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Autore: Klood    09/01/2011    1 recensioni
Lo stravagante e squinternato cast de "Il Signore degli Anelli" si trova di nuovo in Nuova Zelanda per una reunion in cui ciascuno farà i conti con sette anni di lontananza...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Elijah Wood, Orlando Bloom, Viggo Mortensen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci al secondo capitolo... un grazie speciale a Panenutella per la recensione e a Neremir che mi ha messo tra gli autori seguiti... un grazie anche ai lettori silenti, che spero abbiano gradito...

CAPITOLO 2
 

GIOVEDI’
 
Arrivai al lavoro puntuale come al solito, stretta nel mio tubino di Armani, avvisando del mio passaggio attraverso il rumore delle mie Miu Miu comprate una settimana fa con l’aiuto di Janice, mia assistente personale e amica di vecchia data, che ogni mattina alle 9.00 precise bussava alla porta. Entrava con la tabella degli impegni settimanale, un bicchiere di caffé amaro comprato nello Starbucks a due passi dall’ufficio, un muffin al mirtillo, e ciliegina sulla torta, le immancabili idee del capo su come riorganizzare gli uffici, questo da quando la concorrenza aveva comprato i locali di una vecchia fabbrica tessile e l’aveva adibita ad ufficio utilizzando tende in lino chiaro al posto delle pareti, per dividere i vari locali.
Il mio capo, Hugh Sinclair, volto e anima della Sinclair & sons, nipote del fondatore dell’agenzia, è quello che definirei un tipo originale: grande appassionato dei Queen, avevatappezzato le pareti dell’ufficio con le copertine dei loro album in formato gigante, su alcune delle quali c’era l’autografo di uno dei quattro membri. Nell’acquario accanto alla scrivania vivevano i suoi 4 pesci tropicali, regalatigli da un magnate arabo di Dubai, pesci che, manco a dirlo, si chiamavanoFreddie, John, Bryan e Roger.
Uomo intransigente e puntuale, aveva ereditato il tipico aplomb inglese che caratterizzava il nonno, che l’aveva nominato erede unico dell’agenzia in punto di morte; un bello smacco per il padre di Hugh che sperava di chiudere l’agenzia per pagare i suoi debiti di gioco con il ricavato della vendita. Ma Hugh, appena 35 anni, è da 5 a capo della massima agenzia pubblicitaria del paese, circondato da parecchie donne che lo avrebbero voluto accalappiare, e un buon numero di artisti che lavoravano per lui fedeli e leali come cani… e tra questi ci sono anch’io.
“Il capo ha bisogno di te. Ti vuole alle 11 nel suo ufficio.” intervenne Janice facendo capolino dalla porta.
“Confermagli la mia presenza.” le risposi, sondando la tabella dei miei impegni. “E dovremmo rinviare il colloquio per l’assistente in seconda che ti sostituirà quando andremo ad Abu Dhabi il mese prossimo; sabato non sarò in ufficio.” constatai. “Ti darò una data indicativa non appena sarò uscita dal colloquio con il capo.” precisai, assorta nella lettura.
La prossima settimana non sembrava così piena di impegni e mi sarebbe bastato venire al lavoro lunedì mattina per la riunione dei pubblicitari, poi non ci sarebbero stati problemi se me ne fossi restata una settimana a casa, o meglio con il gruppo dei pazzi che stava per sbarcare… chissà cosa aveva escogitato Viggo… sicuramente qualcosa di anticonformista; solitamente le reunion si facevano seduti al tavolo di un qualche ristorante in una serata, e non in 3 settimane.
Con questi pensieri, mi rimisi a lavorare al progetto per la mezz’ora che mi separava dal mio incontro con Hugh, poi mi alzai dalla scrivania e mi avviai verso l’ascensore salendo al 9° piano del palazzo, secondo dell’agenzia. Entrata attraverso la porta di vetro che separava il corridoio dagli uffici, voltai a destra e percorso il corridoio entrai nell’anticamera dell’ufficio di Hugh, dove sedevano Jackie e Beth, le due segretarie e assistenti del capo. Erano entrambe castane con i riflessi ramati, ma mentre Beth occupava quella scrivania da ben 27 anni, quindi quando ancora c’era il nonno di Hugh a capo dell’agenzia, Jackie era stata assunta da poco più di un mese e da quando facevo quel mestiere, su quella scrivania si erano sedute ben 50 donne, che diviso per 60 mesi davano una media di 1.2 mesi per ragazza che, francamente, non era molto alta… ma grazie al cielo Beth resisteva alla faccia di tutte le statistiche, e si comportava come se fosse stata la madre di ciascuno di noi.
In effetti anagraficamente parlando poteva essere la mia…
“Hugh è ancora a colloquio con James, ma non penso ci vorrà molto, cara.” mi disse, lei, sorridendomi materna.
In risposta le sorrisi, andandomi a sedere in una delle poltrone di pelle nera poste di fronte ad un tavolino di vetro sul quale erano posate alcune riviste. Tra di esse, una catturò la mia attenzione: era per la maggior parte nascosta da un’altra rivista, ma la parte scoperta bastò a far sì che la estrassi. Era il numero di ottobre di Entertainment Weekly - reunions issue: sulla copertina capeggiava la foto di Micheal J. Fox e Lea Thompson abbracciati, accanto alla quale ce n’era un’altra, che mi fece sorridere. Sembrava passato un secolo dall’ultimo giorno che avevo visto quei volti tutti insieme, ed ora che mancavano solo due giorni, mi rendevo conto, mentre sfogliavo le pagine di quel servizio, di quanto mi mancassero tutti quanti, dal primo all’ultimo.
Ero arrivata all’ultima foto quando sentii la porta dell’ufficio aprirsi, mentre James Canon usciva con il sorriso, e voltandosi verso di me mi lanciò uno sguardo rassicurante, per farmi stare tranquilla; evidentemente quest’oggi il capo era di buon umore… quando non era in giornata sapeva essere terrificante.
Riuscii a salutare James prima che Beth mi chiamasse per avvisarmi che Hugh era pronto a ricevermi, così mi alzai, mi sistemai la gonna  ed entrai nell’ufficio.
“Ah! Eccola qui, la mia dolce Rachel.” iniziò, non appena entrai, richiudendo la porta alle mie spalle.
Ero sempre stata tra i suoi pubblicitari preferiti: forse perché ero stata la prima che lui aveva assunto in qualità di capo.
“Buongiorno, capo!” lo salutai allegra.
“Allora, come va il progetto per domani? Spero sia già pronto. Quelli della Ivy si sono rivolti a noi dopo aver chiesto a tutte le altre agenzie del paese, e vogliono qualcosa di originale, fresco e innovativo.”
“Sì, lo so. Me l’hai già detto un sacco di volte…” risposi, conciliante. “Manca solo qualche dettaglio ed è tutto pronto.” lo rassicurai.
“Bene. Come ben sai fra un mese partirai per Abu Dhabi, e non vorrei aver scelto la persona sbagliata per questo tipo di trattativa…” commentò, più serio, facendomi capire bene che il risultato di domani sicuramente avrebbe influenzato quel viaggio.
Annuii. “Proprio a proposito di questo, ho spostato il colloquio per l’assistente a domani pomeriggio.” iniziai “Sabato torna mio fratello con alcuni amici di vecchia data che resteranno qui per 3 settimane, e pensavo di prendermi un paio di giorni di vacanza…” aggiunsi, appena titubante.
“Per un paio di giorni cosa intendi?” mi chiese, cercando di scrutare le mie intenzioni.
“Pensavo di restare a casa il sabato… e poi la prossima settimana, partendo da lunedì pomeriggio, ovviamente. Non mancherei di certo alla riunione. ” ripresi. “Posso lavorare a casa per qualunque progetto tu voglia affidarmi e per le emergenze posso tornare al lavoro anche prima.” precisai.
Vidi il mio capo guardare per qualche secondo la finestra, prima di tornare a guardare me con un sorriso che non mi faceva presagire nulla di buono.
“Avrai le 3 settimane.” iniziò, lasciandomi totalmente di stucco. Mi sembrava impossibile che mi concedesse 3 settimane di ferie con tanta facilità. “Ma ad una condizione: quelli della Ivy dovranno essere soddisfatti al 100% della tua proposta. Altrimenti avrai solo il sabato.” concluse, evidentemente soddisfatto di questa sua decisione.
L’approvazione al 100% di un progetto mi era capitata una sola volta, ed era raro che i clienti non chiedessero qualche modifica, seppur minima. Comunque, annuii, sorridendo tranquilla, anche se di certo non lo ero… quella sua condizione mi metteva in agitazione parecchio, ma ancor più determinata a riuscire nell’impresa. Mi sentivo come un cavaliere dall’armatura scintillante davanti ad un drago che sputava fuoco, ostacolando il passaggio per arrivare al castello dove lo attendeva la sua amata.
Dimostrarmi sicura di me e determinata era un punto a mio favore.
“Allora, a domani…” lo salutai, dirigendomi verso la porta.
“Ancora una cosa...” mi fermò, prima che uscissi. “Lunedì ho deciso di proporre una sfida all’intero team.” mi disse, con un sorriso divertito all’idea, penso, della nostra reazione una volta che avessimo scoperto di cosa stava parlando.
Sorrisi in risposta, prima di congedarmi da lui e uscire da quell’ufficio, chiedendomi se non avesse bevuto prima di venire al lavoro.
Tornata nel mio ufficio, mi fermai per avvisare Janice di chiamare la ragazza per il colloquio e informarla dello spostamento a domani, sempre alle 16.00. dopo di chè mi richiusi nel mio ufficio, restandoci per il resto della giornata, concentrata sul mio lavoro; non dovevo commettere errori. Non questa volta.

   
 
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