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Autore: Jerry93    09/01/2011    18 recensioni
Lunga è la via per la redenzione. Sofferenza, dubbi, odio. Gioia, certezze, amore. Hermione e Draco. You and Me.
"Lo Slytherin alzò un sopracciglio. Lei arrossì.
-Posso baciarti?-
Il sorriso che si aprì sulla sua bocca fu il più bello che Hermione avesse mai visto.
Gioioso, gentile, grato.
-Accomodati- le rispose, come ad invitarla ad entrare in una casa in cui, da tempo, aveva lasciato le sue valige.
Soddisfatto, solare, semplice.
Lei si alzò sulle punta dei piedi, così da poter essere alla sua altezza.
Dolce, desideroso, destabilizzato.
Cercò, improvvisamente spaesata, il contatto con le sue mani. Lui gliele fece trovare subito.
Le loro dita si intrecciarono in un nodo indissolubile.
Afrodisiaco, ansioso, attratto.
Hermione si sporse, instabile sul suo appoggio improvvisato.
Posò la sua bocca su quella di lui.
Indeciso, impressionato, innamorato."

[Chapter 12, Abstinence and Satisfy]
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Becoming Us'
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Chapter thirteen, Christmas Present: Nightfall

A Lady Annette,
perchè, hai ragione tu, in fondo non mi hai chiesto la Luna ...

Hermione si avvicinò a Marcus, lo salutò sorridente e gli porse un pacchetto di carta blu ornato con un fiocco  eccessivamente sfarzoso di color rame. Il ragazzo squadrò prima il dono e poi lei.

-Come mai mi dai oggi il mio regalo di Natale?- le chiese con tono interrogativo.

Natale. Quei quasi quaranta giorni erano passati rapidi. Quaranta giorni dal suo primo bacio con Draco.

La ragazza contemplò per un attimo la possibilità di spiegarli che era tradizione Babbana quella di consegnare di persona i propri regali e non di spedirli via gufo, ma si disse che, vista la grande preparazione del Ravenclaw su tutto ciò che riguardava il suo mondo di provenienza, tutto ciò sarebbe stato solo un inutile perdita di tempo.

-Silente mi ha dato il permesso di cominciare le mie vacanze già da questa sera, quindi, siccome parto oggi e non domani e visto che non credo ci vedremo durante il periodo natalizio … -cominciò lei non sapendo fin da subito che pesci pigliare per spiegare una cosa che, ai suoi occhi, era estremamente semplice – Comunque, se vuoi, puoi aprirlo il giorno di Natale, non è necessario che tu lo faccia adesso- concluse lei un po’ troppo sbrigativa.

Il ragazzo sbiancò a quella risposta, con la paura di aver scontentato il suo obbiettivo dipinta negli occhi.

-Assolutamente no!- esclamò lui.

In un battere di ciglio, la carta che nascondeva il regalo era stata strappata, svelando il suo contenuto.

Una sciarpa, comprata con pochi soldi e di una sfumatura bluastra non delle migliori.

-Grazie, amore- disse questo con un sorriso gentile e appoggiando la sua mano sulla guancia morbida di lei.

Hermione rispose a quel sorriso falso con un altro altrettanto bugiardo.

Marcus la tirò a sé, per ricompensare quel suo gesto “gentile” con un bacio.

La Gryffindor vide le labbra di lui avvicinarsi pericolosamente.

Sapeva benissimo che, se si fosse fatta baciare, poi avrebbe dovuto subire un lungo interrogatorio da un Draco furioso e accecato dalla gelosia. Sapeva altrettanto bene, però, che, se avesse trovato un modo per sfuggire a quel contatto anche questa volta, il Ravenclaw avrebbe cominciato a sospettare qualcosa.

Fece rapidamente un voto a Morgana e agì seguendo l’istinto, sperando che questo non la portasse ad una rapida morte causata dalla bacchetta di Malfoy. Optò per la scelta più logica e, con un rapido movimento, prese l’iniziativa e posò un castissimo e rapidissimo bacio sulle labbra del ragazzo.

Belby rimase interdetto. Lei, si alzò e, dopo aver ricevuto un’occhiataccia da Madama Pince per aver strusciato la sedia, si allontanò da Marcus, dicendo che aveva bisogno di un libro.

Superò alcuni scaffali e, dopo aver svoltato a destra, trovò finalmente Draco seduto per terra e appoggiato al muro, completamente assorto nella lettura di un grosso volume appoggiato sulle sue ginocchia.

-La Biblioteca- cominciò lui, voltando pagina e rimanendo in silenzio per alcuni istanti, forse attratto da un passaggio particolarmente interessante dell’opera che stava leggendo – Bel posto per un appuntamento romantico- continuò ironico, alzando lo sguardo sulla ragazza.

-Hai ragione- gli rispose lei – La prossima volta inviterò Marcus nel Bagno dei Prefetti, così, se qualcuno ci troverà nudi, avremo una scusa plausibile-

Malfoy chiuse gli occhi e si prese alcuni minuti per contare fino a dieci e  per permettere ad una discreta quantità di ossigeno di rinfrescarli il cervello.

-Chiedimi scusa per aver baciato quel muflone- disse gelido lui dopo aver catturato il suo sguardo.

-Stai scherzando?- gli domandò Hermione sconvolta.

-Io, a differenza tua, non mi diverto con battute di dubbio gusto- le rispose lui – E, comunque, per quale motivo saresti venuta immediatamente qui, altrimenti?-

Hermione, che aveva voluto assicurarsi che il ragazzo non fosse furioso, si pentì immediatamente della sua scelta.

-Scusa- mugugnò.

Sebbene il verso della ragazza avrebbe potuto significare un’infinità di cose, Draco decise di essere buono, così da mantenere intonso lo spropositato orgoglio della sua ragazza.

-Ora, implorami di non portarti via da questo posto che puzza di vecchio legandoti mani e piedi e gettandoti in spalla come un sacco della spazzatura-. Buono, ovviamente, per quanto un Malfoy potesse essere definito tale.

Hermione rimase basita.

-Non lo farò mai-

Lui sospirò.

-Allora, ci vediamo tra dieci minuti. Soli- sottolineò lo Slytherin, specificando, pur senza dirlo, che doveva liberarsi del muflone.

In quell’istante la voce di Belby riempì la stanza. La stava cercando.

Hermione afferrò il libro che teneva in mano Draco e corse in contro al suo spasimante.

I silenziosi tentativi del ragazzo di fermarla furono vani e, alla fine, dovette arrendersi e lasciarla andare.

Si alzò e uscì dalla biblioteca, passando per l’entrata secondaria.

Eppure, gli sarebbe piaciuto vedere la faccia di Hermione.

 

-Eccomi!- esclamò la ragazza, spuntando da dietro uno scaffale con il libro stretto al petto – Scusami, non riuscivo a trovarlo- continuò, scostando la sedia e poggiando il volume sulla scrivania.

Gli occhi lucidi di malizia di Belby, accompagnati da un perverso ghigno sbilenco, si spostarono dalla copertina del tomo alla scollatura della camicetta quasi completamente abbottonata di Hermione.

Scossa da quell’indagine improvvisa che tutto poteva sembrare tranne che gentile o educata, si portò di riflesso una mano a coprire il seno, già di per sè completamente nascosto, e lesse, con una rapida occhiata, il titolo dell’opera omnia che tanto aveva interessato Malfoy.

Le lettere si composero rapide nella sua mente a formare un parola dal retrogusto orientale.

“Kamasutra”.

La vergogna le colorò celere il viso e, con la stessa velocità, una serie di muti insulti nei confronti di Draco venne sfoderata dalla fantasiosa mente della Gryffindor.

Io lo ammazzo. Anzi, prima trucido tutti i suoi ormoni da toro infoiato, poi lo decapito!

Hermione ebbe solo il tempo per percepire con i suoi sensi da duellante l’avvicinamento della mano vogliosa del Ravenclaw verso il suo sedere.

E si atteggiava pure da gentiluomo, ‘sto Mangiamorte perverso!

Si scostò rapida, con le gote prede di un fuoco infernale e con il crescente desiderio di rifare i connotati a quel porco.

-Devo aver preso il libro sbagliato- buttò lì, mentre, intanto, cercava una scusa plausibile da utilizzare.

Belby prese il libro tra le mani e, dopo aver guardato a lungo l’immagine animata sulla copertina di quei corpi nudi e aggrovigliati in pose sempre più complesse, alzò lo sguardo sulla sua persona, come a dire che nessuno avrebbe potuto prendere un libro del genere senza volerlo veramente.

Hermione trattenne a stento il desiderio di afferrare la propria bacchetta per cominciare a scagliare Maledizioni a destra e a manca. Quel piacere, si disse, sarebbe dovuto toccare solo a quell’idiota di Malfoy. Agguantò il libro in questione e, dopo esserselo portato al petto, facendo attenzione a coprire quei tre o quattro scostumati che si stavano dando alla pazza gioia, uscì dalla stanza con passo marziale.

Forse, se Madama Pince non fosse stata completamente fuori di sé, avrebbe requisito quel libro assolutamente immorale, per poi, ovviamente, usarlo per animare le sue nottate assieme a Gazza lo Sghembo.

 

Quando lo vide, beatamente appollaiato sul basso muretto che affiancava la stradina sterrata che conduceva alla casa di Hagrid e, poi, alla Foresta Proibita, desiderò di ucciderlo.

Oltre ad averla messa in quella situazione sconveniente, infatti, il biondino si era pure dimenticato di dirle dove dovevano incontrarsi. Idiota. E lei, idiota il doppio di lui, si era anche dannata per non arrivare in ritardo!

-Sei in ritardo- le disse lui tranquillo, dopo aver espirato il fumo della sigaretta, che, come era solito fare, aveva acceso non appena ne aveva avuto la possibilità.

Hermione strinse i pugni, pronta a conficcarsi le unghie nella carne, pur di trattenersi.

Non appena si ricordò che era assolutamente stupido farsi del male per un impiastro come Malfoy, cambiò strategia e decise di utilizzare lo Slytherin come valvola di sfogo.

Gli si avvicinò, fino ad averlo a poco più di due metri.

Afferrò saldamente il volume a luci rosse e glielo lanciò, prendendo come bersaglio il bel viso aristocratico del biondo. Quest’ultimo, i cui riflessi erano stati rafforzarti dagli allenamenti per il suo ruolo di Cercatore nella squadra di Quidditch della sua Casa, lo schivò piegando la testa a destra, mentre, con fare strafottente, si portava nuovamente la sigaretta alla bocca.

-Sei troppo lenta e rumorosa per riuscire a colpirmi- disse lui – E comunque, dovresti cercare di essere un po’ più controllata. Ti scaldi per ogni minuscola cosa, Hermione -.

Il sermone saccente del ragazzo venne accompagnato dal simpatico corretto dei quattro abitanti della copertina del Kamasutra, i quali, dopo aver lungamente lavorato, si abbandonarono ad un melodioso orgasmo all’unisono.

Hermione afferrò la propria bacchetta, prossima ad esplodere.

- Silencio!-

Immediatamente, le figure animate tacquero.

- Wingardium Leviosa – continuò la ragazza, facendo levitare rapidamente il libro in aria.

Draco la guardò preoccupato.

- REDUCTO!- gridò la Granger, mentre mentalmente ringraziava Ginny per averle insegnato quell’incantesimo.

Lentamente, una polvere leggera planò verso terra, ammucchiandosi sull’erba verde.

Malfoy, stringendo la sigaretta tra le labbra sottili, cominciò ad applaudire piano, per poi smettere non appena la ragazza prese a dirigersi verso di lui.

-Alzati- gli ordinò fredda.

Lui, portandosi la mano alla fronte in un saluto militare, obbedì.

Con un gesto rapido, la Gryffindor afferrò la cicca del ragazzo e la gettò a terra. Infine, con un gesto teatrale, la spense sotto la suola della sua scarpa.

- Hey! – cominciò Draco sconvolto – Io le pago quelle!-

-Scusati- gli rispose lei senza calcolare minimamente i suoi brontolii.

Il Malfoy la squadrò dall’alto in basso.

-Per?- chiese, assumendo un’aria superba.

-Chiedimi scusa- insistette la ragazza.

I due, senza nemmeno rendersene conto, era pericolosamente vicini.

-Non lo farò mai- disse Draco alzando le spalle.

 

-Ok, ok!- urlò alla fine il giovane Malfoy – Scusami!-

Hermione, al suono di quella parola così soave, mollò immediatamente la presa.

Draco, invece, non appena fu libero, cominciò a massaggiarsi l’orecchio sinistro che, dopo l’assalto della Gryffindor, aveva assunto una poco promettente tinta bordeaux.

-Certo che sei proprio violenta!- esclamò esasperato, mentre costatava la vanità dei suoi tentativi di farsi passare il dolore.

-Potevi chiedermi scusa subito- gli disse lei, alzando le spalle tranquilla.

 

Si era allontanati dalla scuola, avvicinandosi alla Foresta, sperando che Belby non avesse deciso di seguire Hermione.

Per quel poco che lo conosceva, comunque, la ragazza si sentiva di scartare tranquillamente quell’ipotesi. Se era realmente un Mangiamorte, infatti, molto probabilmente, qualsiasi fosse la missione che Lord Voldemort gli aveva affidato, gli era stata imposta e quindi non si sarebbe dannato per inseguirla. Nell’eventualità alquanto improbabile in cui, invece, Marcus fosse un semplice ragazzo realmente innamorato della riccia, sicuramente avrebbe avuto il buonsenso di non seguirla, dopo quella pessima ed imbarazzante figura che aveva fatto.

Volendo evitare qualsiasi possibile ritorsione, comunque, Hermione, pur controvoglia, aveva lanciato l’incantesimo Muffliato che Harry aveva letto nel libro del Principe Mezzosangue. Inutile dire che, se Potter fosse venuto a sapere di ciò, lei avrebbe perso tutta la sua credibilità, già messa a dura prova dalla quantità industriale di voci che giravano sulla sua persona, di Prefetto severo e rigoroso.

-Dovremmo denunciarlo a Silente- concluse Draco, già afflitto per quella che sapeva sarebbe stata la risposta della ragazza.

-Non abbiamo ancora nessuna prova, Draco – gli rispose, infatti, lei.

-Probabilmente, se lo dicessimo ai professori, loro potrebbero trovarne molto più rapidamente di noi. Magari utilizzando un po’ di Veritaserum, o usando la Legilimanzia – provò ad insistere lui – E, comunque, a mio parere, tante piccole stranezze come quelle di Belby possono essere ritenute una prova-

Da quando lei e Malfoy si erano scambiati gli ruoli? Da quando lui era la persona accorta e lei quella stupida e recalcitrante?

-Voglio essere io ad incastrarlo, voglio che Voldemort sappia che non sono una preda facile come crede- gli rispose lei – Devo farlo, è una questione … –

-D’orgoglio- la interruppe Draco – Come al solito, del resto-

Lei abbassò la testa, distogliendo lo sguardo da quel cielo grigio che prometteva neve, così simile al colore cinereo dei suoi occhi.

-Testarda, orgogliosa, saputella, pudica, violenta e autolesionista- elencò Malfoy, mentre, scuotendo piano la testa, afferrava il suo pacchetto di sigarette – Me la sono proprio andata a cercare-

Hermione continuò imperterrita a fissarsi i piedi.

- Hey, stavo scherzando!- la rassicurò, dandole alcune pacche gentili sulla testa, come un padre amorevole avrebbe fatto con una bambina troppo esuberante.

Lei sorrise.

-Hai ragione tu, meglio dirlo ai … -cominciò, prima d’essere interrotta di nuovo da Draco.

-Due mesi, dopo il rientro dalle vacanze. Dopo questo periodo lo diremo ai professori, che tu abbia prove a favore della tua tesi o meno-

Mormorò un ringraziamento, lui alzò le spalle, portandosi la sigaretta alla bocca.

-Devo darti una cosa- cominciò all’improvviso Hermione, mentre cominciava a frugare nella sua borsetta, opportunamente ampliata con un incantesimo di Estensione Irriconoscibile – Oggi pomeriggio ritorno a casa –

Casa: un edificio vuoto e solitario.

-Quindi, siccome è tradizione Babbana consegnare i regali di Natale di persona, ecco il tuo!- esclamò riuscendo finalmente ad afferrare un pacchetto rettangolare verde e argento.

Draco, euforico per la notizia, gettò la sigaretta ancora a metà e afferrò la confezione.

La sua espressione mutò immediatamente quando vide il contenuto di quell’involucro.

Un libro.

-EGOCENTRISMO e VITTIMISMO: ecco la cura!- disse, leggendo il titolo sulla copertina.

“Guida per Principianti”, recitava una nota a piè di pagina.

-Un libro?- chiese Draco, trattenendo a stento un conato di vomito – Dimmi la verità … è uno scherzo?-

-No-

-E a Belby hai regalato una sciarpa?- domandò ancora il biondino.

-Si-

-Dimmi che hai una buona scusa per non avermi regalato qualcosa di meglio- la implorò.

Hermione sospirò.

Irrecuperabile.

-A dire il vero ne ho due- gli rispose, dopo aver riacquistato la calma – La prima è che non sapevo cosa regalarti, visto che i tuoi fondi alla Gringott occupano almeno una decina di camere blindate. La seconda, invece, nasce dal fatto che i miei genitori non pensavano di – si fermò per cercare la parola più adatta, la meno dolorosa – andarsene così presto e che non posso prevelare neppure un centesimo dal mio conto fino a quando non sarò diventata maggiorenne-

-Ma tu sei già maggiorenne!- esclamò esterrefatto Malfoy, colpito più dalla stupidità della frottola della ragazza che non dal contenuto della stessa.

-Lo sono nel mondo magico, ma per essere ritenuta una donna adulta, nel mondo Babbano, devo aver compiuto diciotto anni- gli spiegò tranquilla – Quindi, mi dispiace Draco, ma questo Natale è a risparmio-

Più volte Hermione, nei mesi precedenti, aveva potuto osservare la rapidità dei cambi d’umore del lunatico Draco, ma mai, prima di quel momento, lo aveva visto diventare serio così all’improvviso.

-Dovevi parlarmene- disse, cercando di celare la sua rabbia e il suo rancore – Se hai bisogno di soldi, devi solo chiedermeli-

Anche Harry, un giorno di alcune settimane prima, quando era venuto a sapere della sua situazione, aveva cercato di convincerla ad accettare il suo denaro in prestito e, come lui, pure Ron e Ginny, a nome di tutta la famiglia, si erano presentati con una manciata di galeoni. Persino Silente, nella sua infinita bontà d’animo, le aveva offerto una borsa di studio.

La sua risposta era sempre stata la stessa. Aveva chinato la testa di lato, sorriso e rifiutato gentilmente l’offerta.

E le costava ammetterlo, ma avrebbe preferito abbandonare Hogwarts e raggiungere i suoi parenti Babbani, pur di non essere costretta ad accettare i soldi di Draco. Come lui stesso le aveva detto, infatti, lei era troppo orgogliosa per abbassare il capo e accettare quell’aiuto che, nella sua testa, veniva catalogato sotto la voce “carità”.

-Non ti preoccupare, Draco. Durante queste vacanze di Natale andrò a trovare mia zia, la mia tutrice legale, e le chiederò di fare un piccolo prelievo a nome mio-

Percepì il calore della stretta delle mani dello Slytherin attorno alle proprie.

-Permettimi, almeno, di pagarti la tassa trimestrale- insistette Draco – La mia non è pietà, Hermione – specificò poco dopo.

E cos’è, allora?

Questo avrebbe voluto chiedergli, ma non lo fece, troppo spaventata dalla risposta che avrebbe potuto ricevere.

-Se ne avrò bisogno, te lo chiederò. Fammi parlare prima con zia Margot – acconsentì lei, alla fine.

Sul viso di Draco si dipinse il suo bellissimo sorriso. Sincero e vittorioso.

-Bene, allora. Spero di vederti presto- concluse, mentre, dopo aver afferrato il viso di Hermione tra le mani, si concedeva un lungo bacio troppo a lungo trattenuto.

Questo, infatti, era stato il patto silenzioso che i due avevano stabilito senza mai accordarsi veramente: fare incontrare le loro labbra solo quando l’astinenza dal sapore dell’altro diventava insopportabile.

Molto spesso, dunque.

 

***

 

Lo aveva promesso: nelle prime ore della giornata dell’indomani, la Vigilia di Natale, avrebbe abbandonato la casa dei suoi genitori e, usando la Materializzazione, di cui aveva superato l’esame da poco, avrebbe raggiunto la Tana, dove l’aspettavano l’intera famiglia Weasley, ad eccezione di Percy, il quale sembrava aver troncato i rapporti con i suoi consanguinei, e Harry, che, come lei, sarebbe stato ospitato dai rossi durante il periodo natalizio.

Percorse il vialetto di casa con passi instabili. Arrivò al porticato. In un angolo vi era ancora la poltrona dove, durante le serate estive, amava sedersi per leggere. Posò la sua valigia e, frugando nella sua piccola borsetta magicamente ampliata, prese a cercare le chiavi. Non appena le trovò, le infilò nella toppa della porta d’ingresso. Un tintinnio melodioso accompagnò il gesto con cui le fece girare nella serratura.

Posò la mano sulla serratura e l’uscio si aprì.

Afferrò il proprio bagaglio e, facendosi coraggio, entrò.

Riconobbe quella fragranza famigliare, nascosta dall’odore di chiuso. Aprì una finestra per cambiare aria.

Si guardò attorno.

Rivedere l’arredamento di quel salotto, accuratamente scelto da sua madre e poi nascosto con lenzuoli bianchi per preservarne la bellezza per volere di sua nonna, le mozzò il fiato.

Non appena lo distinse, sotto la candida stoffa con cui era stato ricoperto, lo raggiunse. Le sue mani tremanti riuscirono a scostare il telo leggero.

Il pianoforte di papà.

Si lasciò cadere sullo sgabello foderato e si perse ad osservare il susseguirsi dei tasti bianchi e neri. Ricordava le domeniche mattine in cui suo padre si accomodava su quello scranno, che ora occupava lei, e durante le quali, dopo aver scrocchiato le dita, cominciava a suonare, chiedendo spesso alla moglie di accompagnarlo cantando. Ricordava come suo padre cercò più volte, invano, di darle alcune lezioni, le quali si concludevano tutte con un forte mal di testa e lo scontento dei vicini.

Hermione si ripromise che avrebbe imparato. In memoria di suo padre.

Accarezzò un tasto e udì il suono che l’oggetto le rimandò.

Si alzò e afferrò la bacchetta. Scagliò alcuni incantesimi non verbali, come le aveva richiesto Drew, come aveva smesso di fare non appena aveva deciso di non seguire le lezioni private con il nuovo professore.

Cave Inimicum

Si era presentata al loro solito appuntamento, lui l’aveva guardata stupefatto.

Maleficio Reflego

Lei gli aveva chiesto i libri che doveva leggere per la volta successiva, lui glieli aveva consegnati.

Altera Oculis

Gli aveva detto che, essendo lo studio della magia Nera l’unico fine di quelle lezioni, non aveva più intenzione di prenderne parte. Aveva aggiunto, poi, che se fosse stato così gentile da indicarle quali volumi doveva leggere, avrebbe continuato ad approfondire le proprie conoscenze, seguendo, però, i propri ritmi. Lui, a malincuore, aveva accettato.

Qualcuno si avvicinò alla proprietà della famiglia Granger.

Immediatamente, Hermione fu felice di aver lanciato l’ultimo incantesimo, che aveva scoperto in uno dei tomi che il professor Kennan gli aveva consigliato.

Nella sua mente, infatti, poté vedere la zona circostante la sua casa e, concentrando la propria attenzione sulla porta d’ingresso, poté osservare lo sconosciuto.

Non appena lo riconobbe sorrise.

Era il suo vicino di casa, Christopher Hunt.

 

Nascose rapidamente la bacchetta e attese che il ragazzo suonasse il campanello. Il trillo non tardò ad arrivare ed Hermione, dopo aver contato mentalmente fino a dieci, aprì la porta.

Sorrideva. Di rimando, lo fece anche lei.

Non lo aveva mai visto triste, non lo aveva mai visto piangere o disperarsi. Sul suo viso c’era sempre un’espressione felice, qualsiasi fosse la situazione, con chiunque stesse parlando, qualunque fosse l’argomento principale trattato.

Il dolore, la morte, la sofferenza.

Lui le aveva vissute. Lui, a differenza sua, le aveva superate.

Si salutarono, concedendosi un abbraccio di conforto e alcune reciproche pacche amichevoli sulle spalle.

-Come stai?- le chiese, stringendole le mani. Il suo tocco era premuroso e la sua gentilezza rasentava una quasi distaccata cordialità.

Hermione rifletté rapidamente, come era solita fare dinnanzi ad un possibile pericolo.

Ripensò al buio del momento che aveva dovuto attraversare, alla fragilità del suo corpo e della sua mente e a quell’incomprensione che il mondo sembrava avere nei confronti di tutto ciò che usciva dalla sua bocca. Poi, si concentrò sulla sua cura, sul calore dell’amore che stava provando, sulla tangibile preoccupazione della sua voce. Ripensò a tutti i suoi difetti e a quelle numerose qualità che spesso celava. Ripensò a Draco, che prima era stato la sua ancora al mondo reale e che, lentamente e pazientemente, era diventato colui che la teneva per mano lungo l’impervio e tortuoso cammino della vita che aveva quasi rischiato di perdere.

-In via di guarigione- rispose, finalmente smettendo d’essere bugiarda con gli altri e con sé stessa.

Poche pagine la separavano dalla conclusione di quel libro, colmo di sofferenza e privo del normale senso logico. Avvertiva già la difficoltà a separarsi da quelle pagine ingiallite dal tempo a cui, in fondo, era affezionata. Eppure, non voleva fermarsi. L’inebriante desiderio di cominciare un nuovo romanzo non poteva più essere trattenuto.

-Vedrai che supererai anche questo- continuò Chris, cercando di nascondere la folle contentezza che gli dava rivederla più felice e tranquilla dopo tutto quel tempo.

Hermione gli offrì un tè caldo, che l’amico di infanzia accettò ben volentieri. Fortunatamente, il giovane Hunt non si accorse del rapido gesto della bacchetta con cui la ragazza fece comparire dal nulla alcune bustine per preparare la bevanda. Purtroppo, credendo che la Gryffindor non avesse intenzione di far ritorno presto in quel luogo, sua zia e sua nonna avevano eliminato tutto ciò che c’era di commestibile in quella casa.

Del resto, sebbene nessuna delle due lo sapesse, quella dove in quel momento stava soggiornando era la scena di un delitto. Magico, certo, ma non per questo motivo meno sanguinoso e truculento.

-Hai progetti per questa sera?- le chiese Christopher poco prima d’uscire dalla porta d’ingresso dell’abitazione.

Hermione scosse piano la testa.

-Beh, se vuoi puoi venire a casa mia. Ordino una pizza, guardiamo un film alla tv e chiacchieriamo un po’ dei bei tempi andati come due vecchie nonnette bisbetiche. Niente di formale, solo una serata passata in compagnia di un vecchio amico che non vedi da tempo- propose lui.

- Sarebbe fantastico!- rispose immediatamente Hermione.

-Bene, a casa mia alle sette, allora. E ricordati, non puoi perderti, sempre dritta e poi a sinistra, dall’altra parte della strada- disse ridacchiando il ragazzo, mentre, girandosi di spalle, percorreva il vialetto pavimentato che conduceva al cancelletto della proprietà della famiglia Granger.

 

Chris aveva detto “niente di formale” e lei lo aveva preso alla lettera. Certo, aveva fatto attenzione a non infilarsi i pantaloni del pigiama, anche perché era certa che Chris, visti i coniglietti rosa con cui era decorato l’abito in questione, l’avrebbe fatta rinchiudere in qualche ospedale psichiatrico. Restava il fatto, comunque, che aveva scelto i pantaloni più comodi che aveva a disposizione e una larga felpa da uomo che Harry le aveva prestato una sera e che non gli aveva ancora restituito.

Seguendo le precise istruzioni di colui che l’aveva invitata, aveva attraversato la strada e, dopo aver voltato a sinistra, si era ritrovata di fronte alla modesta abitazione degli Hunt. Niente di eccessivo, una casa come tante e piuttosto anonima sotto molteplici aspetti. Tra questi ultimi, ovviamente, non rientrava il colore giallo acceso della vernice con cui erano stati dipinti i muri dell’abitazione.

Suonò al campanello.

Il padrone di casa le aprì presto.

Hermione trasse un sospiro di sollievo quando vide gli abiti del ragazzo, un paio di pantaloni di tuta e una maglietta nera a maniche corte.

Fortunatamente, la parola “informale” aveva lo stesso significato per entrambi.

Così, lei entrò, ringraziando il giovane che la invitava a mettersi comoda, inchinato in modo platonico. Chris, strusciando sul pavimento le pantofole grigie in cui aveva infilato i piedi nudi, la condusse fino al salotto e, dopo aver atteso che lei si accomodasse, come lui stesso le aveva consigliato, si spaparanzò sul divano. Dopo aver incrociato le gambe, le indicò una pila di DVD e le chiese di scegliere quello che preferiva.

 

Il ragazzo aveva appoggiato sul tavolino la scatola contenente la pizza, ormai vuota a metà.

-Allora, hai un fidanzato?- le chiese Chris a bruciapelo, mentre si passava una mano sulla pancia piena.

-Diciamo che non lo è in modo ufficiale, ma che può essere ritenuto tale- gli rispose ambigua Hermione. Il ragazzo, educato come al solito, non indagò con domande indiscrete che avrebbero potuto metterla in agitazione.

-È quel biondino senza un minimo senso dell’umorismo che ti accompagnava al funerale dei tuoi genitori?-

Hermione rispose con un cenno affermativo della testa.

Il suo vicino rimase in silenzio.

-Indubbiamente è un po’ antipatico, ma credo sia il ragazzo giusto per una come te-

-E cosa te lo pensare?- domandò colpita dalla sua uscita.

-Mi ricordo come ti guardava, come ti teneva vicina, come mi osservava pronto ad azzannarmi alla gola- le rispose lui tranquillo.

Hermione sorrise. In effetti, Draco era molto protettivo. Forse, possessivo era una parola più corretta, a dire il vero.

-E tu invece? Hai una ragazza?- domandò curiosa Hermione. Prima o poi, si disse, la sua bramosa voglia di conoscere l’avrebbe uccisa.

-Da quando un paio di settimane fa, guardandomi allo specchio, ho visto un paio di corna di troppo sulla mia testa, sono felicemente single-

Hermione, mortificata per la pessima figura, cercò di consolarlo, rinunciando non appena capì che il ragazzo non aveva alcuna necessità d’essere rallegrato. Era fin troppo contento.

La serata, tra un trancio di pizza e l’altro, proseguì rapidamente e, verso le undici, Hermione, scusandosi, si ritirò per la prima notte nella sua casa dopo molto tempo.

Il giorno dopo, nella prima mattinata, avrebbe raggiunto la Tana dove sapeva benissimo l’aspettava ansiosa e bisognosa d’appoggio Molly Weasley, con Bill e la sua fidanzata ufficiale Fleur Delacour.

 

***

 

Ginny era già di ritorno dalla sala da pranzo, dove aveva appena finito di preparare la mastodontica tavolata, Allungata con un incantesimo da suo padre per poter ospitare tutta la famiglia.

- Ginevra, per favore, controlla che non si bruci l’arrosto mentre vado un attimo da tuo padre- le ordinò suo madre Molly, dopo aver lanciato una rapida occhiata al suo speciale orologio. Lo faceva sempre, nell’ultimo periodo. Del resto, era l’unico modo con cui la donna poteva assicurarsi che suo figlio Percy, il quale aveva troncato di netto i rapporti con la propria famiglia, stesse bene. La lancetta del nuovo “leccapiedi del Ministro”, come lo aveva definito Fred, comunque, era perennemente puntata sulla parola “Lavoro”. Stava bene, dunque. Sempre se quel suo eccessivo attaccamento alla sua minuscola scrivania al Ministero potesse essere ritenuto un sintomo di sanità mentale.

La rossa ultimogenita della grande nidiata dei Weasley mescolò distrattamente la pietanza che la madre le aveva lasciato in custodia, sospirando pesantemente. Molly, infatti, l’aveva strappata con la forza dal salotto, dove, assieme ai gemelli, Ron, Harry ed Hermione, stava progettando uno dei nuovi prodotti dei Tiri Vispi Weasley. Va detto che l’unica ad avere un ruolo che potesse essere definito tale in quest’impresa, oltre a Fred e George, era Hermione, la quale stava snocciolando molteplici nozioni della sua invidiabile conoscenza come se niente fosse.

Qualcuno bussò alla porta.

Ginny, pulendosi le mani in uno strofinaccio, si avviò verso l’uscio. Probabilmente, si disse, era Charlie, finalmente ritornato a casa dopo una lunga assenza.

La sua bocca, in un moto involontario, si spalancò dallo stupore.

-Buon Natale!- esclamò Drew con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

-Auguri- riuscì a rispondere lei, troppo presa ad osservare sconvolta l’accompagnatore del professore.

Draco Malfoy, con la migliore delle sue espressioni schifate, la stava guardando dall’alto al basso, giudicando, assieme ai vestiti che indossava, anche i penosi gusti nel campo dell’arredamento di mamma Weasley.

-Che ci fa lui qui?- domandò, cercando d’essere discreta, con un cenno della testa.

Drew, ridacchiando, le si avvicinò e le parlò all’orecchio.

-Deve parlare con Hermione –

Evidentemente, si disse la Rossa, la sua migliore amica le stava nascondendo qualcosa. Prima si era presentata al funerale dei suoi genitori tenendo a braccetto niente meno che il Principe delle Serpi, poi l’aveva vista passare la grande maggioranza delle sue ore con Belby, con cui sembrava aver cominciato una storia seria. Ed ora, a meno di un’ora dal pranzo di Natale, Malfoy si presentava a casa sua, in tutta la sua schifosissima superbia.

- Drew!- esclamò Molly, rientrando nella stanza. Il ragazzo, superando con un’agile mossa la ragazza, raggiunse la padrona di casa, la quale gli spiaccicò un affettuoso bacio sulla guancia, che non fece altro che aumentare la gaiezza del giovane.

Ginny, intanto, aveva preso a squadrare il biondino, il quale, come al solito, riponeva nei suoi atteggiamenti la solita superiorità.

-Te la vado a chiamare- disse lei, voltandosi rapidamente, ben contenta di non dover più guardare quella faccia da pirla che voleva profondamente prendere a schiaffi.

 

Finalmente, quella fessa della Piattola si decise a rendersi utile, liberandolo dalla sua riprovevole presenza. Drew, intanto, che si era offerto di accompagnarlo, dopo essersi sbaciucchiato con la vecchia, aveva preso a chiacchierare amabilmente del più e del meno con la stessa. Certo che quel ragazzo ne ha di stomaco, pensò Draco.

Dopo quasi due minuti d’attesa, Hermione decise di accordargli la grazia, presentandosi al suo cospetto.

Lui, l’erede della famiglia Malfoy, era stato costretto ad attendere.

Chiunque, al posto della bella Gryffindor, sarebbe stato torturato a morte e, probabilmente, la Granger, conoscendo la sua agiata posizione nei suoi confronti, aveva deciso di prendersela comoda.

Draco si ripromise di fargliela pagare in qualche modo, per poi lasciar cadere immediatamente i suoi propositi non appena la vide.

Splendida, dannatamente splendida.

 

Drew le fece gli auguri e lei gli ricambiò, più fredda di quello che avrebbe voluto essere.

Poi, prestò immediatamente la sua totale attenzione a Draco. Se era lì, doveva avere un buon motivo.

-Ciao, Draco - cominciò lei.

-Devo parlarti- le rispose lui muovendo alcuni passi nel giardino della famiglia Weasley, in quel momento imbiancato da un sottile strato di neve.

Rimasero ad osservarsi in alcuni istanti.

Poi, Hermione, dopo aver cominciato a passarsi rapidamente le mani sugli avambracci nudi, decise di prendere parola.

-Possiamo fare in fretta?- gli domandò, agitando un po’ le braccia per spingerlo a parlare, pentendosi immediatamente della sua azione e stringendosi le braccia nuovamente al petto nel tentativo di porre fine ai tremori causati dal freddo.

Lui spalancò gli occhi, offeso.

-Non sei felice di vedermi?- le chiese gelido, più dell’aria di quel dicembre inoltrato.

-Non mi sono presa la giacca. Ho freddo- gli rispose lei aspra.

Un ghigno malizioso si aprì sulle labbra del biondo.

-Vuoi che ti scaldi io?-

-Certo- rispose Hermione, bloccando subito con un gesto imperioso della mano il ragazzo che le si stava già avvicinando – Così, saremo sicuri che tutti sapranno dei miei timori su Marcus. Idea geniale, la tua –

Lui sospirò e scosse piano la testa.

-Dimentichi il vantaggio più importante, amore- commentò Draco divertito dalla situazione – Eliminato quel verme dalla faccia della Terra, io dovrò smettere di dividerti con altri e potrò, finalmente, saltarsi addosso anche in pubblico-

- Draco, amore, lascia che ti dia un consiglio- cominciò lei in risposta – Non devi sforzarti d’essere squallido, lo sei già di natura-

L’altro ridacchiò in modo poco convincente e, poi, rimase in silenzio.

-Allora?- disse la Gryffindor, con le braccia incrociate e con un piede che, puntellandosi su un lungo tacco sottile, batteva un ritmo incalzante, che quella discussione palesemente non aveva.

-Ok, generale Granger – scherzò lui – Sono venuto qui per due motivi. Il primo – cominciò, avvicinando le labbra al orecchio di lei e prendendo a sussurrare – è che dovevo assolutamente dirti che per me è stato un piacere, sia lo starti vicino, sia il sapere che, se non fosse per il fatto che tutta la famiglia Weasley ci sta osservando dalla finestra, mi strapperesti i vestiti di dosso e mi obbligheresti ad appagare tutte le tue fantasie perverse … -

Hermione, fingendo di non aver udito l’ultima parte del suo discorso, sorrise. Aveva pensato per giorni interi a cosa scrivere su quella prima pagina di quel manuale strampalato che gli aveva regalato. Voleva che fosse qualcosa di sincero, di speciale, di vero. Voleva che fosse la più bella dedica che Malfoy avesse mai ricevuto. Purtroppo, la sua Musa ispiratrice aveva ben pensato di lasciarla a piedi. Maledetta.

Infine, aveva deciso di scrivere ciò che pensava.

“Grazie, per tutto. Con affetto, Hermione”

Che poi da quella minuscola dichiarazione d’affezione la mente di Draco avesse tratto conclusioni inspiegabili e che, ovviamente, la vedevano completamente senza vestiti, era irrilevante.

Arrossì, come una bambina pudica al primo bacio.

-Il secondo motivo, invece, è che devo darti questo- continuò, slacciandosi alcuni bottoni della lunga giacca nera.

Questo ragazzo è veramente malato, constatò mesta Hermione.

-Spero ti piaccia-

Ed estremamente perverso, pensò, continuando il filo interrotto dei propri pensieri.

Poi, vide comparire un piccolo muso nero, accompagnato da un flebile miagolio.

-Lo so- la interruppe quando la vide in procinto di parlare – È tradizione Babbana, oltre che consegnare di persona i propri regali, anche quella di incantarli. Ma ti giuro che ho fatto di tutto per convincerlo a stare fermo mentre lo avvolgevo nella carta regalo!- esclamò lui, alzando la mano destra ricoperta di graffi più o meno profondi.

- È per me?- chiese la ragazza incredula.

-No, è per mia zia Bellatrix!- le rispose – Certo che è per te, per quale motivo sarei venuto qui altrimenti?-

Lei continuò ad arrossire, assumendo una tinta quasi bordeaux e smettendo di avere freddo.

-Grazie-

-Prego-

Rimasero in silenzio.

-Posso prenderlo?-

-Finalmente me lo hai chiesto! Ma sei proprio sicura, amore, di volerlo fare con il pubblico, la prima volta?- disse Malfoy ghignando.

Hermione finse di spazientirsi e tese le mani verso il piccolo animale, il quale sembrò essere ben felice di allontanarsi da quello psicopatico biondo platinato.

Il piccolo gattino dal morbido pelo nero, interrotto solamente da una piccola macchia bianca quasi circolare sulla fronte, fece le fuse quando le mani gentili di lei lo accarezzarono.

L’esserino, forse a causa del rigido clima, forse per la presenza di Draco, tremava e la riccia, impietosita di quella che ancora non sapeva essere un bestia infida almeno quanto la persona che gliela aveva regalata,  se lo strinse al petto. Ciò che ottenne, fu la gioia del gatto e un commento stralunato da parte di quello che oramai doveva ritenere, se non il suo fidanzato ufficioso, almeno il suo amante segreto.

-Sei ingiusta, Hermione! Io, per arrivare dove si trova quella palla di pelo, sto lavorando da anni!- esclamava esterrefatto, sottolineando minuziosamente quanto ciò gli avesse levato intere nottate di sonno.

-Me lo hai regalato tu, amore- gli rispose tranquilla lei, mentre giocava con il suo regalo.

-Non infierire, per favore- mugugnò lui – Almeno lo avessi preso femmina!-, esprimendo i suoi pensieri ad alta voce.

 

Inutile cercare di negarlo, Hermione aveva occhi solo per qual dannato gatto, di cui aveva già scelto il nome. Nightfall … Non ha proprio un minimo di gusto per i nomi! Devo ricordarmi d’essere io a scegliere i nomi dei nostri futuri e numerosi marmocchi … pensava Draco, mentre la fissava estasiato prendersi cura di qualcuno più debole di lei. Come lui aveva fatto con lei. E alla fine, come quel gatto stava facendo con quei suoi miagolii riconoscenti, anche lui aveva ricevuto da lei una giusta ricompensa. Le sue labbra, il suo respiro, il suo profumo.

-Ti ha regalato qualcosa il tuo amico Belby?- le chiese all’improvviso.

Lei distolse l’attenzione dalla bestiolina che stava coccolando solo per alcuni istanti, poi aveva abbassato la testa, cominciando a parlare con il felino.

-Lo senti com’è morbosamente possessivo, Nightfall?-

L’essere, che Malfoy cominciò da quel momento ad odiare, emise un verso, che la Gryffindor, ovviamente, interpretò come un assenso.

-Credo sia una collana- gli rispose piatta.

-Credi?- domandò Draco – Non hai ancora aperto il pacchetto?-

Lei sorrise. Splendidamente superba e conscia della propria intelligenza.

-No, e non lo farò fino a quando non sarò sicura che qualcuno non ci abbia lanciato qualche strano incantesimo o che sia Maledetta. Chiederò a Malocchio di darci un’occhiata- continuò lei, ancora distratta dallo scricciolo infreddolito.

-Ragazzi, entrate o vi prenderete un malanno!- urlò Molly - mamma premurosa -  Weasley, socchiudendo appena la porta.

Hermione fu la prima a muoversi, seguita, di controvoglia, dal Malfoy, che le si teneva a distanza di qualche passo.

Non appena il tepore della cucina sciolse il gelo formatosi sulla pelle dei due ragazzi, questi notarono che la stanza era alquanto affollata.

Fred, affranto, stava dando alcune banconote a George. Evidentemente non avevano perso quel brutto vizio delle scommesse, che avevano preso quando ancora frequentavano Hogwarts. Memorabili erano, infatti, le loro bische clandestine, inutilmente cercate d’essere fermate da Gazza.

Harry era pallido, quasi quanto Draco, e sembrava reggersi a stento in piedi.

Fleur e Bill si teneva stretti, rimembrando, molto probabilmente, il loro primo appuntamento.

Ginny, invece, continuava a guardare prima Hermione, poi Draco ed, infine, Nightfall. Fu chiaro ad entrambi gli amanti secreti che, se la ragazza aveva da sempre palesato qualche dubbio sul rapporto che gli univa, ora doveva avere la certezza che la loro non era una semplice amicizia.

Infine, Ron sembrava non aver capito nulla. Del resto, il Rosso non vedeva l’ora di chiudersi nella sua stanza in soffitta per scrivere una lettera alla sua adorata Lavanda.

- Draco ti fermi a pranzo?-

La domanda, rivolta da un sorridente signora Weasley che mescolava con attenzione lo stufato, sconvolse tutti i presenti. Draco per primo.

-Mi dispiace, signora Weasley, ma ho promesso a mia madre che sarei ritornato il prima possibile- rispose educato il biondo, cercando di non fare qualche pessima figura causata dall’agitazione che quella situazione gli aveva iniettato in vena.

-Beh, sinceramente, credo che anche mia cugina Narcissa, pur di non star sola a Natale, preferisca la nostra compagnia- disse la donna, sottolineando con quell’aggettivo possessivo quell’allegra famiglia allargata formata da traditori del proprio sangue e Sanguesporco. Perché Draco lo sapeva bene: i Weasley, assieme a Potter, erano la famiglia della sua Hermione. L’unica che le restava.

-Indubbiamente- riuscì solamente a dire il Purosangue.

Fortunatamente, in suo aiuto, intervenne Drew.

-Bene, allora, io vado a prenderla!- annunciò mentre, rapidamente, si chiudeva la porta d’ingresso alle spalle per poi sparire immediatamente con una veloce Smaterializzazione.

Nella stanza calò il silenzio.

-Bene, Hermione, noi dobbiamo tornare al lavoro!- esclamò George dirigendosi verso il salotto, seguito a ruota dal gemello, da Ron e da Harry.

Hermione si incamminò poco dopo, posando una mano sul braccio di Draco e cominciando a trascinarlo.

-Ti prego non lasciarmi solo con questa banda di pazzi squilibrati!- la implorò il ragazzo cercando di non farsi udire da nessuno degli appartenenti di quella famiglia.

Hermione rise e, ben presto, alla sua risata si unì quella di Ginny, che, dopo aver finalmente ottenuto il congedo dal servizio militare da sua madre, si era tolta il grembiule a fiori, un tempo appartenuta a sua bisnonna Cedrella, e si era lanciata all’inseguimento dei due.

-Non ti preoccupare, Malfoy, non siamo così mal ridotti da mangiare le carogne come te-

 

Quindici minuti più tardi, Drew, accompagnato dalla signora Malfoy, bussò nuovamente alla porta dei Weasley.

Non appena la porta si aprì, con un cenno della mano, il ragazzo invitò la donna a precederlo. Lei, gli sorrise gentile, e, dopo averlo ringraziato, entrò.

Una cosa era ovvia: Draco Malfoy non aveva ereditato nulla dalla madre.

-Piacere, signora Weasley, io sono Narcissa Malfoy – disse la donna, porgendo rispettosamente la mano alla padrona di casa.

Questa per poco non scoppio a ridere.

-Ti prego, dammi del “tu” e chiamami Molly!-

La bionda signora sembrò sospirare di sollievo.

-Bene, allora io sono Narcissa – disse sorridente la Purosangue – Posso darti una mano?-

Molly accettò ben volentieri, felice di poter dividere l’arduo compito di sfamare due intere squadre di Quidditch con qualcuno.

Le due donne, lasciate sole da Drew, che aveva deciso di andare a trovare Arthur Weasley, il quale si era rintanato nel retro della casa, cominciarono a parlare del più e del meno.

-E, infine, al quinto tentativo, è nata Ginny. Una vera faticaccia avere un bambina, credimi!- aveva detto, dopo aver concluso il lungo elenco della sua prole.

-Mi sarebbe piaciuto avere una bambina, -cominciò Narcissa – ma purtroppo al mio primo tentativo è nato Draco e, assicuratosi un erede, mio marito ha deciso di non avere più altri figli-

-Mi dispiace- la consolò Molly, passandole una mano grassottella sulla spalla.

-Alla fine Lucius aveva ragione. Guarda cosa ha dovuto sopportare Draco, guarda il tatuaggio che ha sul braccio sinistro. Non sono stata una buona madre, avrei dovuto fermare quei pazzi- disse la sua interlocutrice – Ma non ne ho mai avuto la forza e il coraggio – continuò, trattenendo a stento le lacrime.

La signora Weasley, donna gentile e amorevole, l’abbracciò.

 

-Bene, ora che abbiamo applicato l’incantesimo d’Estensione Irriconoscibile, dobbiamo decidere cosa porre all’interno del Kit di Pronto Soccorso Magico- stabilì Hermione – Prendete carta e penna – continuò rivolta a George e Fred.

-Essenza di Dittamo, Ossofast, Pozione Corroborante, Pozione Pepata, Pozione Soporifera, Pozione Singhiozzante e, perché no, un po’ di pasticche Vomitose, come estremo rimedio per l’ingerimento di sostanze allucinogene- elencò Hermione, assistendo, ad ogni nome, al crescere del luccichio negli occhi dei due gemelli – Consiglierei, poi, di imporre un Incantesimo di Rabbocco di buona fattura sulle ampolle delle pozioni, così che queste si riempiano autonomamente. Renderebbe il nostro Kit un oggetto davvero insostituibile e molto utile, visto il poco spazio che occupa- propose la ragazza, prendendo in mano una piccola scatola di plastica bianca con un croce rossa disegnata sopra.

- Hermione, lasciatelo dire … - cominciò George.

-Sei un genio!- concluse Fred.

-E voi mi dovete il quaranta per cento dei vostri guadagni, ricordatevelo!- rispose Hermione.

Un applauso interruppe quella conversazione.

-Scusate se mi intrometto, ma vi consiglierei di aggiungere alla lista dei medicinali anche una boccetta di Pozione Rimpolpasangue –

Draco, non appena sentì quella voce, sembrò ridestarsi. Sua mamma.

I proprietari dei Tiri Vispi Weasley guardarono Hermione, con un tacita domanda nello sguardo.

-Oh, la signora Malfoy ha ragione, è un’ottima idea- confermò.

I due, immediatamente, si chinarono sulle loro rispettive liste e presero un appunto.

Draco, intanto, si era alzato e le era andato incontro, facendo cenno ad Hermione di seguirlo.

-Mamma, questa è Hermione Granger. Hermione, questa è mia mamma, Narcissa Malfoy – le presentò Draco, alquanto imbarazzato.

-È un piacere, signora Malfoy – disse Hermione, stringendo la mano alla donna.

-Chiamami Narcissa, Hermione – le rispose l’altra – Non è che saresti così gentile da presentarmi ai figli di Molly e ad Harry? Sai non credo che mio figlio sia proprio in buoni rapporti con loro … – le sussurrò all’orecchio, cosa che tinse le gote di Draco di rosso.

-Certamente!- esclamò entusiasta Hermione.

Draco non è suo figlio pensò la ragazza, fortemente convinta che il ragazzo fosse stato posto nella culla sbagliata quando era al San Mungo.

 

***

 

Il pranzo abbondante oramai volgeva al termine. Pochi erano i sopravvissuti alla sfilza di antipasti, primi, secondi e contorni. Tra questi, Ron e Drew sembravano essere i meno provati, seguiti a ruota da Charlie, Fred e Bill. Hermione e Ginny si erano fermate alle prime portate e, per il resto del pranzo, continuarono a rifiutare gentilmente le pietanze che venivano servite contemporaneamente da Molly e Narcissa, le quali sembravano conoscersi da una vita e che andavano d’amore e d’accordo. Fleur, invece, troppo attenta alla sua linea, ingurgitò solo un’insalata leggera e ciò, ovviamente, non fece altro che aumentare l’odio di mamma Weasley nei suoi riguardi. Così, il povero Bill fu costretto, pur di acquietare le acque, a mangiare anche le porzioni che la madre aveva preparato per la fidanzata.

Draco, seduto tra Hermione e la signora Malfoy, ebbe indubbiamente l’idea più astuta e decise, fin dall’inizio del pranzo, di assaggiare tutto, prendendone una piccola quantità. Arthur Weasley, temprato dai molteplici anni di matrimonio che pesavano sulla sua coscienza, lo imitò. George e Harry, invece, non ebbero la stessa accortezza e, pur cercando di reggere i ritmi di Ronald, si ritrovarono ben presto sazi e con un piatto sempre pieno da svuotare.

-Sai, Drew, Ron e Ginny sostengono che tu sei uno dei maghi più potenti che Hogwarts ha mai sfornato- cominciò Fred, armandosi di una bella dose di sfrontatezza – Non è che ci fai vedere cosa sai fare?-

Molly e Arthur Weasley lanciarono un’occhiata di rimprovero al figlio, il quale, però, fu certo di vedere una certa ammirazione negli occhi di suo padre.

Drew ringraziò i due Weasley più giovani, mentre sorrideva, sazio e felicemente colpito.

-Certamente, Fred – acconsentì il ragazzo – Chi vuole duellare con me?-

La stanza ammutolì. Ron, Harry e Ginny cercarono rapidamente un modo per diventare invisibili o, almeno, per riuscire a nascondersi sotto la tavola. Hermione, invece, pur incontrando la muta richiesta nello sguardo del professore, che molte volte le aveva dato lezioni private, non accettò il suo invito. Non era da lei, che non aveva paura di niente, che non aveva riflettuto più di dieci minuti prima d’accettare la sfida che lo stesso Drew le aveva lanciato davanti a tutta la Sala Grande.

Non si sono ancora riappacificati pensò Draco, troppo preso ad osservare la maschera calata sul viso della sua ragazza. Devo parlarle.

George se ne uscì con un “Che peccato, ho lasciato la bacchetta sul balcone in negozio”, lasciando il fratello, come si suole dire tra i maghi scaricatori di porto, nelle feci di un Ippogrifo.

Fred cominciò a guardarsi in giro preoccupato, mentre, intanto, Fleur rifiutava elegantemente l’offerta, seguita dal promesso sposo, troppo appesantito dal cibo per combattere, e da Charlie e Arthur, entrambi lamentanti acciacchi dovuti, rispettivamente, dal lavoro stressante e dall’età.

-Ehm … -cominciò l’ultimo rosso rimasto, cercando di trovare una buona scusante per lasciare l’onere e l’onore di combattere con Drew a sua mamma.

-Beh, se nessuno si candida, lo faccio io- disse Narcissa Malfoy, di ritorno, assieme a Molly, dalla cucina, dove con due colpi esperti di bacchetta avevano costretto una spugna e uno strofinaccio a lavare ed asciugare i piatti sporchi.

-Perfetto!- esclamò entusiasta il ragazzo – Dove possiamo duellare?-

 

L’intera famiglia si era spostata nel retro della Tana dove, dopo essersi scambiati l’inchino che voleva il Galateo del Duellante, Drew e Narcissa avevano cominciato a duellare.

-Spetta alla signora la prima mossa- aveva detto tranquillo il ragazzo.

La donna era rimasta per alcuni istanti in silenzio, mentre squadrava sospetta il suo avversario.

- Drew, ti prego. Evita di sprecare energia con la Legilimanzia, so nascondere sufficientemente bene i miei pensieri da riuscire a tenerti occupato per il tempo necessario che mi serve per lanciarti un Avada Kedavra – disse all’improvviso la donna, sconvolgendo tutti i presenti. I motivi di tale sconvolgimento erano due: il primo era che Drew stava cercando di forzare la mente dell’avversaria, il secondo, invece, era che quest’ultima aveva affermato di voler utilizzare la Magia Oscura. Ciò, ovviamente, aveva una conseguenza palese per tutti. Il loro duello non era qualcosa di scherzoso e amichevole come tutti si era aspettati.

Distratti da questi pensieri in pochi notarono il guizzo rapido della mano di Narcissa, con cui questa lanciò un incantesimo non verbale, che Drew respinse con un altrettanto veloce movimento della bacchetta.

- Cos’è successo?- chiese sconvolto George, con un’espressione stupefatta in viso completamente uguale a quella di Fred.

Hermione, che aveva riconosciuto nel modo in cui la madre di Draco aveva mosso il braccio l’incantesimo che questa aveva lanciato, gli rispose, saziando la curiosità di molti altri.

- Narcissa ha lanciato un Incantesimo Incarceramus –

Draco, troppo agitato per distogliere lo sguardo dal duello, sorrise quando senti Hermione chiamare sua mamma per nome.

Intanto, i due combattenti avevano preso a girare, tracciando una circonferenza quasi perfetta sulla neve morbida.

Drew lanciò uno Schiantesimo d’ottima fattura, il quale, però, si infranse su una barriera invisibile evocata dalla donna. Fu un attimo, il tempo d’evocare l’incantesimo protettivo era stato sufficiente al ragazzo per ritornare all’attacco.

Narcissa se lo era ritrovato alle spalle.

Si è Materializzato riflette lucida la signora Malfoy, prima d’avvertire la punta della bacchetta del suo avversario sul collo.

- Zilerius – le sussurrò suadente all’orecchio.

Lei capì che doveva ragionare più rapidamente. Drew, infatti, sembrava essere sempre due mosse avanti a lei.

Narcissa seppe in quell’istante che, se avesse deciso di liberare i suoi polmoni dall’acqua che la magia del suo avversario aveva evocato, sarebbe stata sconfitta.

Cadde in ginocchio, portandosi una mano alla gola e prendendo a tossire.

Drew ebbe un piccolo ripensamento. Lei si puntò la bacchetta sul collo, lanciò l’adeguato contro incantesimo non verbalmente e si smaterializzò, per poi ricomparire alle spalle del ragazzo, ripagandolo con lo stessa moneta.

- Depulso! – disse la donna scaraventando Drew a quasi due metri di distanza.

- Expelliarmus!- insistette, cercando di disarmarlo.

Il suo attacco fu intercettato e contrastato con un semplice Incantesimo Scudo.

-Complimenti, Narcissa - disse il ragazzo, mentre si rialzava.

-Grazie, Drew – rispose a tono l’altra.

-Credo che sia il caso di porre fine a questo duello- continuò lui, dopo aver lanciato una rapida occhiata all’orologio da polso – Confrigo –

Narcissa, con un lungo sortilegio, riuscì ad arginare la sostanza esplosiva che fuoriuscì dalla bacchetta di Drew e, infine, la fece Evanescere.

Non appena vide il liquido sparire nel nulla tirò un sospiro di sollievo, il quale, però, durò ben poco.

Alle sue spalle, Drew stava sogghignando.

-Morta- disse lui divertito – Bel duello, comunque-

Narcissa, alzate le mani in segno di resa, accettò la sconfitta.

I presenti si prodigarono in un sonoro applauso, durante il quale Draco, finalmente, ricominciò a respirare.

 

***

 

Dopo il duello, tutti erano rientrati in casa e, dopo che tutti ebbero ripreso il loro posto a tavola, vennero serviti i dolci.

Verso le cinque del pomeriggio, qualcuno bussò alla porta e il signor Weasley andò ad accogliere i nuovi arrivati.

Ben presto, Remus Lupin, seguito da un perennemente zoppicante Malocchio, entrò nella sala da pranzo.

Non appena gli occhi del Lupo Mannaro incrociarono quelli di Drew nella stanza si diffuse un silenzio innaturale, interrotto solamente dal basso e lontano ticchettio del pendolo appeso alla parete del salotto.

-Senti, Arthur, credo sia il caso che io ritorni più tardi- disse all’improvviso Remus.

Non appena quella frase fu pronunciata Drew scattò in piedi, strusciando rumorosamente la sedia.

-Non ti preoccupare, Lupin, credo di aver abusato fin troppo a lungo della compagnia della famiglia Weasley e ritengo giusto che anche tu ne possa beneficiare, quindi, se non ti dispiace, preferisco essere io ad andarmene- disse Drew pacato.

Narcissa scattò in piedi immediatamente.

- Drew, credi sia possibile andare a far visita a mia sorella Andromeda?- chiese la donna speranzosa.

-Possibilissimo- rispose il ragazzo accondiscendente.

-Perfetto!- esclamò felice la signora Malfoy, rubando l’aspetto ad una bambina a cui era stata regalata una caramella – Non vedo l’ora di vedere la mia nipotina Ninfadora in carne ed ossa-

Drew sorrise.

-Sai, Narcissa, credo sia cambiata molto dalla foto che ti ha spedito Andromeda quasi venti anni fa – cominciò il ragazzo, ricordandosi dell’immagine rinchiusa in una cornice che la donna teneva sul comodino della sua nuova camera da letto – E, comunque, in questo momento, Tonks non è proprio nel migliore dei suoi stati … sai, problemi d’amore con uno spasimante molto lunatico – continuò, sussurrando quasi l’ultima frase del suo discorso.

Lupin, tirato in causa dalla frecciatina del professor Kennan, riuscì a trattenere a stento la rabbia.

Narcissa, che ovviamente era quasi completamente all’oscuro del cattivo rapporto che intercorreva tra i due e che nulla sapeva della clandestina relazione amorosa tra la sua “nipotina” e il Lupo Mannaro, non capì quale fosse la causa della triste piega che aveva assunto la conversazione.

-Avanti, Draco, dobbiamo andare-

Il ragazzo, che per tutta la permanenza nella dimora Weasley aveva spiaccicato solo alcune parole con Hermione, Drew e sua madre, sospirò di sollievo all’idea di allontanarsi da quei pazzi e, facendo leva con la forza delle braccia, spinse la sua sedia lontana dal tavolo.

Certo, ora stava per entrare nella casa di una coppia mista, ma del resto, poteva andargli peggio. Poteva dover entrare in un edificio Babbano, per esempio.

-A dire il vero, signora Malfoy, mi chiedevo se Draco potesse accompagnarmi da mia zia- chiese educata Hermione, che si era alzata a sua volta.

Grazie Merlino pensò Draco, forse ironico, forse sincero.

Narcissa la squadrò. Suo figlio e Drew le avevano parlato molto bene di lei e, doveva ammetterlo, era una ragazza estremamente educata. E poi, come più volte la sua “guardia del corpo” le aveva sottolineato, Draco aveva deciso di tradire Lord Voldemort solo per seguire lei.

-Io non ho alcun problema a riguardo, quindi, se Draco vuole venire con te … -cominciò venendo subito interrotta dal figlio.

-Certo che voglio!- esclamò, alzandosi e afferrando una mano della ragazza.

La loro copertura, agli occhi di Ginny, cadde completamente.

-Perfetto- concluse Narcissa – Drew, per favore, rivela ad Hermione dove si trova la mia nuova cella che tu ti ostini a definire casa-

-Ma, Narcissa, non credo sia una buona idea- cominciò a controbattere lui, venendo fermato sul nascere dalla donna.

-Andiamo! È pur sempre una ragazzina, anche se lo volesse fermamente non riuscirebbe mai a portarmi da Voldemort!- esclamò quasi furiosa la sempre contenuta signora Malfoy.

-Io non ne sarei così sicuro, se fossi in te- disse, mentre, avvicinandosi alla sua allieva preferita, la quale continuava imperterrita ad odiarlo, le sussurrava qualcosa all’orecchio.

 

- Hermione, mi raccomando, lascio il mio unico figlio nelle tue mani!- disse la donna, mentre, spinta da Drew, usciva dalla Tana.

L’ultimo sguardo che Drew rivolse all’interno della stanza fu rivolto a lei, Hermione.

Nei suoi occhi blu c’era una richiesta.

Fiducia.

Di entrambi nel confronto dell’altro.

 

Nightfall, sbadigliando, si acciambellò e riprese a dormire, mentre Grattastinchi, dall’alto lo controllava.

Note dell’Autore

Comincio subito con un avvertimento: dopo due “Note dell’Autore” alquanto stringate, ho deciso di recuperare, quindi ciò che mi appresto a scrivere sarà decisamente prolisso.

Bene, a coloro che hanno deciso di non chiudere la pagina di “You and Me” dico “grazie” per aver deciso di sopportare i miei sproloqui.

Il capitolo 13 (questo che avete appena finito di leggere) avrebbe dovuto essere il mio regalo di Natale per voi. Inutile che lo sottolinei, non ci sono riuscito. In compenso, mi è uscito qualcosa di estremamente corposo (e dire che nei miei progetti iniziali c’era quello di descrivere anche la scena a casa dei parenti di Hermione).

Sono rimasto piacevolmente colpito dallo scompiglio che la notizia della doppia faccia di Belby ha creato (felice, in quanto ciò significa che ho ancora un paio d’assi nella manica da giocare) e, quindi, mi sembra opportuno dirvi quali erano i due indizi che avevo seminato nel corso dei capitoli precedenti (ammetto che non erano indizi palesi):

1)      Il primo è una frase che dice Hermione a Drew nel breve colloquio che hanno nel capitolo 11, dopo che questo l’avverte di stare più attenta, in quanto dopo l’attacco di Voldemort a Draco, lei è indubbiamente più a rischio. All’affermazione del prof. Kennan lei risponde in questo modo: “Ti sbagli. Il numero dei miei problemi è sempre lo stesso, ciò che è cambiato è chi cercherà di colpirmi”. Ovviamente, per poter interpretare giustamente questa frase criptica, si dovrebbe avere bene in mente quando la frase viene pronunciata. Siamo nella mattinata dopo l’attacco del Lord Oscuro, Draco è ancora in infermeria. È proprio costui, però, la chiave di lettura. Per tutti (Hermione, Drew, Silente e la parte dell’Ordine che ne era stata messa al corrente esclusi), lui era un Mangiamorte pericoloso che nessuno capiva per quale motivo fosse lasciato a piede libero dal Preside di Hogwarts. Dopo che Malfoy finisce in punto di morte (Harry, per esempio, lo sa da Silente e Drew, c’è scritto), la sua fedina penale viene ripulita e lui smette, ufficialmente, d’essere un “pericolo”, diventando, assieme a sua mamma Narcissa <3, un traditore. Ora una domanda sorge spontanea … chi è che ha preso il posto di Draco, diventando un “problema” per Hermione (e non solo lei)? La risposta è Belby, il quale è l’unico personaggio mai citato prima dell’attacco di Voldemort e che quindi è l’unico su cui potrebbero cadere dei sospetti.

2)      Il secondo indizio, mi duole dirlo, era più difficile da scovare del primo. Non si tratta, infatti, di una frase come nel caso precedente, ma, bensì, di un artificio letterario (aggettivo, quest’ultimo, che poco si adatta a ciò che scrivo, che di letterario non ha neanche le virgole). Nel capitolo 10 si trova una strana “ripetizione”. Mi spiego: Ginny, dopo aver soccorso Draco ed Harry (legandolo), va a cercare aiuto. Ecco lo spezzone incriminato: “ Svoltò l’ennesimo angolo alla fine di un corridoio e andò a scontrarsi contro qualcuno, cadendo a terra. Incrociò le dita, augurandosi che fosse qualcuno che la potesse aiutare. Alzò lo sguardo fino ad incrociare due piccoli occhi neri ridotti quasi a fessure. Tra tutta la popolazione di Hogwarts lui, Severus Piton, l’Impeccabile Doppiogiochista di cui solo Silente non aveva dubbi, era l’ultima persona che si augurava di incontrare”. Ginny, dunque, incontra qualcuno che si finge qualcun altro (in questo caso, non credo sia il caso di sottolineare quando sia abile Piton a fingersi Mangiamorte). Alla fine del capitolo, Hermione, dopo essere stata sola con Draco (come lo fu Ginny, visto l’Harry privo di sensi, presente, comunque, in entrambe le scene), fa ritorno al suo dormitorio e anche a lei tocca sopportare un incontro del terzo tipo. Di nuovo, ecco lo spezzone incriminato: “Svoltò l’angolo. Urtò contro qualcuno. Cadde all’indietro e perse la bacchetta, che vide rotolare sul pavimento per quasi un metro”. Anche in questo caso, vista l’assonanza continua con la scena precedente, si dovrebbe intuire (lo so è forse un percorso mentale molto complesso, ma io lo avevo pensato così … sono contorto, che ci volete fare?) una similitudine anche con la persona con cui le nostre donzelle vanno a cozzare. In questo caso, Belby finge d’essere un ragazzo per bene, quando in realtà è un Mangiamorte.

Superata quest’ampia spiegazione dovuta, ho bisogno di prendermi un paio di righe per parlare di qualcosa che prescinde da questa storia. Saprete tutte (visto che lo so io, che sono “nuovo” nel mondo di Efp, sono sicuro che voi ne siete a conoscenza) che, poco tempo prima di Natale, è scoppiato il caso delle Recensioni Bastarde. Per chi non lo sapesse (cioè tutti, visto che il nome l’ho coniato io in questo momento), si tratta di recensione poco gentili scritte da persone decisamente senza peli sulla lunga. Bene, sottolineo che non sono qui per riaprire una polemica che ritengo debba essere chiusa il prima possibile, né per fare dell’inutile perbenismo con una lunga filippica contro le persone incriminate. Non sono qui neppure per lanciarmi contro tutte quelle donne “più mature” che hanno affermato che i giovani d’oggi (quelli della fascia 15-20 anni, o almeno così diceva una signora) sono privi di una buona educazione, perché oramai ho alzato bandiera bianca e la mia lunga battaglia contro le persone “adulte” che tendono a fare di tutta l’erba un fascio è stato conclusa. E, infine, non sono qui neppure per dire chi, in questo scandalo, è dalla parte del torto e chi, invece, da quella della ragione. Non perché io non abbia un parere a riguardo, ma per il semplice fatto che non ritengo d’avere l’autorità adatta per farlo. Per chi crede, questo compito spetta al suo dio. Per chi, invece, come me è un povero viandante che inutilmente cerca la Locanda “Verità” in cui poter riposare le stanche membra, nessuno ha un tale onere ed onore. E vi sembrerà strano, ma non sono qui neppure per implorare la scrittrice di fanfic, che ha permesso che questo problema venisse sviscerato e che ha deciso di prendersi una pausa di riflessione, di ricominciare a scrivere. Chi sono io, che ho letto le sue storie e che le ho apprezzate, per permettermi di dirle/consigliarle cosa fare? Non sono io che ho subito quella barbera e futile angheria, non sono io (fortunatamente) che ho visto quell’odio immotivato nei miei riguardi e, infine, non sono io che ho visto le mie certezze crollare con uno stupido castello di carte.

Dico solo una cosa a questa autrice, anche se so che molto probabilmente non leggerà mai queste parole: io, giovane adolescente d’oggi, frequentante il liceo scientifico, venderei l’anima al diavolo pur di avere una professoressa come lei.

Voi direte: e questo cosa centra? Niente ed è appunto per questo motivo che l’ho scritto.

Infine, non sto scrivendo futili parole per difendere le ragazze autrici (e forse pure ragazzi, non lo so) di queste Recensioni Bastarde, ma devo ammetterlo, capisco il modo pesante e spesse volte volgare con cui hanno reagito. A volte, per le persone abituate a vivere perennemente nella luce è difficile notare tutte le molteplici differenze tra ombra e oscurità. Particolari, direte. Particolari che a volte salvano le persone “malvagie” come me.

Io, Jerry93, sono qui per un unico motivo. Dire grazie a voi lettrici, che fino ad ora mi avete sostenuto. Perché le cose, quando vanno dette, vanno dette. Quindi, mettetevelo bene in testa, sappiate che siete fantastiche (e spero continuiate ad esserlo)!!!

Grazie, Grazie, Grazie.

 

Dopo questo lungo sproloquio, passo alle recensioni ad personam (si, mi dispiace, ma preferisco continuare a mettere le risposte alla fine dei capitoli):

 

Books: Ok, mi permetto d’essere sincero con te (e mi auguro che anche tu lo sia sempre nei miei confronti). Quando ho letto la tua recensione (che è stata l’unica per una buona mezzora … trenta minuti di pura sofferenza, sappilo XD), mi è caduto addosso il mondo. Veramente tutto mi aspettavo tranne una critica del genere. Perché so che il mio stile è troppo artificioso, so che potrei caratterizzare meglio i miei personaggi, so anche che la mia storia non è nemmeno lontanamente paragonabile a quelle Dramioni veramente belle che offre Efp. Eppure, pur avendo spalle grandi, non sono riuscito ad uscire indenne dalla tua opinione. E ciò sofferto, si. Ma non tanto perché ho ritenuto una cattiveria da parte tua scrivermi che il mio capitolo non ti ha trasmesso emozioni, quanto perché non potevo fare nulla per migliorarmi. Non so se sto riuscendo a spiegarmi, ma credimi ci sto provando! Per farti un esempio, non mi hai detto che dovrei migliore con i dialoghi, cosa che, con un po’ d’esercizio potrei migliorare. E così mi sono ritrovato muto, pur volendo parlare, e inutile, pur volendo avere un’utilità. Non capire dove avevo sbagliato, cosa non dovevo più scrivere mi ha tormentato per molte notti. E non ho ancora trovato una soluzione e, forse, non la troverò mai. Quindi, GRAZIE più del solito. Perché ora ho trovato qualcosa per cui valga la pena fare una lunga ricerca, perché ora so di non aver lettrici superficiali al seguito. GRAZIE di cuore, Books. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto un po’ di più e grazie per la fiducia!!!

 

mya95: intanto, ben venuta nuova lettrice!!! È sempre un piacere ricevere recensioni da nuove persone!!! Quindi, grazie XD!!!

 

Hollina: sono veramente felice che questo capitolo ti sia piaciuto, sei una delle poche, se devo essere sincero!!! Fantastica, Hollina!!! Tu non sai nemmeno quanto la tua recensione mi ha tirato su di morale, GRAZIE!!! E, mi raccomando, recensisci!!!! XD

Agathe: prima cosa, non sei tonta, anzi. Sappi, se ti può consolare (e deve farlo) che nessuno lo aveva capito, quindi, probabilmente, è colpa mia, che ho lasciato indizi indecifrabili!!! Sono contento di aver descritto bene la scena del bacio, sai per me è un ostacolo non da poco fare cose “romantiche” … Maschi, che ci vuoi fare? Lo ammetto: sto contrabbandando bottiglie di Baileys a Hogwarts. Sai com’è, a volte, il Whisky e meglio prenderlo con un po’ di crema al latte e non Incendiario!!! GRAZIE di tutto e, mi raccomando, (lo dico sempre lo so) lasciami una recensione anche questa volta!!!

usagi89: Salve!!! Allora … ho trovato la tua recensione tra quelle del primo capitolo, ma, dal contesto, mi sembrava ti riferissi al capitolo 12. Quindi, un po’ per comodità, un po’ per mancanza di voglia, rispondo alla tua recensione qui, assieme alle altre. Hermione, se possibile, diventerà ancora più perfida (magari non molto presto, ma prima o poi, forse più poi che prima, diventerà quasi come la pazza della Carica dei 101 con i capelli bianchi e neri). GRAZIE infinite!!! Spero recensirai anche questo capitolo!!!

barbarak: sarà perché sono un po’ bifolco, ma ogni volta, quando mi arriva una tua recensione, mi spunta in faccia un sorriso da deficiente che si fissa sulla mia faccia per almeno tre o quattro ore. Sei una lettrice superlativa, lo sai vero? Come scrittrice, invece, non posso dire la stessa cosa. La prima buona regola per ogni scrittore è: farsi pubblicità. E, se io non avessi sbirciato nel tuo profilo, probabilmente non avrei mai saputo che stai scrivendo una storia. AVRESTI DOVUTO DIRMELO!!! Io che aspetto ogni tua recensione per sapere cosa ha partorito la tua mente geniale, secondo te, non avrei voluto sapere che dai sfogo alla tua fantasia aggiornando settimanalmente una fanfic??? Ora che lo so, comunque, ti prometto sul quel poco che resta del mio onore, che, non appena avrò un po’ di tempo libero, leggerò il tuo racconto e ti farò sapere cosa ne penso. Ma sono sicuro fin da ora che saranno solo cose estremamente positive! Passando alla tua bellissima recensione, che mi ha quasi commosso (dico quasi perché noi maschi non piangiamo mai e perché io ho un certo orgoglio da difendere e dire che mi sono messo a frignare davanti al computer non lo aiuta di certo XD) … La relazione tra Hermione e Draco non ha fatto grossi passi avanti, ma non è nemmeno tornata indietro. Ovviamente, hai ragione (quante volte te l’ho detto???), non possono farsi vedere alla luce del giorno. Diciamo che riescono a nascondersi in un angolino di Hogwarts molto spesso … Comunque, credo sia chiaro che la loro farsa durerà ben poco, visto che dopo un mese di indugi Draco è riuscito a rovinare tutto presentandosi alla Tana. Ci sarà un evento, nei prossimi capitoli, che li allontanerà leggermente e che permetterà di ridurre molti dei sospetti che vertono su i nostri protagonisti. Evento, comunque, che non riuscirà ad ingannare Ginny, che ne sa una più del diavolo. Mi hai chiesto una delucidazione, cerco di dartela. Blaise e Daphne sono fidanzati, ma, come ha detto Draco, sono una coppia molto aperta. Cerco di anticiparti il meno possibile, visto che vorrei approfondire un po’ questa coppia in futuro. Cooomunque, sappi, cara Barbarak, che, come si usa tra i Sanguepuro, anche i Zabini e i Greengrass hanno deciso di legare i loro figli in un matrimonio combinato, che Blaise e Daphne, oramai, dopo aver deciso “a tavolino” alcuni aspetti, hanno accettato. Insomma, diciamo che sono piuttosto liberi nei loro rapporti amorosi. Per quanto riguarda l’affascinante teoria su Drew e Godric, sappi che ti ruberei volentieri questa idea, se non fosse che il prof ha già misteri a sufficienza. Uno lo hai quasi svelato (la soluzione sta in un nome)!!! GRAZIE INFINITE, barbarak!!!

Ora, non mi resta che ringraziare tutte le persone che hanno messo “You and Me” tra le storie “Seguite”, “Ricordate” e “Preferite” e coloro che, invece, mi seguono pur senza lasciare cenno della loro esistenza.

Concludo, riportando un verso dell’unica persona di cui ho letto più di una poesia e che è diventato l’emblema di noi pazzi.

"Così alla base della cattiveria umana c'è solo qualche cretino che non sa per niente che tutti noi non vivremo mica in eterno" Alda Merini

 

A presto,

Jerry

   
 
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