Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
Segui la storia  |       
Autore: aresian    09/01/2011    2 recensioni
Dopo l’interpretazione di Ardis ne “Le Due Regine” Maya riceve l’invito a trascorrere le vacanze natalizie sulle nevi di Nagano niente meno che dal Donatore di Rose. La giovane è convinta che sarà un Natale speciale, avrà ragione?…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Seulement a Noel - Prima parte

N.d.A.: In primis ringrazio Tetide e Ici Drive per avere recensito anche il terzo capitolo di questa storia. 
x Tetide: Beh, in effetti Rei, da "esterna" alla vicenda riesce ad avare una visione più lucida e poi ha 4 anni più di Maya quindi un po' più matura ed esperta...hehe!!!.
x Ici Drive: La continuo, non preoccuparti!


Il grande sogno di Maya (Garasu no kamen), Maya, Masumi  e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Suzue Miuchi, Hakusensha Inc. Tokyo, Tohan Corporation, Orion e quanti aventi diritto alla divulgazione e pubblicazione del Manga medesimo.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

Seulement à Noël
By Aresian

Parte Quarta


Maya si era rifiutata di rivolgere la parola a Rei per le successive due ore, sino a quando le due ragazze non erano state raggiunte da Mina e Sayaka che, alquanto sorprese, appresero solo in quell’istante della strana proposta di Hayami.
Mina scambiò uno sguardo perplesso in direzione di Rei mentre Maya camminava nervosamente, avanti e indietro, per la stanza in attesa di scendere per pranzare.
“Si può sapere perché hai dato ragione ad Hayami?” chiese dopo un attimo di silenzio.
Rei si volse a studiare la sguardo confuso dell’amica e senza mostrare alcun ripensamento soggiunse prontamente.
“Se la cosa vi crea tanti problemi potete sempre offrirvi di unirvi a loro” e senza attendere replica si alzò e si avviò decisa verso il bagno. Cosa si aspettavano come risposta? Se avesse detto, davanti a Maya, cosa pensava dell’invito di Hayami non le avrebbe rivolto la parola per i prossimi tre anni. A questo punto non le restava che sperare che quel pomeriggio non si rivelasse un disastro colossale.
Sayaka scosse lievemente la testa. Forse erano eccessivamente prevenute, erano sempre tutte convinte che Hayami tramasse anche quando dormiva, magari era un invito di cui lui per primo, a mente fredda, si era già pentito. Se si fosse realmente presentato nella Hall alle due e mezzo… beh, Maya avrebbe avuto una movimentata lezione di sci.

Mizuki stava ricontrollando gli appunti sul blocknotes mentre Masumi si era alzato e si era portato innanzi all’ampia portafinestra della suite, ammirando il panorama mozzafiato.
“Ha preso nota di tutto?”.
In realtà quella di Hayami non era una domanda, conosceva bene la sua segretaria e sapeva che era una richiesta superflua.
Misuki levò lo sguardo nella sua direzione, puntandolo sulla sua schiena.
“Si, signor Hayami” rispose prontamente, consapevole che si trattava, di fatto, del modo con il quale Masumi sott’intendeva ^Abbiamo finito^.
Soddisfatto, l’uomo si volse a studiare il volto serio e composto della donna.
“Ottimo. Ormai è ora di pranzo. Per ora non ho più bisogno di lei, può prendersi il resto della giornata di libertà” sottolineò chinandosi a prendere una sigaretta ed accenendola con fare indolente.
Misuki annuì.
“Credo che farò qualche discesa lungo le piste” sottolinò poi, sistemandosi la montatura degli occhiali con fare indifferente mentre raccoglieva il blocco degli appunti e lo metteva nella pratica ventiquattr’ore.
Masumi non colse l’allusione. A volte Misuki aveva l’abitudine di intromettersi un po’ troppo in faccende che non la riguardavano.
“Come crede” si limitò a rispondere prima di voltarsi ed entrare nell’ambia stanza da letto, sulla sinistra, palesando che la conversazione era già conclusa.
Misuki sorrise lievemente sapeva di averlo irritato e, presa la ventiquattr’ore, lasciò la suite.

A pranzo Maya sbocconcellò a malapena quello che aveva nel piatto, troppo nervosa per riuscire ad avere fame, e la sua tensione crebbe ancora finchè alle 14.25 non si avviò, con passo stanco e mesto, verso la hall con la tenuta da sci al completo. Aveva così tanta voglia di tirare il bidone ad Hayami che per almeno una decina di volta meditò sull’idea di sparire dalla circolazione ma, mentre meditava il fatto per l’ennesima volta, lo vide arrivare. Istintivamente strinse a sé il paio di sci, come se potessero fare da scudo allo sguardo penetrante dell’uomo che la salutò con un leggero sorriso, innarcando un sopracciglio.
“Ammetto che sono sorpreso. Mi aspettavo di non trovarla” esordì dopo un istante e Maya si pentì immediatamente di non averlo fatto.
“Faccio sempre in tempo ad andarmene” ribattè piccata, ottenendo in risposta un sorriso decisamente più aperto che la indispettì.
“Su, coraggio. La giornata e splendida, la condizione della neve ottimale, non vorrà mica rinunciare proprio adesso” la prese bonariamente in giro l’uomo.
Giusto per evitare che proseguisse su quel tono, la giovane scosse la testa e senza replicare si avviò decisa verso l’uscita.

Hayami aveva ragione il cielo era terso, le piste già invase dai provetti e neofiti sciatori, sulla terrazza panoramica c’era gente che prendeva il sole  mentre il villaggio, sottostante, si stagliava lungo la valle mostrando la sua elegante ma semplice bellezza. Maya, interdetta sul da farsi, si blocco non appena giunsero alla spianata che dava agli impianti di risalita.
“Ha già preso lo ski-lift?” si sentì chiedere alll’improvviso mentre Masumi deponeva sulla neve i propri sci e li agganciava con estrema naturalezza. Maya lo fissò confusa per un attimo pertanto lui le indicò, con un gesto della mano, l’impianto di risalita che si trovava alla loro sinistra dove una discreta coda di sciatori attendeva pazientemente il proprio turno. Comprendendo ad un tratto a cosa si riferiva la giovane balbettò un confuso.
“No. Ho solo provato qui attorno, risalendo a piedi qualche centinaio di metri”.
Masumi non fece osservazioni al riguardo risparmiandole, di fatto, l’imbarazzo.
“Bene, vorrà dire che verificheremo quanto è stabile sugli sci, ragazzina, prima di avventurarci con i mezzi di risalita. Su, li infili che cominciamo”.
Maya lo avrebbe volentieri strozzato, perché diamine usava quel tono autoritario? Un istante dopo si ritrovò poi a pensare che lui sapeva sciare lei no, pertanto era meglio non protestare.
Stringendo i denti e trattenendo una rispostaccia si chinò ad agganciare quei trabiccoli, faceva fatica a considerarli in modo diverso, del resto almeno quello le riusciva senza troppi problemi. Aveva appena conclulso l’operazione che Rei, Sayaka e Mina passarono loro accanto, puntando decise verso lo ski-lift. Traditrici.
Masumi ignorò la cosa e con decisione impartì i comandi per la prima lezione.
“Ora scendiamo lungo il crinale, sulla destra. C’è una sorta di compressione. Lasci andare gli sci senza frenare e rallenterà automaticamente come reinizia la salita. Da lì saliremo ancora più a monte e poi torneremo indietro provando a girare a destra e a sinistra, tutto chiaro?”.
Maya guardò nella direzione che indicava domandandosi dove diamine volesse andare.
“Ma io non sono capace di risalire con gli sci ai piedi?” obiettò, valutando che sarebbe stata costretta a farlo vista la ripidità del pendio.
“Non è un problema, ragazzina. Le insegnerò io a farlo. Adesso mi segua” e detto questo non le diede il tempo di ribattere e con una rapida spinta delle racchette si lanciò lungo la discesa della compressione, mostrando di fatto a Maya come avrebbe dovuto fare. Beh! Visto da lui sembrava una cosa piuttosto semplice… Prendendo un lungo respiro Maya si diede una lieve spinta con le racchette. Quando iniziò a prendere velocità, a sci uniti, fu colta dalla paura ed, istintivamente, cercò di frenare a “spazzaneve”, come le aveva insegnato Sayaka, questo però le fece perdere lo slancio ed invece di trovarsi al fianco di Masumi dall’altro lato della compressione si trovò esattamente a metà risalita mentre gli sci, in contro pendenza, la stavano facendo tornare indietro.
“Non resti sulla verticale. Si porti sul fianco della pista” fu il secco ammonimento di Hayami. Impacciatissima Maya finì con il cadere nel tentativo di seguire il suggerimento, mentre scivolava lentamente di qualche metro verso valle.
^Perfetto!^ pensò stizzita. ^Ho appena messo gli sci nei piedi è già sono caduta come un sacco di patate. Ma perché ho accettato di prendere lezioni da Hayami?^
L’oggetto delle sue considerazioni, frattanto, l’aveva raggiunta fermandosi al suo fianco, sollevando un piccolo sbuffo di neve. Maya ebbe la spiacevole impressione di un dejà-vu poco simpatico. Questa volta si sarebbe rimessa in piedi senza travolgerlo, si ripromise.
“Perché non fa mai quello che le dico?” fu la domanda di Masumi tra l’esasperato e il divertito al contempo.
“Gliel’ho detto che non sono capace” bofonchiò la giovane rifiutandosi di guardarlo in viso.
“E già si arrende? La credevo più combattiva. E’ con la stessa grinta che vuole lottare per la Dea Scarlatta?” fu la sardonica risposta che ottenne.
Risentita da quell’affermazione Maya alzò bruscamente la testa.
“Non si illuda, non rinuncerò alla Dea Scarlatta e quando l’avrò ottenuta non le cederò mai i diritti di rappresentazione” fu la secca risposta che gli rivolse mentre gli occhi neri si accendevano di una luce di sfida e determinazione. Era talmente arrabbiata per quell’affermazione che si alzò in piedi, con l’aiuto delle racchette, senza nemmeno rendersene conto, per poterlo fronteggiare meglio.
Inaspettatamente Hayami sorrise. Un sorriso aperto, così diverso da quelli ironici e beffardi che solitamente le riservava.
“Ottimo, vedo che provocarla dà i suoi frutti. Visto che è in grado di rimettersi in piedi da sola possiamo anche procedere con la lezione. Dobbiamo raggiungere, a scaletta, la cima della compressione. Mi segua e imiti esattamente i miei movimenti, vedrà non è difficile”.
Frastornata la giovane rimase a fissarlo a bocca aperta mentre questi si metteva al suo fianco e le mostrava come spostare il peso da uno sci all’altro, paralleli, aiutandosi con le racchette, per risalire la pendenza.
“Allora, aspetta forse l’invito?” la rimbrottò bonariamente vedendo che non lo imitava. A quel punto Maya si rese conto, con sgomento, che Masumi Hayami aveva il potere di farle dire o fare le cose contro la sua stessa volontà e la cosa era assolutamente sconcertante. Anche adesso che avrebbe desiderato essere a chilometri di distanza dall’inviso presidente della Daito Art Productions, si ritrovava invece impegnata a seguire, scrupolosamente, le sue istruzione e risalire, lentamente ma senza intoppi, il pendio innevato con gli sci ai piedi.

Due ore più tardi.
“Rei? Perché ti sei fermata?” chiese Mina accostandosi all’amica che pareva essere intenta ad osservare qualcosa che si trovava più a valle, sulla sinistra.
“Umh!? Niente di particolare” soggiunge la giovane, ma i suoi occhi sorridevano divertiti. “Riprendiamo pure la discesa” e senza dare ulteriori spiegazioni diede una vigorosa spinta e si lanciò versò valle. Mina scosse la testa perplessa. Certo che sia Maya che Rei erano proprio strane in quei giorni.
Rei non era strana, semplicemente soddisfatta. Di lato alla pista che stavano percorrendo scorreva, per un tratto, l’impianto di risalilta del Baby (la pista per principianti – N.d.A.) e proprio in quel momento aveva scorto Maya, con entrambe le mani saldamente aggrappate al bastone dello ski-lift, salire verso la cima con Hayami dietro le spalle a fornirle suggerimenti per come avrebbe dovuto comportarsi una volta arrivati in cima. Niente male davvero, in sole due ora Hayami era già riuscito a trascinare Maya sullo ski-lift. Se pensava che lei e Sayaka ci avevano provato per una giornata intera non poteva che venirle da sorridere. Forse, tutto sommato, non si era sbagliata sul suo conto…

Non appena lasciato andare lo ski-lift, ed essersi spostata sulla destra, Maya venne immediatamente raggiunta da Hayami che la gratificò poggiandole delicatamente la mano sulla spalla, con un gesto incoraggiante, lasciandola alquanto disorientata e… turbata. Era così insolito, non solo il gesto ma la situazione stessa. Dopo il primo impatto aveva trovato interessante quella lezione di sci. Hayami era deciso e non accettava titubanze ma al contempo sapeva rassicurarla e questo l’aveva sorpresa alquanto.
“Ottimo. La prima volta sullo ski-lift e nessun ruzzolone. Direi che si potrebbe quasi festeggiare” disse Masumi, a quel punto, spezzando il vago imbarazzo della giovane. E ti pareva se non la stuzzicava.
Maya lo guardò di traverso, sorprendendosi del fatto che sorridesse apertamente sembrava che si divertisse. Nulla toglieva al fatto che lo avrebgbe strozzarlo volentieri, giacchè non la prendeva mai sul serio, ma il pensiero di essere riuscita a fare una cosa che sino a quel mattino le pareva impossibile smorzò il suo risentimento e, non cogliendo l’ironia dell’uomo, chiese.
“E adesso che si fa?”.
Masumi si sistemò le racchette e poi, con decisione, rispose.
“Si scende a valle. Coraggio. Come abbiamo fatto sin’ora. Dietro di me e segua il ritmo”.
Maya annuì prontamente. Oramai aveva capito come funzionava la cosa. Era un gioco di equilibri e di sincronismo dei movimenti. Grazie ai consigli di Hayami riusciva a girare a destra ed a sinistra senza troppi problemi e riusciva a fermarsi con un buon spazzaneve che concludeva con un abbozzo di Cristiania (perdonatemi conosco la fonetica della parola ma non la grafia – N.d.A.). Lieto di non udire proteste Masumi si avviò lentamente lungo il pendio percorrendolo in diagonale da destra a sinistra, da sinistra a destra con Maya alle spalle che seguiva, passo passo, le sue istruzioni. Giunti alla fine del lungo “muro” (tratto di pista in forte pendenza – N.d.A.) Masumi lasciò scorrere gli sci per poi fermarsi verso la fine del pianoro imitato dalla giovane.
“Ottimo, ragazzina. Sta facendo progressi. Metà pista senza cadere e con un discreto stile” commentò quando fu raggiunto dalla giovane osservando il suo visino arrossato dal sole, dalla fresca brezza di quota e dalla fatica, con un lieve sorriso compiaciuto ad inclinare la piega sensuale delle labbra.
Maya respirò a fondo per rallentare il ritmo del cuore un po’ accellerato per lo sforzo prodotto. Il “muro” era stato difficile per lei. Si era irrigidita in un paio di punti e questo le aveva procurato una certa stanchezza alle gambe. Aveva bisogno di rifiatare un attimo, ma era felice. Ammirando il panorama e gli altri sciatori, di cui molti intenti negli esercizi che Hayami le aveva fatto fare per tutto il pomeriggio, provò un intimo moto di soddisfazione. Tutto sommato sciare non era affatto male quando si evitava di ruzzolare ogni cinque metri. Dopo qualche istante si volse a studiare l’espressione di Masumi, intento a scrutare l’orizzonte e a respirare profondamente la fine aria di montagna con palese piacere. Doveva ammettere che quel pomeriggio lo aveva trovato diverso. Non sapeva nemmeno lei definire le sensazioni che aveva provato, semplicemente dopo aveva finito con l’assaporare il piacere di imparare a sciare e si era sorpresa a non trovare così irritante la sua compagnia.
“Sa sciare da molto Sig. Hayami?” si ritrovò a chiedere, stupita per prima dalla propria domanda, esternazione palese del desiderio di conversare con l’uomo che credeva di odiare di più al mondo.
Masumi parve un po’ spiazzato dalla domanda, tanto che non rispose subito.
“E’ un modo per dirmi che è stanca e vuole fare una pausa?” chiese di rimando, sorridendo vagamente divertito dalla smorfia di disappunto della giovane. Prima che, tuttavia, Maya potesse rispondere fu lui a sciogliere l’imbarazzo improvvisamente calato tra di loro.
“Aggiudicato. Penso che qualche minuto di pausa non guasti” e così dicendo si tolse gli sci e, conficcate le racchette nella neve, si sedette a bordo pista invitandola a fare altrettanto.
Maya, che in realtà la pausa la desiderava, lo imitò con piacere.
Masumi fissò per un attimo il cielo, come a rincorrere dei pensieri molto lontani indietro nel tempo pur se pienamente consapevole, anche troppo, della presenza della ragazza al suo fianco. Per la prima volta Maya pareva interessata a conversare con lui, senza chiudersi a riccio e non voleva sprecare l’occasione.
“Ho imparato quando andavo alle scuole medie” fu poi la risposta che le diede.
Maya volse lo sguardo a studare il suo volto, gli occhi azzurri celati dagli occhiali da sole e i biondi capelli scompigliati dal vento. Così non appariva l’imperturbabile uomo d’affari, sembrava più giovane e…. attraente. Quella constatazione la fece arrossire di botto, fortuna che lui non la stava guardando. Ma cose le passava per la testa? Rendendosi conto che il silenzio si stava prolungando e poteva diventare imbarazzante si affrettò a mutare lievemente argomento. Osservando un gruppetto di ragazzi che, giungendo dalla pista a nord che incrociava per un tratto il Baby, scendevano in perfetto stile slalom simulando un percorso intricato tra immaginari paletti, si ritrovò a considerare…
“Deve essere bello saper sciare senza problemi e lanciarsi lungo le piste in velocità, con il vento tra i capelli” attirando l’attenzione di Hayami “Hanno l’aria di divertirsi molto” concluse poi e per esplicare meglio il senso delle proprie parole indicò il gruppetto che spariva oltre il costone.
Masumi rimase in silenzio per un po’, tanto che Maya credette che non avesse udito le sue parole poi disse semplicemente “Un tempo lo trovavo divertente come loro. Ora è diventato quasi un obbligo”. Poche parole che però turbarono la giovane. C’era una vena di amarezza nel suo tono.
“Come?” chiese confusa.
Masumi si rese conto di avere dato voce ai propri pensieri ed imbarazzato tentò di schermirsi. Come spiegare a Maya che il piacere di lasciarsi cullare dal vento, lanciandosi lungo una pista in compagnia di amici, era un lusso che il presidente della Daito Art Productions non poteva più permettersi da anni?
“E’ da molto tempo che non scio per il puro piacere di farlo. Solitamente porto quassù qualche attempato membro della concorrenza e tra una sciata e una cena cerco di concludere un proficuo affare” bofonchiò, dando libero corso ai propri pensieri e lanciando un’occhiata all’orologio da polso. Erano quasi le 17.00. Quel ricordo lo aveva messo a disagio.
“Ora è meglio se scendiamo a valle. Date le sue capacità ci vorranno almeno altri venti minuti, giusto in tempo prima che inizi a tramontare il sole” disse pertanto rimettendosi in piedi ed allacciando gli sci.
Maya, per riflesso, lo imitò ma un pensiero ben preciso era ora balenato alla sua mente, evocato da quelle parole.
“Sig. Hayami. Quale affare doveva concludere con me oggi? La “Dea Scarlatta”?” domandò seriamente la giovane, provando improvvisamente un profonda delusione. Stupida e lei che aveva iniziato a pensare che a volte Hayami potesse essere diverso… Senza attendere replica si diede una brusca spinta con gli sci piantandolo in asso. Non gli avrebbe permesso di portare oltre quella pagliacciata. Certo che si era divertito, era quasi riuscito a farle abbassare la guardia…
“MAYA!” le urlò dietro Masumi, gettandosi al suo inseguimento. Insensata di una ragazzina dopo il pianoro ed una lieve compressione iniziava il “muro” finale di gran lunga più impegnativo di quello che avevano passato. Quell’incosciente si sarebbe buttata a capofitto senza sapere come diamine fermarsi.

^Stupida^ continuava a ripetersi la ragazza mentre, intravvista la compressione, lasciava andare gli sci uniti. Ci mancava solo di doversi fare l’ultimo pezzo a “scaletta”. Stavolta non si sarebbe lasciata ingannare. Doveva allontanarsi da Hayami, lo sapeva che era sbagliato che non avrebbe mai dovuto accettare quell’assurda proposta. Lui lo faceva solo ed esclusivamente per la Dea Scarlatta…
Masumi la intravvide in mezzo alla gente. Come sospettava stava prendendo uno slancio eccessivo per superare la depressione. Doveva fermarla. Zizzagando per evitare un gruppetto che procedeva molto lentamente si lanciò sulla sinistra infilando il canalone fuori pista che tagliava in mezzo agli alberi e sbucava, trasversalmente, sul “muro” giusto in tempo per incrociare la giovane che, perso il controllo degli sci, ruzzolava sulla neve strisciando per una ventina di metri verso valle.
“RAGAZZINA!” urlò mentre il cuore gli balzava in petto per la preoccupazione. In meno di un secondo la raggiunse, sganciandosi alll’istante gli sci per verificare che tutto andasse bene.

Maya, accecata dalle lacrime che avevano preso a scorrerle sul viso, non si curò minimamente del fatto che la maggior parte delle persone rallentasse in prossimità della cima della compressione e, senza frenare, si lanciò a valle fatto salvo accorgersi all’istante di acquistare una velocità vertiginosa che le fece perdere l’equilibrio mentre il cielo diveniva improvvisamente il pavimento e la neve il soffitto di un mondo che rotolava vorticosamente come un caleidoscopio multicolore. Vagamente udì l’urlo di Masumi, mentre chiudeva gli occhi pregando in silenzio che quel capitombolare folle avesse termine all’istante. Quando il mondo smise di girare, e il terreno sotto la schiena divenne stabile e… fermo osò riaprire gli occhi mentre qualcuno, evidentemente preoccupato, le si era fermato accanto e le toglieva la neve dal viso e dagli occhiali. Erano mani gentili si ritrovò a considerare, prima di incrociare un paio di iridi azzurre decisamente inquiete.
“Va tutto bene, ragazzina?”.
C’era ansia nella voce di Masumi, non poteva ingannarsi. Ancora frastornata dal capitombolo la giovane riuscì solo a balbettare un confuso “sì”.
“Riesce a rimettersi in piedi?” si sentì chiedere.
“Io…”
Masumi fissò il visino pallido. Era evidente che non si era fatta niente di male solo un gran bel  spavento, tuttavia il capitombolo era stata piuttosto brusco e la giovane appariva evidentemente confusa. Rassicurato, con calma l’aiutò a mettersi in piedi e l’accompagnò al lato della pista, facendola sedere su un soffice cumulo di neve riportata, compiaciuto del fatto che la ragazza fosse finalmente docile e non bizzosa e si lasciasse aiutare.
“Mi aspetti qui, vado a recuperare i suoi sci” le disse poi in tono calmo ma perentorio.
Maya, che dopo la bravata di prima non si sognava minimamente di muovere un solo passo su quella dannata pista senza di lui, annuì brevemente. Un paio di minuti dopo Masumi la raggiungeva, scrutando il suo visino che aveva ripreso un po’ di colore.
“Si rende conto che poteva farsi male? Mi ha fatto preoccupare” le disse in tono duro, sostando in piedi innanzi alla giovane.
“Strano, una gamba rotta mi avrebbe messo fuori gioco per la “Dea Scarlatta”, le avrei fatto un favore” balbettò Maya, gli occhi neri carichi di risentimento e lucidi di lacrime trattenute. Ora che lo spavento era scemato la collera nei suoi confronti era tornata ad emergere.
Masumi sospirò. Possibile che non riuscisse a dire o fare mai la cosa giusta con lei?
“Posso sempre attendere il momento propizio e rompergliela di persona…” bofonchiò a denti stretti, irritato.
Un lampo di timore passò nelle iridi scure della giovane e ad esso Masumi non seppe resistere.
“Per l’amor del cielo, Maya. Pensa veramente che sarei capace di farle del male fisico? Se è questo che pensa di me non ha capito proprio niente”.
C’era delusione e rabbia nel tono della sua voce.
“Mia madre…” riuscì solo ad obiettare la giovane e lo vide sbiancare in volto, mentre un velo di rimpianto e di colpa velava i suoi occhi azzurri. Cosa risponderle? Era consapevole della propria colpa, dannatamente consapevole. Con un sospiro rassegnato si limitò a dire.
“Touché” poi, ignorando l’espressione confusa comparsa sul volto della giovane, le tese una mano.
“Andiamo, ragazzina. L’accompagno all’albergo. Sarà lieta di liberarsi di me”.
Maya si ritrovò a studiare la profondità di quegli occhi azzurri come il mare. Lo aveva ferito, incredibile ma vero era riuscita a ferire il Presidente della Daito Art Production eppure, stranamente, la cosa non le diede alcun piacere. Abbassando lo sguardo mormorò debolmente.
“Mi dispiace” prima di accettare la mano tesa dell’uomo e rimettersi in piedi.
Pur se sorpreso Masumi non fece commenti e si limitò ad osservarla mentre si rimetteva gli sci ai piedi pronta e seguirlo, questa volta con la dovuta prudenza, sino alla fine della pista.
Quando si fermarono, a pochi metri dall’albergo, Masumi spezzo il silenzio con una semplice frase. Non poteva permettere che Maya pensasse che quella giornata fosse stata una manovra per ottenere la “Dea Scarlatta”. Non questa volta.
“Sciare oggi non è stato un obbligo, ragazzina. E’ stato un piacere, almeno sino ad un certo punto”.
Parole pacate e prive di sarcasmo. Maya si volse sorpresa a guardarlo proprio mentre Misuki, quasi avesse spiato il loro arrivo, li raggiungeva interrompendo qualunque possibile spiegazione.
“Mi perdoni per il disturbo, Sig. Hayami. Volevo solo rammentarle che tra un’ora ha la cena con i rappresentanti della televisione francese” disse la donna, dopo avere salutato Maya con un cortese cenno del capo.
Masumi si irrigidì impercettibilmente, irritato per quell’intrusione, ma la sua voce era calma e ferma quando rispose alla segretaria.
“Ha perfettamente ragione, Misuki. Ci vediamo tra un’ora nella hall”.
“ Sig.rina Kitajima vuole che l’accompagni? “chiese poi in tono deciso alla giovane.
Maya rimase interdetta per un attimo. Decisamente cominciava a non capirci più niente su quell’uomo. Una cena d’affari in piena vacanza ma la lezione di sci era stato un piacere, almeno sino a quando non gli aveva rammentato la sua responsabilità riguardo la morte della madre. Davvero quella giornata era priva di qualsiasi interesse professionale, ma solo il desiderio di fare una cosa che in fondo amava? Se così perché proprio con lei? Tanti sé e tanti ma che tuttavia non rispondevano al quesito fondamentale. Chi era veramente Masumi Hayami? Più per abitudine, che per altro, rifiutò l’offerta.
“Non è necessario. Non voglio farle fare tardi al suo appuntamento. Buona serata” disse in tono compito.
Hayami, era palese, doveva avere fatto la proposta per pura cortesia, giacchè si limitò ad un secco “Come preferisce” e senza indugiare oltre fece cenno a Misuki di seguirlo sparendo dall’ingresso secondario dell’albergo.
Maya, circondata da gente che chiacchierava allegramente di ritorno dalle piste dopo una giornata di puro divertimento, con il sole che arrossava il tramonto sulla valle e le vetrate della hall che riflettevano quel mirabile spettacolo, si sentì improvvisamente… sola e con una stranissima sensazione di vuoto in fondo al cuore. Era come se fosse stata delusa dalla fretta di Masumi di liberarsi di lei. Perche?

- continua -

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Il grande sogno di Maya / Vai alla pagina dell'autore: aresian