sci ai piedi.
Due
ore più tardi.
“Rei? Perché ti sei fermata?”
chiese Mina accostandosi all’amica che pareva essere intenta
ad
osservare qualcosa che si trovava più a valle, sulla
sinistra.
“Umh!? Niente di particolare” soggiunge la
giovane, ma i suoi occhi sorridevano divertiti. “Riprendiamo
pure la discesa” e senza dare ulteriori spiegazioni diede una
vigorosa spinta e si lanciò versò valle. Mina
scosse
la testa perplessa. Certo che sia Maya che Rei erano proprio strane
in quei giorni.
Rei non era strana, semplicemente soddisfatta. Di
lato alla pista che stavano percorrendo scorreva, per un tratto,
l’impianto di risalilta del Baby (la pista per principianti
–
N.d.A.) e proprio in quel momento aveva scorto Maya, con entrambe le
mani saldamente aggrappate al bastone dello ski-lift, salire verso la
cima con Hayami dietro le spalle a fornirle suggerimenti per come
avrebbe dovuto comportarsi una volta arrivati in cima. Niente male
davvero, in sole due ora Hayami era già riuscito a
trascinare
Maya sullo ski-lift. Se pensava che lei e Sayaka ci avevano provato
per una giornata intera non poteva che venirle da sorridere. Forse,
tutto sommato, non si era sbagliata sul suo conto…
Non
appena lasciato andare lo ski-lift, ed essersi spostata sulla destra,
Maya venne immediatamente raggiunta da Hayami che la
gratificò
poggiandole delicatamente la mano sulla spalla, con un gesto
incoraggiante, lasciandola alquanto disorientata e… turbata.
Era così insolito, non solo il gesto ma la situazione
stessa.
Dopo il primo impatto aveva trovato interessante quella lezione di
sci. Hayami era deciso e non accettava titubanze ma al contempo
sapeva rassicurarla e questo l’aveva sorpresa
alquanto.
“Ottimo. La prima volta sullo ski-lift e nessun
ruzzolone. Direi che si potrebbe quasi festeggiare” disse
Masumi, a quel punto, spezzando il vago imbarazzo della giovane. E ti
pareva se non la stuzzicava.
Maya lo guardò di traverso,
sorprendendosi del fatto che sorridesse apertamente sembrava che si
divertisse. Nulla toglieva al fatto che lo avrebgbe strozzarlo
volentieri, giacchè non la prendeva mai sul serio, ma il
pensiero di essere riuscita a fare una cosa che sino a quel mattino
le pareva impossibile smorzò il suo risentimento e, non
cogliendo l’ironia dell’uomo, chiese.
“E adesso
che si fa?”.
Masumi si sistemò le racchette e poi,
con decisione, rispose.
“Si scende a valle. Coraggio. Come
abbiamo fatto sin’ora. Dietro di me e segua il
ritmo”.
Maya
annuì prontamente. Oramai aveva capito come funzionava la
cosa. Era un gioco di equilibri e di sincronismo dei movimenti.
Grazie ai consigli di Hayami riusciva a girare a destra ed a sinistra
senza troppi problemi e riusciva a fermarsi con un buon spazzaneve
che concludeva con un abbozzo di Cristiania (perdonatemi conosco la
fonetica della parola ma non la grafia – N.d.A.). Lieto di
non
udire proteste Masumi si avviò lentamente lungo il pendio
percorrendolo in diagonale da destra a sinistra, da sinistra a destra
con Maya alle spalle che seguiva, passo passo, le sue istruzioni.
Giunti alla fine del lungo “muro” (tratto di pista
in
forte pendenza – N.d.A.) Masumi lasciò scorrere
gli sci
per poi fermarsi verso la fine del pianoro imitato dalla
giovane.
“Ottimo, ragazzina. Sta facendo progressi. Metà
pista senza cadere e con un discreto stile”
commentò
quando fu raggiunto dalla giovane osservando il suo visino arrossato
dal sole, dalla fresca brezza di quota e dalla fatica, con un lieve
sorriso compiaciuto ad inclinare la piega sensuale delle labbra.
Maya
respirò a fondo per rallentare il ritmo del cuore un
po’
accellerato per lo sforzo prodotto. Il “muro” era
stato
difficile per lei. Si era irrigidita in un paio di punti e questo le
aveva procurato una certa stanchezza alle gambe. Aveva bisogno di
rifiatare un attimo, ma era felice. Ammirando il panorama e gli altri
sciatori, di cui molti intenti negli esercizi che Hayami le aveva
fatto fare per tutto il pomeriggio, provò un intimo moto di
soddisfazione. Tutto sommato sciare non era affatto male quando si
evitava di ruzzolare ogni cinque metri. Dopo qualche istante si volse
a studiare l’espressione di Masumi, intento a scrutare
l’orizzonte e a respirare profondamente la fine aria di
montagna con palese piacere. Doveva ammettere che quel pomeriggio lo
aveva trovato diverso. Non sapeva nemmeno lei definire le sensazioni
che aveva provato, semplicemente dopo aveva finito con
l’assaporare
il piacere di imparare a sciare e si era sorpresa a non trovare
così
irritante la sua compagnia.
“Sa sciare da molto Sig.
Hayami?” si ritrovò a chiedere, stupita per prima
dalla
propria domanda, esternazione palese del desiderio di conversare con
l’uomo che credeva di odiare di più al mondo.
Masumi
parve un po’ spiazzato dalla domanda, tanto che non rispose
subito.
“E’ un modo per dirmi che è stanca e
vuole fare una pausa?” chiese di rimando, sorridendo
vagamente
divertito dalla smorfia di disappunto della giovane. Prima che,
tuttavia, Maya potesse rispondere fu lui a sciogliere
l’imbarazzo
improvvisamente calato tra di loro.
“Aggiudicato. Penso che
qualche minuto di pausa non guasti” e così dicendo
si
tolse gli sci e, conficcate le racchette nella neve, si sedette a
bordo pista invitandola a fare altrettanto.
Maya, che in realtà
la pausa la desiderava, lo imitò con piacere.
Masumi fissò
per un attimo il cielo, come a rincorrere dei pensieri molto lontani
indietro nel tempo pur se pienamente consapevole, anche troppo,
della presenza della ragazza al suo fianco. Per la prima volta Maya
pareva interessata a conversare con lui, senza chiudersi a riccio e
non voleva sprecare l’occasione.
“Ho imparato quando
andavo alle scuole medie” fu poi la risposta che le diede.
Maya
volse lo sguardo a studare il suo volto, gli occhi azzurri celati
dagli occhiali da sole e i biondi capelli scompigliati dal vento.
Così non appariva l’imperturbabile uomo
d’affari,
sembrava più giovane e…. attraente. Quella
constatazione la fece arrossire di botto, fortuna che lui non la
stava guardando. Ma cose le passava per la testa? Rendendosi conto
che il silenzio si stava prolungando e poteva diventare imbarazzante
si affrettò a mutare lievemente argomento. Osservando un
gruppetto di ragazzi che, giungendo dalla pista a nord che
incrociava per un tratto il Baby, scendevano in perfetto stile slalom
simulando un percorso intricato tra immaginari paletti, si
ritrovò
a considerare…
“Deve essere bello saper sciare senza
problemi e lanciarsi lungo le piste in velocità, con il
vento
tra i capelli” attirando l’attenzione di Hayami
“Hanno
l’aria di divertirsi molto” concluse poi e per
esplicare
meglio il senso delle proprie parole indicò il gruppetto che
spariva oltre il costone.
Masumi rimase in silenzio per un po’,
tanto che Maya credette che non avesse udito le sue parole poi disse
semplicemente “Un tempo lo trovavo divertente come loro. Ora
è
diventato quasi un obbligo”. Poche parole che però
turbarono la giovane. C’era una vena di amarezza nel suo
tono.
“Come?” chiese confusa.
Masumi si rese conto
di avere dato voce ai propri pensieri ed imbarazzato tentò
di
schermirsi. Come spiegare a Maya che il piacere di lasciarsi cullare
dal vento, lanciandosi lungo una pista in compagnia di amici, era un
lusso che il presidente della Daito Art Productions non poteva
più
permettersi da anni?
“E’ da molto tempo che non scio
per il puro piacere di farlo. Solitamente porto quassù
qualche
attempato membro della concorrenza e tra una sciata e una cena cerco
di concludere un proficuo affare” bofonchiò, dando
libero corso ai propri pensieri e lanciando un’occhiata
all’orologio da polso. Erano quasi le 17.00. Quel ricordo lo
aveva messo a disagio.
“Ora è meglio se scendiamo a
valle. Date le sue capacità ci vorranno almeno altri venti
minuti, giusto in tempo prima che inizi a tramontare il sole”
disse pertanto rimettendosi in piedi ed allacciando gli sci.
Maya,
per riflesso, lo imitò ma un pensiero ben preciso era ora
balenato alla sua mente, evocato da quelle parole.
“Sig.
Hayami. Quale affare doveva concludere con me oggi? La “Dea
Scarlatta”?” domandò seriamente la
giovane,
provando improvvisamente un profonda delusione. Stupida e lei che
aveva iniziato a pensare che a volte Hayami potesse essere
diverso…
Senza attendere replica si diede una brusca spinta con gli sci
piantandolo in asso. Non gli avrebbe permesso di portare oltre quella
pagliacciata. Certo che si era divertito, era quasi riuscito a farle
abbassare la guardia…
“MAYA!” le urlò
dietro Masumi, gettandosi al suo inseguimento. Insensata di una
ragazzina dopo il pianoro ed una lieve compressione iniziava il
“muro” finale di gran lunga più
impegnativo di
quello che avevano passato. Quell’incosciente si sarebbe
buttata a capofitto senza sapere come diamine fermarsi.
^Stupida^
continuava a ripetersi la ragazza mentre, intravvista la compressione,
lasciava andare gli sci uniti. Ci mancava solo di doversi fare
l’ultimo pezzo a “scaletta”. Stavolta non
si
sarebbe lasciata ingannare. Doveva allontanarsi da Hayami, lo sapeva
che era sbagliato che non avrebbe mai dovuto accettare
quell’assurda
proposta. Lui lo faceva solo ed esclusivamente per la Dea
Scarlatta…
Masumi la intravvide in mezzo alla gente. Come
sospettava stava prendendo uno slancio eccessivo per superare la
depressione. Doveva fermarla. Zizzagando per evitare un gruppetto che
procedeva molto lentamente si lanciò sulla sinistra
infilando
il canalone fuori pista che tagliava in mezzo agli alberi e sbucava,
trasversalmente, sul “muro” giusto in tempo per
incrociare la giovane che, perso il controllo degli sci, ruzzolava
sulla neve strisciando per una ventina di metri verso
valle.
“RAGAZZINA!” urlò mentre il cuore gli
balzava in petto per la preoccupazione. In meno di un secondo la
raggiunse, sganciandosi alll’istante gli sci per verificare
che
tutto andasse bene.
Maya,
accecata dalle lacrime che avevano preso a scorrerle sul viso, non si
curò minimamente del fatto che la maggior parte delle
persone
rallentasse in prossimità della cima
della compressione e,
senza frenare, si lanciò a valle fatto salvo accorgersi
all’istante di acquistare una velocità vertiginosa
che
le fece perdere l’equilibrio mentre il cielo diveniva
improvvisamente il pavimento e la neve il soffitto di un mondo che
rotolava vorticosamente come un caleidoscopio multicolore. Vagamente
udì l’urlo di Masumi, mentre chiudeva gli occhi
pregando
in silenzio che quel capitombolare folle avesse termine
all’istante.
Quando il mondo smise di girare, e il terreno sotto la schiena
divenne stabile e… fermo osò riaprire gli occhi
mentre
qualcuno, evidentemente preoccupato, le si era fermato accanto e le
toglieva la neve dal viso e dagli occhiali. Erano mani gentili si
ritrovò a considerare, prima di incrociare un paio di iridi
azzurre decisamente inquiete.
“Va tutto bene,
ragazzina?”.
C’era ansia nella voce di Masumi, non
poteva ingannarsi. Ancora frastornata dal capitombolo la giovane
riuscì solo a balbettare un confuso
“sì”.
“Riesce
a rimettersi in piedi?” si sentì chiedere.
“Io…”
Masumi
fissò il visino pallido. Era evidente che non si era fatta
niente di male solo un gran bel spavento, tuttavia il
capitombolo era stata piuttosto brusco e la giovane appariva
evidentemente confusa. Rassicurato, con calma
l’aiutò a
mettersi in piedi e l’accompagnò al lato della
pista,
facendola sedere su un soffice cumulo di neve riportata, compiaciuto
del fatto che la ragazza fosse finalmente docile e non bizzosa e si
lasciasse aiutare.
“Mi aspetti qui, vado a recuperare i suoi
sci” le disse poi in tono calmo ma perentorio.
Maya, che
dopo la bravata di prima non si sognava minimamente di muovere un
solo passo su quella dannata pista senza di lui, annuì
brevemente. Un paio di minuti dopo Masumi la raggiungeva, scrutando
il suo visino che aveva ripreso un po’ di colore.
“Si
rende conto che poteva farsi male? Mi ha fatto preoccupare”
le
disse in tono duro, sostando in piedi innanzi alla giovane.
“Strano,
una gamba rotta mi avrebbe messo fuori gioco per la “Dea
Scarlatta”, le avrei fatto un favore”
balbettò
Maya, gli occhi neri carichi di risentimento e lucidi di lacrime
trattenute. Ora che lo spavento era scemato la collera nei suoi
confronti era tornata ad emergere.
Masumi sospirò.
Possibile che non riuscisse a dire o fare mai la cosa giusta con lei?
“Posso sempre attendere il momento propizio e rompergliela
di persona…” bofonchiò a denti stretti,
irritato.
Un lampo di timore passò nelle iridi scure della
giovane e ad esso Masumi non seppe resistere.
“Per l’amor
del cielo, Maya. Pensa veramente che sarei capace di farle del male
fisico? Se è questo che pensa di me non ha capito proprio
niente”.
C’era delusione e rabbia nel tono della sua
voce.
“Mia madre…” riuscì solo ad
obiettare la giovane e lo vide sbiancare in volto, mentre un velo di
rimpianto e di colpa velava i suoi occhi azzurri. Cosa risponderle?
Era consapevole della propria colpa, dannatamente consapevole. Con un
sospiro rassegnato si limitò a dire.
“Touché”
poi, ignorando l’espressione confusa comparsa sul volto della
giovane, le tese una mano.
“Andiamo, ragazzina. L’accompagno
all’albergo. Sarà lieta di liberarsi di
me”.
Maya
si ritrovò a studiare la profondità di quegli
occhi
azzurri come il mare. Lo aveva ferito, incredibile ma vero era
riuscita a ferire il Presidente della Daito Art Production eppure,
stranamente, la cosa non le diede alcun piacere. Abbassando lo
sguardo mormorò debolmente.
“Mi dispiace” prima
di accettare la mano tesa dell’uomo e rimettersi in piedi.
Pur
se sorpreso Masumi non fece commenti e si limitò ad
osservarla
mentre si rimetteva gli sci ai piedi pronta e seguirlo, questa volta
con la dovuta prudenza, sino alla fine della pista.
Quando si
fermarono, a pochi metri dall’albergo, Masumi spezzo il
silenzio con una semplice frase. Non poteva permettere che Maya
pensasse che quella giornata fosse stata una manovra per ottenere la
“Dea Scarlatta”. Non questa volta.
“Sciare oggi
non è stato un obbligo, ragazzina. E’ stato un
piacere,
almeno sino ad un certo punto”.
Parole pacate e prive di
sarcasmo. Maya si volse sorpresa a guardarlo proprio mentre Misuki,
quasi avesse spiato il loro arrivo, li raggiungeva interrompendo
qualunque possibile spiegazione.
“Mi perdoni per il
disturbo, Sig. Hayami. Volevo solo rammentarle che tra un’ora
ha la cena con i rappresentanti della televisione francese”
disse la donna, dopo avere salutato Maya con un cortese cenno del
capo.
Masumi si irrigidì impercettibilmente, irritato per
quell’intrusione, ma la sua voce era calma e ferma quando
rispose alla segretaria.
“Ha perfettamente ragione, Misuki.
Ci vediamo tra un’ora nella hall”.
“ Sig.rina
Kitajima vuole che l’accompagni? “chiese poi in
tono
deciso alla giovane.
Maya rimase interdetta per un attimo.
Decisamente cominciava a non capirci più niente su
quell’uomo.
Una cena d’affari in piena vacanza ma la lezione di sci era
stato un piacere, almeno sino a quando non gli aveva rammentato la
sua responsabilità riguardo la morte della madre. Davvero
quella giornata era priva di qualsiasi interesse professionale, ma
solo il desiderio di fare una cosa che in fondo amava? Se
così
perché proprio con lei? Tanti sé e tanti ma che
tuttavia non rispondevano al quesito fondamentale. Chi era veramente
Masumi Hayami? Più per abitudine, che per altro,
rifiutò
l’offerta.
“Non è necessario. Non voglio farle
fare tardi al suo appuntamento. Buona serata” disse in tono
compito.
Hayami, era palese, doveva avere fatto la proposta per
pura cortesia, giacchè si limitò ad un secco
“Come
preferisce” e senza indugiare oltre fece cenno a Misuki di
seguirlo sparendo dall’ingresso secondario
dell’albergo.
Maya,
circondata da gente che chiacchierava allegramente di ritorno dalle
piste dopo una giornata di puro divertimento, con il sole che
arrossava il tramonto sulla valle e le vetrate della hall che
riflettevano quel mirabile spettacolo, si sentì
improvvisamente… sola e con una stranissima sensazione di
vuoto in fondo al cuore. Era come se fosse stata delusa dalla fretta
di Masumi di liberarsi di lei. Perche?
- continua -